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Autore: la luna nera    11/09/2015    4 recensioni
La giovane Rose Morrison riceve dalla prozia Jacqueline, venuta a mancare alla rispettabile età di 107 anni, una strana eredità che non consiste in denaro o gioielli, ma in qualcosa di ancora più prezioso. Di cosa si tratta nessuno ancora lo sa e starà proprio a Rose arrivare a scoprirlo intraprendendo un cammino costellato di numeri, simboli e significati nascosti. Scoprirà anche il segreto della prozia che l'ha resa quasi una mezza strega agli occhi di molti. Accanto a lei il fidato zio Albert e l'irriverente quanto affascinante James Bradley.
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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James si presentò a casa di Rose chiedendo di poterla incontrare con l’espediente di alcune novità letterarie di suo interesse.  La governante gli negò l’accesso secondo quanto ordinato dai padroni e ne nacque una piccola discussione fra i due che fu “casualmente” captata da Helen.
“Mr Bradley! Che piacere ricevervi.” Scese con eleganza la scalinata e raggiunse i due. “Ritiratevi pure Marianne, penso io all’ospite.” Gli regalò un sorriso smagliante.
La governante obbedì e rimasero soli, proprio quello a cui puntava James che non volle perder tempo e si lanciò in una serie di sviolinate finalizzate a non essere allontanato e poter incontrare Rose. Si profuse in un profondo inchino baciandole il dorso della mano. “E’ un grandissimo onore essere ricevuto personalmente da voi Helen.”
La ragazza si sentì incendiare, non aveva mai fatto mistero del suo debole per il giovane e infatti non perdeva occasione di accompagnare la madre quando si recava nella loro tipografia/libreria alla periferia di Londra. “L’onore è tutto mio, sir. A cosa devo il piacere della vostra visita?”
“Ho delle novità… Abbiamo alcuni romanzi fantascientifici che credo possano interessare a voi, alla vostra cortese madre e… a vostra sorella Rose.” Da bravo farfallone sapeva bene come lavorarsela. E sfoderò uno dei suoi sensuali sguardi da Don Giovanni.
Helen senti vibrare tutti i muscoli del suo corpo, gli regalò un sorriso a metà fra l’inebetito e il compiacente. “Oh, siete venuto fin qui per noi? Sono lusingata dal vostro gesto…. Venite, accomodatevi.”
Porse il braccio al ragazzo perché la seguisse nella sala presso la veranda chiedendo alla cameriera di avvisare la madre, la sorella e di preparare del the.
Prima di scomparire dietro lo stipite della porta, James scorse l’esile figura di Rose affacciarsi dalla balaustra del piano superiore, la guardò con intensità cercando di farle capire che era lì per vederla, non per fare le fusa a sua sorella. Era preoccupato per lei, per quello che poteva esserle occorso da indurla a farsi segregare in casa rifiutando qualsiasi contatto con l’esterno. Tornò al presente grazie all’euforia di Helen che lo fece accomodare nel divanetto a due posti senza mai lasciargli il braccio libero e senza mai staccare gli occhi dal suo viso. Era una bellissima ragazza, forse ben più di Rose e non le mancavano certo i pretendenti. James non era per niente insensibile al suo fascino e spesso ne decantava le qualità estetiche quando la ragazza si presentava nella sua libreria di sovente frequentata dalle giovani fanciulle che pendevano dalle sue labbra e che credevano a tutte le storie di viaggi nelle località più disparate del pianeta.  Adorava vedere frotte di femmine ai suoi piedi, belle o meno belle che fossero, e quando si accorgeva che prendevano per oro colato anche la cosa più assurda proferita dalle sue labbra, si divertiva come un matto nel prendersi gioco della loro stupidità. Con Rose invece niente di tutto questo sarebbe mai successo e lo sapeva bene. Era intelligente come poche e questa sua caratteristica lo aveva colpito tantissimo.
