Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Piuma_di_cigno    10/09/2015    3 recensioni
Elsa guarda sua sorella Anna volteggiare entusiasta tra le braccia di Kristoff il giorno del suo matrimonio. Per un attimo, rimpiange che il suo cuore sia tanto freddo da non permetterle di conoscere davvero qualcuno.
Ma quella sera, quando decide di fare una passeggiata nei giardini del castello, qualcosa stravolge il cuore di Elsa.
*“Come mai siete qui tutta sola? Vostra sorella ha dato inizio alle danze, dovreste andare a cercarvi un cavaliere.”
Strinsi le labbra.
“E voi lo stesso.”
(...)
“Non sono interessato alle dame nel castello.”
“Perché, se posso chiedere?”
Il giovane mi lanciò un'occhiata.
“Ballo solo con la dama che amo.”*
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Capitolo 14 – Senza vento

Solo che un istante ti scorga,
la voce più non mi viene;
la lingua balbetta; rovente
un brivido mi sfugge sotto la pelle;
gli occhi nulla più vedono; mi rombano le orecchie;
a rivi mi scorre il sudore; un tremito
tutta mi assale;
sono pallida più d'un filo d'erba: fra poco
mi pare che morirò.
(Saffo, Canti, VII-VI secolo a.C.)

Nei giorni seguenti non successe nulla, a parte il progressivo tracollo dei miei nervi a causa di quella situazione orribile. Non trovammo tracce di Anna, i Capi Neri non attaccarono e niente si mosse nell'ombra. Niente di niente.

I Custodi si aggiravano tranquillamente dentro e fuori dal castello. Non passavano molto tempo al suo interno, se non per dormire, e io me ne stavo in biblioteca tutto il giorno, immersa in un'opprimente attesa.

Non potevo fare niente.

La decisione di Harry era irremovibile, non mi avrebbe lasciata rinunciare ai poteri e sarebbe stato comunque inutile, perciò me ne stavo ferma a non fare niente. O meglio, camminavo tutto il giorno su e giù senza mai fermarmi e respiravo: erano già due cose, come precisò Sam, quindi tecnicamente qualcosa stavo facendo.

Pensavo e ripensavo, studiavo e ristudiavo la situazione, ma mi rendevo conto che era inutile, perché non sapevo che genere di nemici fossero i Capi Neri, non sapevo come affrontarli davvero, né dove fossero … E poi, se si fosse trattato solo di me avrei potuto farlo, ma non c'ero solo io. C'era il resto del mondo.

Cominciai a cercare in tutta la biblioteca qualcosa che potesse proteggere i miei poteri: se ci fossi riuscita, avrei potuto andare a cercare mia sorella senza mettere in pericolo tutti e avrei potuto difendermi per farci uscire da … Be', da qualsiasi luogo in cui fosse rinchiusa.

Ma non c'era niente.

Pozioni magiche rilassanti, della felicità, della liberazione, della depressione, dell'amore, dell'amicizia, dell'odio, braccialetti portafortuna, bracciali di luce, bracciali armati, medaglioni in grado di dire cosa e chi ci stava intorno, medaglioni che indicavano sempre la strada di casa, ciondoli che vibravano vicino al pericolo, che aumentavano i poteri, che facevano volare … Ma niente di quello che cercavo.

Dopotutto, era evidente: quale Custode avrebbe dovuto inventare una cosa simile e per quale motivo? Nessuno di loro desiderava minimamente perdere i suoi poteri o voleva un'esistenza diversa. C'era una cerimonia che li toglieva, che a quanto pareva era quella usata dai Capi Neri per controllare e sfruttare alcuni di noi, ma era una cerimonia oscura, tassativamente vietata, volontaria o involontaria. Da volontaria, era un insulto ai nostri creatori. Da involontaria, era il crimine più orribile che si potesse fare in cielo e in terra.

Se avessi potuto trovare uno strumento, un bracciale o un anello, che creasse una barriera attorno a me in modo che fossi indenne dai loro attacchi o che i miei poteri soltanto fossero al sicuro, sarei riuscita con facilità a portare Anna via dalle loro grinfie.

Trovai persino un bracciale che garantiva l'uso del teletrasporto. Mi sarebbe tornato utile, pensai, avrei chiesto ad Harry di averne uno. Il teletrasporto avrebbe evitato molti scontri e potenziali ferite. Temevo che mia sorella fosse viva ma non in salute, perciò scappare con lei avrebbe potuto essere alquanto problematico.

