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Autore: hiromi_chan    09/09/2015    3 recensioni
Raccolta disomogenea dei fill scritti per i prompt durante le iniziative del gruppo We are out for prompt.
I. «Che disastro» sussurrò. «Anche se sei un mezzo lupo, nessuno ha detto che tu debba apparire selvatica anche in forma umana, amica mia.» {Fem!Malandrini}
II. «Ehi, Evans, come va?» ritentò James. «È una splendida giornata e ho pensato, 'perché non andiamo a fare un salutino al caro vecchio Lucas e vediamo se non ha cambiato idea riguardo a quella gitarella da Mielandia?'.» {James/Male!Lily}
III. Gli occhi di Lily, gli occhi più belli che Remus avesse mai visto, sorridevano. Per lui. Quel piccolo universo in cui nuotavano pianeti e stelle, per lui. {Remus/Lily}
IV. James ingoiò il rospo e vedette sfumare davanti a sé i suoi sogni di appuntamenti romantici, dolci e perfetti. {James/Lily}
VII. Qualcosa in Bill si spezzò e si ricucì allo stesso tempo. Allungò le dita fino a sfiorare il piccolo viso della moglie, ne carezzò i contorni, le avvallature che conosceva a memoria, e ne baciò ogni centimetro, ripercorrendo le forme amate degli occhi, delle labbra, del naso, della fronte. {Bill/Fleur, AU}

... E tante altre!
Genere: Commedia, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Bill/Fleur, James/Lily
Note: AU, Lemon, Raccolta | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
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#01
prompt
: Malandrini in genderswap, tutti gli altri con sesso invariato. Slice of life durante uno dei tanti momenti post luna piena, in cui James, Sirius e Minus raggiungono Remus in infermeria per una serata fra ragazze con il cibo rubato dalle cucine.

rating: verde

genere: accenni drammatici, fluff, commedia

avvertimenti: genderswap



 

{Renée è Remus, Sylvia Sirius, Jemima James, Peggy Peter}

 

 

Renée, due vistose occhiaie viola a rigare la faccia pallida, si girava i pollici. Guardava fuori dalla finestra tristemente, spossata e sfibrata. A intervalli regolari, sospirava. Si chiedeva come avrebbe fatto a sopportarlo per sempre. Si chiedeva come avrebbe potuto mai avere una vita normale, garantirne una alle persone che amava e a quelle che amavano lei, se mai qualcuno avesse potuto amare davvero un mezzo mostro... Si chiedeva se ne valesse la pena, dopotutto.

Gli occhi le bruciavano e si portò il dorso della destra sopra di essi, schermandoli contro le prime luci del mattino.

Fu allora che la porta dell'infermeria si aprì con un gran botto.

«Jemima, che diavolo, sei la solita idiota! Qui c'è gente che deve dormire, non puoi fare tutto questo rumore» tuonò Sylvia, una potenza vocale in contrasto con i propositi di silenzio.

«Datti una calmata, S» replicò Jemima, e Renée vide che teneva in precario equilibrio due vassoi impilati uno sull'altro. «Non potevo fare di meglio, ho dovuto aprire con un calcio. Perché non mi dai una mano?»

«Ci penso io» intervenne pacatamente Peggy, ma qualcosa andò storto nella coordinazione di gruppo e uno dei due vassoi cadde a terra con un gran fracasso.

«Hai visto che hai combinato?»

«Sei sempre la solita!»

«Guarda che è colpa tua!»

«Smettetela, ragazze, o sveglierete sia Renée che mezzo castello!»

Renée sentì le proprie labbra piegarsi verso l'alto. Portò le dita davanti alla bocca, confusa, ma sembrava che la minaccia del pianto fosse sparita per lasciare spazio a qualcos'altro... e prima di rendersene conto, stava ridendo.

Le amiche corsero al suo letto.

«Allora eri già sveglia» disse Peggy, battendole amichevolmente una mano sul piede.

«Per Merlino, hai una cera, R!» esclamò Jemima, prendendole la mano. «Ma sta' tranquilla, siamo venute a salvarti. Ta-daaan! Serata tra amiche con tanto di due vassoi... un vassoio...» e guardò male Peggy, «sgraffignato direttamente dalle cucine. Rimettiti in forze, perché devo raccontarti tutto a proposito della Evans. Quella ragazza mi farà impazzire!»

