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Autore: ILoveHer    09/09/2015    2 recensioni
A Londra Brittany ci capita per puro caso. Non ha nessuna voglia di iscriversi all'università.. solo perchè lo fanno tutti o perchè quella è la strada giusta. Decide di partire: nuova città, un sacco di ragazze straniere e una vita da costruirsi.
Santana, una tipa che dice sempre quello che pensa, a Londra ci va per inseguire il suo sogno. Per costruirsi una vita con il suo amore, Dj D, incontrata un mese prima in un locale. Kurt ha nove anni e Londra è l'unico posto che abbia mai visto (e non gli piace neanche). Vive in un istituto, ha un padre che non è in grado di prendersi cura di lui e suo fratello è un cane, Pavarotti, che soffre di attacchi di panico ed è vecchissimo.
In questa città, i loro destini di incrociano. In una stanza d'albergo, in un parco, su un palcoscenico. L'amore, inaspettato, è pronto a cambiare la loro vita. Non possono rimanere soli. Forse è proprio lì quello che stanno cercando. Forse, per Brittany, Santana e Kurt, è importante adesso.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Brittany Pierce, Kurt Hummel, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciaoooo *.*
Ecco qui altri 5 capitoli appena sfornati dal mio computer! ;)
Questo venerdì parto e sto via per 3 giorni, quindi non potrò scrivere nulla..
Appena torno mi metto a scrivere il capitolo di 'Voglio solo te' e poi continuerò questa storia..
Spero vi piacciano, fatemelo sapere con una recensione perchè se no mi deprimo e non faccio più nulla!
Un bacio, ILoveHer.

Non possiedo 'Glee' o 'L'importante è adesso'.


7

- E' una bella idea..
- Non è una bella idea Stephen.. è solo una gran perdita di tempo!
- Qui è normale predersi un anno sabbatico.. e poi, non ha mica detto che non ritorna più!
- Qui non è normale prendersi una pausa..
- Ascolta, ti ho detto la mia opinione..
- E ora te ne freghi!
- Ma ragiona.. viene qui da me, si fa una bella esperienza e migliora l'inglese..
- Dovrebbe andare all'università!
- Ma non vuole..
- Non farmi passare per quella cattiva ora!
- Stiamo semplicemente parlando!
Grazie a dio hanno inventato Skype, perchè non posso immaginarmi come sarebbe andata questa conversazione per telefono.
Osservo il volto di mio padre dallo schermo del computer.
Sicuramente questa discussione non avrebbe avuto lo stesso peso se fosse stata fatta con un cellulare. Così posso vedere le espressioni di mio padre e capire come la pensa.
Inotre con Skype possiamo parlare tutti e tre senza problemi.
Anche se fino ad ora non ho neanche detto una parola.
- E poi tu parti, che è un altro problema da affrontare! - continua mia madre cercando di fargli cambiare idea.
- Parto, ma poi ritorno. E c'è Madison lì..
- E Brittany va a vivere da lei?
- Certo, non c'è nulla di male.. Brittany quando pensa di arrivare?
- Non lo so, non me l'ha ancora detto..
- Dipende tutto da quello..
- Se avete bisogno di qualcosa, io sono ancora qui! - intervengo annoiata - se volete parlare con me, eccomi!
Mia madre mi fulmina con lo sguardo.
Mio padre si mette a ridere.
- Parto ora. Me ne sto in un ostello fino a quando non torni!
- Va bene.. - acconsente mio padre - poi parleremo del lavoro quando torno!
- Lavoro? - chiede all'improvviso Whitney.
- Britt mi ha spiegato che vorrebbe trovare un lavoretto oltre a migliorare l'inglese!
- E ce n'è proprio bisogno?
- E' quello che desidera lei..
- Certo, è quello che vuole lei.. perchè io non penso a quello che vuole lei?
- Ancora, Whitney?
- Che lavoro può fare senza una laurea?
- Sai che esistono lavori che si possono fare senza una laurea, vero?
- Tipo?
- Devo pensarci.. - risponde mio padre senza darci importanza.
- Beh, quando ci arrivi dimmelo! - intervengo io, anche se non dovrei, dato che mio padre è l'unico dalla mia parte.
- Britt, intendo dire che posso darti una mano.. - continua lui.
- Hai detto che ci pensi.. -
- Non comportarti come tua madre ora!
- Cosa c'entro adesso? - inteviene prontamente Whitney - non posso più parlare?
- Smettetela! - urlo - Vado a Londra. Non vado all'università.. è una mia decisione!
- Non vai all'università? - chiede allarmata mia madre - neanche dopo?
Ora vorrei avere una bomba a portata di mano per tirargliela addosso.
La conversazione continua per qualche minuto senza il mio intervento, ma all'improvviso, si sente una voce femminile, uno strano ululato e la voce di un bambino. Mio padre si gira preoccupato.
- Cazzo! - esclama alzandosi e lasciando la webcam accesa.
- Cosa sta succedendo? - chiede mia madre, ma lui non può rispondere.
Nell'inquadratura compare una donna di spalle ma si inginocchia subito, scomparendo.
Si sentono dei rumori provenire dal pavimento come se ci fosse qualcuno disteso mentre il bambino piange disperatamente.
- Prendi le medicine! - urla mio padre agitato. Si sentono dei passi e poi una porta che si apre per poi richiudersi velocemente.
- Stephen, che succede? - esclama mia madre.
Ma papà non risponde. Il bambino invece, si alza e ci guarda dallo schermo. Non l'ho mai visto. La donna, che è rientrata e si è inginocchiata sul pavimento per la seconda volta, credo sia Madison.
Cala il silenzio.
Il bambino non piange più, ma continua a guardarci. Ha i capelli corti, di un castano chiaro. I suoi occhi sembrano tristi e arrabbiati. Ha gli occhi azzurri, un po' più chiari dei miei.
Lo guardo intensamente e lui ricambia. Per un solo attimo, mi sembra di trovarmi di fronte a lui.


