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Autore: Akane92    11/09/2015    5 recensioni
"Gandalf dovette trattenersi dal sorridere. Lui era certo che Legolas fosse attratto da Aranel, e non solo; lo stregone era quasi certamente convinto che l’elfo si fosse innamorato della raminga, durante quegli anni passati insieme. Era una delle prime cose che aveva notato: Legolas, in un modo o nell’altro, non allontanava mai troppo i suoi occhi da Aranel. La osservava, la seguiva, come se solo con il suo sguardo potesse proteggerla in qualsiasi momento; gli occhi dell’elfo sembravano illuminarsi ogni qualvolta si posassero sulla ragazza, soprattutto quando, in alcuni momenti, anche lei ricambiava lo stesso sguardo."
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Aragorn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Premetto che io amo e venero il Signore degli Anelli, l’universo di Tolkien e tutto quello che ci gira attorno perciò mi dispiace, se voi fan come me vi sentiate offesi da questa mia opera. Sky Cinema Saga dell’Anello mi ha fatto venire la voglia di continuare a scrivere una storia che già avevo in mente da anni; spero vi possa piacere e non rechi disturbo/dispiacere a nessun fan della saga. Mi sono basata sui film per facilitarmi la trama.

Grazie a tutti coloro che la leggeranno senza insultarmi! Per il personaggio di Aranel, ho deciso di usare come prestavolto Astrid Berges Frisbey, che molti conosceranno come la sirena del quarto film di Pirati dei Caraibi. Eccola qui: https://www.google.it/url?sa=i&rct=j&q=&esrc=s&source=images&cd=&cad=rja&uact=8&ved=0CAcQjRxqFQoTCPvW-aPq5ccCFYW_FAodRUwJDQ&url=http%3A%2F%2Fgleethefutureofusfanfiction.wikia.com%2Fwiki%2FFile%3A600full-astrid-berges--frisbey-Hollywood_female_stars_picpile.jpg&psig=AFQjCNHN5ehTtYbE3aENTmTkuSJkKYS3mw&ust=1441746456877642 

Buona lettura!



Gli Hobbit

 

 

“Hai mai visto uno Hobbit?” gli aveva chiesto la raminga.

“Uno solo, non molto tempo fa”

Gli occhi di Aranel si erano illuminati: era sempre stata curiosa, soprattutto riguardo a tutte le specie presenti nella Terra di Mezzo. Non aveva mai visto gli Hobbit, sebbene negli ultimi tempi cominciassero a correre voci a loro riguardo.

“Davvero?” domandò ancora.

Legolas le sorrise, annuendo. Di solito la raminga era sempre stata interessata ai suoi racconti, ma quella volta gli parse diverso, come se quello che si apprestava a raccontarle fosse la cosa più bella al mondo.

“E’ vero quello che ho sentito? Sono davvero più bassi dei nani?”

“Sì; a prima vista, può sembrare un bambino”

“Com’era?”

“Era un maschio, penso sulla cinquantina di anni; capelli rossicci, mossi, occhi marroni. Non portava le scarpe, penso che i loro piedi li proteggano senza bisogno di altro”
“Avevo sentito anche questo! Perché l’hai visto?”

 “L’ho visto ai piedi della Montagna Solitaria, sebbene poi sia venuto a conoscenza che era stato lui a far fuggire Thorin Scudodiquercia ed i suoi compagni dalle nostre celle”

“Thorin Scudodiquercia? Il Re sotto la Montagna?” domandò Aragorn, mostrandosi improvvisamente interessato.

Legolas annuì, cominciando a raccontare. Quella fu la prima volta che Aranel udì la storia di Bilbo Baggins, Thorin Scudodiquercia, dei loro dodici compagni nani e della battaglia delle cinque armate; fu da quel momento che il suo desiderio di incontrare degli Hobbit nacque, crescendo ogni giorno di più.

 

 

Quando gli Hobbit erano entrati dal Puledro Impennato, i due raminghi in un primo momento pensarono si trattasse solo di bambini, proprio come avevano detto sia Legolas che Gandalf. Solo osservandoli meglio, si resero conto di chi avevano davanti, finalmente. 

“Sono loro” sussurrò Aragorn.

