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Autore: la luna nera    18/09/2015    4 recensioni
La giovane Rose Morrison riceve dalla prozia Jacqueline, venuta a mancare alla rispettabile età di 107 anni, una strana eredità che non consiste in denaro o gioielli, ma in qualcosa di ancora più prezioso. Di cosa si tratta nessuno ancora lo sa e starà proprio a Rose arrivare a scoprirlo intraprendendo un cammino costellato di numeri, simboli e significati nascosti. Scoprirà anche il segreto della prozia che l'ha resa quasi una mezza strega agli occhi di molti. Accanto a lei il fidato zio Albert e l'irriverente quanto affascinante James Bradley.
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Oh cavolo!” Albert si precipitò a soccorrere la nipote che giaceva a terra svenuta. “James, aiutatemi, svelto! Aiutatemi ad alzarla! Mettiamola sul divano!” L’uomo era ad un passo da una crisi di panico, tante erano le emozioni che si erano succedute negli ultimi minuti.
“Ecco, prendete il cuscino e sistemateglielo sotto la testa. Io tengo le gambe sollevate così il sangue dovrebbe riprendere a circolare regolarmente.”
 All’improvviso Rose iniziò a dare segni di vita, spostò leggermente la testa e mugugnò.
“Ehi piccola, mi senti?” Albert provò a tirarle qualche leggero schiaffetto sulle guance pallide sperando che si risvegliasse del tutto continuando sempre a chiamarla.
Dopo vari tentativi ed interminabili secondi, finalmente la ragazza aprì gli occhi. I due uomini tirarono un sospiro di sollievo, Albert si accasciò sull’altra poltrona e James si fece più vicino a lei stringendole delicatamente la mano.
“Rose, riuscite a sentirmi?” Si avvicinò al suo viso quel tanto che gli serviva per percepirne il respiro e far suo quel delicato profumo.
La ragazza mosse la testa, sbatté le palpebre per cercare di mettere a fuoco ciò che le stava attorno ed emise un profondo respiro. “Che… che è successo?”
Aveva la bocca impastata, un fortissimo mal di testa ed un grande senso di spossatezza.
“Grazie al cielo vi siete ripresa.” Accarezzò il dorso della sua mano che mai aveva lasciato.
La ragazza si portò l’altra mano sulla fronte e prese a massaggiarla. “Mi fa male tutto…”
“Non ricordate niente di quello che avete vissuto?” Negli occhi di James c’era stupore ed ora finalmente un enorme sollievo. “Non ricordate dell’apparizione a cui avete ….abbiamo assistito e con la quale avete interagito?”
Rose rifletté un attimo, guardò lo zio che nel frattempo aveva ripreso le sue normali funzioni vitali, prima di tirarsi su tentando di mettersi seduta nonostante il forte mal di testa. “Stavamo discutendo quando loro sono apparsi. Li avete visti anche voi quindi?”
“Sì, è così.” Lo zio si avvicinò.
Solo allora si rese conto che la sua mano era stretta in quella di James, la cosa le aveva infuso serenità ma detestava darlo a vedere. Se ne liberò repentinamente abbassando lo sguardo e raccontando le sensazioni provate poco prima. “Non ero di nuovo più padrona del mio corpo … come l’altra volta….è stato orribile…” Si strinse nelle proprie braccia abbassando la testa, poi portò una mano sul collo. “Sento di aver la gola secca come se avessi parlato ininterrottamente.”
“E’ ciò che hai fatto, piccola. Hai conversato a lungo con loro in una lingua a noi completamente sconosciuta ma di cui tu sembravi padrona.”
Rose guardò lo zio con grande sorpresa.
“Non ricordi niente?”
“Io… ricordo solo i loro nomi.” Deglutì. “Himmel e Jhea.”
I due uomini si guardarono in faccia.
Himmel aeternitatis ovvero il cielo per l’eternità.” Osservò James.
“E la donna chi è? Si chiama Jhea se non ho capito male.” Chiese Albert.