8

Wow.
Sollevo la testa dal cuscino mentre tiro indietro i miei capelli sudati.
Penso solo: 'Wow'.
Evelyn è in piedi di fronte allo specchio. Nuda. Guardo il suo riflesso e poi il mio corpo.
Forse le cose vanno sempre così. Prendi una decisione e poi accade qualcosa di talmente bello che ti fa venire mille dubbi.
Come quando aspetti un amico che è in ritardo e dopo più di un'ora stai per andartene ed ecco che arriva, proprio in quel preciso istante.
Quando si accorge che sono sveglia, Evelyn si avvicina e si sdraia sopra le lenzuola.
Ci sorridiamo entrambe, senza un motivo. Guardo la sveglia e mi accorgo che sono già le dieci e mezza. Fuori è tutto buio. I lampioni per strada illuminano di poco la stanza. In quel momento mi accorgo di avere ben sette chiamate perse, tutte di Puck.
- Cavolo, avevo appuntamento con Noah!
- Dove? - mi chiede Evelyn mentre si abbottona una camicia.
- In un locale in centro..
- E' tanto distante?
- No, in moto ci metto solo cinque minuti!
- Vai da sola?
- Non so.. - rispondo stupita - vuoi venire con me?
- Se ti va..
Ah, se fosse tutto così semplice. Se il mio futuro si potesse risolvere con uno scambio di battute dopo avere fatto sesso: 'Sei un medico?' 'Si!' 'E salvi molte vite?' 'Tantissime. Ora vado a fare un intervento!' 'Bene, è fantastico!' 'Si, ciao!'.
All'improvviso, l'idea di andare a Londra mi sembra solo un modo per fuggire, per non prendere una decisione. Forse non ha molto senso andare in una città che non conosco, con gente che non conosco, tranne mio padre che ora è via e Madison, la sua fidanzata.
Forse qui c'è spazio per costruirmi un bel futuro. Magari con Evelyn, che mi piace un casino.
Potrei fare le cose come una persona normale. O almeno, potrei provarci.
- Dov'eri? - mi chiede Noah quando lo raggiungo al bar in cui ci eravamo dati appuntamento qualche ora prima.
Ancora non si è accorto che non sono sola.
Mi guarda in faccia per poi sorridermi due secondi dopo: - Hai fatto sesso!
Con una mano tiro verso di me Evelyn. L'espressione di Noah è un misto tra orgoglio e invidia, un'espressione che è concessa solo ad un amico come lui.
Seguono le presentazioni di tutti i miei amici e poco dopo ci raggiungono le amiche di Evelyn che scatenano un gran casino tra i maschi, i quali sembrano fare a gare a chi è il più intelligente e gentile.
- Lunedì andiamo insieme all'università? - chiede Puck appoggiando il suo bicchiere sul tavolo.
- Lunedì? - borbotto sconvolta.
- Ti ha proprio fatto uscire di testa questa tipa.. - esclama ridacchiando - lunedì cominciano i corsi..
Lunedì cominciano i corsi.
Lunedì cominciano i corsi.
Lunedì cominciano i corsi.
Può avere un altro significato questa frase? Qualcuno lo conosce?
All'improvviso mi sento così stupida per aver mentito a Noah tutto questo tempo. Per non avergli detto che forse parto.
Ma dato che per questa sera ho deciso di fare le cose come una persona normale, è meglio se non inizio un discorso così importante.
- Si - taglio corto senza riuscire ad alzare lo sguardo e a guardarlo - andiamo insieme..
Lui non sospetta nulla, dato che è convinto che io sia già iscritta.
Sembra perso nel suo mondo, felice di cominciare questa nuova esperienza con me.
- Come l'ha presa Evelyn quando le hai detto che hai vent'anni?
- I-Io..
Come ho fatto a dimenticarmi di una cosa del genere? Della più grande bugia della mia vita?: Ventitreenne, che si è fatta un anno sabbatico.
- Non glielo hai detto?
- No, non ancora..
- Stai scherzando? Ma sei scema?
Mi giro e guardo Evelyn che sta parlando con le sue amiche. Mi rendo conto di aver fatto uno sbaglio enorme. Puck nota la mia preoccupazione mentre ci avviciniamo al gruppo.
- Ventitré anni?! - esclama uno dei miei amici ma Noah gli tira subito un pugno sul braccio facendolo zittire.
Seguono alcuni commenti e delle risatine. Perchè ho degli amici così stronzi? Tranne Noah, ovviamente.
Evelyn mi guarda dubbiosa.
- Quanti anni hai? - chiede.
- Senti, lasciami spiegare..
- Spiegare? Dimmi quanti anni hai!
- Quasi venti..
- E fai l'università?
- No..
- Allora perchè? Non capisco..
Scuote la testa e per un momento ho l'impressione che stia per girarsi e andare via per sempre. Le sue amiche mi guardano deluse.
- Non volevo mentire.. non vado all'università, non ho fatto l'anno sabbatico.. però mi piaceva così tanto parlare con te e-
- Aspetta, cosa? - mi blocca cambiando espressione. A quanto pare Evelyn non è molto carina quando si arrabbia. - Non hai fatto l'anno sabbatico? Mi hai mentito anche su questo? Dicevi che mi capivi..
- Ti capivo sul serio! Non ho fatto l'anno sabbatico ma voglio farlo ora, per questo ti capivo..
Immagino che un suo perdono sia improbabile.
- Mi capivi? L'unica cosa ovvia è che mi hai raccontato un sacco di cazzate per venire a letto con me, e ora parti per un anno così non hai nemmeno il problema di dovermi risentire!
- Lei non parte per un anno.. - interviene Noah.
- Si che parte! - gli risponde Evelyn.
- Ma se si è iscritta all'università!
- Perchè questo è quello che ti ha raccontato! Invece a me ha detto che ha ventitrè anni e che ha fatto un anno sabbatico..
- Che cazzo è un anno sabbatico?
- E' tipo una pausa di un anno prima di andare all'università..
- E tu vuoi fare un anno sabbatico? - domanda Puck voltandosi verso di me.
- Non lo hai detto neanche a lui? - chiede Evelyn sempre più delusa.
Merda.