Aranel annuì, non staccando gli occhi di dosso da nessuno di loro. Gandalf aveva parlato di due hobbit, fra cui il nipote di Bilbo Baggins, ma nella taverna ne erano entrati quattro. Due di loro sembravano essere molto preoccupati e pensierosi, mentre gli altri due, entrambi coi capelli rossi, avevano fin da subito cominciato a divertirsi bevendo birra.

“Ci stanno guardando” osservò la raminga. I due fratelli si erano posizionati in un angolo della taverna, fra la finestra ed il camino, incappucciati nell’ombra. Almeno loro tentavano di non dare nell’occhio, cosa a cui gli hobbit invece non stavano minimamente pensando.

“E chiedono di noi” continuò il fratello, osservando l’unico hobbit con i capelli scuri rivolgersi al titolare della taverna, indicandoli.

 

Tutto accadde molto in fretta: uno degli hobbit, seduto al bancone e visibilmente su di giri, esclamò il vero nome dell’hobbit dai capelli scuri: Baggins, Frodo Baggins. Era lui, allora, colui che aveva l’anello! I due raminghi cominciarono ad osservarlo con occhi diversi, mentre Frodo si dirigeva verso il compagno, gridando il suo nome,“Pipino!”, come se volesse avvertirlo di non parlare ancora. Nel strattonarlo, Frodo cadde a terra, ma non fu quello che i due raminghi osservarono. L’anello, l’unico anello, era volato in aria, finendo poi sul dito di Frodo, facendolo scomparire.

I due fratelli si alzarono subito in piedi, ansiosi, ed Aragorn, più bravo della sorella nel seguire le tracce, nonostante il piccolo hobbit fosse invisibile, riuscì a captarne la presenza, seguendolo. Quando lo hobbit ricomparse, il ramingo lo prese con sé e, seguito dalla sorella, lo condusse nella loro stanza.

“Che cosa volete?” domandò lo hobbit.

“Che siate più attento, non è un gingillo quello che portate!” esclamò Aragorn, cominciando a spegnere tutte le candele intorno a loro.

“Io non porto niente!” lo hobbit sembrava, stranamente, almeno agli occhi di Aranel, molto coraggioso.

“Ma davvero?” domandò la raminga, con sarcasmo.

“Noi possiamo evitare di essere visti, se lo desideriamo. Ma sparire del tutto è un dono raro” continuò l’uomo, togliendosi il cappuccio. Fece un cenno alla sorella e lei obbedì all’ordine silenzioso, mostrando anche il suo volto; probabilmente lo hobbit in quel modo si sarebbe fidato di più di loro.

Rumori di passi veloci fecero voltare entrambi i raminghi verso la porta, ma i due rinfoderarono subito la spada: erano solo gli altri tre hobbit. “Sei coraggioso, piccolo hobbit” commentò Aranel, sorridendogli.

“Non possiamo più aspettare lo stregone; stanno arrivando” esclamò suo fratello, rivolto più a Frodo che a lei.

Aranel sapeva bene a chi si stesse riferendo e, poco tempo dopo, l’avrebbero spiegato anche ai piccoli hobbit: i Nazgul, antichi re del passato, a cui Sauron l’Ingannatore aveva donato nove anelli del potere e che ora erano schiavi della sua volontà. “Nè vivi né morti, sentono la presenza dell’anello, sono attirati dal suo potere; non smetteranno mai di darti la caccia, Frodo”.

 

All’alba lasciarono Brea, alla volta di Gran Burrone; il cammino sarebbe stato lungo per gli hobbit ed i raminghi sperarono che niente disturbasse il loro piccolo viaggio. 

Per tutto il giorno di cammino Aranel ebbe modo di conoscere meglio quelle piccole creature, soprattutto Merry e Pipino, i due hobbit più chiacchieroni. Nonostante le loro strane e poco salutari abitudini alimentari, che comprendevano il doppio dei pasti, la raminga cominciò a rallegrarsi, insieme a loro. 

“Verrete mai alla Contea, mia lady?”

“Non sono una lady, Pipino” lo corresse Aranel, sorridendogli “Mi piacerebbe molto visitare la Contea, un giorno”

“Potrei farvi da guida! Vi condurrò nelle migliori taverne, nei..”

“Certo, così ti ubriacheresti e non potresti più mostrarle nulla!” lo interruppe Merry, tirandogli una lieve gomitata. “Sarei più adatto io, come guida!”
“Tu? Ma fammi il favore!”

