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Autore: Giuls_breath    15/09/2015    1 recensioni
Era trascorso circa un anno dagli ultimi terribili eventi che avevano devastato Mystic Falls, era tutto normale…. o almeno così mi piaceva pensare.
Stavo male, era un dato di fatto, non una fantasia o una suggestione.
Stavo male per tante cose, mi sentivo come una bomba ad orologeria e non sapevo che cosa avrebbe potuto disinnescarla, chi mi avrebbe aiutata.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Kai, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il mio mondo - prigione
 
Decimo Capitolo

 
Bonnie si svegliò su una superficie morbida, avvertì un piacevole tepore. Lentamente riprese contatto con la realtà, mise a fuoco i vari oggetti nella stanza e in ultimo vide Kai che si guardava le mani, provò un moto di pietà per lui: aveva sentito quello che le stava dicendo e ci pensò, doveva essere stato terribile tutto quello che aveva passato. Ricordò che cosa avesse provato lei nello stare da sola in quel posto, era angosciante, opprimente. Quindi chi meglio di lei poteva capirlo. Aveva desiderato morire, lo aveva desiderato con tutto il cuore. Lui chissà come e quante volte ci aveva provato e la punizione implacabile lo faceva tornare indietro, lo costringeva a continuare a vivere e vivere e vivere ancora quel giorno. Cosa che alla fine lo aveva reso folle.
“Ehi, sei sveglia!” esclamò Kai accennando un piccolo sorriso “Come ti senti?”
Ma ora come era possibile che lui fosse in questo modo: paziente, gentile, la aiutava? Si poteva guarire dalla follia? O magari il suo essere una creatura magica diversa aveva anche il potere di cambiare la mentalità della persona?
“Ehi, tutto bene? A cosa pensi?"
Bonnie lo guardò e rispose: “Mi sento debole. Come se avessi corso sulla coda di una cometa!”
“Spazio 1999.” rispose come se avesse appena trovato la risposta ad un quiz particolarmente difficile.
“Cosa?” chiese confusa.
“E’ una citazione di… oh, lascia perdere. Scusa.” tacque per qualche secondo “Vuoi mangiare qualcosa?”
Bonnie scosse piano la testa, si mise seduta. Piegò la testa all’indietro chiudendo gli occhi.
“Stanca?”
Annuì.
“Se vuoi continuare a dormire…”
“No – no..” lo guardò “insomma, sì sono stanca, ma non posso dormire sempre… ehm, da quanto sono in questo stato?”
“Quasi 24 ore.”
Bonnie lo guardò stupita.
“Tutto questo tempo?”
Lui annuì. “Ne avevi bisogno.” aggiunse.
“E tu cosa hai fatto?”
“Oh… ho… letto, contato tutti coloro che sono passati sotto la finestra, sentito le loro conversazioni.” scrollò le spalle “Cose così.” mentì, in parte. “Ti va della pizza? E’ tanto che non ne mangio una!”
“Laggiù non te le facevi?” chiese curiosa.
“C'ho provato, ma finivo col fare sempre delle pietre o a fare delle pizze minuscole e poco cresciute quindi..” scrollò le spalle “Muoio dalla voglia di mangiarne una con salame piccante e origano! Poi vorrei anche..” ci pensò su qualche istante “patatine e wurstel e, ehi sapevi che ne avevano fatta una anche con lo zucchero a velo e nutella?” Bonnie lo guardò divertita “Insomma la pizza dovrebbe essere salata, piccante, ma dolce? Non ne avevo mai sentito parlare, ho tanta tantissima voglia di mangiarla!”
“Ehi, fermo, stop!” esclamò Bonnie interrompendo il flusso continuo di parole del ragazzo davanti a lei “Primo i soldi dove li troviamo e secondo ce la fai a mangiare tutta questa pizza?”
“Ehi, sono magro sì, ma ho uno stomaco enorme!” disse strofinandosi le mani sulla pancia “E per quanto riguarda i soldi, beh se non ce la faccio… c’è la persuasione mentale, no?” disse strizzandole l’occhio.