Sylvia si sedette sul letto accanto a Renée e le passò una mano tra i capelli. «Che disastro» sussurrò. «Anche se sei un mezzo lupo, nessuno ha detto che tu debba apparire selvatica anche in forma umana, amica mia. Ti farò una treccia.»

E Renée si abbandonò al suo tocco gentile, ridacchiando per i racconti sconclusionati di Jem, e pensò che se l'amore esisteva e le era concesso averlo, allora era proprio quello lì.





*
 

#02
prompt
: Male!Lily/James, il giorno in cui con un solo pugno, Male!Lily mandò James in infermeria.

rating: verde

genere: commedia, sentimentale

avvertimenti:  Gender-bend




 

«Ora lo fa» disse Sirius, tirandosi su le maniche e sfregandosi i palmi.

«Lo fa, lo fa» trillò Peter, girando sullo stesso posto come un topolino eccitato.

«Dio mio, lo fa davvero» esalò Remus, schiaffandosi il palmo in fronte.

«State a vedere, ragazzi» ghignò James, sparando il suo miglior sorriso alla 'guardatemi-sono-Potter-e-mi-riesce-tutto'. «Stavolta Evans non riuscirà a resistermi, e per questo fine settimana mi sarò guadagnato un appuntamento a Hogsmeade.»

Detto questo, si schiarì la gola e corse verso il ragazzo alto con i capelli rossi che aveva intravisto in mezzo alla folla – impossibile non notarlo, per James.

«Eeeehi, Evans» disse con il tono più suadente di cui disponeva. Si accostò all'altro ragazzo e tentò inutilmente di attirare la sua attenzione.

Lucas Evans, però, continuava a ignorarlo, il naso per aria.

«Ehi, Evans, come va?» ritentò James. «È una splendida giornata e ho pensato, 'perché non andiamo a fare un salutino al caro vecchio Lucas e vediamo se non ha cambiato idea riguardo a quella gitarella da Mielandia?'.»

Ancora niente.

Ma James non era un tipo che si lasciava scoraggiare facilmente. «Magari prendiamo qualcosa che possa addolcirti, mh? Oggi mi sembri un po' sulle tue.»

La provocazione ottenne come risultato una rapidissima occhiata raggelante. Perfetto! Era su quella linea che doveva procedere per riuscire a farsi finalmente notare.

«Sei sempre così rigido, Evans» ridacchiò James. «Mi chiedo se tu non abbia assorbito un po' del caratteraccio di Mocciosus...» la bocca di Lucas si stirò, oh-oh, «... Per lui non c'è speranza, ovviamente, ma penso che nel tuo caso si possa ancora rimediare.»

Ora Lucas gli rivolse un'evidente smorfia e James, visto che lo stava guardando in faccia, ne approfittò per spettinarsi i capelli. «Ma hai mai provato qualcosa del genere, Evans? Per scioglierti un po'. Con un uomo, intendo.»

Le sopracciglia rossicce di Lucas schizzarono al soffitto.

James scartò un gruppetto del primo anno e aggiunse, sicuro di sé: «No, perché io non l'ho ancora mai fatto con nessun altro, mi piaci solo tu, ma potresti insegnarmi. Tu e Mocciosus-»

«Basta così» intimò Lucas, fermandosi di colpo, e per Merlino, com'era bello così altero, il viso di una statua, e finalmente lo stava considerando, finalmente James aveva ottenuto una risposta da lui, e...

«... So che tu e Moccisus siete piuttosto esperti, in queste cose, cioè, non mi dispiace che tu non sia affatto 'una recluta' in questo ambito, come si dice, meglio navigati. Anche se devo fartelo presente, Evans, Piton, davvero? Proprio con Mocciosus dovei iniziare? Se-»

E fu qui che, grazie a Merlino, James fu fermato da un potente cazzotto in bocca.

 

Si risvegliò davanti alle facce dei suoi amici – quella di Sirius divertita, quella di Remus rassegnata e quella di Peter preoccupata.

Tentò di chiedere spiegazioni ma si accorse che uno spiacevole formicolio alle labbra e alle gengive (ok, un vero e proprio dolore) gli impediva di parlare.

«Non ci provare, amico» disse Sirius. «Un pugno ben piazzato di Evans e sei caduto come una pera. Madama Chips ha detto che ci vorranno altre due ore perché i suoi incantesimi ti rimettano in sesto.»

