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Autore: MC_Gramma    18/09/2015    0 recensioni
Cordelia ha Kurt, un ‘figlio’ che non si aspettava e che vuole proteggere ad ogni costo.
Zoe ha Kyle, ma se scoprisse che ha ucciso Madison prevarrebbe il sentimento che li lega o il dovere di membro del Consiglio?
Queenie ha Papa Legba, le fa visita ogni mese. Anche se non hanno stipulato alcun contratto!
Spalding ha la piccola Cecile, e nell'ombra continua a minare l’armonia della Congrega.
Poi ci sono le studentesse, poche, rimaste a scuola nonostante la pausa estiva. E quando dall'Irlanda giungerà il fantomatico ‘Re Rosso’, col suo pericoloso seguito, Stevie Nicks non saprà più da che parte guardare.
– Crossover tra AHS Coven e Glee con l’influenza dei libri di Melissa Marr e Justine Larbalesteier, se capite cosa intendo.. –
Aggiornamento: ogni due settimane, per ora.. temo che entro breve diventerà mensile.
Genere: Angst, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Cordelia Foxx, Kyle Spencer, Zoe Benson
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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A differenza di Santana non sbuffò né commentò quel compito ingrato, limitandosi a sottolineare la fretta con cui Zoe voleva tornare da Kyle. L’ispanica apprezzò il suo sarcasmo e per pochi istanti furono complici, finché non sottolineò che la sua era solo gelosia in quanto verginello senza speranza ma lui si limitò a sospirare lasciando cadere il guanto di sfida.
Mentre salivano le scale accarezzò la ringhiera con le dita; aveva preso quest’abitudine e ormai riconosceva ogni increspatura del legno eppure, quel pomeriggio, compiendo quel gesto ripetitivo, Kurt avvertì una strana sensazione di dejà-vu.
Forse era per via della ragazza nuova – aveva scordato il nome un attimo dopo che glielo aveva detto, non si sforzò nemmeno a dir la verità, gli sarebbe comunque entrato in testa a suon di sentirlo ripetere – d’altronde non aveva ancora imparato a controllare i propri poteri, non si sentiva nemmeno a proprio agio nel definirli così!
Era sempre stato capace di capire, per non dire leggere, le persone, persino quelle più schive o insignificanti; negli anni quel vago talento aveva iniziato a prendere forma e adesso, quelle che prima erano solo sensazioni, stranezze o coincidenze, trovavano la loro definizione in un’unica parola. Magia. Quella cosa in cui Elisabeth non gli aveva mai permesso di credere, nemmeno da bambino, ed ora che sapeva il perché Kurt non riusciva a perdonarla.
Una parte di lui sperava ancora si trattasse di un sogno, un brutto sogno dal quale non riusciva a svegliarsi, poi incrociava le occhiate compassionevoli di Zoe o il sorriso dolce di Cordelia e capiva che era tutto vero: sua madre aveva davvero cercato di ucciderlo durante una delle sue crisi e la malattia di cui soffriva non era semplice schizofrenia ma il risultato di una scelta che lui stesso avrebbe dovuto compiere.
O forse no, era come aveva detto sua madre alla clinica – “Non c’è cura, non c’è scelta! Non è un dono, è una condanna a morte” – Quanto tempo gli restava? Settimane, mesi, oppure giorni, ore... se all’inizio Kurt era sollevato del fatto di non poter vedere dentro sé, c’erano momenti in cui avrebbe voluto sbirciare sotto la propria pelle i danni che egli stesso si era provocato.
Sollevò lo sguardo sulla novellina, ignara del conflitto interiore che aveva dovuto affrontare quando gli aveva porto la mano con tanta semplicità.
Incarnava lo stereotipo della ragazza di provincia, semplice al punto da non tenersi al passo con la moda, al massimo zoppicarle dietro constatò mettendo a fuoco la scialba fantasia della sua lunga gonna! Dovette reprimere il desiderio di fare qualcosa a riguardo, rifarle il guardaroba avrebbe comportato l’entrare in confidenza ed era proprio quello che s’era ripromesso di non fare dopo Luc- Quinn. S’era ripromesso che mai più sarebbe entrato in confidenza con qualcuno. A parte Cordelia ma lei era l’eccezione, la salvezza, la madre che Elisabeth non sarebbe mai riuscita a essere.