9

- Cosa vuol dire che parti per un anno? - mi chiede Puck incazzato non appena siamo soli. - Cioè, te ne sbatti dell'università e non mi dici nulla? Mi hai appena detto che ci andiamo insieme lunedì..
Credo che tutto questo casino dipenda dalla mia enorme stupidità. E da tutte le bugie che mi sono inventata.
Non siamo nella favola di Pinocchio, devo darmi una svegliata.
- Puck, lasciami spiegare.. ero convinta di iscrivermi all'università ma ora non ne sono più così sicura..
- Ma ti sei già iscritta!
Non gli rispondo.
- Non ti sei neanche iscritta? - mi urla contro sempre più frustrato - ma siamo andati insieme!
Scuoto leggermente la testa.
Nessuno dei due parla per un po'. Noah sta cercando di elaborare il tutto, cercando di capire come ho fatto a non essermi ancora iscritta se siamo andati in segreteria insieme.
Ripenso al colloquio di qualche giorno fa.
'Ha compilato tutto?'
'Certo'
'Manca la ricevuta di pagamento, e si è dimenticata di segnare il corso..'
'Non l'ho segnato?'
'No, può farlo ora..'
'Devo per forza?'
'E' fondamentale..'
'Ancora non lo so..'
'Allora ha sbagliato posto signorina!'
'Lo penso anche io'
Finalmente Puck decide di parlare.
- Che cosa fai via per un anno intero?
- Non so..
- Come non lo sai? Dove vai?
- Non è questo il punto!
- Ma parti?
- Non lo so!
- Vabbè, avvisami quando ti sei decisa!
- Aspetta Noah!
- Che cosa? Puoi prendere per il culo Evelyn ma io sono il tuo migliore amico!
- Cerca di capirmi! Non volevo parlarne perchè non ne sono ancora sicura..
- Ma perchè vuoi partire? - mi chiede Noah ancora sconvolto.
Mi sembra disposto ad ascoltarmi quindi questo è il momento migliore per cercare di spiegargli come stanno le cose.
Il locale è quasi vuoto. Dalla vetrata si vedono le macchine che sfrecciano per le strade, probabilmente dirette verso casa.
Fuori è tutto buio e i negozi cominciano a chiudere.
- Quindi? - insiste Noah.
- Non so che fare.. tutti danno per scontato che la strada giusta sia l'università, ma se ci fosse altro? Qualcosa di meglio?
- Tipo cosa?
- Tipo andarsene da qui, scoprire cosa c'è fuori.. se lontano da qui ci fossero altre mille possibilità?
- Ci sono sicuramente molte possibilità, ma vengono dopo aver fatto l'università!
- No! Perchè dopo l'università c'è il lavoro, la casa, la famiglia.. ci sarà sempre qualcosa che mi farà rimandare..
- Rimandare cosa? Questa è la tua vita!
- Sono stufa di stare qui!
- Stufa di cosa? Deve ancora iniziare tutto.. non sai nemmeno cosa succederà!
- Lo so! Comincio l'università, studio, trovo un lavoro e poi-
- Poi cosa? E' questa la vita! Te ne vai per un anno, e dopo?
- Non lo so.. sono tutti convinti della loro scelta, pronti a cominciare. Ma io non sono pronta!
- Nessuno è convinto! Nemmeno io! Sai quanto me ne frega?! Però si fa così.
- Si fa così..
- Si, così. Benvenuta!
- Chi te lo dice che è così che deve andare? Magari ci sono tante altre possibilità e noi ce ne stiamo qui, perchè è così che si fa!
- E se parti? Cosa ti cambia?
- Cambia tutto. Tu mi conosci.. non incazzarti solo perchè ti ho detto una bugia!
Noah mi sorride. Forse comincia finalmente a capire. Capire che non era mia intenzione mentirgli in quel modo.
- Bella sorpresa che mi hai fatto..