James sorrise (o meglio, tentò di farlo ma la fitta alle gengive lo scoraggiò): Evans era davvero forte.

«Ha lasciato questo per te» disse Remus, allungandogli un bigliettino. Poi alzò le mani in segno di resa. «Non voglio saperne niente. Il pugno te lo sei meritato, tra parentesi.»

James lesse, curioso.

 

Irritarmi fino a farmi perdere le staffe? Pessima mossa per attirare la mia attenzione. Sei più idiota di quanto pensassi, Potter. Ma picchiarti è stato soddisfacente. La prossima volta, inventati qualcosa di meglio, però.

 

E James rise a pieni polmoni, e al diavolo un po' di dolore.



*

 

#03
prompt
: Lily/Remus (one side): sogni bollenti

rating: rosso

genere: angst, romantico

avvertimenti: lemon



 

 

Un formicolio sulla punta del suo naso, poi sulle guance. Un solletico dolce e un profumo di sambuco, rassicurante. Remus sollevò le palpebre, piano. Sopra di lui, una cascata di capelli rossi, morbidi e spessi; vi filtrava la luce, una luce dorata. Gli occhi di Lily, gli occhi più belli che Remus avesse mai visto, sorridevano. Per lui. Quel piccolo universo in cui nuotavano pianeti e stelle, per lui.

Remus si allungò verso Lily e le sfiorò la curva piena delle labbra. Lily aprì subito la bocca per lui, miracolosamente, e Remus vi leccò dentro, sentendosi salvo, al sicuro, compreso.

Lily discese sul suo corpo, nuda e tiepida, mentre Remus la stringeva a sé con attenzione e prendeva nella bocca il suo labbro superiore, poi quello inferiore.

«Sei amato» sussurrò lei al suo orecchio, «sei amato.»

Il cuore di Remus scoppiò; la sollevò delicatamente per i fianchi e la fece sedere su di sé, accarezzandole le ciocche rosse con reverenza come aveva sempre voluto fare.

«Sei amato» ripeté Lily.

Lui scosse la testa ma non rinunciò a lei, non rinunciò a quella che in cuor suo sapeva essere un'illusione, perché troppo bella, troppo amara per essere vera. Imprigionò un capezzolo rosa e turgido tra di denti, pianissimo, lasciò una scia di baci lungo l'arco del suo collo bianco.

Poi Lily lo accarezzò e lo fece accomodare in lei con una dolcezza disarmante. Iniziò a muoversi piano; la pelle scintillante di sudore, le curve rotonde, era l'immagine della bellezza ultraterrena.

«Sei amato.»

«Non da te» singhiozzò Remus, baciandola profondamente per l'ultima volta. «Non come vorrei.»

E poi aprì gli occhi, il baldacchino rosso e oro del letto sopra di lui, una malinconia straziante dentro.



*

 

#04
prompt
: Finalmente Lily e James sono felicemente fidanzati, possono passare le giornate insieme, baciarsi, tenersi per mano e tutte le altre belle cose che fanno tutte le coppie. Peccato che la presenza indesiderata di tre malandrini ficcanaso renda davvero impossibile avere il tempo per fare proprio tutto!

rating: giallo

genere: romantico, commedia

avvertimenti:  lime




 

«Ehi, Potter.»

James si voltò, gli occhi luminosi dietro le lenti e un sorriso un po' idiota che si allargava sulla sua faccia. «Ehi, Evans» salutò la sua ragazza.

Lily gli si sedette accanto, si sistemò la gonna e poi gli stampò un rapido bacio a fior di labbra.

«Hai avuto un buon risveglio?» chiese lei, accarezzandogli la guancia.

«Mh, non particolarmente. Oh, a meno che tu non giudichi un buon risveglio ritrovarsi con uno strano prurito alla bocca e un odore intorno al letto di formaggio ammuffito che non ho avuto coraggio di identificare.»

Lily ridacchiò e tornò a baciarlo a stampo ancora e ancora. James chiuse gli occhi, completamente perso in lei, ma poi qualcosa ruppe l'incantesimo.

«Oh, giusto» esclamò Sirius, seduto davanti a loro dall'altra parte del tavolo. «Stamattina io e Remus stavamo facendo levitare i nostri calzini per vedere quale riusciva a fare prima il giro della stanza, e il mio è atterrato nella tua bocca, James. L'abbiamo lasciato lì perché dormivi così bene, poi deve essere scivolato a terra.»