Per il momento lasciò che a parlare fosse Santana, dopotutto le piaceva tenere banco! Stava giusto spiegando che il dormitorio vero e proprio era l’edificio accanto ma che per comodità, essendo rimaste in poche, avevano deciso di riunirle lì.
“La precedente proprietaria c’è morta, in quella casa.” le sentì aggiungere, solo per il gusto di mettere un altro po’ di paura alla novizia “Si è scolata una bottiglia di candeggina a pochi giorni dalla morte del suo unico figlio. Suicidio, quindi... anche se il mio terzo occhio messicano racconta tutta una storia.”
Kurt alzò gli occhi al cielo, mordendosi la lingua per non intervenire. Tornò ad osservarle proprio mentre imboccavano il corridoio in cima alle scale e si bloccò, sull’altra rampa, incurante di Jake alle sue spalle che arrancava portando le valigie della ragazza nuova.
Sperò fosse solo un’impressione dovuta alle pareti bianche, troppo bianche, ma quando il giovane mulatto lo superò si rese conto che davvero vedeva dei colori attorno alle persone. Un alone leggero che rivelava ciò che si celava al loro interno, così reali che Kurt riusciva a sentirne il peso.
Fece un respiro profondo e seguì Jake. Il ragazzo era circondato da un violetto incredibilmente scuro, come una vecchia macchia di sangue rappreso. Quasi ne percepiva l’odore. Il sapore in bocca. Kurt a stento riuscì a reprimere il senso di nausea sul nascere. Raggiunse la camera proprio mentre si svolgevano le presentazioni – Marley, ecco come si chiamava! Si fermò sulla soglia osservando il suo nero di paura attenuarsi sempre più ma comunque presente di fronte alle due ragazze bionde sedute sul letto. Anche per chi le conosceva Brittany e Quinn erano inquietanti, soprattutto da quando quest’ultima s’era ammalata e l’altra l’accompagnava dappertutto come fosse la sua custode.
“Lei invece è Quinn” stava dicendo la biondina, sciogliendo un’imbarazzata Marley da un abbraccio troppo caloroso “non è più la stessa da quando la sua B-A-M-B-I-N-A le è morta dentro... San si è trasferita qui per aiutarmi a prendermi cura di lei!”
La semplicità con cui riassunse i fatti ben più articolati lasciò basita la nuova arrivata, Quinn invece rimase indifferente come suo solito. Il suo bellissimo viso perennemente inespressivo aveva suggerito un nome meno tecnico per la sua condizione: la malattia della bambola. E, in effetti sembrava proprio una di quelle bambole di porcellana coi boccoli biondi e gli occhi verde acqua che tutto vedono e nulla li smuove, come le labbra rosse senza più memoria di sorrisi.
“Come se avessi scelta” sentì bofonchiare. Nel mentre l’ispanica squadrò Jake, che incrociato il suo sguardo si affettò a posare le valigie e lasciare la stanza.
La tensione tra loro era comprensibile, almeno quanto la vergogna che provava il giovane Puckerman ogni volta che si trovava nella stessa stanza con Quinn, tuttavia sebbene sospettasse che ci fossero altri motivi di fondo Kurt non sentiva il bisogno di indagare. Quella storia era già abbastanza triste così.
Kurt sapeva cosa stava per succedere nel momento stesso in cui Santana prese dal comodino un sacchetto di velluto e non avrebbe avuto interesse nel rimanere se Brittany non l’avesse trascinato di fronte alla novizia.
“Hai già conosciuto Kurt, il nostro meraviglioso unicorno?”
Roteò gli occhi sentendosi definire per l’ennesima volta a quel modo, Marley lo osservò divertita sforzandosi di non ridere e lui apprezzò.
“Lo dici come se fosse la vostra mascotte”
“Semmai è il cocco della Suprema!”
Questa volta Kurt sorrise, soltanto Brittany poteva esprimersi in tono tanto innocente usando appellativi di scherno; senza dubbio era stata Santana a metterglielo in bocca, infatti la replica dell’ispanica non si fece attendere.
“Cordy ha un debole per quel bel musetto” rise, estraendo il mazzo di tarocchi “Ma in fondo, non c’è da biasimarla: se lo tiene vicino più che può... finché può!”