10

L'aereo attraversa le nuvole, lasciandosi alle spalle il cielo blu.
Per qualche secondo non vedo nulla, poi i finestrini comiciano a bagnarsi per la pioggia.
Parte la voce del pilota, avvisando noi passeggeri che a breve atterreremo.
La terra è vicina. Riesco a vedere le luci delle case. Quelle che si vedono nei telefilm, dove il protagonista strafigo taglia l'erba e la sua vicina ammira le stelle mentre se ne sta seduta sul tetto.
Mi ci sono voluti zero dollari per cambiare vita. E non lo dico solo perchè mi ci è voluta una gran forza di volontà per salire su questo aereo, ma perchè i voli low cost non vengono quasi niente.
Basta un biglietto non molto costoso per poter cambiare vita.
Esco dall'aereo e il freddo gelido mi investe facendomi rabbrividire.
Scendo le scale bagnate e seguo i passeggeri, alcuni dei quali sono già sotto l'ombrello.
Dopo qualche secondo, si accende una luce e sul rullo cominciano a spuntare le valigie. Mi sento tranquilla, quasi leggera.
Riconosco il mio trolley mezzo rotto accanto ad una borsa nera a tracolla. Mi avvicino per prenderlo. Mentre lo afferro, una mano femminile e molto curata si avvicina alla borsa nera. D'istinto l'afferro per aiutare la sconosciuta.
- Faccio da sola!
Continuo a tenere la borsa, perchè se no cadrebbe tra il rullo e il pavimento. Così, nonostante il rifiuto non molto gentile, continuo a reggerla e l'appoggio sul pavimento.
- Ora vuoi la mancia?
- Cosa?
- Ho detto che faccio da sola! Lo capisci?
- Si ma ce l'avevo già in mano.. scusa!
E' la ragazza arrabbiata dell'aeroporto. Avrei potuto dimenticare il suo volto, ma di sicuro non le sue risposte poco gentili e immotivate.
Lei fortunatamente non accenna a riconoscermi.
Mi chiedo che ci fa a Londra. Forse la ragazza bionda ha verificato la grandezza della casa e l'ha invitata a raggiungerla.
Sto per andarmene, ma poi penso che ho cominciato il mio anno sabbatico proprio di merda.
Sono stata gentile, mi ha trattata di merda e ho pure chiesto scusa.
Senza pensarci due volte, afferro la borsa della ragazza e la rimetto sul rullo.
La mora mi guarda con un sorriso sarcastico.
- Quanti anni hai? Cinque?
In realtà, non ha tutti i torti. Mi sento proprio una stupida e dei passeggeri mi stanno pure guardando.
- No - rispondo, ma mi blocco perchè non so che altro dire. Quindi ripeto: - No.
La ragazza prende la borsa mentre io rimango lì in piedi come una sfigata.
Ci guardiamo qualche secondo, senza parlare.
Perso al perchè mi trovo in aeroporto, a Londra, con una sconosciuta che mi tratta pure male.
Ora che sono qui, non so che fare.
Potevo rimanere a casa. Almeno lì conoscevo qualcuno.
Forse mi sbagliavo fin dall'inizio.
Qui non sembrano esserci molte possibilità. Sembra tutto uguale a casa.