Senza contare che ancora non avevo idea di dove fossero. Esistevano aggeggi di localizzazione, ma i Capi Neri erano fumo e polvere … Cosa usare per trovarli? Come si trovavano le ombre? Rimanevo notte e giorno in biblioteca, seduta sempre sulla stessa poltrona, a sfogliare un libro dopo l'altro. La cultura dei Custodi era ammirevole: trovai molte leggende, anche se nessuna riguardava la regina di ghiaccio e quella di fuoco e quelle che le nominavano le ritenevano spiriti liberi nei loro elementi. Spiriti liberi! Noi, che eravamo prigioniere più di chiunque altro!

Mi chiesi se fosse una pozione. Una pozione capace di fornire protezione dai loro attacchi … Sfogliai tutti i libri che potevo, senza trovare niente. Trovai però qualcos'altro, una magia legante, così veniva chiamata, anche detta incanto dei gemelli: era infattibile per me, ma lasciai lo stesso un segno.

Avrei dovuto trovare una persona legata a me, secondo il libro, da sufficiente fiducia, e bere una pozione complicatissima da preparare. L'effetto durava un'ora e implicava il trasferimento della maggior parte dei poteri da un Custode all'altro in caso di necessità, oltre che un legame misterioso e inafferrabile.

Uccidere uno dei due non avrebbe causato la sua fine eterna, ma solo temporanea, perché i poteri e l'anima l'avrebbero fatto risorgere pochi istanti dopo, tenuti al sicuro dall'altro Custode.

Era meraviglioso come incanto e avrebbe fatto al caso mio, ma di chi mi fidavo davvero lì al castello? Di Sam, forse? Una cosa del genere l'avrei fatta con mia sorella.

Ogni volta che mi sembrava di essere vicina alla soluzione, quella mi sfuggiva dalle mani come sabbia, non lasciando altro che pochi, rari granelli tra le mie dita.

Eravamo come una nave senza vento, ancorata in mezzo al mare col solo ausilio delle vele.

Ci serviva qualcosa di nuovo, un indizio, una traccia, pensai chiudendo l'ennesimo libro inutile e ricominciando a passeggiare nervosamente su e giù nella biblioteca, immersa nella luce fioca delle candele. Era notte fonda, ma non sapevo che ora fosse di preciso. Forse le tre.

Notai distrattamente che gli stivali non facevano rumore sul pavimento. Avevo smesso di sentirmi nuda con i vestiti dati dai Custodi e avevo imparato ad allacciare pantaloni, cintura e stivali a velocità impressionante. Era come se fossi stata fatta esattamente per quello.

Qualunque cosa … Chiunque potessi essere stata in tutti quegli anni, chiunque fosse la Elsa che aveva perso il controllo, che aveva vissuto con Anna, che aveva scoperto l'amore, era stata una Elsa che doveva arrivare lì, era stata una persona che non si era mai sentita tanto al sicuro come in quel castello.

In qualche strano modo, il terreno che calpestavo era più solido di quello che c'era fuori, i miei piedi e le mie gambe più salde, le braccia più libere. Non mi ero mai chiesta come fosse vivere davvero libera dalla prigionia di essere una donna di corte, ma ora lo capivo, capivo quello che mi ero persa e che forse anche Anna si era persa: libertà nei movimenti, niente gonne, niente pettinature complicate, non dover tenere ogni singolo secondo un portamento, un contegno e la schiena dritta.

Era tutto così diverso! E non potevo condividerlo proprio con lei, proprio con Anna, che tanto avrebbe adorato tutti quei cambiamenti!

Harry aveva ragione: qualunque cosa avessi fatto, non sarei mai riuscita a liberarmi da quella sensazione, dalla sensazione di essere sempre nel posto giusto, al momento giusto … Di aver dato un senso alla mia vita. Il cuore mi balzò nel petto.

Ma certo.

Per un calzolaio, il senso della sua vita era dare alle persone scarpe solide su cui camminare, per una sarta vestiti che avrebbero fatto sentire bella ogni dama, per uno scrittore il senso era far sognare le persone con le parole … Per me, il senso era custodire. Essere Custode di tutte le altre persone.

Non avevo mai pensato a quella guerra come alla mia guerra.

Sentii la porta scricchiolare e aprirsi e vidi Sam entrare con un sorriso dipinto sulle labbra: era come se sapesse quello che stavo pensando.

I suoi occhi da gatta incontrarono i miei.