“Sarò lieta di essere scortata da entrambi, quando sarò nelle vostre terre”

Aranel si fece raccontare della Contea e si meravigliò di come i quattro hobbit ne parlassero, soprattutto Sam: “La Contea è casa nostra; non la cambierei con nulla al mondo”. Fu questa la frase che fece riflettere la raminga: lei non aveva mai avuto una vera e propria casa o comunque non si era mai sentita davvero a casa sua. Pensò che doveva essere una bella sensazione avere un posto in cui tornare, in cui sentirsi amati.

 

 

Calato il Sole, i cinque si accamparono. Aragorn dette delle armi agli hobbit, nel caso ci fossero stati pericoli, e poi si rivolse alla sorella. “Cerca di riposare un po’, io do un’occhiata in giro”.

 

“Siete stanca?” le aveva domandato Sam, al suo terzo sbadiglio. La raminga non dormiva da più di un giorno ed era decisamente stanca e priva di forze, ma risposte comunque di no. 

“Potete riposare un po’ gli occhi; resteremo noi a fare la guardia!” esclamò Pipino.

Aranel gli sorrise, quello hobbit le faceva tenerezza.

“Siamo in quattro, se dovessimo sentire qualcosa, la sveglieremo subito” continuò Merry. La raminga vide Sam e Frodo annuire, mentre lei sbadigliava ancora. In fondo, un po’ di riposo non avrebbe fatto male a nessuno e, comunque, se fosse arrivato qualcuno l’avrebbero avvertita.

“Vi ringrazio; tenterò di riposare un po’” 

 

La raminga si pentì della sua decisione non appena si destò, a causa delle urla di Frodo “Spegnete il fuoco, spegnetelo!”

I tre hobbit, mentre anche Frodo dormiva, avevano avuto la brillante idea di accendere il fuoco per cucinarsi la cena; fuoco e urla avevano sicuramente attirato l’attenzione di qualcuno. 

Aranel sgridò gli hobbit, ma non ebbe tempo di continuare ad urlare: i Nazgul stavano arrivando.

“Dietro di me, tutti!” urlò, sguainando la spada. Gli hobbit le obbedirono, prendendo in mano a loro volta le armi.

I Cavalieri Neri non tardarono ad arrivare: per fortuna, pensò, Aranel, erano soltanto in tre. La raminga urlò, lanciandosi contro di loro; riuscì a tenerli testa, fin quando non udì delle urla dietro di sè. Altri due Nazgul avevano attaccato gli hobbit e Sam, Merry e Pipino erano già stati, ovviamente, allontanati dall’unico obiettivo di quei mostri: Frodo, l’anello.

Distratta, Aranel fu colpita da uno di loro, battendo la testa su un grande masso poco distante da lei. Frodo, nel frattempo circondato ed impaurito, si mise l’anello.

Non appena scomparse, Aranel urlò ancora, rimettendosi in piedi. “Frodo, no!”. Un Nazgul le andò incontro, seguito subito da un altro; nelle condizioni in cui si trovava, ferita e stanca, Aranel non riuscì ad oltrepassarli per raggiungere lo hobbit. “Frodo, ti vedono! Ti vedono!” continuò ad urlare la raminga, invano.

 

Riuscì a vedere tutto: mentre oltrepassava i due Nazgul, quello che si trovava di fronte a Frodo lo colpì, infilzandolo con la spada. “No!” urlò la raminga, mentre lo hobbit ricompariva, urlando di dolore, ma ancora con l’anello fra le mani.  Aranel si scagliò contro il cavaliere nero che aveva attaccato Frodo, distraendolo. 

La raminga notò che uno dei Nazgul aveva preso fuoco e, voltandosi, guardò suo fratello con una torcia infuocata in mano, intento a far fuggire i cavalieri.

“Aranel!” urlò, e la raminga capì. Le lanciò la torcia e la ragazza la prese al volo, per poi scagliarla contro il Nazgul che aveva attaccato lo hobbit, che continuava ad urlare dietro di lei, sebbene nel frattempo fosse accorso Sam.

I due raminghi, grazie al fuoco, riuscirono in fretta a far fuggire i cavalieri neri, ma la cosa non li rincuorò affatto. Aranel si sentì in colpa, per tutto quello che era accaduto: si era addormentata, fidandosi di quattro hobbit, e non era stata capace di tenere testa a soli cinque Nazgul, facendo ferire Frodo.

