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Autore: MardukAmmon    15/09/2015    1 recensioni
"Ahriman così, sporco dalla barba fino ai piedi di sangue umano, uscì fuori, presentandosi al suo popolo come un orso, che con la preda tra le fauci si esibisce davanti alla sua prole.
Alzò la lancia al cielo e disse: Non esiste Deywos , ne Dei del cielo, che può avvicinarsi alla mia potenza, non esiste forza che non può incarnarsi in me."
Queste furono le parole dette dal Re senza scettro, signore della pianura solcata dai tre fiumi. Il suo sangue era nobile, ma non il suo animo, che ambizioso e scellerato lo portò a mettere in ginocchio la terra dove lui stesso nacque, soggiogandola con eserciti stranieri alla ricerca di gloria. Solo due luminose stelle, protette dallo sguardo degli Dei, potranno ridare agli uomini la speranza perduta, in quella lunga notte, alla fine dell'età dell'Argento.
Genere: Fantasy, Guerra, Poesia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Violenza
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Il Dio Bianco e il Re Nero.

 

I sobborghi erano in subbuglio, artigiani, stallieri, uomini armati si spostavano da capanna a capanna, portando con se cibo e beni primari, solo gli schiavi avulsi da tutto ciò che era successo in quella notte andarono a riversarsi ai lati strada sacra che porta da Yamhpur fino al fiume e guardando non riuscirono a credere ai loro occhi, una lenta carovana s'avvicinava , illuminata dalla piena luna attorniata di nubi nere e furenti, cariche di lampi e saette.
Alla testa della processione v'era un anziano signore, vestito di bianco e coronato di fiori, sopra un grosso bisonte albino, chiaro come le stelle, in mano teneva un grosso legno di faggio ed al suo seguito aveva grossi alci, cervi, cavalli, orsi, lupi e cani, oltre ad avere nuvole di aironi che in cielo compivano evoluzioni spaventose e armoniose, al suo passaggio i Vyr terrorizzati gettavano libagioni sul terreno ignorate completamente dagli animali, che lentamente seguivano il suo signore anziano e severo con pura devozione. Ma Ahriman non rimase con le mani in mano e spalancate le porte uscì con cento cavalieri, armati di lancia e scudo, pronti alla morte per il loro Re, che in groppa ad un destriero nero e coperto da un funereo mantello prese a camminare verso l'Anziano sopra il bianco bisonte.

Yama ed Obràzok ammutoliti rimasero a fissare il Vecchio dai lungi capelli, che maestoso passò davanti a loro guardandoli attentamente, per poi spostare lo sguardo verso il nero Re, dalla pallida pelle. Prima che Ahriman potesse incominciare a parlare, il Santo anziano tuono con una voce non umana: Libera il principe Yama e suo fratello, libera i prigionieri di Kuhburg! Desideri così tanto la guerra che vuoi persino vincerla senza combattere, eh Ahriman?!

Alle parole dell'anziano tuoni e saette partirono nel cielo, ma il Re nero senza temere niente e nessuno sbottò: Io non sapevo che Yama e suo fratello fossero miei prigionieri, tanto meglio, significa che moriranno prima che possano scendere in quella battaglia che tu tanto vaneggi, ma che non avverrà mai, perché sai, caro mio Diwonusojo, ormai Ekwburg sta per accettare i trattati che gli ho mandato e presa quella città non mi verrà difficile spegnere i fuochi di Levca , così caro mio Dio, senza quelle ti spegnerai fino ad essere una piccola stella nel cielo.

Ma l'anziano sogghignando rispose: Non è spegnendo i fuochi di Levca, non è radendo al suolo la città tempio che riuscirai a battere il cosmo, ricorda, per farlo dovrai spegnere migliaia di fuochi sacri, infiniti templi dovrai abbattere, che non stanno neanche dentro a reali capanne o in lontane valli, ma dovresti spegnere i fuochi che ardono nell'anima di ogni singolo essere vivente, solo quel giorno forse tu avrai qualche possibilità di vittoria, ora dacci Yama ed i prigionieri di Kuhburg, se non vuoi che rada al suolo la tua città, che non ordini ad ogni bestia di disobbedirti. Il Re dalla bianca pelle, dai verdi occhi e dal nero manto rispose: Con me ho altre forze ancestrali che possono rimediare a tutto ciò che mi potresti fare, i miei arconti furono così forti da sfidare il creatore del mondo! Non ti temo, lo sai. 
Il Dio bianco in un sorriso dolce rispose guardandolo con quegli occhi bicromi e profondi: Il tuo arconte, la serpe è morta, Yama e Obràzok l'hanno uccisa, quindi ora come ora non mi sembri in una posizione da poter contrattare.

E con queste parole l'Anziano, seduto sulla schiena del bisonte puntando verso il basso il legno di faggio con la mano destra fermò la carovana e in silenzio si mise ad attendere una risposta che non tardò ad arrivare: Dannati siate voi figli di Kuhburg! Come avete potuto uccidere quell'essere così forte? Ora Diwonusojo lo sai bene che cosa sono io, non è un arconte in meno a diminuire la mia potenza, non è una fiamma in più che arde cosciente a far abbassare le mura della mia città!.
Fermo a pochi passi dal gruppo di cavalieri il bianco Anziano signore disse: Sei libero di tenerli, puoi tentare in tutti modi di ucciderli, ma lo sai, fin quando Yama è vivo anche Yami lo sarà, fin quando Yama sarà vivo, il tuo impero su questa terra sarà messo in discussione, ma se lo ucciderai, ora, anche Yami ne risentirà ed il tuo obiettivo di avere una progenie immortale svanirà per sempre, quindi o misero Ahriman, rendici i figli di Kuhburg, combattili al massimo delle loro forze, aumenta le tue, così che sconfitti, non possano mai più sorgere altri figli del Sole.