“Dimmi che non è un modo per dire ‘ehi lo uccido per avere delle pizze’?”
“Certo che no!” fece una brevissima pausa “A proposito, tu che pizza vuoi?”
Bonnie indecisa disse “Margherita.”
“Naaaa. Dai, sii più creativa! Cosa vuoi?” la incitò Kai accoccolandosi di lato al letto.
“Ehm… non so.” rispose guardandolo.
“Sì, che lo sai.”
“Prosciutto cotto, mais e panna.”
Lui sorrise alzandosi “Così va meglio!” tacque un momento “Forza, Bonnie, puoi farcela!” aggiunse accarezzandole il viso e lasciando Bonnie senza parole, con le labbra schiuse e gli occhi puntati su di lui.
“Vado! Fai la brava.” disse poi dando un bacio tra i capelli a Bonnie.
Lei a quel punto sembrò ridestarsi dallo stordimento dovuto a quel gesto “E questo? Da dove salta fuori?”
“Confesso, l’ho visto farlo ad un uomo nei confronti di sua moglie.”
“Ma io e te non siamo marito e moglie!” esclamò.
“Lo so, non m’illudo certo di essere tuo marito!”
“Illudo?”
Kai si sentiva in difficoltà “Oh, accidenti! Senti dimentica quello che ho detto, okay? Con queste cose… sono ancora più in difficoltà. Vado, allora. A dopo.”
Poi più in fretta che poteva uscì dalla stanza e si richiuse la porta alle spalle.
Bonnie era totalmente confusa, che stava succedendo?
 
“Ho portato due birre, spero vada bene.” disse entrando in stanza.
Bonnie si alzò e rispose: “Benissimo, mi piace!” per poi sedersi al tavolo con aria contenta.
“Ho fatto tagliare le pizze e sono riuscito a pagare tutte le pizze, ah aspetta controlla un attimo!” disse porgendole il conto, dopo aver posato le pizze sul tavolo.
“Ti hanno dato 5 dollari in meno!”
Kai fece il giro del tavolo per vedere.
“Ma no aspetta io gli ho dato 25!”
“Le pizze stavano 20 dollari! Non ti hanno dato il resto!”
“Ora gli stacco la testa!” sbottò Kai pronto a scattare.
“Fermo!” disse Bonnie trattenendolo per il polso, la guardò “Non fa niente, ma la prossima volta sta’ più attento a come usi i soldi, okay?” lo ammonì bonariamente sorridendogli.
Ci fu un istante di silenzio.
“Sei una persona buona, Bonnie.” commentò Kai.
“Sì?” chiese lei, lui annuì “Dai, vai a sederti e mangiamo.” proseguì in tono triste. La fiducia in se stessa era calata notevolmente da un po’. Bonnie non si credeva affatto una persona buona.
Kai notò quello sguardo assente e pensieroso “Stai pensando di non esserlo, vero?”
Bonnie lo guardò e gli bastò come risposta.
“Forse non sono la persona più adatta per dare consigli, ma ti voglio dire questo: non bisogna mai dimenticarsi di chi si è, per quanto la vita ci abbia segnato, per quanto ci abbia fatto male, dobbiamo lottare per noi stessi, per chi eravamo, per chi siamo e per chi vorremo essere ancora in futuro.
Sai, prima di… perdere la testa ero un ragazzo normale, sì insomma beh qualche stravaganza l’ho sempre avuta, ma come chiunque credo. Poi sentii mio padre dire ad un membro della Congrega che ero inadatto per il ruolo di leader, che mi considerava come una specie di scarto da non tenere minimamente in considerazione per nessun compito nella Congrega.” guardò Bonnie “Capisci? Mio padre, l’uomo che avrebbe dovuto amarmi, mi considerava il nulla.
Decisi di dimostrargli che aveva torto, che potevo essere invece un buon capo.” sospirò “Provai ad esercitarmi, ma senza risultati. ‘Tu non sarai mai uno stregone, Kai. Tu sei solo uno scherzo della natura.’ mi disse una volta uno dei miei fratelli.