Lily si staccò di scatto, tossicchiò e iniziò a bere copiose quantità d'acqua.

James si ripropose di cancellare il ghigno dalla faccia di Sirius con un incantesimo bello potente, più tardi.

 

 

James e Lily camminavano per una Hogsmeade innevata mano nella mano, ridendo. Lily era incredibilmente brava nel fare battute stupide che riguardavano troll e gnomi, e da quando James l'aveva scoperto, l'amava come non mai.

Stavano per entrare a Mielandia dove James l'avrebbe stupita regalandole una mezza dozzina di caramelle al miele.

«Prego, signorina» fece, aprendole la porta con galanteria.

La porta venne lasciata a sé stessa e si chiuse con un piccolo tonfo quando Lily si lanciò su James e gli portò le braccia al collo.

«Oh, ok... va bene anche questo piano alternativo» sussurrò lui per poi dedicarsi a una sessione di baci teneri e profondi.

Ovviamente, fu allora che Peter sbucò dal nulla.

«Ehi, ragazzi, eccovi qua. Vi ho cercato dappertutto!» fece, infilandosi in mezzo ai due e prendendoli a braccetto. «Stavo giusto pensando di acquistare qualcosa, ma non so davvero da dove iniziare. Del resto, c'è così tanta scelta... mi aiuterete, vero? Oh, ma non vi sto disturbando, vero?»

«Niente affatto, Peter» lo rassicurò con gentilezza Lily.

Poi fece una smorfia a James che significava esattamente 'se gli dici qualcosa e lo deludi, ti scordi il bacio della buonanotte, Potter'.

James ingoiò il rospo e vedette sfumare davanti a sé i suoi sogni di appuntamenti romantici, dolci e perfetti.

 

 

L'indomani Lumacorno aveva promesso interrogazioni senza pietà e James e Lily erano rimasti gli unici a ripassare in Sala Comune. Ok, non stavano proprio ripassando, infatti i libri erano stati dimenticati da un pezzo e loro stavano più che altro pomiciando. Sul divano.

Lily si era seduta sopra le sue gambe e James la teneva stretta stretta a sé, perso nel meraviglioso calore della sua vicinanza, nella sua irresistibile avventatezza.

«Evans...» sussurrò, stordito, staccandosi dalle sue labbra solo per poterla guardare con adorazione pura.

Lei sorrise, sorniona. «Sembra che tu abbia ricevuto un Bolide in testa, Potter» mormorò, scostandogli i capelli dalla fronte e raddrizzandogli gli occhiali sul naso.

«Sei tu il mio Bolide» disse stupidamente lui, cozzando piano il naso contro la punta del suo.

«Oh, mio Dio» rise Lily, prendendogli il labbro inferiore tra le sue e succhiando piano.

James sospirò, accarezzandole i fianchi, e proprio quando aveva iniziato a far scivolare le dita sulle sue cosce sotto la gonna...

«Domani Lumacorno mi distruggerà, lo so!» si annunciò teatralmente Remus, scendendo le scale come un razzo.

James e Lily sobbalzarono e lei nascose la faccia sulla sua spalla.

Il viso giallognolo di Remus era disperatamente rigato da due occhiaie viola. «Non ho fatto in tempo a studiare tutto e ormai non mi entra in testa più niente. Mi chiederà proprio quello che non ho letto, lo so!»

«Amico, calmati, ti mancano solo due pagine!» sbottò James. «E' solo ansia, Remus, davvero, non è niente, e...»

Lily tremava contro la sua spalla.

«Lily?» fece il suo ragazzo, preoccupato.

Ma lei alzò la testa e scoppiò a ridere, i capelli una fiamma gettata all'indietro. Si alzò solo per raggiungere Remus e appoggiarsi a lui, ancora scossa dalle risate.

«Scusatemi, ragazzi. Vi ho interrotto, non è vero?» disse Remus, stanco.

James sospirò, stendendosi sul divano. «Assolutamente no, amico. Dai, vieni qui e ripassiamo insieme.»

Gliel'avrebbe fatta pagare domani dopo le lezioni, quando Remus sarebbe stato tranquillo.

Lily gli sorrise.



