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Autore: theseeker64    12/09/2015    1 recensioni
Il cavaliere Lautrec si è imbattuto in una terribile rivelazione: Lordran è intrappolata in un ciclo di eroi "Prescelti". Ora il suo obiettivo è trovare un modo di mettere fine a questa follia con l'aiuto di Quelana, Madre della Piromanzia, Patches la Iena e altri per risolvere questo eterno conflitto - e rompere il Ciclo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

In cima alla torre orientale degli Archivi del Duca, Solaire guardava il confuso residuo bianco e blu del sole; un vento freddo soffiava dalle oscure rovine di Anor Londo, facendo sventolare il suo Mantello del Sole dietro di lui. Gli occhi gli s’inumidirono nella visiera del suo elmo. Gli mancavano i raggi di luce dorata che scendevano dal cielo. Desiderava sentire ancora il calore del Sole; bere in nome della sua gloria; combattere sotto il suo sguardo attento e protettivo.  Eppure sapeva che erano le speranze di un folle - almeno fino a quando Logan non avrebbe fatto ulteriori progressi nei suoi studi - e che il Grande Freddo allargatosi su Lordran come una piaga era tutto ciò che lo attendeva su quella torre. Era l’unica cosa che lo avrebbe mai atteso ormai. Era venuto lo stesso a osservare; a sperare. La speranza era tutto ciò che di caldo era rimasto a Lordran.

“Cavalier Solaire,” la voce del suo scudiero gli giunse da dietro le spalle. Il ragazzo gli si avvicinò, s’inchinò e stette sull’attenti, in attesa di risposta.

“Cosa c’è, Henrik?” rispose Solaire, gli occhi ancora sul guscio vuoto della pallida luce nel cielo.

“Il Magnifico Chester è tornato con notizie dal Sud,” spiegò Henrik. “Chiede di parlare direttamente a Logan.”

Solaire si voltò finalmente verso il ragazzo, accigliandosi dietro l’elmo.  “Sa che nessuno può parlare a Logan,” e dopo una breve pausa, “Che è successo?”

Il suo scudiero si strinse nelle spalle. “Ha chiesto di Logan, nient’altro. Sono venuto da te, come mi è stato ordinato. Sta aspettando nel salone principale.”

“Bravo, Henrik. Sei stato saggio a non disturbare Logan,” disse Solaire, trattenendosi dall’aggiungere, avresti avuto terrore di ciò che avresti visto. “Parlerò con Chester immediatamente.”

Il ragazzo annuì, s’inchinò e scomparve giù nella scala a chiocciola dalla quale era arrivato. Solaire si voltò ancora una volta a guardare il sole blu, s’inchinò a esso con lo stesso rispetto che gli aveva mostrato il suo scudiero, e lo seguì.

Trovò il ‘magnifico’ Chester che passeggiava nel salone principale degli Archivi, le mani giunte dietro la schiena, ridacchiando tra sé e sé mentre passava da un dipinto all’altro. Solaire osservò l’uomo scendendo le scale della biblioteca, ridendo del suo abbigliamento. Quell’uomo era un guerriero, più o meno, e Solaire era dell’idea che ogni guerriero dovesse indossare la corazza più pesante disponibile che non impedisse i movimenti. Eppure davanti a lui c’era Chester, con il suo sporco cappotto scuro e i suoi pantaloni di pelle. Il suo ‘elmo’ era un fragile cappello a cilindro con la maschera di un giullare a coprire il viso dell’uomo. Quando Solaire l’aveva incontrato per la prima volta, pensava che la sorridente maschera dipinta fosse il suo volto.

Chester si voltò verso Solaire sentendolo arrivare, e la bocca da giullare della sua maschera rideva del cavaliere quando parlò “Chiedo del grande stregone, e mi si presenta il suo cane da salotto. Che peccato.”

“Tieni a freno la lingua, Chester,” lo ammonì Solaire, avvicinandosi all’uomo.

“Uno fa fatica a tenere a freno la lingua, no? Queste maledette strisciano tutto il tempo tra le nostre labbra,” disse Chester a bassa voce da dietro la maschera. “Alcune più maledette di altre, ovviamente.” Rise.

“Su questo mi trovi d’accordo,” disse Solaire, rivolgendo all’uomo uno sguardo severo. “Che notizie porti dal Sud? Cosa sta facendo l’Armata Vuota?”