Credo che una persona possa sopportare fino ad un certo punto tutte queste cattiverie. Io non ce la feci più e nel momento in cui capii che mio padre non mi avrebbe mai concesso la possibilità che desideravo, non mi avrebbe mai visto come un pari dei miei stessi fratelli, compii quel massacro.”
Il ragazzo fissò i cartoni ancora chiusi della pizza, quella vicenda gli provocava ancora dei dolorosi crampi allo stomaco. Lui voleva solo essere apprezzato, voleva sì essere il capo, ma prima di tutto desiderava che gli altri non lo guardassero come un abominio, come il rifiuto della Congrega Gemini.
“Comunque” riprese “nessuno ha cercato di capire perché fossi esploso in quel modo, mi hanno solo condannato e buttato la chiave.” sorrise amaramente “Pensavano che rinchiudendomi lì mi avrebbero aiutato, anzi forse non lo hanno fatto nemmeno per me, ma per proteggersi da me, dal mostro. Mostro reso così per colpa loro.” guardò verso Bonnie che lo stava guardando a sua volta “Erano convinti di essere al sicuro, di essere forti dal momento che avevano tagliato il ramo secco dell’albero. Mio padre… quell’uomo non era neanche degno di essere definito così. Un padre. Quale padre farebbe questo al proprio figlio?”
“Forse esisteva un’altra soluzione.” la guardò “Al massacro.” aggiunse la ragazza.
“Sai, dopo averlo fatto e dopo che mia sorella aveva accettato di fondersi con me, tutti in famiglia mi guardavano… scioccamente allora pensavo con rispetto e invece era disprezzo. Tutti erano pronti, tutti tramavano nell’ombra. Anche lui. Lui mi sorrise il giorno dopo.” lo sguardo era furente “Non avevo mai visto sorridermi, mai. Forse solo all’inizio quando sperava che avessi poteri magici, poi capì che non ne avevo e… fine dell’affetto, fine di sguardi affettuosi per passare a sguardi carichi di pietà verso questo figlio venuto al mondo in modo anormale. Mi ha fatto diventare un mostro, un mostro come lui.” sospirò pesantemente.
“Il passato è passato.” commentò Bonnie “Certo hai commesso un atto gravissimo, ma ormai… credo tu sia stato già condannato duramente.”
Lui annuì cupamente.
“Anche tu pensi che io sia un mostro?” 
Bonnie tentennò, in quel momento la finestra si aprì di colpo, Bonnie scattò in piedi allontanandosi dalla finestra. Kai anche scattò in piedi e si mise dinanzi a lei, “Stai tranquilla, okay?” disse rivolto verso Bonnie che era diventata pallidissima.
Il ragazzo si avvicinò a Bonnie per poi tirarla via e nasconderla dietro di lui. Quindi si avvicinò alla finestra cautamente, Bonnie prese a tremare e proprio in quel momento, i vetri della finestra con un boato si infransero. Bonnie urlò, Kai si voltò di scatto per proteggersi dalle schegge e per proteggere la ragazza, i vetri implosero verso di loro. Kai strinse a sé la ragazza, mentre i vetri continuavano a conficcarsi sulla sua pelle e si frantumavano per terra.
Strinse i denti mentre sentiva rivoli di sangue correre lungo la schiena, respirò forte stringendo i denti. Le ferite avrebbero dovuto rimarginarsi velocemente, invece continuavano a far male. Ci fu quindi il silenzio, tutto tacque. Gli occhi di Kai si fecero pesanti, sentì il respiro quasi mozzarsi, cadde sulle ginocchia, Bonnie cercò di soccorrerlo, di parlargli, ma Kai non la sentiva, era svenuto.


Quando rinvenne, era steso a pancia in giù sul letto. Provò a scattare in piedi, ma Bonnie gli posò una mano sulla spalla “Sta’ fermo!” lo ammonì.
Kai la guardò “Cosa è successo?”
“Sei svenuto.”
“Cosa?”
“Credo ti siano rimaste delle schegge nella pelle.” rispose titubante.