Sono una Custode.” dissi infine, il cuore che sfarfallava nel petto come un colibrì. C'era davvero una differenza tra il sapere una cosa e il capirla.

“Finalmente.” commentò Sam. Sogghignò e mi fece un cenno. “Sei pronta.”

 

Sam mi portò nell'ufficio di Harry senza fare troppi complimenti. Harry era seduto a una robusta scrivania in quercia, disseminata di libri e di carte. Il suo ufficio era una stanza circolare, che doveva essere stata una torre di vedetta anni prima. Era rischiarata dalla luce di due candele soltanto.

Harry alzò lo sguardo quando entrammo e fui stranamente consapevole del fatto che i suoi occhi erano blu, erano fissi nei miei, vedevano la pelle pallida, forse anche le occhiaie, i segni di stanchezza su di me e le lentiggini sulle guance.

Mi sentii arrossire.

Harry deglutì e spostò lo sguardo su Sam, che si limitò ad annuire a una muta domanda e a lasciare la stanza senza una parola di più.

“Allora, hai capito.”

Annuii.

“Diamo sempre un po' di tempo ai novellini perché capiscano, perché sentano il loro compito che scorre nelle vene.” sorrise, illuminando i suoi occhi come zaffiri. “Devo mostrarti una cosa.”

Si alzò e fece il giro della scrivania. Afferrò la mia mano facendomi sussultare e, voltandomi verso di lui, lo trovai vicino, tanto da vedere un leggero cerchio dorato intorno alla pupilla nera dei suoi occhi.

“Ti piacerà da impazzire.” sussurrò. Sentii un brivido lungo la schiena, ma annuii. Qualcosa nel tocco della mano di Harry, nei suoi occhi nei miei, mi faceva dimenticare per pochi, preziosi istanti il dolore per mia sorella.

Mi chiesi cosa sarebbe successo se avessi fatto l'incanto legante su di lui: mi fidavo abbastanza? Più di qualunque altra persona nel Castello, certo, ma era abbastanza?

Non mi soffermai sulla domanda. Harry mi guidò fuori dalla stanza e poi in un corridoio buio. Sentii i lontani rintocchi di una campana e mi accorsi che erano le quattro, non le tre del mattino. A breve sarebbe sorto il sole e l'alba avrebbe tinto di rosa i corridoi di pietra del castello.

L'aria era fredda, anche se non così tanto per me. La mano di Harry era calda e solida nella mia.

Attraversammo miriadi di corridoi, sempre in silenzio, finché persino le finestre sparirono ed ebbi l'impressione di essere diretta al cuore del castello. L'aria era più ferma, come se lì sotto non fosse aperta una finestra da tanto tempo, e forse era vero.

Vedevo i quadri alle pareti, che raffiguravano angeli, creature metà lupo o metà gatto, come Sam, e tutti impegnati in quelle che sembravano eroiche gesta. L'ultimo che vidi era quello dei primi Custodi, disposti in cerchio, tutti allacciati l'uno all'altra.

“Eccoci.” la voce morbida di Harry ruppe il silenzio quando arrivammo davanti a un'immensa porta istoriata, di legno massiccio, rivestita d'oro e argento, piena di geroglifici. Sentii un vado formicolio alla nuca, come se li riconoscessi in qualche modo, e intuii che riguardassero i primi Custodi, la creazione dei castelli e poi la nascita di nuove creature.

Harry appoggiò il palmo della mano aperto sulla porta, dove le spirali e i geroglifici si diradavano proprio per lasciare il posto alla forma di una mano. Le spirali dorate, appena lui la appoggiò, si adattarono alle sue dita e le circondarono per un istante. Poi, le si ritirarono serpeggiando e la porta scricchiolò fin dalle fondamenta: si capiva che non veniva aperta spesso.

Harry si voltò verso di me, un sorriso malizioso dipinto sulle labbra, gli occhi accesi di divertimento e di qualcos'altro, mentre mi guardavano.

“Preparati Elsa … Se puoi prepararti.”

La porta si aprì cigolando e Harry, tirandomi attraverso le nostre mani unite, mi tirò all'interno della luminosa stanza che ci si stagliava davanti.

Feci un paio di passi all'interno, guardandomi intorno stupita, in attesa che gli occhi si abituassero alla luce … E in breve il mio stupore si trasformò in meraviglia. Sentii a malapena il tonfo soffocato della porta che si chiudeva dietro di noi.