“E’ stato colpito con un pugnale Morgul” esclamò Aragorn, inginocchiandosi accanto allo hobbit. Aranel non disse nulla.

“Occorre una medicina elfica!” continuò suo fratello, prendendo sulla spalla Frodo e cominciando a correre.

La raminga era l’ultima della fila; avrebbe potuto correre più velocemente degli altri tre hobbit, ma voleva assicurarsi che almeno loro fossero al sicuro e presenti.

 

Si erano fermati dopo poco strada. Gran Burrone era troppo distante, questo lo sapevano persino i tre hobbit. Ad ogni urlo di Frodo, Aranel si sentiva sempre peggio. Non aveva mai desiderato così tanto di piangere in tutta la sua vita: era stata colpa sua.

“Dici che morirà?” le domandò Pipino, ma lei non aveva la forza di rispondergli. Si allontanò, facendo luce con il fuoco che era rimasto, sperando che gli altri cavalieri neri non fossero attratti dalle urla de lo hobbit.

“Sta entrando nel mondo dell’ombra; presto diventerà uno spettro come loro” rispose il ramingo.

“Sono vicini!” esclamò Merry, quando tutti udirono le urla dei Nazgul. 

“Aranel, Sam!” la raminga, seppure ancora scossa e sul punto di crollare, si avvicinò al fratello. 

“Foglia di Re” queste tre parole ad Aranel bastarono. Sapeva a cosa si stesse riferendo suo fratello: un’erba che avrebbe rallentato l’avvelenamento. Quando Aragorn spiegò anche a Sam cosa intendesse, i tre si misero alla ricerca. Solo quando i due raminghi finalmente la trovarono, insieme, furono colti da una piacevole sorpresa.

“Arwen!” esclamò Aranel, sorridendole. Le sembrò la creatura più bella del mondo, sebbene la conoscesse da anni.

“Cosa vedo, due raminghi colti alla sprovvista?”

Arwen era figlia di Re Elrond e per Aranel, lei era come una sorella. Erano cresciute insieme, sebbene Arwen avesse molti più anni della raminga. Arwen aveva insegnato ad Aranel a riconoscere tutte le erbe, le piante, tutto ciò che avrebbe potuto curare da ferite e veleni; le aveva insegnato, con suo padre e i suoi fratelli, come comportarsi nei vari reami, come rivolgersi ai re, ai cavalieri e, quando occorreva, come usare la sua femminilità a suo vantaggio.

Per Aragorn, invece, Arwen era molto di più che una semplice amica.

Sotto gli occhi sbalorditi dei tre hobbit, che osservavano per la prima volta un elfo ed udivano parole elfiche che non comprendevano, la principessa di Gran Burrone caricò Frodo sul suo cavallo, per poi partire in fretta.

Solo in quel momento Aranel si sentì più leggera e si lasciò andare, inginocchiandosi e cominciando a piangere. Si sentì tremendamente in colpa ed allo stesso momento una stupida, per quella reazione, ma non riuscì a trattenersi.

Aragorn le si inginocchiò accanto, stringendola fra le braccia. “Ce la farà, Arwen è veloce”

“E’ tutta colpa mia”
Il ramingo le carezzò i capelli. “Non è vero”
“Non mentirmi”
Aragorn sciolse l’abbraccio, in modo da osservare sua sorella. “Eri sola, stanca, contro cinque cavalieri neri e con quattro hobbit da proteggere; non è stata colpa tua”

“Frodo è ferito”

“Guarirà”

“Se fossi stata più attenta, più veloce..”

“Sai bene quanto me che non avresti potuto ucciderne neanche uno. Il fuoco è l’unica arma che li allontana, in queste situazioni”
“E tu l’hai portato; ti sei anche ricordato delle Foglie di Re”
Il ramingo alzò gli occhi al cielo. “Ascoltami bene, perchè lo ripeterò ancora una volta: non è stata colpa tua”

“E’ vero, mia signora! Siete stata bravissima!” esclamò Pipino, facendo voltare la raminga verso gli hobbit. “Se non ci foste stata, a questo punto saremmo tutti morti” 

“Vi ho vista combattere: siete grandiosa!” continuò Merry, mentre Sam annuiva.

“Come puoi non fidarti delle parole di due piccoli hobbit?” le domandò il fratello, facendola alzare. “Non c’è bisogno che io ti rammenti quante battaglie hai vinto, no?”
Aranel scosse il capo, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.