Chester fece spallucce, tornando a guardare i dipinti sul muro. “Ciò che fa sempre l’Armata Vuota. Se ne stanno là fermi. Grugniscono. Sbuffano. Si grattano le palle, o almeno, il posto dove le avevano un tempo. Hah!”

“Non sprecare il mio tempo. Hai chiesto di Logan. Deve essere importante.”

Chester emise un suono da dietro la maschera che sarebbe potuto essere di delusione. “Sì. Dritto al punto come sempre, eh Solaire? Come fa uno a ficcarsi un così grosso palo su per il culo con così tanto dannato metallo a coprirlo?”

Le guance di Solaire arrossirono di rabbia. Se l’uomo che aveva di fronte non fosse stata la migliore spia che avevano, avrebbe considerato l’idea di sguainare la sua spada e sfidare il folle a duello proprio lì nel salone.

Chester rise. “Rilassati, cavaliere. Porto due notizie dal Sud. La prima,” si voltò, camminò per il salone e sollevò da una panca lungo il muro un prigioniero legato e incappucciato. “È questa. La seconda…beh, la seconda è il motivo per il quale volevo parlare a Logan di persona.”

Solaire fissò il prigioniero dell’uomo. Era basso e acconciato in abiti grigi logori e sudici. “Lui chi è?”

Lei è la preziosa ‘guardiana del fuoco’ che Logan voleva tanto incontrare. Non aveva detto nulla al suo cane preferito?” lo schernì Chester.

“Hai legato e incappucciato così una donna?” scattò Solaire indignato. “Non hai alcun onore? Liberala!”

Chester si strinse nelle spalle. “È di Logan ora. Liberala se vuoi, io cercavo di star fuori dai casini.” Afferrò la donna per il gomito e la spinse in avanti.

Solaire la prese e le levò subito il cappuccio. “Le mie scuse, madame,” disse una volta tolto. La donna non gli apparve come si era aspettato la mitica e leggendaria guardiana del fuoco. Era giovane, la pelle rosea e dolci occhi azzurri. I capelli, puliti e biondo ramato, erano raccolti in uno chignon dietro alla testa. Guardò Solaire e deglutì. Sembrava spaventata. “Non avete niente da temere ora, milady. Io sono il Cavalier Solaire, Guerriero del Sole. Siete in buone mani.”

“Se ciò che Logan cercava era qualcuno con cui chiacchierare, rimarrà un po’ deluso,” disse Chester. Portò un dito alla bocca della sua maschera e picchiettò. “Questa qui non ha la lingua.”

“Oh,” disse Solaire, imbarazzato. Rivolse alla donna un sorriso comprensivo. “Le mie scuse, milady. Vi…vi assicuro che il vostro trattamento fin ora non è stato ordinato né da me, né dal mio superiore, Logan. Forse vi posso offrire qualcosa da mangiare? O da bere? Il viaggio deve essere stato-”

“Vuoi che la donna ci preghi di tagliarle anche le orecchie, Solaire?” lo schernì Chester. “Non ha fame. Le ho offerto cibo in abbondanza durante il viaggio. Non sono un mostro. Lei è una guardiana del fuoco. Le fiamme sono il loro nutrimento. Offrile una torcia, se insisti a voler essere così tremendamente cavalleresco.”

Solaire guardò l’uomo e strinse il pugno, ma trattenne la lingua di fronte alla signora. Si sforzò di sembrare amichevole. “La seconda notizia, Chester, e poi vattene.”

“Voglio parlare con Logan.”

“No.”

Chester incrociò le braccia sul petto. “Quanto a lungo pensi che gli uomini tra queste mura continueranno a prendere ordini da un capo che non possono vedere? Si stanno stancando, cavaliere. Abbiamo radunato una forza di quasi un centinaio di uomini, eppure stiamo fermi ad aspettare, giorno dopo giorno mentre questo freddo infernale è sempre più crudele e sempre più freddo e i nostri nemici si ammassano fuori dalle nostre porte. Logan deve mostrarsi.”

“Logan sta studiando,” disse Solaire, e in parte era vero. Ciò che non disse all’uomo era che Logan molto probabilmente stava anche impazzendo. “Sta lavorando a un modo per liberarci da questo freddo infernale.”

