Eccomi qui con il
nuovo capito che, a quanto pare, stavate tutti aspettando con ansia.
Scusate se ci ho messo
tanto ma non ho davvero avuto un momento di tranquillità in questo
periodo. Vi prego di perdonarmi.
Ora però vi
lascio al nuovo capitolo con la speranza che sia all’altezza degli altri.
Ci vediamo alla fine.
“
Ricordi indelebili di ciò che è stato.
Risate che fanno da eco nel buio
del silenzio…
E il
passato…ora presente…”
Sogno.
Vecchi amici.
Vecchie emozioni.
Il cuore finalmente leggero e
privo di quel peso che troppo a lungo l’aveva schiacciata; la voragine
che 10 anni prima si era aperta nel suo petto si stava ora risanando. Piano,
certo, ma bruciava di meno e sembrava che in sangue avesse smesso di scorrere.
Le Regina di Extramondo non era mai stata così
serena.
Raggomitolata nel suo grande
letto, Chocola dormiva tranquillamente senza sapere che, presto, non solo i
ricordi avrebbero avuto a che fare con il passato.
E sognava, sognava qualcosa
che credeva perduto…dimenticato.
Antichi rancori e vecchie
battaglie di nuovo a bussavano alla sua porta; la
guerra che ancora una volta strisciava nella sua vita per sconvolgerla, per
farla ricongiungere ad un mondo che credeva non suo…non più suo.
La foresta era calma e
silenziosa se non per il cinguettio allegro degli uccellini.
Il sole filtrava dolcemente
tra le fronde degli alberi diffondendo una tenue luce verde-oro.
In lontananza, lo scroscio
sommesso del piccolo ruscello completava la sinfonia di quel luogo fantastico.
Seduti su un tronco
d’albero caduto, due bambini ridevano mangiando dei biscotti allo
zenzero.
- Ma quelli…siamo io e
Pierre…- pensò Chocola ricordando nitidamente la scena.
Era sorpresa, è vero, ma nulla le impedì di rimanere li a guardarli;
ammirare il suo passato in quella maniera era qualcosa che l’affascinava
da sempre.
Vedere com’era stata
anni addietro, risentire la sua voce infantile e provare le stesse emozioni di
allora, come se il tempo non fosse mai trascorso.
E poi, improvvisamente, tutto
scomparve, strappato via da un vento gelido come il ghiaccio e tagliente come
una lama affilata.
Tutto svanì, il sole,
il cinguettio degli uccellini e lo scrosciò del ruscello, il verde della
foresta e…persino loro se ne andarono, inghiottiti in
quell’oscurità…proprio com’era stato.
Solo che stavolta non
c’erano Malefici, non c’erano incantesimi per addormentare la
memoria. C’era solo un vento gelido a cancellare l’allegria che da
sempre regnava in quel posto.
“ Ma che diavolo
succede??” chiese la rossa stringendosi nelle
spalle, cercando di riscaldarsi.
“ Hai freddo?”
chiese una voce melodiosa e gelida alle sue spalle.
Lei trasalì
spalancando gli occhi: quella voce non poteva essere che sua…
“ Cosa vuoi?”
domandò senza voltarsi.
“ Voglio la vostra
distruzione!” sibilò facendole venire i brividi lungo la schiena.
“ Ti
ho gia fermato una volta. Sono
pronta a rifarlo in qualsiasi momento!” disse decisa la rossa voltandosi
per incontrare gli occhi del Malefico; lunghi capelli biondi, pelle diafana,
occhi di ghiaccio.
Ice era proprio come lo ricordava!
“ Sei sicura di averne
la forza?” chiese ghignando.
“ Certo!” ma non
n’era vero, e lo sapevano entrambi.
Non aveva più la sua
forza, il suo potere…gia da troppo tempo.
“ E
allora…provaci!” la sfidò scomparendo in un alito di gelo.
E lei rimase sola, sola con
quel freddo che, ora ne aveva la certezza, non era in grado di combattere; era
un gelo diverso da quello creato dal vento e dalla neve, era qualcosa di
più potente, di più doloroso.