Davanti a me e ad Harry centinaia, migliaia, milioni di alambicchi e di fiale d'oro brillavano, alcune più lunghe, altre più corte, tutte disposte su scaffali e scaffali di legno, a perdita d'occhio. Alcune fluttuavano persino, altre erano appese al soffitto a cupola nell'immensa stanza circolare, talmente grande che quasi non se ne distingueva la forma. Polvere d'oro brillava persino sul pavimento di marmo bianco ai nostri piedi, e tralci d'edera, campanule, tutte d'oro, si arrampicavano attraverso le fiale, stringendole in delicate spirali. Le fiale erano tutte chiuse da un tappo, per quanto varie, ma sembravano pulsare di vita.

Era come se metà delle stelle del cielo fossero state raccolte e radunate in quella sala, splendenti, e raccolte in quelle minuscole bottigliette. Davanti a noi, al centro, c'era una clessidra dove una polvere luminosa e dorata scorreva lentamente tenendo il conto del tempo. Dietro, una vetrata immensa istoriata con due Custodi originari: quello dell'acqua e quello del fuoco, uno blu l'altro rosso, che mostravano le loro mani intrecciate, sovrastati dal sole e dalla luna.

Come me ed Elsa, pensai con una stretta al cuore.

Anche sopra di noi, centinaia di fiale erano sospese in aria, tenute dalle spirali e dai tralci d'edera. Non si vedeva il soffitto.

Non riuscii a trattenere un sussulto di meraviglia e sgranai gli occhi, una mano premuta sulla bocca, ogni cellula del mio corpo che vibrava alla vista di quei delicati oggetti … Delicati come le splendenti anime umane che contenevano.

Intuivo solo guardandole le aspirazioni dei loro proprietari, le loro passioni, i loro desideri, l'età dei loro corpi, se erano felici o tristi, se avevano già trovato l'anima gemella …

Sentii la mano di Harry stringere la mia.

“E' il posto più bello del Castello.”, disse, “Questo è il posto dove tutto ha un senso.”

“E' … Bellissimo.” non riuscii a trovare altre parole, perché non ce n'erano. Era impossibile definire la sensazione di meraviglia incondizionata che mi aveva gonfiato il cuore nel petto.

Un improvviso senso di gratitudine mi travolse.

“Grazie, Harry. Grazie per avermi portata qui. Io … E' troppo bello.”

Sentii Harry sorridere al mio fianco.

“Dovevo aspettare che capissi cosa significa essere una Custode. Solo allora si può accedere a questa sala senza rimanerne abbagliati.”

Annuii appena, lo sguardo rivolto verso l'alto, a vedere le anime di tutte le persone che avevo intorno a me. Non erano i loro corpi, era qualcosa di più: era la scintilla del loro stesso essere. Sembrava quasi che parlassero tra loro, quasi sentivo le loro voci … Anime bambine, anime virtuose, anime felici, anime che proprio in quel momento stavano cambiando, anime commosse, birichine, divertite …

“Ci sono anche le nostre?”

“Gli unici che possono accedere a questa stanza sono coloro le cui anime non si trovano in queste fiale. Nessuno può vederle mentre è ancora in vita: impazzirebbe. Sarebbe come tornare indietro nel tempo e trovare il tuo te stesso del passato che ti guarda. Impossibile da capire, da concepire, da realizzare.”

Mi voltai verso Harry, distogliendo quasi con riluttanza gli occhi dalla sala. Vidi l'oro riflesso nei suoi occhi.

“Quindi noi Custodi … Non abbiamo anima come gli umani?”

Sorrise.

“Le nostre sono affidate agli angeli dei Custodi. Noi siamo gli angeli degli umani.”

“Noi abbiamo angeli?”

Harry annuì, lo sguardo pieno di un'emozione che non riuscivo a decifrare.

“Gli spiriti del fuoco, della terra, del vento e dell'acqua.” abbassò lo sguardo e, lentamente, si avvicinò a me, rialzando gli occhi con cautela. “Tutti loro possiedono le ali, in un modo o nell'altro.”

Sorrisi, sentendo la luce della sala incendiare anche i miei occhi. Nella stanza faceva caldo: non c'era traccia del gelo dei corridoi, fuori, e nemmeno della notte. Sentivo solo le risate e le parole lievi, sussurrate, delle anime e il tocco della mano di Harry nella mia.