“Sai cosa dicono gli uomini?” chiese Chester, spostando il peso sull’altro piede e facendo dondolare la sua balestra appesa dietro la schiena. “Alcuni dicono che Logan è morto. Altri che tu l’hai ucciso…altri dicono che ha lasciato Lordran, si è arreso, è scappato in un posto migliore. Un posto più caldo.”

“Ti assicuro che lui è qui,” disse Solaire, sempre più impaziente. “Ma non posso dire altro. Elaborerà presto un piano per contrastare l’Armata Vuota e cancellare il Grande Freddo. Non dubitare del suo genio. Dimentichi che è stato lui ad ammazzare il mostro senza scaglie che si aggirava in questo edificio e prenderne possesso. Fu lui a iniziare ad accettare rifugiati contro il freddo. Dagli tempo.”

“Ha meno tempo di quanto pensi, cavaliere,” disse Chester. “C’è aria di ribellione. Basterà che un solo uomo audace si faccia avanti per farla scattare.”

“E sei tu quell’uomo?” chiese Solaire, lasciando cadere la mano sull’elsa della sua spada.

Chester la guardò e rise. “Non oggi, cavaliere.”

“E allora dimmi le altre informazioni. Porterò la notizia a Logan immediatamente.”

Chester sospirò, esitò, ma poi disse, “Il corvo ha lasciato Lordran.”

Solaire rimase a bocca aperta sotto l’elmo. “Che cosa?

Una risatina venne dalla maschera di Chester. “Proprio così. Il corvo si è alzato un’altra volta in volo. L’ho visto con questi miei occhi. Avrei informato io stesso Logan di un tale miracolo, ma…immagino che anche il suo cane vada bene. Sì, il corvo ha volato. E forse la risposta alle nostre sofferenze si troverà negli artigli della bestia al suo ritorno. Se farà mai ritorno.”

“E avevi intenzione di tenere per te quest’informazione?!” scattò Solaire. “Dovrei decapitarti qui e ora per un simile tradimento!”

Chester rise. “Vai e corri dal tuo padrone, cane. Assicurati di specificare che è stato il Magnifico Chester a portare la notizia.” Si voltò verso la donna bionda e fece un inchino. “Addio per ora…milady,” disse con un’ultima risatina, si girò, e se ne andò tranquillamente.

Solaire lo guardò allontanarsi, scuotendo il capo. Odiava gli uomini come Chester, e in normali circostanze non avrebbe mai combattuto al loro fianco. Dall’arrivo del freddo, però, le circostanze erano diventate tutto tranne che normali. Si accorse che la donna lo stava fissando e ridacchiò nervosamente dietro il suo elmo. “Perdonatemi, milady. Ecco, mostratemi i polsi.” Sguainò la spada, tenendo conto del modo in cui sgranò gli occhi la donna mentre lo faceva, e tagliò le corde. “Ecco fatto. Vi assicuro che non tratterei mai una dama come l’uomo che vi ha portata qui. Avremmo voluto mandare qualcun altro al suo posto, ma le strade stanno diventando sempre più pericolose e lui, sfortunatamente, è un maestro nel passare inosservato.”

La donna lo fissò.

Solaire arrossì dietro al suo elmo quando si ricordò ancora una volta che lei non aveva la lingua. “Ah, sì, ehm…Immagino che Logan vorrà vedervi. Sono sicuro che appena vi avrà parlato, vi offrirà un bagno caldo e tutto ciò che desideriate. Venite, milady,” disse e le porse il gomito. La donna lo guardò come se non avesse mai visto quel gesto prima di allora. Solaire le prese il braccio e lo mise attorno al suo, sorrise, e la guidò verso la prigione.

La torre della prigione nell’ala orientale degli Archivi era, disgraziatamente, il luogo dove si trovavano le stanze di Logan. Solaire odiava la torre. I segni e le cicatrici di dolore e sofferenza erano su ogni freddo mattone dei suoi muri cilindrici. In più, l’enorme scalinata che scendeva a spirale verso il piano terra dove Logan risiedeva non era affatto corta, e ogni volta che Solaire la saliva o scendeva, si ritrovava sempre con il fiato corto. Mentre il cavaliere accompagnava la guardiana del fuoco verso la scaletta e la aiutava a scendere il primo piolo che li avrebbe condotti alla scalinata, notò il modo bizzarro in cui le pareti giocavano con il suono dei loro passi; come se non fossero sicuri di come far echeggiare il rumore. Dava a tutta la fredda e oscura stanza un’aria infestata alla quale Solaire non faceva caso.