Perché sapeva, sapeva
di non potersi scaldare in nessun modo.
Non c’era
rimedio…
Non c’era
speranza…
Il buio l’avvolse
completamente, sia dentro che fuori.
Si sentiva sola, sola come
mai nella sua vita; sola e piena di freddo e dolore che non sapeva contrastare.
Poi una luce, tenue e debole,
ma pur sempre una luce.
Si alzò a fatica e
prese a camminare piano, strisciando i piedi per terra; ma più avanzava,
più le sembrava che la luce si allontanasse, lasciandola di nuovo in
quel buio eterno.
“ FERMATI!”
urlò disperata, desiderosa che quelle tenebre svanissero al più
presto.
E la luce si formò.
Si avvicinò il
più possibile, e quando le fu ad un paio di centimetri sbarrò gli occhi stupefatta: non era una luce o una via
d’uscita, era un Cuore!
Un Cuore meraviglioso, a
dirla tutta!
Risplendeva dei colori
dell’arcobaleno, gli stessi colori che caratterizzavano i cuori delle
persone quando queste provavano una dato sentimento.
Ma quello che aveva davanti
era particolare!
Ogni volta che un colore
cercava di prevalere sull’altro non vi riusciva. Era come un’eterna
lotta di colori e forse -alternativa più possibile-, di sentimenti.
Alzò le dita tremanti
per toccarlo, ma questo scomparve all’istante lasciandola di nuovo nel
buio.
- Ma cosa sta succedendo?-
Non ebbe il tempo di cercare
la risposta a questa domanda che gia tutto era scomparso.
Si ritrovò nel suo
letto, nel palazzo reale ad Extramondo; sciolse velocemente il groviglio di
coperte che s’era formato e respirò a fondo.
Rimase ferma per un tempo
indefinibile, forse minuti, forse ore.
Alla fine si alzò di
scatto e aprì un cassetto vicino a lei; dentro, rinchiuso in una scatola
di velluto rosso, c’era il suo vecchio ciondolo, quello che anni prima le
permetteva di conquistare i cuori degli umani.
Lo prese in mano, e con sua
enorme sorpresa scoprì che era caldo.
Caldo, come se il fuoco lo avesse
scaldato da poco, caldo come lo era stato quando aveva scoperto di poter
purificare i cuori neri degli altri.
Quando aveva scoperto di
avere quel potere che ora l’aveva abbandonata.
10 anni prima sarebbe stato
normale che avesse quel ciondolo al collo, ma ora erano passati i tempi in cui
le persone lo vedevano addosso alle Regina e lei lo
usava per trasformarsi.
- È davvero
così che vanno le cose?- si chiese sfiorando piano il cuore che, in quel
momento, bruciava.
Ma nonostante tutto decise di
metterlo al collo; era un’azione assurda, e cosa si aspettasse non lo
sapeva nemmeno lei, ma aveva agito d’istinto, facendo ciò che le
sembrava giusto.
E in quel momento le sembrava
giusto andare nel luogo dei suoi ricordi.
“ Spero solo di
riuscire a tornare prima che vengano a cercarmi…” e ghignò
pensando alle loro reazioni prima di spiccare il volo fuori dalla finestra.
÷ ÷ ÷ ÷ ÷
Guardandola, Chocola rivedeva
le stesse cose di tempo fa, quando ancora la vita non aveva
responsabilità.
Si rivide bambina, innocente
e piena di speranza, ridere e mangiare biscotti allo Zenzero assieme a Pierre.
E
Non c’era più il
ghiaccio a ricoprirla, il freddo a stringerla nella sua morsa.
Non c’era più
traccia del male che l’aveva a lungo tenuta prigioniera.
Ora era libera e sfavillante
come lo era stati tanto tempo prima.
Sfiorò il tronco
d’albero su cui stavano seduti un tempo i due bambini e si chiese cosa ci
facesse li.
Per colpa di un sogno?
Di un
stupidissimo incubo creato dal suo inconscio e dalla felicità di aver
rivisti i suoi amici?