Pochi istanti dopo la signora Catherine Morrison fece il suo ingresso nel salottino debitamente adornata di gioielli, seguita dalla governante che portava il the; poi vide comparire il volto pallidissimo di Rose. James avvertì un tuffo al cuore nell’incrociare il suo sguardo, se non fosse stato certo che si trattava di lei, avrebbe stentato a riconoscerla: i suoi occhi erano spenti, non c’era la scaltrezza e la sicurezza che la caratterizzavano, le sue labbra sembravano tremare così come tutta la sua figura. La madre la esortò a tornarsene nella sua stanza, ma Rose preferì restare lì ad ascoltare ciò che mr Bradley era venuto a proporre. In realtà degli ultimi romanzi di fantascienza prossimi alla pubblicazione non gliene importava un bel niente, era divorata dal desidero di rivelare a qualcuno ciò che aveva visto, sperava di togliersi quel peso che la opprimeva e che le aveva fatto perdere la serenità. Aveva bisogno di capire se ciò che aveva visto poteva nascondere qualche significato arcano, desiderava ardentemente parlarne con qualcuno che condivideva il segreto e che non la prendesse per pazza. Anche se quel “qualcuno” era James Bradley. Doveva assolutamente escogitare il modo di poterne parlare con lui lontano da orecchie indiscrete.
La governante versò il the in quattro eleganti tazze che sistemò con garbo sul tavolino assieme a dei biscotti dall’aria invitante.
“Dunque sir, siete venuto appositamente per illuminarci con le ultime novità letterarie… Ditemi dunque, vi ascolto.”
James posò la tazza dopo averne gustato il contenuto. “Stiamo per mandare in ristampa La guerra dei mondi corredata da fantastiche illustrazioni a colori. Posso assicurarvi milady che sono assolutamente impressionanti. E poi dovremmo a breve ricevere il nuovo lavoro di Timothy Baxter, un autore esordiente ma molto promettente che si intitola Gli spiriti del cielo.”
Al suono di quelle parole Rose fu come destata dal torpore, il sangue riprese a scorrere in ogni parte del suo corpo ridonandole gradualmente il perduto vigore. Si voltò verso l’ospite fissandolo incessantemente, mentre lui continuava a blaterare di esseri a bordo di navicelle spaziali o mostri impressionanti che popolavano libri e romanzi. Possibile che quell’opera avesse proprio il titolo così simile a ciò che aveva visto? Era forse l’ennesima coincidenza? O lui l’aveva fatto apposta inventandolo di sana pianta? Quel Timothy Baxter lei non l’aveva mai sentito nominare prima di allora, chi diavolo era e da dove gli era uscita l’idea di scrivere un romanzo con quel titolo? Fissava James nella speranza che rivelasse qualche dettaglio in più, moriva dalla voglia di prenderlo in disparte e tempestarlo di domande. Aveva una rinata grinta interiore, quella voglia di scoprire che l’aveva abbandonata da quella sera e indirettamente lo doveva alla visita di mr Bradley e dei suoi discorsi su esseri extraterrestri che tanto appassionavano sua madre. Ma il ragazzo non pareva accorgersene, il calo di attenzione nei suoi confronti era notevole, James attimo dopo attimo si lanciava in romantiche sviolinate indirizzate alla sorella, perciò Rose si alzò con leggera stizza chiedendo il permesso di ritirarsi. Fu solo allora che il ragazzo si sentì un emerito stupido, comprese di essersi lasciato un po’ troppo andare, complici anche le fusa di Helen che lo avevano catturato. Era venuto in casa loro per vedere Rose e tentare di scoprire cosa le era accaduto, invece era finito per fare tutt’altra cosa. Ed ora lei se ne stava andando. Informò i suoi familiari di aver intenzione di fare una passeggiata all’aria aperta, in fondo era rimasta reclusa in casa a lungo ed espresse il desiderio di godere degli ultimi giorni di bel tempo prima di piombare nel piovoso autunno. In realtà voleva recarsi dallo zio Albert per raccontargli tutto, cosa che da tempo le premeva fare, ma non aveva mai trovato lo slancio necessario da disobbedire. Sua madre non oppose resistenza, tanto era assorta nell’ascoltare James; di Helen poi non ne parliamo! Aveva mr Bradley tutto per sé e non doveva dividerselo con le altre frequentatrici della libreria, ciò che sua sorella diceva non le interessava proprio. Rose dunque lasciò la stanza non prima di aver salutato per mera educazione ed aver lanciato un’occhiataccia all’ospite. Questi fu colto un po’ alla sprovvista dalla reazione della ragazza, ma ne fu felice in quanto iniziava a rivedere la Rose che aveva conosciuto, con quella schiettezza e furbizia che l’avevano colpito. Aveva in parte raggiunto il suo scopo.
 