Raggiunse la donna ai piedi della scaletta, le prese di nuovo il braccio, e iniziò la lunga e sinuosa discesa verso Logan. Camminando, parlò alla guardiana del fuoco, “Logan usa questa vecchia prigione come studio, milady, vi assicuro che non siete più una prigioniera. Quest’uomo è…un eccentrico, vedete. La sua mente è brillante, e come tutte le cose brillanti, lavora in una strana maniera. Non ne abbiate paura, però. È un uomo buono. Gli Archivi del Duca furono conquistati da lui. Quando il freddo arrivò a Lordran, gli uomini e le donne del regno cercarono rifugio. Logan li accolse tutti a braccia aperte. È…buffo, in un certo senso. È servito un grande freddo perché gli uomini unissero le forze. Il freddo e gli esseri vuoti, ovviamente, ma sono certo che saprete dell’Armata Vuota.”

Il viso della guardiana rimase immobile in un’espressione di paura e preoccupazione, quindi Solaire proseguì. “Eh-ehm, beh, um…ricordo che Logan ha menzionato che vi trovavate rinchiusa in una cella scavata nella roccia. Forse non siete a conoscenza dell’Armata Vuota. Beh, vedete, poco dopo l’arrivo del freddo, gli esseri vuoti iniziarono a fuggire verso Anor Londo. Tutti quanti. Loro…squartarono e uccisero tutti gli uomini sul loro cammino. Ora si dice che ce ne siano centinaia accampati tra le mura della grande cattedrale laggiù. Sono delle creature dannate. Tuttavia, non temono nulla, milady. Non appena Logan avrà terminato i suoi studi, ci dirà quale sarà la nostra prossima mossa e spazzeremo via gli esseri vuoti come un potente raggio di sole che scaccia l’oscurità.”

Si voltò verso la donna, raggiante e col petto in fuori, aspettando una reazione. La donna non ne mostrò alcuna, allora il cavaliere camminò per il resto del tragitto in un silenzio leggermente deluso.

Al piano terra, nel retro della torre, pile e pile di libri alte come tre uomini adulti gli uni sulle spalle degli altri li attendevano. Alcuni libri erano circondati da cumuli di tomi aperti con le pagine strappate. Molti altri libri erano sparpagliati sul pavimento, le copertine divelte e diverse pagine disposte l’una affianco all’altra in quello che, immaginava Solaire, era una specie di ordine d’importanza. Pergamene giacevano appoggiate contro le pareti. Grossi codici erano sul punto di cadere dalla scrivania di legno al centro della stanza, anche se persino quella era sepolta in un bianco mare di carta. Una dozzina di candele circondava lo studio, e Solaire pensò che fosse quasi un miracolo che qualcosa non avesse già preso fuoco e che tutto non fosse finito in cenere. “Logan,” chiamò tra le pile di libri. “Sei qu-”

Un golem di cristallo apparve da dietro una pila di libri particolarmente alta, la luce delle candele danzava sul corpo blu e metallico della creatura.

La guardiana al suo fianco emise un suono di terrore dalla sua bocca senza lingua e sobbalzò verso il gomito di Solaire. Lui la prese al volo e le mise una mano sulla spalla, “Le mie scuse di nuovo, milady. Avrei dovuto avvisarvi. Questa…cosa è l’animaletto di Logan.” Si voltò di nuovo verso il golem e annuì, anche se lui stesso non riusciva a credere che quel mostro si fosse semplicemente presentato alle porte degli archivi un giorno e avesse iniziato a seguire gli ordini di Logan. C’era qualcosa di malvagio nella creatura.

Il golem li ignorò e si allontanò con il suo passo pesante verso la scalinata, ogni suo passo sembrava scuotere l’intera torre.

“Solaire?” la saggia e profonda voce di Logan giunse da dietro una torre di libri. Un attimo dopo, l’uomo emerse dall’ombra; la luce delle candele tremolava sulle sue vesti scure, e la fiamma illuminava debolmente il suo volto sotto l’enorme cappello a falda larga. “Amico mio.”

Solaire annuì. “Come procedono i tuoi studi, Logan? Ci sono state delle svolte?”

“Temo di no, coraggioso Cavaliere del Sole,” rispose Logan, girando attorno alla scrivania e raggiungendoli. I suoi occhi, sebbene fosse difficile capirlo da sotto il suo cappello, si spostarono sulla donna. “La mia guardiana del fuoco?”