*

 

#05
prompt
: James e Lily lavorano nella stessa azienda. Lei è la più giovane manager di sempre, lui il solito combinaguai ma gran lavoratore. E la stalkera di continuo.

rating: verde

genere: romantico, commedia

avvertimenti: AU




 

Lily stava giusto per ultimare le pratiche sulle quali stava lavorando dal mattino quando James Potter entrò come un missile senza bussare, come al solito.

«Signorina Evans, le ho portato il suo caffè. Sì, lo so benissimo che lei non ha chiesto nulla del genere ma ho pensato comunque che le avrebbe fatto piacere. Non l'ho preso alla macchinetta, pensi, sono sceso di sotto al bar dall'altra parte della strada, e ci ho fatto aggiungere una spolverata di cannella come piace a lei, nel caffè. Sono bravo, mh? Eh, ormai la conosco. E ho portato la tazza fin qui senza rovesc-»

Ovviamente, fu lì che inciampò nel tappeto, facendo finire tutto il liquido fumante sopra il lavoro di Lily e rovinandolo inesorabilmente.

Lily chiuse gli occhi e si morse il labbro, respirando forte per calmarsi.

«Oh, mio Dio. Io... sono mortificato, mi creda, non-»

«Potter» sibilò lei. «Vai immediatamente a procurarmi una copia di queste pratiche. Ora.»

James era diventato verdognolo e aveva l'aria più afflitta che Lily gli avesse mai visto. I suoi occhi erano piegati all'ingiù dietro le lenti, la bocca una linea tesa.

«Le chiedo scusa, so quanto ci ha lavorato. Saprò farmi perdonare, resterò anche dopo la fine del turno per aiutarla a sistemare.»

Lily annuì, portandosi una mano nei capelli. «Sarà meglio» disse, tentando di far sbollentare la rabbia.

 

Alle nove di sera, Lily e James erano rimasti gli unici che ancora lavoravano, le steste chine sopra i fascicoli da molte ore. Lily alzò gli occhi verso Potter, che si era sistemato davanti a lei sulla sua scrivania, per velocizzare i tempi. Aveva lo sguardo concentrato e serio. I capelli, per quante volte ci aveva passato le mani in mezzo in gesti distratti, gli ricadevano in onde scompigliate sulla fronte.

Era uno strano ragazzo, Potter. Da quando era stato assunto lì aveva preso a seguirla ovunque, neanche fosse stato il suo segretario. Era fastidioso, a volte, e Lily non mancava mai di rimetterlo al suo posto e di ricordargli che era con il suo manager, che stava parlando, e a un manager non si dice 'ehi, Evans, le va di andare a prendere un gelato, dopo il lavoro?'.

Però quando si dava da fare era efficiente, solerte e affidabile, a volte perfino geniale. Sebbene sembrasse una calamita per i guai, era sempre il primo a impegnarsi per rimediare ai disastri che causava.

E prima, se non avesse rovesciato il caffè... beh, a Lily non sarebbe affatto dispiaciuto berlo, in quel momento.

La giovane donna si stiracchiò contro la sedia e si schiarì la gola. «Potter?»

Lui alzò la testa e Lily si ritrovò ad ammirare come le luci soffuse della sera facessero risaltare la forma del suo viso.

«Quel caffè. Mi va ora.»

«Vado a prenderglielo» si offrì James, iniziando ad alzarsi.

«No, no, Potter...» farfugliò lei. «Intendevo dire che mi va di andare a prenderlo.»

«Oh?»

Lily alzò le sopracciglia con eloquenza. «... Con te.»

«... Oh.»

E la serata di Lily Evans migliorò notevolmente.


*
 

#06
prompt
: Male!Lily/James, Ha aspettato quattro anni per vedere James arrendersi e poi quando succede non si sente libero.

"Vorrei solo che tu fossi felice. L'ho capito che la tua felicità non è con me."

rating: verde

genere: angst, romantico

avvertimenti: Gender-bend




 

Lucas lanciò l'ennesima occhiata al lato opposto della stanza, sorvolando bicchieri di Burrobirra e teste che oscillavano goffamente al ritmo di musica da camera.

James Potter era ancora insieme a quella Corvonero del quarto anno. Era venuto alla festa di Lumacorno con lei e da quando, entrando, aveva incrociato lo sguardo di Lucas, era stato attento a far sì che la cosa non si ripetesse.

Per tutta la sera aveva ignorato Lucas, senza neanche un 'ehi, Evans' strascicato o una strizzatina d'occhio inopportuna o una scompigliata di capelli fuori luogo.