Percorrendo la strada di campagna all’ombra di imponenti alberi le cui foglie iniziavano a tingersi dei caldi colori autunnali, Rose non poté fare a meno di constatare che l’aria fresca e la carezza del vento le erano mancati tantissimo, che quei lunghi giorni segregata in camera sua si erano rivelati solo controproducenti, che isolandosi a quel modo la soluzione al rompicapo connesso al testamento si allontanava passo dopo passo. Naturalmente quel riposo forzato le era stato imposto dai genitori preoccupati per il suo stato di salute, ignari di tutto quello che la loro figlia più giovane stava vivendo da quando la prozia Jacqueline era passata a miglior vita.
Il cottage dello zio Albert apparve come un miraggio fra gli alberi, non appena lo scorse la ragazza provò un senso di liberazione e si sentì notevolmente sollevata: finalmente poteva raccontare ad una persona fidata ciò che celava nel suo cuore da giorni.
Trovò il parente sotto uno strano marchingegno simile alle avveniristiche autovetture che invadevano giorno dopo giorno la città; l’uomo accolse la nipote con un luminoso sorriso che rispecchiava totalmente il suo stato d’animo.
Quel chiacchierone di James c’era riuscito!
Era felice di rivederla dopo i lunghi giorni di silenzio che lo avevano fatto preoccupare non poco. “Non hai idea, mia cara, di quanto sono stato in pena non vedendoti.”
“Mi spiace, mi spiace davvero zio.” Fece una breve pausa. “Infatti sono venuta qui per parlarvi di quello che mi ha tenuta lontana.”
“Mhm, capisco. Ne hai già parlato anche con James per caso?”
“No.” Colse una punta di stizza nel tono della sua voce. “ Mr Bradley è venuto a casa nostra poco fa ed ha iniziato ad adulare mia sorella Helen.”
“Da come ne parli, sembri gelosa….”
“Cosa?! Per carità, non pensatelo neanche!” Incrociò le braccia mostrandosi lievemente offesa. “La colpa è sua perché all’inizio mi aveva lasciato intendere di essere venuto per me, invece ha dimostrato tutt’altro!”
“Beh, in effetti ha mascherato il vero scopo della sua visita con la scusa di proporre a tua madre alcune novità letterarie sfruttando il debole che la cara Helen ha nei suoi confronti.”
“Il solito farfallone.. Bah, lasciamolo alle sue smancerie, ho altro da riferirvi.”
“Ma certo, dammi solo cinque minuti per ripulirmi le mani e chiacchieriamo davanti ad una buona fetta di torta.”
“A cosa state lavorando?”
“Ho intenzione di costruirmi un’autovettura come quelle che vanno di moda ora. Se ci sono riusciti quei tipi Tedeschi, posso farlo anche io, non credi?”
Si fece sfuggire un sorriso. “Spero che mi portiate a fare un giro non appena questa cosa funziona.”
“Sarai la prima.” Si asciugò le mani dopo averle liberate da quella robaccia nerastra derivata dallo pseudo motore a cui stava lavorando. “Prego, accomodati pure, mia cara.” Fece accomodare la ragazza al tavolino situato nella veranda calda e luminosa porgendole un piattino su cui aveva adagiato un’invitante fetta di torta. “Allora piccola, che ti è successo?”
Rose ingoiò una pezzetto e posò la forchettina. “Ho visto due esseri comparire all’interno di una nuvola. Era appena tramontato il sole… mi sono sentita come se una forza misteriosa mi avesse paralizzata e…”
“Speravo di trovarvi qui, Rose…” James irruppe nell’ambiente come un uragano, raggiunse i due avvicinandosi alla ragazza osservandola in viso. “Come vi sentite? Che vi è accaduto di così grave da ridurvi uno straccio?”