No, non era solo quello; era
la sensazione opprimente e costante che anni prima l’aveva avvolta
togliendole la sicurezza: la guerra era alle porte!
Non poteva negarlo! Non
poteva farlo perché era sicura che fosse così.
Si sentiva come catapultata
nella realtà, in quel mondo che da sempre la circondava ma che lei aveva
finto inesistente per tanto tempo, talmente tanto che la vista le si era
offuscata impedendole di vedere il male attorno a lei.
E ora era nuovamente li, nel
luogo più caro ai suoi ricordi, a porsi domande che avrebbero dovuto
trovare risposta molto tempo prima.
“ Non sono solo come
credevo…” disse una voce alle sue spalle facendola trasalire.
Quella voce…
Quel tono melodioso che anni
addietro l’aveva derisa, combattuta e amata era tornato dai meandri in
cui si era autoesiliato; la voce di chi aveva tanto amato e tanto continuava ad
amare nonostante lo scorrere incessante del tempo.
Si voltò insicura di
cosa avesse trovato davanti a lei, e quando lo vide capì che quella
insicurezza era sbagliata.
I lisci capelli biondi
ricadevano fin sopra le spalle delicatamente.
La pelle diafana e i tratti
pallidi risplendevano al timido luccichio dei raggi che riuscivano a penetrare
tra le fronde dei possenti alberi.
Gli occhi di ghiaccio la
fissavano con dolcezza ma anche con paura, osservandola da lontano e
memorizzando ogni minimo particolare che gli fosse sfuggito anni or sono o che
era apparso in quei 10 anni in cui erano stati lontani.
All’orecchio
l’orecchino e al dito l’anello!
Chocola non notò
nessuna differenza con 10 anni prima, come se quello non fosse altro che un
ricordo, un suo ricordo, rimasto
inviolato e intatto nella sua memoria.
“ Pierre…”
sussurrò la rossa non del tutto sicura che lui fosse davvero li, come se
non appena si fosse convinta della sua presenza lui fosse sparito in un alito
di vento. “ Sei davvero tu…?”
“ Si, sono io.”
Il ragazzo prese a fissarla
intensamente nella speranza di notare qualcosa, anche minima, che la facesse
sembrare diversa da com’era nei suoi ricordi di ragazzino.
I lunghi capelli rossi, lisci
come seta, ricadevano dolcemente sulle esili spalle in
un’onda infuocata.
Il fisico minuto la faceva
sembrare fragile, come fatta di vetro: un sogno di cristallo che al minimo
tocco si sarebbe frantumato in mille pezzi. Ma Pierre sapeva bene quanto questa
non fosse la realtà, quanto Chocola fosse forte e testarda;
l’aveva provato sulla sua pelle il potere della ragazza che ora gli stava
davanti e che gli faceva perdere tutto il contegno di cui era dotato.
I suoi occhi, verdi come la
speranza e duri come lo smeraldo, lo fissavano spauriti, ma al contempo forti
ed orgogliosi com’erano sempre stati…come lui continuava a
ricordarli.
Al collo lo stesso medaglione
di allora, un cuore rubino in cui imprigionava i cuori sottratti agli umani.
Non era diversa da come la
ricordava: bella da mozzare il fiato, soprattutto ora che si era fatta donna,
ma con quella genuinità che l’aveva sempre contraddistinta.
Donna bambina.
Bambina donna.
“ Tu…”
sussurrò Chocola incerta. “ Eri tu alla Notte di Walpurgis?”
“ Allora mi avevi
riconosciuto.” Disse avvicinandosi a lei con passo calmo e sicuro.
La rossa scosse la testa.
“ Ho riconosciuto il battito di un cuore che credevo fermo da
molto.”
“ Non batteva
più?” chiese lui -ma fin dove?- perplesso.
“ Non ha più
battuto da quel giorno.”
“ Mi dispiace,
ma…” lei lo interruppe.
“ Non è colpa di
nessuno.” Disse tranquilla. “ Non addossarti colpe. Nemmeno io, da
quando siamo tornati su Extramondo, sono stata più me stessa.”