“Quasi dieci anni fa, ormai, Sam mi ha portato qui.” disse d'un tratto. “Non avevo mai visto tanto oro tutto insieme: ero orfano da molti anni ed ero sempre stato povero. Una volta avevo rubato una moneta a un marinaio e quella era d'oro, ma l'avevo spesa quello stesso giorno per comprare qualcosa da mangiare.” scosse la testa come per scacciare un brutto ricordo. “Pensavo che l'oro fosse la cosa più preziosa del mondo, perché mi permetteva di aiutare la mia famiglia, ma poi ho visto questo e … Ho dovuto cambiare idea.”

Non potei che essere d'accordo.

“Come hai perso la tua famiglia?” chiesi, notando che si era definito orfano.

“Non l'ho persa nel modo che intendi tu.” disse Harry con le labbra strette. “Quando ho scoperto i miei poteri, sono corso in cucina a mostrarli ai miei genitori e alle mie sorelle e a mio fratello, aspettandomi che fossero orgogliosi di me. Ma non lo furono. Dissero che era una terribile eresia, che mi avrebbero bruciato sul rogo, e mi chiusero per giorni nella mia camera, entrando solo per darmi da mangiare. Alla fine, capii che quella sarebbe stata la mia vita se fossi rimasto, così me ne sono andato.”

Aveva qualcosa in comune col momento in cui avevo rivelato i miei poteri ad Anna, pensai.

“Sam è stata la prima a dirmi che i miei poteri erano una cosa meravigliosa. Mi disse che ero destinato a diventare re.”

“Sei felice qui?” sussurrai.

“Sì.” rispose Harry e, nonostante fosse solo un sussurro, avvertii tutta la sua devozione alla sua carica di re, di Custode e la sua fiducia in tutti gli altri Custodi. Mi chiesi se tra qualche anno anche per me le cose sarebbero state così.

“E tu? Potresti essere felice qui, dopo aver trovato tua sorella?”

“Sì.” ed era vero. Avrei potuto davvero essere felice lì. Forse non come ad Arendelle, che dopotutto era la mia casa, ma era fattibile.

“Non hai trovato niente di utile su come salvarla?”

Scossi la testa.

“Poco e niente … Ci sarebbe un incanto legante, che potrei usare per trasferire i miei poteri in caso di bisogno a una persona di cui mi fido, ma qui …” non volevo dire che non mi fidavo di lui, perché mi fidavo di Harry, solo che non sapevo se fosse abbastanza. E poi, non gli avrei mai chiesto una cosa simile: quel tipo di magia, se usato su persone non abbastanza fiduciose l'una nei confronti dell'altra, era potenzialmente letale. Non me la sentivo di mettere Harry in pericolo in quel modo.

Sembrava sorpreso.

“Non ci avevo pensato.” disse, esterrefatto “Potrebbe davvero essere una buona idea.”

Lo fissai.

“E chi sarebbe disposto a fare una cosa simile per me? Di chi mi fido così tanto e chi ricambia tanto la mia fiducia qui?”

Un lampo di delusione guizzò nei suoi occhi.

“Potrei farlo io.” mormorò “Ci hai salvati ben due volte. Io mi fido di te e per quello che hai fatto ti devo senz'altro qualcosa.”

“E' quello che ogni Custode avrebbe fatto, non mi devi assolutamente niente.” replicai. “E io … Non voglio metterti in pericolo, Harry. Ho paura di non fidarmi abbastanza.” cercai i suoi occhi “Tu sai che se non c'è fiducia sufficiente, l'incanto ci uccide tutti e due, vero? Senza contare che la pozione è difficilissima da preparare e la ricetta è ancora più difficile da trovare ...”

Un nodo mi serrò la gola e avvertii le lacrime pungermi gli occhi. Con un movimento fulmineo Harry si avvicinò e mi sfiorò la guancia, racchiudendola in una mano.

“Hai paura per me?” chiese, incredulo, gli occhi sgranati. Sentii che alcune anime della stanza si erano zittite e sospiravano guardandoci.

Mi sembrava del tutto normale avere paura per lui, perciò annuii. La sorpresa invase il viso di Harry.

“E questo non dimostrerebbe che hai fiducia in me? Il fatto che tu ti sia lasciata guidare nel cuore del castello da me, non dimostra che ti fidi? Il fatto che tu mi creda, quando ti dico qualcosa riguardo ai Custodi o ti dico che troveremo tua sorella?”

Deglutii, il cuore che accelerava.

“Sì. Penso che significhi che mi fido.”

Harry mi guardò negli occhi e serrò la mano nella mia.