Chiuse gli occhi e strinse le labbra un momento prima di dire “Toglimele.”
“Cosa?!” esclamò Bonnie terrorizzata.
“Toglimele.” ripeté ansante.
“M – ma, i – io…”
“Apri il mio armadio e prendi un paio di pinze e il coltello. Sono entrambe nella valigetta nera.”
Timorosa Bonnie si sollevò e aprì l’armadio, osservò l’interno vedendo due valigie più una più piccola nera, s’inginocchiò e l’aprì, dentro c’era quello che lui le aveva indicato.
Si avvicinò al letto - quindi Kai, con una smorfia di dolore, si mise a sedere.
“Sei proprio un testardo! Ti avevo detto di stare fermo!”
Kai sorrise “Non sono uno che ama le regole.”
“Oh, l’ho notato!” posò il coltello e la pinza sul tavolo “Cosa dovrei fare?” chiese titubante.
“Con il coltello apri la maglia e con le pinze.. togli le schegge.”
Gli occhi di Bonnie si dilatarono “Non posso.”
“Sì, che puoi. Bonnie Bennett, tu puoi fare tutto. Quale concetto non ti è chiaro?”
“Sta’ zitto, stai solo cercando di farmi sentire meglio!”
“Non è così, devi convincerti che tu hai la chiave, il potere di fare tutto. E’ qui” disse indicando la testa “che c’è il blocco. Forza, io mi fido di te.”
Bonnie guardò prima verso Kai poi verso i due strumenti.
Si alzò e prese il coltello: osservò la lama lucente, il manico che stringeva. Respirò forte come a prendere coraggio, poi si voltò verso Kai che la incoraggiò con un cenno della testa.
Fece il giro del letto trovandosi alle spalle del ragazzo.. Tremò, poi prese la maglia e la tranciò di netto in due parti.
“Ti ho fatto male?”
“No.” rispose solo.
Posò il coltello, per un millesimo di secondo aveva avuto l’idea di ucciderlo, di certo non era nuova, ma questa era stata più acuta, più forte.
Aveva fatto quasi male l’idea di togliergli la vita.
“Ora prendi la pinza e fai con calma.”
Aveva così tanta fiducia in lei? Ma perché? In fondo di lei doveva avere mille dubbi e invece…
Con mani tremanti Bonnie fece avvicinare la pinza alla prima scheggia, Kai sobbalzò e Bonnie ritrasse di colpo la mano. “Scusami!” esclamò terrorizzata.
“Non preoccuparti, fa male! Non per colpa tua però.”
“Perché ti fidi così tanto di me? Io ho cercato di ucciderti, dovresti odiarmi.”
“Anche io ho cercato di ucciderti eppure mi stai aiutando adesso. Dovresti odiarmi tu di più.”
“Non ci riesco più.” ammise.
Kai non disse niente.
Afferrò la scheggia di prima e la estrasse, Kai sobbalzò di nuovo stringendo i denti con una smorfia di dolore dipinta sul viso.
“Fatto.” buttò la prima scheggia sul tavolo.
Si preparò a prendere la seconda, era andata un po’ più a fondo della precedente. Sobbalzò ancora più forte e un ‘AHIA!’ gli sfuggì.
“Mi dispiace.” disse Bonnie in tono mortificato.
“Sta’ tranquilla.” la consolò.
“Ti dispiace parlarmi?”
“Di cosa?” chiese voltando appena la testa e guardandola di sbieco.
“Non lo so, ti prego aiutami però a non pensare a quello che sto facendo.”
“D’accordo.” ci pensò un po’ su “Cosa farai quando tutto questo sarà finito?”
Bonnie scosse la testa, estrasse la seconda scheggia e la mise sul tavolo “Non ci ho pensato, ma direi che… dovrò cambiare college, sì insomma ho fatto troppi casini per poter restare qui dopo. Una volta conclusi gli studi te l’ho detto vorrei diventare o dottoressa o poliziotto.”
“Perché? Io ti vedrei benissimo nei panni di avvocato.”
“Avvocato?” chiese scettica.