“Sì,” disse Solaire. “Temo che la donna non abbia la lingua, tuttavia. Chester l’ha portata qui poco fa.”

Logan improvvisamente alzò la testa e fissò la cima della torre. Solaire distolse lo sguardo. Era abituato a questi momenti di…riflessione che Logan aveva. Immaginava che il genio avesse il suo prezzo. Quando l’uomo con il grande cappello finalmente tornò a guardarli, sorrideva. “La mia guardiana del fuoco.”

“Sì…niente lingua, però. L’ha portata Chester.” Ripeté Solaire.

“Niente lingua?” gli fece eco Logan, arricciando le labbra. “Peccato.”

Dopo qualche istante di silenzio, Solaire capì che stava aspettando che dicesse qualcosa. “Ah, sì. Proprio un peccato. Povera fanciulla. Chester l’ha tenuta legata e incappucciata durante il viaggio.”

“Mmm, che peccato,” disse ancora Logan e si avvicinò alla donna. “Aprite la bocca, milady.”

La donna indietreggiò e guardò spaventata Solaire. Questi annuì e le accarezzò la schiena. “Va tutto bene. Non vi farà del male. Vuole solo vedere.”

“Solo vedere,” concordò Logan.

Lentamente, con le labbra tremanti, la donna aprì la bocca. Logan si sporse in avanti e fissò nell’oscurità della sua bocca. “Mmm, già. Non ha la lingua. Ci berremo su.”

“B-bere?” balbettò Solaire.

Logan andò dietro a una pila di libri senza rispondere e tornò un attimo dopo reggendo un calice di bronzo. Solaire sbirciò all’interno e vide che dentro c’era vino rosso. “Ecco, milady,” disse Logan, e un sorriso gli increspò il volto. “Bevete e i vostri problemi svaniranno.”

Di nuovo, la donna guardò Solaire. Lui le offrì il suo sorriso più gentile e annuì. Lei si voltò verso Logan, fissò timorosa il calice, e lo prese nelle sue mani tremanti.

“Bevete,” la incitò Logan.

La guardiana esitò, guardò un’ultima volta Solaire, e porto la coppa alle labbra. La sua testa bionda si piegò all’indietro e il vino rosso si riversò nella sua bocca priva di lingua.

Appena ebbe finito, Solaire prese la coppa dalle sue mani e la restituì a Logan. “Ecco fatto, milady. Vedete? Era solo un po’ di vino per una viaggiatrice esausta.”

Beh…” disse Logan, piegando la testa da un lato. “Era un po’ più di quello.”

Solaire si accigliò e aprì la bocca per chiedergli cosa intendesse con quelle parole, ma le dita della guardiana che si piantavano nel suo braccio lo interruppero. Si voltò a guardarla e vide che il volto della donna era distorto dal dolore, le sue stesse mani strette attorno alla gola, rumori soffocati le uscivano dalle labbra. “Logan!” Urlò lui. “Che le hai fatto?!”

“Mmm,” mormorò Logan, avvicinandosi alla ragazza mentre soffocava. “L’ho avvelenata.”

“Per gli Dei, perché mai?!” scattò Solaire. La donna cadde a terra e Solaire con lei, prendendole la testa nel grembo.

“Non parlare degli Dei qui, Solaire,” disse Logan, un improvviso tono di asprezza nella voce. “Non c’è posto per loro nel mio studio. Sono bestie crudeli e la loro ora si avvicina.”

“Sta morendo…” disse Solaire, mentre la donna smetteva di tossire. Uno strano lampo di serenità le illuminò il viso, socchiuse gli occhi, e un debole sorriso le si allargò sulle labbra. Poi gli occhi si chiusero, con loro la bocca, e la guardiana del fuoco li lasciò. “Hai…ucciso un’innocente.”

“Nessuno è innocente,” lo corresse Logan, inginocchiandosi al loro fianco. “Lascia andare il suo corpo. Guarda uno dei pochi miracoli rimasti in questo freddo mondo maledetto.”

Solaire represse la rabbia e fece come gli veniva detto. Mentre il corpo lasciava le sue braccia, si dissolse nelle vesti sudice che la avvolgevano; come se le vesti stesse avessero inghiottito il suo cadavere. Una luce calda illuminò le guance di Solaire mentre osservava nel mucchio di vesti, dove era apparsa un’anima scintillante.

