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Autore: nuvole_e_popcorn    09/09/2015    0 recensioni
Quando mi chiedono cosa sia l'amore la prima cosa che mi viene in mente sono i miei genitori. Si amavano molto, sapete? Mi viene in mente papà, che anche se era allergico alle piante rientrava quasi tutti i giorni con un mazzo di fiori per mia madre, e più tardi per me. Penso a mia madre, che aveva paura dei cani, ma che per il suo compleanno regalò a mio padre un cucciolo di cagnolino. Penso a mio padre che tutte le sere tornava a casa per passare la cena con la sua famiglia. Penso a mia madre che gli sorrideva amorevole e che gli aveva fatto fare pace con la nonna. Penso a mio padre che aveva messo da parte competitività e inimicizia infantile con gli amici della mamma, per lei.
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Dal primo capitolo:
“Harry lo sapeva! Ah! Traditore! Aspetta che mi sente”
“Sì, Sfregiato lo sapeva. A dire il vero ho avuto l'impressione che avesse suggerito lui al Ministro questa collaborazione”
“COSA!?”
“Granger ti dispiace non non urlare, non so se te l'hanno mai insegnato, ma non è femminile sbraitare come un'oca” non ci credo...! Mi ha dato dell'oca?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Hermione

Lavorare nei servizi segreti come Auror non era stato il mio sogno. Alla fine della guerra ero tornata a Hogwarts per completare i miei studi e magari – come avevo sognato di fare da quando ero piccola – avere un lavoro al Ministero del dipartimento della Cura delle Creature magiche. Ma era stato chiaro che nulla era più come prima. Hogwarts non era più la stessa. Io non ero più la stessa. Harry e Ron non erano tornati con me, avevano colto al volo l'occasione di diventare Auror senza completare gli studi (i soliti scansafatiche, scolasticamente parlando) e io mi ero trovata da sola, con Ginny in un luogo che per me sapeva di morte.

Paradossalmente era stato il fantasma di Sirius a risolvere il mistero. Sì, Sirius era – insieme a Nick Quasisenzatesta – il nuovo fantasma di Grifondoro. L'avevo trovato, che architettava qualche scherzo a danno di Gazza, insieme a Pevees nascosti nel cubicolo di Mirtilla Malcontenta (che faceva gli occhi dolci a Sirius). Era bello vederlo così. In vita non l'avevo mai visto così vivo. Allegro. Frizzante. Forse aiutava anche la presenza del fantasma di Fred che gironzolava per le aule facendo dannare insegnanti e studenti. Ma neanche un fantasma può dimenticare il dolore subito.

Era stato lui a suggerire, durante una delle nostre chiacchierate notture, che mettessi a frutto quel mio cervelletto nei servizi segreti; confidandomi che anche lui, avendo potuto, avrebbe voluto lavorare lì. Ne avevo parlato con la McGrannit. Lei era stata entusiasta e mi aveva consegnato un plico di fascicoli da compilare e consegnare al Ministero, assicurando che avrebbe scritto una lettera di raccomandazioni scolastiche, pur convinta che non ne avessi bisogno.

Io e Ron eravamo rimasti insieme per poco più di sei mesi. La distanza aveva rovinato tutto. Quella e il suo debole per biondine oche. Non ce l'ho più con lui. Almeno è stato abbastanza onesto da avvisarmi e lasciarmi prima di inziare una relazione con un'altra, senza tradirmi. Ora c'era ancora un po' di imbarazzo, ma cercavamo di superarlo in nome dell'amicizia che ci aveva unito per anni. Non lo vedo più spesso. Harry e Ginny, invece, loro li vedo ogni venerdì. Serata ‘amici’ la chiamano, partecipano anche Neville e Luna – anche se Luna adesso si è sposata con un certo Rolf Scamander – e ogni tanto Seamus e Dean. Con Harry passo il pranzo – quando riesco – due volte al mese, e cerco di non mancare a nessuno degli incontri di Ginny. Mentre penso, appunto, alla prossima partita della mia migliore amica raggiungo quella che è l'entrata dei Servizi Segreti del Ministero. Vivo nella Londra babbana, e quindi devo usare l'entrata Sud.

“Buongiorno cara, posso aiutarti?” tutte le mattine le stesse battute, imparate a memoria, da copione.

“Buongiorno Emilia – rispondo sorridendo – vorrei un frappé alla fragola, con tante granelle di nocciola” aggiungo, enfatizzando l'ultima parte, la nostra parola d'ordine.

“Bel cappello!” mi chiama dietro, mentre – dopo avermi teso il mio frappé – con un movimento discreto di bacchetta si aprono le porte del bancone del bar rivelando un corridoio buio di marmo scuro. Alzo la mano con cui tengo il frappé a mo' di saluto e seguo il corridoio in tutta la sua lunghezza.

Oggi incontrerò il mio nuovo patner. Non avevo mai avuto un patner. Ho una squadra certo: io, Milo, Erica e Normann e Francis, ma non ho mai avuto un patner tutto mio. Sono curiosa però. Hanno detto che è un tipo tosto, che arriva dalla Squadra ScovaMangiamorte Estera. Harry sa chi è – me lo ha confessato al telefono l'altro giorno – ma non vuole rovinarmi la sorpresa. Spero solo che non sia arrogante e pieno di sé, anzi se fosse una donna lo preferirei di gran lunga. Prendo un lungo sorso dal mio frappé.