11

L'aeroporto è quasi deserto. È mezzanotte. Esco dalle porte scorrevoli e mi guardo intorno cercando di capire dove si trovano i treni per raggiungere la città.
Osservo i cartelli e ascolto le chiacchiere dei passeggeri, il loro inglese è impeccabile.
Sento il mio stomaco chiudersi. Sono un po' impaurita ma anche molto eccitata.
La ragazza arrabbiata si blocca, appoggia la borsa e si guarda in giro.
Della ragazza bionda e stronza neanche l'ombra, e, in base alla sua espressione, la mora si aspettava fosse qui.
È molto tardi e quando arriveremo in città sarà ancora più tardi.
Non è il massimo per una ragazza andarsene in giro da sola con una valigia pesante. Forse potremmo andare da qualche parte insieme, o forse la bionda è semplicemente in ritardo. La mora sbuffa e sblocca il telefono tra le sue mani. Compone un numero e aspetta ma sembra esserci qualcosa che non va. Ci riprova, dopo qualche secondo guarda il telefono demoralizzata.
- Prendi, stupido aggeggio!
I passeggeri se ne erano andati tutti e la bionda sembrava non volersi presentare.
La ragazza si siede vicino alla borsa e continua a guardare il cellulare, sperando suoni da un momento all'altro.
Ora, se non mi insultasse ogni volta che mi avvicino, mi verrebbe spontaneo darle una mano. Ma non ci penso nemmeno.
- Scusa!
Mi giro ed è proprio lei.
- Ho finito la batteria nel telefono e devo fare una chiamata urgente!
Mi guardo alle spalle per controllare se si sta rivolgendo a qualcun altro.
Qualcuno che non le avesse messo la borsa sul rullo delle valigie solo per farle un dispetto.
- Dai, non importa per prima..
La guardo sorpresa. Dovrei essere io quella a pronunciare una frase del genere. Sicuramente non lei.
- E allora? - insiste cominciando a innervosirsi - Me lo dai?
- Tu sei pazza! - esclamo porgendole il telefono.
Compone il numero e quando risponde succede una cosa inaspettata.
- Dani, ehi - dice con una vocina tenera.
- Sono in aeroporto, il volo era oggi! Hai ricevuto il mio messaggio?
- Ah, tranquilla domani mi organizzo! Ora..
- Non c'è problema.. Dimmi come si chiama, vengo io!
- Dimmi il nome, mi arrangio a trovarla. Ci vediamo fuori dalla metro.. scusa, credevo ch-
La telefonata si interrompe. Le ha attaccato.
A giudicare dalle frasi molto brevi la bionda sembrava essersi appena svegliata. Secondo me, data la conoscenza della mora, mancava qualche frase tipo:
"Cogliona, ti sei addormentata?" oppure "Mi hai lasciata in aeroporto da sola come una stronza".
A quel punto la ragazza solleva la testa e fa dei respiri profondi, cercando di riprendersi.
È talmente meccanico che sembra farlo da tutta la vita.
Poi riabbassa la testa e lascia cadere le spalle.
Così facendo la borsa scivola e finisce a terra con un tonfo.