“L’anima di una guardiana del fuoco,” disse Logan, a bassa voce e riverente. “Ne ho vista soltanto una nella mia vita. Questa è la seconda. È…bellissima, non è così?”

La luce danzò negli occhi di Solaire, affascinandolo, attraendolo, paralizzandolo. “S-sì,” balbettò. “È…incredibile.”

“Un uomo crudele userebbe l’anima per donare alla propria alchimia un potere rinnovato,” continuò Logan. “Ma noi non siamo uomini crudeli, vero Solaire?”

“N-no.”

“Noi siamo brav’uomini, non è così?”

“Sì.”

Logan annuì. “E allora ciò che noi brav’uomini dobbiamo fare con l’anima della donna è…” Tese le braccia verso il cumulo di vesti, avvicinò le mani, e appoggiò i palmi sopra l’anima. Sorrise premendo verso il basso, e Solaire guardò stupefatto mentre questa veniva assorbita dalle vesti stesse.

Poi lei era tornata.

“Sia lodato il Sole,” sussurrò Solaire.

Il bel volto della donna apparve tra le vesti, poi le sue mani, i piedi, e in pochi istanti il suo corpo era di nuovo tra loro. Chiuse i suoi occhi azzurri una volta, due, e poi li tenne aperti. Fissò confusa Solaire, Logan e il soffitto.

“La morte ha una maniera buffa di rinvigorire le persone,” disse Logan, ancora sorridente. “Parlate, donna, poiché le mie mani hanno poteri curativi.” E dicendo ciò, le accarezzò le guance.

Lei aprì la bocca, i suoi occhi fissi in quelli di Logan, e provò a formare una parola.

“Avanti,” insistette. “Parlate. Potete farlo.”

“La…” mormorò lei. “Lau…”

Solaire era scioccato. “Per gli Dei, è guarita.”

“Ti ho detto di non nominarli. Questa non è opera degli Dei,” disse Logan. “Questa è opera mia.” Guardò di nuovo la donna. “Come vi chiamate, guardiana del fuoco?”

“Vi prego…” disse lei con voce debole e sottile, bisbigliando tra le labbra screpolate. “Non voglio parlare. Non voglio vivere. La mia lingua è malvagia. Vi prego, io-”

“Non voglio più sentire discorsi simili,” la interruppe Logan. “Vi ho donato una seconda vita, mia dolce signora, non me ne facciate pentire con parole tanto oscure. Vi ho chiesto il vostro nome, ricambiate la mia cortesia e ditemelo.”

La donna sembrava sul punto di scoppiare in lacrime, ma rispose comunque. “Anastacia,” sussurrò. “Anastacia di…di Astora.”

Il viso di Solaire s’illuminò dietro l’elmo. “Milady, vengo anch’io da Astora!”

“Astora?” disse Logan, percorrendo con le dita la falda del suo cappello, mentre la guardava pensieroso. “È buffo. I capelli biondi, gli occhi azzurri, il profilo del mento, il naso, persino il leggero accento nella vostra voce mi avevano portato a credere che foste di Carim.”

Anastacia si voltò di scatto verso di lui, gli occhi pieni di terrore. Scosse la testa. “N-no, signore. Astora. Anastacia di Astora.”

L’espressione di Logan si fece dura e crudele sotto il suo cappello, e per un attimo Solaire credette che avrebbe colpito la ragazza. Poi la sua bocca si aprì in un sorriso e rise, appoggiando una mano sulla fronte della donna. “Potete essere chiunque desideriate, mia dolce signora. Dopotutto, cos’è un uomo o una donna senza i suoi piccoli segreti? Mmm.” Alzò la testa verso il soffitto. “Siete libera di passeggiare per gli Archivi quanto volete. Ci sono stanze da bagno, dispense per il cibo, cantine per il vino, letti, poltrone. La maggior parte degli uomini qui radunati sono abbastanza gentili, ma ci sono bisogni che prendono il controllo delle menti degli uomini quando non sono impegnati, quindi vi raccomando di restare il più vestita possibile in loro compagnia.” Le sue dita strofinarono la falda del cappello. “Non siete proprietaria della vostra vita, tuttavia. Quella, per adesso, appartiene a me. Avete capito?”

Anastacia abbassò la testa e annuì.