“Buongiorno Herm!” non ho ancora ben capito come fa Erica ad essere così sveglia e allegra di prima mattina. Sarà la quantità assolutamente improponibile di caffeina che consuma. Erica è americana. Originaria del Texas si è trasferita a Londra solo quattro mesi fa, ha lunghi capelli biondi da fare invidia e una pelle diafana spettacolare. È molto dolce e spesso vorrei essere al posto di Milo il suo patner, perchè è veramente un angelo.

“Buongiorno Erica” rispondo, educatamente.

“È nel tuo ufficio” mi sussurra, mentre osservo le scartoffie che abbiamo negli uffici generali, sorseggiando il mio frappé.

“Perchè stai sussurrando?” domando, sussurrando di rimando. Lei alza gli occhi al cielo.

“È un figo da paura...!” dice, mimando anche a gesti il suo profondo apprezzamento.

“Ah davvero?” domando, ora incuriosita. Erica ha standard estetici molto alti e il suo apprezzamento così esagerato mi fa venire in mente solo un Adone.

“Fidati, quella chiappe potrebbero essere fatte d'oro per come sono ben definite” ok. Lo ha decisamente scannerizzato ai raggi x.

“Beh, non vorremo far aspettare questo mio favoloso patner, no?” domando, facendomi strada verso il mio ufficio. Erica mi segue. Sintomo che vuole rivedere chiapped'oro come lo ha definito lei.

Apro la porta e per poco non mi prende un infarto.

“Granger” non mi ricordavo che la sua voce fosse così... calda. In genere era gelida, fredda, calcolatrice e distaccata. Come la sua personalità, d'altronde. Se ne sta lì, seduto sulla mia scrivania, la cravatta slacciata, i primi bottoni della camicia sbottonati regge in mano uno dei miei libri. I suoi capelli platinati non sono ingellati come li portava a scuola, ma ricadono un po' sulla sua fronte. Porta gli occhiali. Draco Malfoy porta gli occhiali. Fanculo gli occhiali. Draco Malfoy è il mio patner. Malfoy si toglie gli occhiali e li ripone sulla scrivania. Appoggia il libro accanto a sé e mi inchioda coi suoi occhi d'acciaio.

“Malfoy”

“Vi conoscete?” mi ero quasi scordata che Erica era di fianco a me. Malfoy le sorride cordiale e annuisce.

“Andavamo a scuola insieme” risponde “seguivamo quasi sempre gli stessi corsi”

“Beh vi lascio da soli... credo dobbiate ehm.. fare conoscenza?” si volta e sparisce. Sono ferma. Immobile. Come istupidita. Lui ridacchia.

“Pensi di entrare Granger e rimarrai ferma all'entrata del nostro ufficio?”

“Non è vero” ah, ma allora la lingua funziona ancora.

“Non credo di aver capito” sembra genuinamente confuso.

“Ah non prendermi in giro, Malfoy! Hai capito benissimo. Non puoi essere davvero il mio patner!”

“No, invece, Granger. Non credo proprio di capire. La cosa ti crea qualche problema?”

“Harry lo sapeva! Ah! Traditore! Aspetta che mi sente”

“Sì, Sfregiato lo sapeva. A dire il vero ho avuto l'impressione che avesse suggerito lui al Ministro questa collaborazione”

“COSA!?”

“Granger ti dispiace non urlare, non so se te l'hanno mai insegnato, ma non è femminile sbraitare come un'oca” non ci credo...! Mi ha dato dell'oca?

“Oh perchè tu sai tutto sulla specie, vero? - domando – con tutte le ochette purosangue che ti porti a letto”

“Non credo che la mia vita privata e chi io mi porti a letto sia argomento di discussione qui, Granger” mi risponde tranquillo per nulla offeso.

“Ma come diavolo fai a essere così calmo, insomma hai idea di cosa questo significhi! Dovremmo lavorare gomito a gomito! Per Merlino sa solo quanto!” lui si scrolla nelle spalle.

“Se sono riuscito a lavorare senza schiantarci con lo Sfregiato e il Rosso non credo sarà un problema con te” sono a bocca aperta. Non ci credo. Non è vero e non è possibile.

“Arghhh!!” esclamo buttando le braccia all'aria e facendo cadere il cappello dalla mia testa.

“Molto matura, Granger, davvero” lo fulmino con lo sguardo e gli strappo di mano il mio cappello, che aveva prontamente raccolto.

“Ti schianto, furetto” lo minaccio, sfilandomi i tacchi che non indosso quasi mai in ufficio.

“Oh tremo di paura, Granger – mi dice inarcando un sopracciglio – cosa mi farai ora?”

“Fuori dal mio ufficio” sibilo.

“Non mi puoi sbattere fuori dal nostro ufficio” mi ricorda incrociando le braccia al petto. Mi lascio andare a un gridolino di frustazione e mi siedo alla mia scrivania, decisa ad ignorarlo e lui fa lo stesso. Lavoriamo in silenzio per tutta la mattina.

  
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