L’insofferenza verso il comportamento che James aveva tenuto nei confronti di Helen prese il sopravvento. “Innanzitutto straccio sarete voi, poi quando si entra in casa d’altri la buona educazione impone almeno un saluto. E voi avete esordito con ben altro interrompendo pure una signora che stava parlando.”
La guardò meravigliato piegando l’angolo della bocca in un piccolo sorriso compiacente. “Beh, posso comunque constatare che siete tornata quella di una volta.”
Per tutta risposta Rose mangiò un altro pezzetto di torta.
“Sedetevi James.” Albert fece cenno all’ultimo arrivato di prendere posto. “Rose stava iniziando a raccontarmi di una strana apparizione cui ha assistito alcune sere fa al tramonto.”
“Che genere di apparizione?”
“Non gli ho potuto dire altro perché qualcuno mi ha interrotta.” Gli lanciò un’occhiataccia.
Il giovane sospirò. “E va bene, vi chiedo scusa! Devo strisciare per terra come un verme e supplicarvi di continuare?”
“Io non sono mia sorella Helen, sir, non pensate di conquistare la mia fiducia facendo le fusa come un gatto.”
“Lo so bene, ditemi voi allora cosa devo fare!”
“Innanzi tutto….”
La voce di Rose si interruppe all’istante, si alzò in piedi muovendosi come un automa, i suoi occhi parevano di vetro e dalle sue labbra uscì un incomprensibile byddon gwedl sown.
“Che ha detto?!” James guardò Albert, poi Rose e di nuovo Albert.
Lo zio si avvicinò alla nipote. “Rose, mi senti? Avanti piccola, rispondi!”
Ma Rose era come ipnotizzata. Si mosse verso la porta della veranda che si affacciava verso ovest, proprio dove stava tramontando il sole. Portò le braccia in avanti aprendo le mani e porgendole in quella direzione, esattamente come quando si invita qualcuno ad abbracciarci.
Welkront Himmel ad Jhea, gwil waryd.”*
I due uomini si guardarono in faccia non capendoci niente. Poi i loro occhi furono catturati dalla luce proveniente da una nebulosità comparsa dal nulla all’interno della quale anche loro videro materializzarsi due figure antropomorfe. Invece di danzare nell’aria come l’altra volta, i due esseri meravigliosi iniziarono una conversazione con Rose che, inspiegabilmente, era in grado di esprimersi perfettamente in quello strano linguaggio. Il tutto durò una manciata di minuti durante i quali Albert e James restarono esterrefatti a debita distanza dalla ragazza.
Poi, come era apparsa, quell’eterea visione svanì. Rose restò in piedi per pochi istanti, dopodichè iniziò a tremare vistosamente e cadde in terra priva di sensi.
 



 
 
 
 
Ciao a tutti!
Qua una piccola punta di gelosia si fa spazio in mezzo ai mille interrogativi che ancora aspettano risposte. Comunque sia, Rose si è destata da quel torpore ed è tornata la ragazza grintosa che non sopporta certi atteggiamenti di James.
Di nuovo quei due misteriosi esseri (adesso conosciamo anche i loro nomi: Himmel e Jhea) si fanno vivi e questa volta vengono visti anche dagli altri che condividono il segreto.
Ci sentiamo la prossima settimana!
Un abbraccio
 
La Luna Nera
 
* Welkront Himmel ad Jhea, gwil waryd: Benvenuti Himmel e Jhea, vi aspettavo.
 
 
PS. Provate a dare un’occhiata alla pagina di emmastory, troverete cose interessanti da leggere!
Grazie!

 
  
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