“Bene” il fratello le baciò la fronte “Andiamo, gli elfi ci aspettano”

 

 

Nei seguenti giorni di cammino i due raminghi si resero conto che era vero quanto Gandalf aveva raccontato loro sugli hobbit: potevano anche sembrare testardi e poco amichevoli, ma quando imparavi a conoscerli meglio erano socievoli, divertenti e curiosi. Gli hobbit fecero molte domande ai due fratelli, soprattutto riguardanti gli elfi, ed i due raminghi tentarono di prepararli a quello che stavano per vivere, raccontandoli di Gran Burrone e di Re Elrond.

Gli hobbit furono sorpresi di come i due raminghi furono accolti alla corte del re degli elfi: sembrava che tutti li conoscessero, e tutti li salutavano ed abbracciavano, come se fossero vecchi amici. 

“Noi siamo cresciuti fra gli elfi, Sam” esclamò la raminga, notando l’espressione confusa dello hobbit.

“Dagli elfi? Qui?”
“Non propriamente qui, ma a Lothlòrien. Re Elrond e la sua famiglia ci hanno accolto come se fossimo come loro”

“E lo siete, mia piccola Aranel” esclamò la voce del signore degli elfi, facendo voltare tutti i quanti verso di sè.

I due raminghi fecero un inchino, mostrando rispetto al sovrano, e furono imitati dagli hobbit, che però non spostarono neanche per un momento lo sguardo dal Re.

Aranel fu la prima ad abbracciare Re Elrond; dopotutto, per lei, era stato come un padre. 

“E così sono questi gli altri giovani hobbit di cui mi ha parlato Gandalf”

“Gandalf?” domandò Sam.

“E’ qui?” chiese invece la raminga, sperando in una risposta positiva.

Il Re annuì, sorridendo verso la raminga; sapeva bene quanto lei tenesse allo stregone e da quanto tempo desiderasse di rivederlo.

“E’ con l’hobbit che è arrivato con mia figlia”

“Come sta Padron Frodo?” domandò ancora Sam, con occhi pieni di speranza.

“Sopravvivrà, giovane hobbit. E’ ancora addormentato, ma non credo manchi molto al suo risveglio. Volete vederlo?”

Tutti e tre gli hobbit esclamarono “Sì!”, quasi esultando.

Elrond rivolse un sorriso divertito ai due raminghi, prima di voltarsi per condurre tutti da Frodo.

 

Aranel fu felice di vedere sia che Frodo stesse effettivamente meglio, sia il suo amico stregone, che sorrise a tutti i nuovi arrivati, sebbene poi avesse dovuto sgridare gli hobbit che avevano cominciato a fare troppo baccano.

“Non vorrete svegliarlo!” 

“Scusaci, Gandalf, è solo che è così bello rivederlo!” esclamò Pipino, mentre gli altri due hobbit annuivano, sedendosi accanto al letto di Frodo, ancora dormiente.

“E’ una gioia rivedervi, figli di Arathorn” esclamò lo stregone, mettendosi in piedi.

“E’ passato tanto tempo, Gandalf” disse Aragorn, sorridente.

Lo stregone aprì le braccia, stringendo a sé entrambi i raminghi. Aranel si sentì, finalmente, più leggera e sollevata, oltre che felice.

 

Dopo aver raccontato com’erano andate le vicende con i Cavalieri Neri, Aragorn si congedò; sua sorella sapeva bene da chi il ramingo stesse andando.

Gandalf, invece, dopo aver ancora una volta detto agli hobbit di abbassare la voce per non disturbare Frodo e di tenerlo comunque d’occhio, in sua assenza, disse ad Aranel che l’avrebbe condotto a conoscere qualcuno.

 

La ragazza non poteva credere ai suoi occhi.

“Bilbo Baggins, ti presento Aranel”

La raminga fece un inchino, ma non poté fare a meno di sorridere, tornando a guardare lo hobbit di cui aveva tanto sentito parlare.

“E’ un onore conoscerla, signor Baggins”

“Piccola mia, chiamami pure Bilbo! Sedetevi voi due!”