Kurt sgranò gli occhi, anche se il retrogusto amaro di quell’atteggiamento non lo feriva più come i primi tempi. Lo sguardo altalenante di Marley lo indusse a spiegarsi in fretta.
“Ti avranno spiegato che la magia è una sorta di anomalia genetica. Beh, io rientro in uno dei rari casi documentati in cui quest’anomalia si rivela fatale!” non poté evitare di sorridere mestamente “La magia è incompatibile col mio corpo, mi indebolisce al pari di una malattia” ... logora, divora, si espande come un cancro...
“Senti dolore?” chiese Marley, scacciando le parole di Elisabeth.
Scosse la testa. Non era del tutto una bugia, soprattutto non gli piaceva mostrarsi debole di fronte agli altri membri della Congrega.
“Usare la magia è sfiancante, oltre che rischioso, per me.” la compassione della ragazza gli arrivò alle orecchie come un canto di sirena prima che potesse porgli la domanda successiva “Non so quanto mi resta.” ammise “Stando a quanto dice Cordelia dipende da quanta magia si usa, per questo mi ha posto il limite di una volta ogni sette giorni... e non usarla proprio non è una soluzione valida, perché comporta l’impazzire”
Come sua madre però non lo disse, Marley avrebbe avuto modo di scoprirlo più avanti.
“Si va in manicomio per imparare a morire” esclamò Quinn.
Brittany le schioccò un bacio sulla guancia ma lei parve non accorgersene “Niente rivelazioni, tesoro” la rimproverò dolcemente “Kurt non è pronto a parlarne”
Il nero si fece nuovamente più intenso attorno a Marley, mischiandosi in vortici voluttuosi col verde della gelosia di Santana – se avesse anche solo sospettato che lui sapeva gli avrebbe strappato gli occhi rovinandosi la manicure perfetta – quando l’afferrò per un braccio e la costrinse a sedersi sul pavimento di fronte a lei.
“Devi farlo proprio adesso?” chiese Kurt, col solo intento di irritarla.
Santana aveva già disposto sette candele a semicerchio e salmodiato invocazioni mentre si accendevano tutte all’unisono, era già di per sé una risposta. Come sospettava aveva intenzione di leggerle le carte.
Non poté negare di essere sollevato che l’attenzione non fosse più catalizzata su di sé, tuttavia il meticoloso rituale con cui l’ispanica continuava a mischiare e spezzare il mazzo e poi mischiarlo ancora gli procurò un giramento o forse sentiva la testa leggera per via di tutti quei colori che gli ballavano davanti... provò a chiudere gli occhi e si concentrò sulle voci delle due ragazze, sovrapponendo ricordi e presente, nel buio e nella calma del suo respiro. Santana poneva sempre le stesse domande: “Quanti anni hai? Quanti siete in famiglia? Qual è la tua più grande aspirazione?” e, come con lui, non prestava davvero attenzione alle risposte. Dopo aver smazzato per la settima e ultima volta – la curiosità ebbe la meglio e Kurt socchiuse appena appena un occhio per sbirciare – l’ispanica mise una carta scoperta esattamente nel punto a metà tra lei e Marley poi ne dispose altre nove in tre file da tre, a faccia in giù, con la quinta carta che andava a coprire in parte l’Imperatrice.
“Quella dovrei essere io?”
Lo scetticismo nella sua voce era comprensibile. Come riconoscere l’insicura, insignificante Marley in quella donna calma e serena eppure seducente, sicura di sé, come solo una sovrana poteva essere?
“Non montarti la testa, è normale che una donna sia rappresentata da un’altra donna” minimizzò Santana.
Kurt capì dall’arancione di quelle parole fluttuanti dietro le sue palpebre chiuse che l’ispanica mentiva, anche perché altrimenti non avrebbe avuto senso assegnargli la Giustizia quand’era stato il suo turno. Non ce l’aveva comunque, sia chiaro! Anzi, il viso duro di quella donna, gli occhi fissi che sembravano puntati nei suoi, così simili a quelli di Elisabeth, gli procurarono da subito inquietudine e sudori freddi.
