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Autore: Jasmine_dreamer    10/09/2015    1 recensioni
Mi ricordo il profumo di Oliver, le sue mani incrociate alle mie, i suoi occhi verdi.
L'amore, l'alcol, le sigarette e l'erba, si respirava tutto.
La spiaggia era buia, tutti erano tornati a casa, e Oliver mi aveva appena vista piangere.
Un amore clandestino, un amore durato una sola estate e da lì a breve sapevamo che i nostri sguardi non si sarebbero più incrociati.
Oliver si muoveva dentro di me, rendendomi sua per sempre.
"Nicole.." gemette: "Ti amo."
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Papà aveva iniziato a dormire a casa mia perché la sua salute era peggiorata troppo.
La chemioterapia gli stava portando via i capelli, continuava a vomitare e la sua voglia di vivere era quasi pari a zero.
Quella notte Karen mi svegliò: “Nicole, perdonami ma tuo padre chiede se puoi assisterlo tu questa notte.”
“Certo, dormi tu.” Risposi scattando in piedi ed infilandomi nella vestaglia.
Lei mi sorrise debolmente ed andò in camera sua.
Io mi avviai nella stanza di mio padre.
Teneva un secchio in mano vomitandoci dentro.
“Oh papà!” esclamai con il cuore infranto.
Quando smise di vomitare mi guardò.
“Angioletto, manca poco.”
“A cosa?” domandai nonostante avessi già capito.
“Lo sai.” Rispose sorridendo affranto.
Annuii e poggiai la testa sulla sua spalla.
“Ti voglio bene papà.”
Lui per risposta sollevò il braccio e mi strinse a sé.
Papà se ne stava andando di nuovo, ma questa volta non sarebbe più tornato.
Poi di scatto si scostò da me e ricominciò a vomitare.
Una volta finito si distese su un fianco ed iniziò a piangere affannosamente.
Mi stesi vicino a lui, lo abbracciai e ci piansi assieme.
E poi mi addormentai tra le sue braccia, proprio come quando ero bambina e papà mi pareva più forte di qualsiasi cosa.
Papà mi era sempre sembrato invincibile, mi era sempre sembrato più forte di qualunque cosa, ma di questa no, non era più forte della malattia.
La mattina seguente mi svegliai per la tosse di papà e capii quanto grave fosse.
Chiamammo un’ambulanza che arrivò quasi subito e ci portarono in ospedale.
Chris rimase a casa con Karen, io tenni le mani di papà per tutto il viaggio.
Pregai Dio che quel momento non fosse ancora arrivato.
Quando arrivammo in ospedale mi fecero attendere fuori per un po’.
Dopo qualche ora uscì la dottoressa: “Nicole?”
“Sì.”
“Suo padre vuole vederla.”
“Come sta?” chiesi.
“Purtroppo è arrivato ai polmoni.. Gli rimane solo qualche ora.” Mi guardò dispiaciuta: “Mi dispiace tanto.”
Con le lacrime agli occhi annuii e mi diressi da lui.
“Papà..” mormorai.
“Tesoro.. è giunta la mia ora.”
Gli afferrai la mano.
“Lo so papà.” Le lacrime iniziarono a sgorgarmi dagli occhi.
Aveva gli occhi lucidi, non so se fosse la tristezza di quel momento o fosse la morte.
“Non ho paura di morire, ho paura che tu mi odi.”
“E perché dovrei papà?”
“Perché sto andando via di nuovo.” Parlava con fatica, gli posai una mano sulle labbra e mi distesi accanto a lui.
Con la voce rotta dal pianto gli cantai la ninna nanna che mi cantava quando ero bambina, Mocking Bird di Eminem, In The End dei Linkin Park e tante altre canzoni che sapevo grazie a lui, mentre con la mano gli accarezzavo la testa.
Poco dopo che finii di cantare lui sollevò debolmente la testa e in un sottile gemito mormorò: “Ciao angioletto.”
Lo guardai e lo vidi spegnersi.
Le lacrime sgorgarono violente dai miei occhi, lo strinsi a me e mormorai tra i singhiozzi: “salutami la mamma.”
Dopo qualche manciata di minuti mi alzai in piedi, gli diedi un bacio sulla fronte e sussurrai un debole: “Ciao papà.”
Quando Karen venne a prendermi all’ospedale, mi strinse in un caldo abbracciò e si mise a piangere con me.
Quando entrai in casa vidi Oliver seduto che faceva mangiare Christian.
“Ciao..” dissi.
“Mamma!” strillò Chris.
Gli stampai un bacio sulla fronte e andai a sedermi sul divano.
“Ehi..” Oliver si sedette accanto a me.
Lo guardai.
“Mi dispiace tanto per tuo padre..” continuò: “Era un grande uomo..”
“Lo so..” scoppiai di nuovo in lacrime.
Dopo un attimo di esitazione Oliver mi strinse a se.
Io avevo le mani sugli occhi e sussultavo ad ogni singhiozzo.
Oliver intrecciò le dita della mano destra nei miei capelli, mentre con l’altra mano mi cingeva le spalle.
Mi scostai da lui e mi scusai, ma lui fece spallucce e mi disse che era più che normale.
“Mamma!” esclamò Christian che era appena arrivato da me.
“Dov’è nonno?”
Mi venne un tuffo al cuore.
“Il nonno è andato in cielo, tesoro.” Mormorai.
“Perché andato in cielo nonno?”
Guardai Oliver sperando che sapesse dargli una spiegazione.. e così fu.
“Lo sai che la casa degli angeli è il cielo, no?”
Christian annuì: “Ecco il nonno era un angelo e doveva tornare a casa. Vedi piccolo, tutti siamo degli angeli e prima o poi tutti torniamo a casa nostra, appunto il cielo.”
“E adesso quando lo vediamo di nuovo nonno?”
“Questo non possiamo saperlo, purtroppo.”
“Perché?”
“Perché ci sono cose che non ci è dato sapere.”
Christian annuì e se ne andò.
“Io ora devo andare, stasera devo lavorare. Ciao Nicole.” Mi abbracciò e mi baciò la fronte: “Condoglianze.”
“Grazie Olly.” Bisbigliai.
Poi diede il cinque a Chris ed esclamò: “Ciao campione!”
“Ciao papà.” Rise mio figlio.
“Ciao Karen.”
“A presto, Oliver.” Mormorò lei.
Mi stesi sul divano e mi imposi di essere forte per il mio bambino.
 
Oliver:

Forse avevo sbagliato, forse non avrei dovuto abbracciarla.
Ma avercela con lei ora a che cosa poteva servire, se non a farle più male?
Nicole stava soffrendo, e non potevo permettermi di essere stronzo con lei, non ora.
A parte che anche se avessi voluto non ci sarei riuscito.
Mi si frantumava il cuore a vederla così.
Quando la abbracciai sentii l’odore dell’ospedale, della disperazione, della morte e della sofferenza su di lei.
Odorava di tutto questo, e la cosa più brutta è che non c’era nulla di positivo in tutto ciò che era successo.
Io riuscivo sempre a trovare del buono in tutto, ma in un giorno del genere cosa c’era di buono?
Fin da piccoli sappiamo che un giorno moriremo, che è nostro destino, ma allora perché la morte ci fa così paura?
Io non ho paura di morire, io ho paura per la morte degli altri.
Quando mia madre non ci sarà più, quando mio padre non ci sarà più, quando verranno a mancare le persone che amo, come farò?
Come si fa a sopportare un tale dolore?
Nasciamo urlando e ce ne andiamo in silenzio.
   
 
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