Queste parole piacquero ad Ahriman che le accettò come oro colato ed annuendo disse al Dio bianco: Prenditi allora i miei schiavi, falli diventare forti quanto me, tienimeli però lontani dal mio operato, non farli intercedere nella mia scalata al potere fino a quando non saranno pronti per affrontarmi, vincere contro due ragazzini non porta nessuna gloria ne fama, ancora peggio è perdere in quel caso verrei dimenticato dalle spire del tempo. 
A quelle parole l'antico signore annuì ad Ahriman dicendogli: Avrai la tua guerra tra meno di sei anni, rinfoltisci i tuoi eserciti, chiama più Turani e insegna la lingua dei Vyr agli Altai, che meno capiscono le tue parole, diventa loro Re, dato che a mala pena lo sei riconosciuto, tra i nobili Vyr.
E dati questi consigli, sempre sul dorso del bisonte bianco si volse indietro puntando ora con il bastone di faggio verso il fiume e senza dire nulla il suo animalesco esercito si girò lungo la strada che li aveva portati a Yamhpur.

Il Dio dagli occhi dai diversi colori rivolgendosi poi a Fylolykos disse: Ritorna a Kuhburg, di al principe che i suoi figli sono vivi e vegeti e che io li ho portati a Sursalevca, la mia dimora nel mezzo della pianura, al centro delle sei città che compongono la nostra tribù, li vivranno il percorso che li porterà a diventare Re dei Vyr.
Poi guardando i giovinetti disse, passando il legno di faggio nella mano sinistra: Sedetevi dietro di me, o Yama e Obràzok, la vostra strada è ancora in salita. E porgendogli l'ampia mano li aiutò uno alla volta a salire sulla schiena del grande animale albino, mansueto e dagli occhi tranquilli. Diwonusojo infine aggiunse verso Fylolykos: Prendi con te, Dwuljia, Dromsig, Elanul e salite sui cavalli del mio seguito, non mi dovrete nulla, mi ripagherete in futuro in battaglia.
E così facendo i prigionieri di Kuhburg, ora liberi sopra i destrieri, spiati dagli occhi ardenti di Ahriman, affacciato ora sui camminamenti delle mura cittadine, cominciarono il loro viaggio verso il fiume, per poi dividersi arrivati davanti al freddo specchio d'acqua; l'anziano ed i due bambini proseguirono verso Sud-Ovest mentre Fylolykos e la famiglia di Dwulja andarono ad Ovest camminando sopra i resti della loro fattoria lasciata dai razziatori, illuminati dalla fievole luce dell'alba portatrice di speranza, senza rimorso ne odio nel cuore, sollevati al solo respiro dell'aria.

Il Re nero, stanco e abbattuto per la sua sventura, senza un arconte andò a sedersi sul trono al centro del villaggio, per la prima volta, fermo intento ad osservare le ceneri spente dentro il tempio sacro, dalle porte spalancate senza più un sacerdote. Dalle tende vicine e dai cittadini all'interno della città cominciarono ad uscire borbotti e infamie, ma quell'atto di debolezza, legato a quel trono fecero scatenare una reazione inversa, infatti quando un Re giusto si siede sul trono difronte alle fiamme accese, gli antenati felici gioiscono ma quando un monarca dall'animo abissale si siede davanti alle ceneri inerti allora altri esseri si felicitano e si svegliano; gli occhi verdi del Re notarono il muoversi di qualcosa tra le ceneri, ma rimase in silenzio ad osservare, grattandosi la barba con la mano destra.

Poco dopo un spiro di fiamma sorse e lentamente uscì una creatura orrenda, di medie dimensioni, dalla pelle nera e grigia come la fuligine, dalle palpebre perennemente abbassate, con due braccia e dodici dita, tre gambe, con un becco e lunghissimi capelli argentati, stupito Ahriman lo salutò con un inchino: Hai sentito il mio richiamo allora.... Discordia sei venuto ad aiutarmi nel momento del bisogno, La Serpe è stata uccisa, mi servi tu per minare le sorti di questa pianura, devi piegarmela sotto i piedi, prendili per la lussuria, per la gelosia, distruggili senza che io debba fare nulla.

L'essere orrendo aperte le ali d'insetto sulla schiena si avvicinò all'uscio del tempio e copertosi il corpo dai deboli raggi del sole con esse, compì ulteriori passi verso il Re fino a fermarsi davanti allo sgomento di tutti: Si mio signore. Rispose con una voce non umana, fredda, gelida, impossibile ne da immaginare ne da replicare, poi guardandosi intorno sentì le ultime parole del suo sovrano, prima di partire verso il cielo: Va e dividi i due fratelli, compi il mio ordine O' Loki.
Con questo compito il Sovrano licenziò il suo sottoposto, che in volo partì verso sud ovest rimpicciolitosi fino a raggiungere la grandezza di un piccolo insetto palustre.

 

   
 
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