Rammentava poco di quello che Santana aveva detto, soprattutto dopo che la quinta carta s’era rivelata il Diavolo. Quella figura grottesca che gli faceva la linguaccia con entrambe le sue bocche e tutti quegli occhi, sul viso sulla pancia sulle ginocchia persino, che lo fissavano, l’aveva profondamente turbato. Vi aveva visto un ammonimento a dominare i propri poteri in fretta se non voleva finire all’Inferno. All’ultimo, poi, preso dal panico che sarebbe spuntata la Morte, aveva schiaffeggiato la mano di Santana facendo cadere la carta; si trattava invece dell’ennesima donna, questa volta con due brocche d’acqua, forse il più rassicurante tra gli Arcani che s’erano presentati finora! Grazie al suo gesto avventato, gli fece presente Santana, la Temperanza non poteva essere interpretata non sapendo in che posizione fosse in origine ma questo non diminuì il suo sollievo che anzi, fu totale.
“Oh, questo è il genere di cose che mi piacciono... finalmente qualcosa di succoso!” commentò Santana, e lui capì che le prime tre carte erano state rivelate.
Riaprì gli occhi e tirò un sospiro notando di non vedere più quelle specie di auree attorno alle ragazze.
“C’è un grande amore nel tuo prossimo futuro ma non è questa la parte interessante” annunciò l’ispanica, puntando il dito sulla terza carta, il Sole, e la seconda, gli Innamorati “Prima avrai un colpo di fulmine molto fisico col tuo uomo e... uh-la-là!” cinguettò, imitando quell’idiota francese con cui scopava adesso “Sei fortunata, ce l’ha bello grosso”
Marley arrossì fin alle orecchie, e anche sul collo, tra le risa di Santana che accarezzava distrattamente la carta del Diavolo che apriva le fila.
Kurt non si chiese perché la stessa carta uscita per lui assumesse significati così diversi per un’altra persona, iniziò invece a pensare che Santana contasse le carte, imbrogliando come a poker, e che quel gioco servisse solo per farle ammazzare la noia; quando comparve l’Appeso, che per un attimo faticò a riconoscere perché rovesciato, quei sospetti si fecero più concreti.
“Per tutto il mese successivo al vostro incontro, questo legame sarà ampiamente ostacolato da forze interne ed esterne ma, per quanto difficile, non sarai disposta a rinunciarvi” riprese l’ispanica, passando dall’Appeso alla Forza, sovrapposta all’Imperatrice, fino al Matto “potresti anche arrivare a compiere scelte avventate, audaci se preferisci.”
Era presente quando Cordelia aveva spiegato che, per qualsiasi tipo di arte divinatoria, era necessario annullare le proprie indoli naturali per meglio lasciarsi guidare ma era evidente che Santana non lo stesse facendo: ogni più piccola cosa riportava al sesso, trasformando l’intera sessione in una farsa.
“Si tratta di un altro scherzo, vero? Te lo stai inventando...”  intervenne Marley “Senti, lo capisco! È divertente prendere in giro la nuova arrivata ma, per favore, smettila. Sono solo vecchie carte, questa è anche pasticciata!” rise nervosamente, sollevando il Diavolo che presentava uno scarabocchio sbiadito nell’angolo in alto a destra.
“Posala subito. POSALA!” sbottò Santana.
La ragazza dallo spavento lasciò cadere la carta. Nello stesso momento Brittany fece alzare Quinn, sollevandola tra le braccia come una bambina, e la portò nell’altra stanza prima che l’ispanica desse in escandescenze. Kurt seguì il loro esempio, cogliendo l’occasione per andare a parlare con Cordelia dell’episodio che l’aveva appena colto.
Proprio come Marley pensava che si trattasse solo di un gioco che Santana prendeva troppo seriamente, e proprio per questo s’era sempre astenuto dal farglielo notare; lasciò la stanza proprio mentre l’ispanica insisteva affinché la novizia chiedesse scusa alle carte.
“Chiedi scusa!” insistette, incurante di sembrare infantile o pazza.
Per quanto ritenesse i tarocchi di Marsiglia un’entità assestante, il motivo di quel comportamento era molto più semplice, quasi banale. Quelle carte le erano state regalate da sua nonna prima ancora che imparasse a parlare e l’accompagnavano da prima che imparasse a usarle davvero. Si trattava quindi di puro affetto: offendere le carte equivaleva ad insultare la sua abuela e Santana non lo avrebbe mai tollerato, nemmeno da parte della futura Suprema.