Lucas era sollevato, ovviamente. Sì. Aveva aspettato quattro anni per vedere Potter gettare la spugna, perché smettesse di tormentarlo e capisse che con lui non c'era storia.

Quattro anni a cercare di allontanarlo inutilmente con ogni mezzo possibile, quattro anni a urlargli in faccia il suo disprezzo – perché Potter era un pallone gonfiato, no? Un ignorante ragazzino pieno di sé che pensava di poter avere tutto ciò che desiderava solo schioccando le dita.

Eppure... adesso, quando lo incrociava nei corridoi, James distoglieva subito lo sguardo, ma ci impiegava quel tanto che bastava a Lucas per notare la sua espressione spenta... rassegnata.

E perché diavolo a Lucas importava, adesso, se la stupida faccia di Potter era stretta in un'espressione rassegnata, se non sentiva più la sua risata fragorosa e un po' scema alzarsi durante la lezione e disturbare il professore, se non si vedeva più rivolto il suo sorriso largo e caloroso, se si accorgeva quanto Potter fosse spento...

«Per Merlino» imprecò Lucas, grattandosi la testa.

E visto che era un tipo metodico, decise di fare luce sulla situazione ora, anche se non aveva la più pallida idea di come fare o di cosa avrebbe ottenuto.

Si diresse a passo di marcia verso Potter, mise una mano sulla sua spalla e lo voltò.

James aveva gli occhi sgranati e il suo sorriso scivolò via quando guardò Lucas.

Lui ignorò con decisione la fitta allo stomaco che lo assalì in quel momento e, con un concitato 'dobbiamo parlare', prese Potter per il gomito e lo trascinò fuori dalla stanza.

«Evans, che c'è?» chiese sommessamente James quando furono in corridoio.

Sommessamente.

Lucas sbuffò. «È questo, esattamente questo. Perché fai così, ora, me lo vuoi dire?»

James scosse la testa, piano. «Così come?»

«Così! Sei tutto... triste e non più spavaldo e... non te stesso! E la cosa mi fa impazzire, perché non capisco» esalò.

James sorrise amaramente. «Che c'è, Evans, ora che mi sono allontanato mi vuoi?»

Lucas sbatté le palpebre. Oh. Cosa? No, aspetta, che? Era questo, possibile? Ooh.

Ma James non sapeva cosa gli stesse passando per la testa, non poteva saperlo perché era ancora un ingarbugliato mistero per lo stesso Lucas, e i sui occhi erano tristi e sconfitti dietro le lenti come non mai, e qualcosa in Lucas si spezzò.

«Senti, Evans... Lucas... io... voglio solo che tu sia felice, ok? E ormai ho capito che la tua felicità non è con me.» Ridacchiò senza alcuna allegria, passandosi senza più alcuna traccia di boria la mano tra i capelli... con imbarazzo, quasi. «La cosa mi pare abbastanza chiara. Quindi... quindi torniamo dentro, ok? E divertiamoci. Non ti darò più fastidio, lo giuro. Tu... non badare a me.»

E quando gli diede le spalle, Lucas boccheggiò, confuso e senza parole. Sollevò inutilmente le dita in aria, toccando l'immagine già lontana della schiena di James. Il cuore gli rombava nelle orecchie.

'Voglio vederti ridere di nuovo' pensò tra sé. 'Voglio vederti ridere.'


*



 

#07
prompt
: Fleur/Bill. AU basata su Jane Eyre (visto che ce l’hai in lista!): In seguito a un terribile incendio, Bill è rimasto cieco e mutilato. Distrutto, è convinto che Fleur debba lasciarlo e rifarsi una vita, ma l’amore della moglie è molto più forte di quanto creda.

rating: giallo

genere: angst, drammatico, romantico

avvertimenti: AU




 

 

Bill stava seduto sul pavimento davanti al fuoco, le braccia tese verso il camino, le dita allargate. In attesa.

Non poteva avere più il conforto che la vista del focolare, ironicamente, gli provocava; non c'era più nulla la cui vista avrebbe potuto provocargli alcun conforto, ormai.

Quindi allungò testardamente le mani, in cerca del calore, afferrando il vuoto e il sapore amaro di ciò che aveva perduto.

Sentì qualcuno salire le scale e sobbalzò.