Obbedirono allo hobbit. “Devi sapere, Bilbo, che Aranel conosce bene la storia della tua avventura ad Erebor”
La raminga annuì, ancora incredula. Bilbo era visibilmente vecchio, ormai, eppure guardandolo non poteva fare a meno di pensare a tutto quello che aveva vissuto insieme ai nani, a come aveva affrontato quel viaggio, e poi il drago.

“Aranel, vuoi chiedere qualcosa al mio caro vecchio amico?” le domandò lo stregone, sapendo già la risposta.

“Chiedi pure, piccola!” esclamò lo hobbit, sorridendole.

La raminga annuì. “So che probabilmente l’ha già raccontata molte volte, ma mi piacerebbe tantissimo ascoltare la storia da voi stesso, Bilbo”

Il sorriso di Bilbo si fece più largo ed i suoi occhi cominciarono a brillare. “Mia cara, mi farebbe tantissimo piacere!”

Aranel ascoltò la storia come se fosse la prima volta, restando meraviglia ad ogni nuovo particolare, ad ogni nuovo dialogo che non aveva mai udito prima. Bilbo, a sua volta, fu contento nel vedere gli occhi della ragazza mentre raccontava la sua avventura, bramosi di scoprire di più. Fu un pomeriggio che la raminga non avrebbe mai dimenticato. Ringraziò Bilbo per il racconto, mostrandogli rispetto ed ammirazione, prima di lasciarlo riposare.

“Grazie, Gandalf” esclamò la raminga, quando fu di nuovo sola con lo stregone. 

“Di niente, Stella del Re”

 

Frodo Baggins si svegliò il giorno dopo, in tempo per il Consiglio che Elrond avrebbe tenuto quel pomeriggio stesso.

Non appena lo seppe, Aranel si recò dallo hobbit, trovandolo circondato dagli altri suoi tre amici.

“Mia signora!” la salutò per primo Pipino. Aranel gli sorrise, ma subito dopo posò i suoi occhi su Frodo.

“E’ bello rivederti, Frodo”

“Lo è anche per me” le sorrise di rimando lo hobbit.

La ragazza si avvicinò, osservandolo meglio: stava decisamente meglio, aveva ripreso colore e la ferita era ormai un brutto ricordo, ed una grande cicatrice.

“Mi dispiace non essere stata capace di proteggerti, l’altra notte. Se me ne darai possibilità, in futuro, cercherò di rimediare”

Frodo le sorrise ancora. “Grazie” 

 

 

Il Consiglio di Elrond si sarebbe tenuto entro poche ore ed Aranel sapeva bene ciò che lo avrebbe preceduto: l’arrivo dei rappresentanti di ogni regno a Gran Burrone. Vide con i suoi occhi l’arrivo dei nani, pensando che tra di loro ci sarebbe stato anche Gloin, compagno di viaggio di Bilbo; sorrise, cercando di indovinare chi fosse fra tutti quei nani. Le sembrarono tutti uguali, con la stessa faccia imbronciata e la lunga barba incolta.

 

Poi fu il turno di Gondor e la raminga notò subito Boromir, figlio di Denethor, sovrintendente di Gondor. Lui non si accorse di lei, troppo impegnato a guardarsi attorno; probabilmente per lui quella era la prima volta al cospetto degli elfi.

 

Aranel sapeva che ormai mancavano solo gli elfi di Bosco Atro e, mentre attendevano il loro arrivo, non riuscì a trattenere il suo cuore dall’accelerare.

Sapeva bene che Thranduil non avrebbe mai lasciato il suo Reame Boscoso, soprattutto non avrebbe voluto mostrare il suo viso dopo che si erano lasciati sfuggire Gollum.

Arrivarono una decina di cavalli bianchi con guerrieri elfi, facendo meno rumore di tutti quelli che erano giunti fino a quel momento. Fra quelli, Aranel riconobbe subito il principe di Bosco Atro. 

Non era cambiato, in quei nove anni. Scese da cavallo, cominciando ad osservare la corte di Re Elrond e, prima che potesse alzare il capo e notare la raminga, lei si nascose.

 

Legolas si offrì subito di andare a presenziare al Consiglio di Re Elrond, quando la notizia arrivò a Bosco Atro. Sebbene suo padre volesse restare rinchiuso dentro il suo Reame, per lui non era lo stesso; voleva vedere l’unico anello, voleva sentire quello che tutte le stirpi avrebbero deciso a riguardo.

Voleva rivedere Aranel, sperando di trovarla alla corte del suo padre adottivo.

  
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