Stringe le labbra e corruga la fronte, come se cercasse di non scoppiare a piangere. Poi socchiude piano la bocca e un sospiro mi investe.
Il suo alito sa di pesca.
Si inginocchia e comincia a rimettere le sue cose a posto.
Così facendo però, perde l'equilibrio e cade con le ginocchia. La borsa è ancora a terra ma lei è immobile, non sembra voler fare nulla.
Vorrei chiederle se sta bene ma mi trattengo per evitare la scarica di insulti che mi direbbe.
Però sembra così indifesa e debole.
L'esatto contrario di quella con cui ho avuto a che fare qualche minuto prima.
Quindi 'tutto bene?' è la domanda giusta da porre ad una ragazza così tenera.
Per sicurezza però, tengo la bocca chiusa. Lei è ancora a terra in ginocchio, le sue cose sparpagliate in giro. Comincio a raccoglierle, tenendola d'occhio ogni due secondi nel caso cercasse di strozzarmi.
Raccolgo il suo portafoglio, dei fazzoletti e altre cose. Ci sono anche i suoi documenti. Riconosco la copertina del passaporto, ma quello che mi distrae è la sua carta di identità mezza sbiadita.
Santana, leggo.
La foto ritrae una ragazza completamente diversa da quella che ho di fronte. Ha un sorriso mozzafiato sottolineato dal rossetto rosso sulle labbra carnose, gli occhi leggermente truccati, i capelli lunghi che le cadono sulle spalle. Cerco di confrontarle, ma non ci riesco.
La ragazza che ho davanti indossa una maglia nera, il viso è più magro, non è truccata e i suoi capelli sono lisci, a differenza di quelli nella foto, belli e con qualche riccio.
- Sono io - dice con la stessa voce tenera che aveva al telefono.
- Santana.
- Già, sono cambiata..
- Sembri più piccola in questa foto.. - cerco di alleggerire l'atmosfera.
- L'ho fatta l'anno scorso!
- Quindi avevo ragione, più piccola di un anno..
- Ero proprio così! - continua - Come ti chiami?
- Brittany
- Tu sei cambiata?
Non capisco subito cosa intende con quella domanda. Dopo un po' le rispondo.
- Credo di si..
- Fammi vedere la carta d'identità!
La tiro fuori e gliela porgo.
- Sei uguale!
- È di tre anni fa..
- Quindi tu non cambi..
- Sicuramente non ogni anno! Magari è tutto più lento..
Lei mi guarda e per la prima volta mi sorride - Che spiegazione.. - dice scuotendo leggermente la testa.
Credo mi stia prendendo in giro ma non commento. Ora voglio solo che si riprenda un pochino.
- Allora, com'eri l'anno scorso? - domando.
- Sostengono che cambio sempre e che quindi sono senza carattere.. - dice senza rispondere a ciò che le avevo chiesto.
- Chi lo dice?
- La gente in generale..
- E cosa ne pensi?
- Non penso proprio un cazzo!
Noto con 'piacere' che si sta riprendendo velocemente.
Si comincia con un sorriso sarcastico, poi qualche parolaccia qua e là, e se va tutto bene, si alzerà, mi tirerà una sberla in faccia e se ne andrà.
  
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