A vederla lì, tutta rossa e mortificata, che squittiva delle timide scuse, per un attimo l’ispanica mise in dubbio le proprie conclusioni.
Sfiorò l’Imperatrice nel risistemare la Forza, in modo che si vedessero i volti di entrambe, e forse per la prima volta notò che nelle loro differenze erano in realtà molto simili: il cappello della seconda era ornato di piume d’aquila, lo stesso animale che recava la prima sullo scudo e che sembrava accudire proprio come l’altra sembrava in perfetta armonia con la fiera cui accarezzava il muso... ed erano anche figure femminili cariche di energia, il problema era capire in che modo sarebbe stata impiegata; fissò con apprensione il Matto che chiudeva la fila, allontanandosi dalle due donne, verso l’ignoto.
Riportò la propria attenzione sulla ragazza di fronte a sé e vedendo i giochi di luce e ombre che le candele proiettavano sul suo viso si accorse che si stava facendo tardi, doveva sbrigarsi a finire prima che le chiamassero per cena.
“Non devi avere paura di quel che ti dico” esclamò d’impulso “Il futuro non è già scritto, lo creiamo noi in base alle nostre scelte”
Marley aprì la bocca per parlare e lei, capendo di crearle confusione, per non rischiare di contraddirsi o essere fraintesa, decise di procedere per esempi: “Ho visto come guardi Jake. Credi che sia lui, il grande amore di cui parlavo?”
Avrebbe potuto far morire l’interesse per quella mela marcia sul nascere, probabilmente evitandole le stesse sofferenze che lei aveva patito grazie al maggiore dei Puckerman – dopotutto, il sangue non è acqua – ma decise di contenersi. Per il momento. Per quanto le era possibile.
“Oppure vuoi crederlo” l’incalzò “così come ti sei crogiolata nell’idea di amare il tuo ex?”
L’altra non rispose e Santana comprese di averci visto giusto anche questa volta.
“Puoi crederci o no, fiorellino” concluse, raddrizzando il Diavolo “ma le carte influenzeranno il tuo cammino. Lo fanno sempre. E non venirmi a dire che non sei curiosa, nemmeno un pochino, di sapere cosa ti aspetta. Sappiamo entrambe che mentiresti!”
La ragazza deglutì, spostando lo sguardo sull’ultima fila di carte, ancora coperte, e con decisione annuì col capo; le labbra dell’ispanica si piegarono scoprendo i denti, dando al suo viso un’espressione ferina, mentre girava la  settima... Marley trattenne il fiato, e anche lei, come sempre, ebbe un attimo di smarrimento di fronte all’Arcano Senza Nome.
Fin da bambina Santana provava emozioni contrastanti per quello scheletro che falciava mani e teste su di un prato nero, ma abuela le aveva spiegato che non si trattava di un cattivo presagio come tutti, e anche la ragazza di fronte a lei, pensavano. “Rilassati, non significa che morirai” le assicurò, infatti, una volta ripreso il controllo “il Tredicesimo indica solo un forte cambiamento, qualcosa che modificherà il tuo modo di pensare e percepire ciò che ti circonda... come il fatto di essere una strega.”
“Questo però è appena successo!” obiettò prontamente Marley.
Santana tacque. Le carte parlano a chi sa ascoltare lei però doveva stare attenta a non rivelare troppo o troppo presto. La ragazza stava scoprendo tante cose tutte insieme, non aveva senso aggiungere altro peso sulle sue spalle, decise quindi di non dire nulla finché Cordelia non l’avesse riconosciuta come legittima erede... e visto com’era concentrata su Lady Hummel ne sarebbe passato di tempo!
In compenso, le tornò il sorriso scoprendo la Luna.
L’astro della notte si allineava perfettamente con l’Imperatrice e, volendo ampliare le proprie vedute, ciò comportava che in futuro Marley avrebbe smesso di pensare così tanto e si sarebbe lasciata guidare dall’intuito. Santana tuttavia non poté ignorare il contesto negativo in cui si presentava la carta, soprattutto quando l’ultima si rivelò essere la Torre rovesciata.
Incontrò nuovamente quegli splendidi occhi azzurri, spauriti, in attesa del suo responso. E che poteva dirle? Era un disastro completo!
 
 
  
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