“Sì, insomma sei brava nel sostenere la tua opinione, nel difendere quella altrui quando è necessario. Avresti un futuro come avvocato.”
“Beh, da adesso anche come infermiera, guarda che sto facendo!” Kai sorrise, anche Bonnie, ma nessuno dei due vide il sorriso dell’altro.
“Tu invece cosa vuoi fare dopo?” Kai non seppe rispondere a questa domanda. Kai era un vagabondo in quel nuovo mondo, un estraneo. Lui era stato strappato al mondo per troppi anni, talmente tanto che in quel momento non sapeva realmente cosa avrebbe fatto della sua vita di lì ad alcuni anni. Si poteva fingere per il momento uno studente, ma poi? Che avrebbe fatto?
Sarebbe rimasto da solo. Tutti avrebbero continuato le loro vite, il loro naturale percorso e lui?
“Ho paura.” disse prima ancora di controllare ciò che stava dicendo “Io non so cosa voglio né cosa volevo, io sono sempre stato solo e continuerò a stare da solo.” la voce gli si incrinò “Per sempre.”
Bonnie si sentì stringere la gola e le viscere in una sensazione dolorosa.
Provava un’enorme pietà per lui.
Posò le mani sulle sue spalle, le strinse come a voler dire ‘coraggio, dai, non ci pensare’, ma come faceva a non pensarci se aveva tutta l’eternità per farlo?
“Ehi, senti, una cosa alla volta, okay? Intanto estraiamo queste schegge, mangiamo la pizza e poi pensiamo all’eternità! Oh, spero per te che la pizza sia buona!” disse dandogli un pizzicotto sulla spalla.
Kai sorrise, ma era un sorriso triste quello che gli increspava le labbra. Era incredibile, aveva desiderato tanto il potere, il controllo e ora invece… “AHIAA!!” urlò quasi.
“Guarda cosa avevi conficcato.” disse mostrandogli un enorme pezzo di scheggia frastagliato lungo circa 4 cm e largo 2. “Finito. Fammi controllare.” gli scrutò attentamente la schiena, ma non trovò altre schegge. “Ora dovrebbero guarire da sole, giusto?”
“Sì.” rispose. I due osservarono le schegge che misteriosamente di lì a qualche istante sparirono consumandosi in una polvere diamantina nera.
Entrambi si guardarono negli occhi interrogativi.
“Le disinfettiamo le ferite che dici?” gli propose la ragazza.
“Va bene, ma poi mangiamo che mi sta venendo fame.”
Le prime due ferite – quelle più lievi – si rimarginarono di lì a pochi istanti dopo la disinfettata, quella più profonda invece continuava ad aprirsi e sanguinare.
“Perché fa così?” chiese il ragazzo con dolore.
“Non lo so. Provo con un incantesimo?”
“Ma non dovrebbe rimarginarsi da sola?”
“Kai, non lo so! Dovrebbe, ma a quanto pare si chiude e si riapre. Non so cosa succede.”
“Fa’ qualcosa, qualunque cosa ma falla!”
“Ehm…” pensò “Occludo.”
La ferita si chiuse dopo aver fatto scorrere un ultimo rivolo di sangue.
L’Eretico respirò pesantemente prima di ringraziare la ragazza con una carezza sul braccio e un piccolo sorriso.
“Mangiamo?” propose di nuovo di buonumore Kai.
“Aspetta, ripariamo prima i vetri.”
“Oh sì, giusto!”
Finalmente 5 minuti dopo i due erano a tavola e mangiavano, Kai pur essendo magro, mangiava tanto infatti era alla seconda pizza e la addentava ancora con gusto, Bonnie invece era al terzo spicchio e si sentiva già piena.
“Forza, Bonnie, mangia!” la incitò dandole dei piccoli pizzicotti sulle braccia.
“Smettila o ti rovescio la birra addosso!” lo minacciò scherzosamente.
I due fecero scontrare le bottiglie di birra e bevvero con un piccolo sorriso. 
Chissà se la normalità - come lo era quella situazione - sarebbe durata! pensarono entrambi pur non dicendolo...
  
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