Per un momento gli passò per la mente l'idea di tirarsi su, raggiungere a tentoni la poltrona e rimettersi seduto, perché non voleva farsi vedere da lei in quelle condizioni. Poi, lancinante come una ferita aperta, tornò da lui il ricordo della gamba che gli mancava; non avrebbe potuto muoversi da solo neanche volendo, cieco e storpio com'era.

Sospirò amaramente mentre Fleur apriva la porta.

La sentì indugiare sulla soglia – l'aveva visto.

Poi udì i suoi passi farsi sempre più vicini, infine una piccola mano calda sulla sua spalla. Fleur si sedette accanto a lui, infilando le dita sotto il suo gomito, la testa appoggiata sul suo avambraccio.

«Ottima idea, storsese per un po' davonti al fuoco. È romantico.»

Bill proruppe in una risata scheggiata e nervosa. «È l'unica cosa che mi è rimasta... e pensare che un incendio è proprio quello che mi ha portato via tutto...»

«Non tutto» mormorò lei, decisa. «Sei sompre tu, con il tuo cuore e il tuo coraggio intatti.»

Bill scosse la testa. «Ne abbiamo già parlato. Neanche posso rimettermi in piedi da solo e tornare alla poltrona, Fleur. Non posso fare niente. Ti devi allontanare da me.»

«Puoi lasciarti guidare da me» fece lei come se non avesse sentito l'ultima frase.

Bill la percepì alzarsi e toccargli con decisione le spalle, per poi prendergli la mano e portare la destra sotto il suo braccio.

«No, Fleur...» protestò debolmente, ma sua moglie aveva già iniziato a sollevarlo con una forza notevole e lui non poté far altro che cercare di tenersi in equilibrio per non rovinarle addosso.

Sentì Fleur sistemarsi al suo fianco, posizionargli un braccio intorno alle spalle, chiedergli con la pressione del palmo di scaricare parte del suo peso su di lei.

«Fleur...»

«Avonti

E lui obbedì, muovendosi su una gamba sola e lasciandosi guidare fino a che non toccò il bordo della poltrona. Ci si accasciò, devastato, una bruciante voglia di piangere negli occhi spenti.

«Hai visto? Hai visto come sarà? Dovrai farmi tutta la vita da infermeria, aiutarmi nelle più piccole cose... ti rovinerò, appassirai, qui. Vattene, Fleur, e ricomincia una nuova esistenza lontano da me. Cosa posso fare per te, ormai?» Si portò una mano sul viso, premendo in parte contro la carne rovinata dalle fiamme che l'avevano divorato.

Aveva perduto anche il suo aspetto. Sapeva che a Fleur non importava, sapeva che non era una donna superficiale, ma allo stesso tempo, si odiava per averle tolto anche questo, di lui.

«Cosa puoi fare per me?» disse sua moglie, inspirando, e Bill si immaginò perfettamente il suo viso pallido e altero e bellissimo, le narici allargate e le pupille dilatate. «Puoi prondere il tuo bastone...» e Bill si sentì tra i palmi il bastone che aveva lanciato via prima, «... avere la pasionza di attendere l'arrivo della sedia a rotelle, e non perderti d'animo. Puoi usarmi come le tue gambe, come i tuoi occhi e affidarti a me, non solo cuore a anima, ma anche corpo. Puoi continuare ad amarmi come hai sompre fatto e come fai tutt'ora, perché so che è così, nonostonte la tua stupida testardaggine...»

Bill si nascose la faccia tra le mani, tremando.

«... E puoi smetterla di tentore di allontanarmi dalla mia casa, dalla mia vita. Puoi fare molte cose, amore mio.»

Bill sentì che Fleur gli aveva avvolto la testa e le spalle tra le braccia e ora lo stringeva forte, in un abbraccio caldo e determinato. «Sarò la tua infermiera, la tua compagna, la tua amica più cara. Tu sarai il mio amore, la mia casa, la mia vita. Già lo sei. Non vedo pourquoi dovresti smettere ora.»

Qualcosa in Bill si spezzò e si ricucì allo stesso tempo. Allungò le dita fino a sfiorare il piccolo viso della moglie, ne carezzò i contorni, le avvallature che conosceva a memoria, e ne baciò ogni centimetro, ripercorrendo le forme amate degli occhi, delle labbra, del naso, della fronte.

«Ti amo, Fleur» disse, baciandole con devozione le labbra, ancora e ancora e ancora. «Se ho te, ho tutto.»




 

   
 
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