“Brava ragazza,” disse Logan, sorridendo. “E cercate di non infastidire i golem. Sono creature violente, temo, e tendono a distruggere ciò che non capiscono.” Guardò verso Solaire. “In questo senso non sono molto diversi dagli uomini, immagino!” Rise.

Solaire cercò di forzare una risata, ma suonava strana e piatta quindi si fermò. “Devo scortare la signorina?”

“No,” disse Logan. “Può scortarsi da sola.”

Si alzò, le porse la mano, e la sollevò in piedi. Lei guardò tra loro due, s’inchinò e li lasciò. Logan la osservò mentre se ne andava, strofinandosi la falda del cappello. “Una cara ragazza. È un peccato che quegli Dei crudeli l’abbiano ritenuta adatta a tenere accese le fiamme.”

“È umana?” chiese Solaire a bassa voce quando fu sicuro che fosse abbastanza lontana.

“Sì,” disse Logan. “Tutto ciò che ho letto lo conferma. Probabilmente aveva una vita normale…da qualche parte…prima che le fosse tagliata la lingua, ne sono certo.” Si voltò verso Solaire. “Quali altre notizie mi porti, buon cavaliere?”

Solaire si levò l’elmo dalla testa cosicché Logan potesse vedere il sorriso sul suo volto. “Logan…il corvo ha lasciato il nido!”

Il volto di Logan era un mistero sotto l’ombra del suo cappello. Si massaggiò il mento e mormorò tra sé, riflettendo sull’informazione.

L’espressione di gioia di Solaire lasciò il posto a una di confusione. “Cioè…è un buon segno, no? Il Prescelto di cui parlavi. Il corvo ha sempre lasciato il nido solo per portarlo qui.”

“Ma abbiamo già avuto un prescelto,” gli fece notare Logan. “E ha fallito.”

Solaire sospirò. “Sì…non me lo devi ricordare. Ma se in qualche modo ce ne fosse un altro…”

“Mmm, molte possibilità,” ammise Logan, annuendo. “Troppe per sprecare tempo prezioso a fare ipotesi. Risposte. Ne abbiamo bisogno. Tu le troverai.”

Io?” domandò Solaire.

“L’hai detto tu stesso, Solaire, questa faccenda potrebbe essere molto importante. Potrebbe far parte della risposta per la quale sto tanto lavorando qui sotto,” disse Logan. “Di chi altri posso fidarmi per un tale compito? Sì, tu. Prendi tutti gli uomini che ti servono per il viaggio, ma dovrai essere tu a guidarli. Ho bisogno di sapere cosa ci porterà quel corvo dal rifugio…sempre ammesso che tornerà in questo freddo mondo morente che si è lasciato alle spalle.”

“Io…farò come vuoi,” disse Solaire, inchinandosi. “Ma, Logan, anche gli uomini, come te, stanno perdendo la pazienza. Vogliono vederti, parlarti. Ci rivolgiamo tutti a te per avere consigli…e un capo. Se io parto, il loro ultimo debole legame con te sarà spezzato.”

“Mmm,” mormorò Logan. “Mi…mostrerò, un giorno. Gli uomini possono aspettare fino ad allora.”

“Sarai indifeso,” gli fece notare Solaire.

“Ah sì?” chiese Logan, e a un suo cenno il golem di cristallo uscì con il suo passo pesante da dietro una colonna e fissò la sua testa blu su Solaire.

Solaire deglutì. “Va bene, Logan. Andrò io…e…e spero di tornare da te con delle risposte.” Solaire pensò a quel pallido sole morto nel cielo. “E con la speranza.

“Lo spero anch’io, amico mio,” concordò Logan. “Lo spero anch’io.”

Con queste parole, Logan sparì dietro al suo mucchio di libri e candele, e Solaire fece un respiro profondo, preparandosi alla lunga scalinata per uscire dalle prigioni degli Archivi. Più tardi, camminando nella biblioteca, incontrò la piccola guardiana bionda in piedi vicino alla ringhiera del secondo piano. Stava singhiozzando tra le mani. Solaire si affrettò a raggiungerla e le offrì il suo fazzoletto e un sorriso gentile, ma la donna gli diede le spalle e corse via senza rispondere. Il cavaliere si accigliò, infilò il fazzoletto sotto la sua corazza, e si diresse alla caserma per formare una compagnia per il lungo e pericoloso viaggio che li attendeva.

Sia lodato il Sole, pensò. Ne ho bisogno ora più che mai.

   
 
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