“Ci proveremo Elsa. Se è questa la soluzione, allora sarà questa che affronteremo.”

L'ombra di un sorriso comparve nei suoi occhi, facendomi rabbrividire e facendo battere il mio cuore a una velocità incredibile contro le mie costole. Forse, il mio corpo aveva intuito quello che stava per succedere prima di me.

Sentii il rossore affluirmi alle guance e abbassai lo sguardo. E all'improvviso mi chiesi perché mi dessi tutto quel contegno: indossavo gli abiti di un uomo, pantaloni e stivali, che vidi in quel momento. La decenza era già andata a farsi benedire, a quel punto. Perché aspettare? Perché riflettere? In ogni caso, incanto o non incanto, in qualche modo era una missione suicida.

Era tutto una missione suicida.

“Elsa ...” sentii la voce di Harry, morbida come una carezza, e alzai lo sguardo. Tanto bastò a scacciare tutte le mie ansie. Mi sporsi verso di lui e lo baciai.

In tutti i miei sogni, ovviamente mai confessati ad anima viva, nemmeno a mia sorella, avevo sempre pensato che sarebbe stato lui, chiunque fosse, a baciare me … Mai che avrei trovato io il coraggio di baciare qualcuno di mia iniziativa, per la prima volta.

Non sapevo di preciso cosa aspettarmi, ma di sicuro era qualcosa che non avevo mai immaginato: fu dolce come lo zucchero che si scioglie sulla lingua.

Le labbra di Harry erano morbide contro le mie, le sue mani delicate quando mi circondò nel suo abbraccio e mi attirò a sé, i pensieri che si confondevano e venivano riempiti da lui e solo da lui, ultimo suono il sospiro gioioso delle anime intorno a noi … Non pensavo che avrei mai abbracciato così una persona, intrecciando le dita sulla sua nuca, tanto stretta a lui da sentire il battito del suo cuore contro di me, come fosse stato il mio.

Harry mi baciava con una delicatezza e una dolcezza inaspettate, come se avesse sempre desiderato farlo e avesse sempre aspettato quel momento, come se avesse sempre aspettato di infilare le dita tra i miei capelli, di sfiorare il mio viso, tracciando il profilo degli zigomi e della gola. Quasi come volesse confortarmi con quel semplice gesto, dirmi che tutto si sarebbe risolto e allo stesso tempo volesse ricordarmi che ero forte abbastanza da affrontare qualsiasi ostacolo.

Le anime della stanza dei Sigilli sospirarono intorno a noi, come se fossero felici di vedere l'amore che sbocciava.

Spazio autrice: eccomi di nuovo cui, con un imperdonabile ritardo! Il colore di oggi è il marrone, vista e considerata al scoperta delle migliori caramelle al caffé dell'universo a cui, per tanto, dedico il colore del mio testo. Amo il caffè ... Come si fa a stare senza? Alcuni dicono che, sebbene in forma poco accentuata, sia una droga e secondo me hanno perfettamente ragione. Mai senza caffè! :)
Ho impiegato giorni per capire cosa scrivere in questo capitolo e poi altri giorni per scriverlo; le scene romantiche mi piacciono, sono le mie preferite, ma quanto a scriverle è tutto diverso e più difficile. In ogni caso, non posso ritenermi insoddisfatta, anzi. Tra Harry ed Elsa doveva succedere, era solo questione di tempo e ... Be', Elsa doveva trovare un po' del suo antico coraggio sepolto ;)
La mia vicina di casa mi ha maledetta per anni, perché nonostante le mie storie fossero belle, ogni volta la mia scena era: e si baciarono. Fine del capitolo. Rimaneva delusa ogni volta e ogni volta mi guardava storto, nel migliore dei casi. Nel peggiore ... Ecco, mi tartassava di messaggi in cui mi scriveva che non potevo farla finire così e che era terribilmente crudele. Almeno, questa volta spero non avrà niente da ridire XD
Il prossimo capitolo sarà dedicato all'azione, ma temo proprio che se non lo pubblicherò entro la settimana, poi dovrete aspettare qualche giorno.
Eh sì, nessuno qui ha sentito parlare della fine delle vacanze estive? Per alcuni addirittura già finite. Le mie finiranno il quattordici, ovvero lunedì prossimo, ma farò del mio meglio per pubblicare un altro capitolo. Nel frattempo, come direbbe Truman di The Truman show, buongiorno ... E casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buona sera e buona notte!
Baci,
Piuma_di_cigno.

   
 
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