“ Regnare è
così faticoso?” chiese lui ridendo.
“ Non è
faticoso.” Ammise lei con un sorriso che si spense subito. “ Ma lo
diventa se per te non ha nessun valore quel trono per cui hai tanto lottato.”
“ Non t’importa
più? Davvero?” chiese sorpreso.
Lei scosse nuovamente la
testa. “ Non era quello che volevo.” Ammise grave.
“ E cosa volevi?”
chiese lui avvicinandosi fino a quando non furono a pochi centimetri; le
accarezzò una guancia con le dita che, ora, non erano più gelide.
“ La tua mano è
calda!” notò prendendola e tenendola sul suo viso. “ Volevo
voi! Volevo te!”
Lui sospirò prima di
stringerla al petto come tempo prima.
“ Mi sei
mancata!” sussurrò al suo orecchio mentre nascondeva il viso tra i suo capelli.
“ Anche tu!”
Rimasero in silenzio,
abbracciati, per un paio di minuti, consapevoli solo della reciproca vicinanza.
“ Perché sei
qui, Pierre?” chiese alla fine la ragazza allontanandosi in modo da
poterlo guardare negli occhi.
“ Potrei farti la
stessa domanda, sai?” ribeccò lui contento di poterla prendere
nuovamente in giro.
Chocola lo osservò
torva, cercando di farsi un contegno e di mostrasi per
il titolo che ricopriva, ma seppe subito che il suo tentativo era miseramente
fallito: contro Pierre non poteva vincere!
“ Ho avuto un incubo:” ammise lei ricordando improvvisamente. “ E
c’era Ice.”
“ Abbiamo avuto lo
stesso incubo.”
“ E probabilmente anche
gli altri.” Sospirò stanca e alzò gli occhi al cielo.
“ Dovrò chiamarli. Non saranno contenti di sapere che si riparte
da capo, come se i nostri sforzi fossero stati vani.”
“ Non dire
così.” La rimproverò dolcemente. “ Ci sono stati dei
miglioramenti; certo siamo ancora lontani dalla pace, ma ci stiamo avvicinando.
Con calma…” aggiunse con cautela.
“ Addirittura
troppa.”
“ Potresti evitare di
aver fretta per una volta?” sbottò lui ricordando com’era 10
anni prima.
Lei gli fece una linguaccia
prima di scoppiare a ridere con lui, come due ragazzini, come se non ci fosse
un pericolo imminente all’orizzonte.
“ La guerra
ricomincia!” disse Chocola decisa, appoggiando la testa sul petto del
ragazzo che ancora la stringeva dolcemente a se.
“ Hai paura?”
“ No.” Disse
chiudendo gli occhi. “ Voglio lottare!”
“ Anch’io!”
Rimasero nuovamente in
silenzio, l’uno ascoltando i battiti del cuore dell’altra.
“ Lo sento
battere…” sussurrò Chocola con un sospiro. “ Il
cuore…”
“ Si.” Ammise lui
sentendo il ritmico pulsare. “ Batte di nuovo.”
“ Perché siamo
insieme!”
“ Perché siamo
insieme!”
Non restava altro da dire!
Soltanto il battito del cuore da ascoltare.
“ Chocola.” La
chiamò lui all’improvviso.
“ Si?”
“ Combatterai di nuovo,
vero?”
“ Si, non mi tiro
indietro.”
“ Io sarò con
te.” Le promise, forse più a se stesso che a lei. “ Non ti
lascerò!”
“ Saremo di nuovo
uniti.” Disse mentre un sorriso le si allargava sulle labbra. “ Saremo
di nuovo uniti… Ancora noi!”
E il sole li inondò
nella sua luce accecante.
Ecco qua: come vi
sembrava???
E ora…Grazie
mille a:
sara95
Paretta
Cleo92
Strawberry91
Shi_angel
Ale_db95
Fra007
Siete davvero
fantastiche con i vostri commenti e il vostro sostegno e spero che continuerete
a seguirmi anche in futuro. Ancora grazie di cuore.
Al prossimo capitolo
gente.
Baci…Baci…Rain!!!