“Il nome rievoca tantissimo la Madre Terra, nell’antichità si chiamava appunto Gea.” Sottolineò il giovane.
Rose non riusciva a distogliere lo sguardo dal ragazzo, doveva ammettere a se stessa che era una miniera di conoscenza senza fondo. “Il cielo che si unisce alla terra, come il numero uno che è il principio di tutto, compresi gli opposti.”
“E se permettete, oserei aggiungere che qui emerge il significato del sette di cui ancora non vi ho detto.”
Albert e la ragazza rivolsero lo sguardo verso James, desiderosi di sentirlo di nuovo proferire di numeri e legami con l’ignoto.
“Il sette è il numero magico per eccellenza, lo si ritrova praticamente ovunque: sette sono le note musicali, i giorni della settimana, i colori dell’arcobaleno, le stelle della costellazione del Carro dell’Orsa Maggiore e lo si ritrova in molti elementi naturali. Non per ultimo dobbiamo ricordare che fra ciascuna delle fasi del ciclo lunare intercorrono appunto sette giorni.”
“C’è forse un legame con la terra?”
“Il sette è il risultato della somma fra il tre, cioè il ternario divino, ed il quattro, ossia il quaternario terrestre.”
“E’ vero: quattro sono gli elementi che avrebbero dato origine ad ogni cosa.”
“Già. Il sette è il numero privilegiato in quanto espressione massima fra umano e divino.”
“Tutto coincide dunque… Esso sta a simboleggiare la Terra così come l’uno è il Cielo.”
“Lo zero quindi potrebbe avere la funzione di unirli se ho ben capito.” Osservò Albert.
“Esattamente.” Confermò James. “Bene, il mistero inizia a farsi meno fitto.”
Rose sorrise, anche lei iniziava a capirci qualcosa. Poi le tornò alla mente una strana sensazione provata durante l’incontro coi due esseri. “Ad ogni modo io devo recarmi a casa della prozia Jacqueline quanto prima, lì troverò altri indizi.”
I due uomini la guardarono con aria interrogativa.
“Ve lo hanno rivelato loro?”
“Forse, ma è una cosa che sento dentro di me da tempo. Devo farlo…. Domani stesso.”
“Mhm…” Mugugnò lo zio. “Non credo sia una buona idea.”
“Perché dite questo?”
“Quando interagisci con questi esseri hai un enorme calo delle energie vitali, sei ancora molto debole e forse dovresti osservare un po’ di riposo prima di compiere questo passo.”
“Mi duole contraddirvi, ma io devo andarci domani…” Il suo sguardo si fece fisso, le pupille leggermente dilatate puntavano verso l’esterno. “Dopo dieci settimane dall’ingresso di Jhea nella Dimensione, al compimento della perfetta lunazione, Ruhna dovrà presentarsi al cospetto dei Guardiani del Cielo e della Terra.
Pronunciate queste parole dall’oscuro significato, Rose si lasciò cadere indietro, visibilmente debole  e col fiato corto.
“Ma che ha detto?!” James era catturato totalmente dalla situazione che stava vivendo. Non poteva negare la sua eccitazione nel trovarsi faccia a faccia con qualcosa di così arcano, sfuggevole e allo stesso tempo tangibile. E poi non poteva più nascondere la sua forte preoccupazione per Rose, per quella ragazza che attimo dopo attimo stava entrando di prepotenza nei suoi pensieri, ulteriore motivo per impedirle di raggiungere da sola quel luogo.
“Ci penseremo domani, lei ora è stremata per cui credo sia meglio per tutti noi se la riporto a casa. Sono certo che mio fratello me ne dirà di tutti i colori e mi incolperà del suo stato fisico, ma ciò che mi sta più a cuore adesso è la sua salute, non posso farla tornare a casa da sola.”
 
 
 
 
 
Quella notte Rose dormì pochissimo, il suo sonno era molto agitato complice forse il violento temporale che infuriava all’esterno o l’aver assistito alla furibonda lite scoppiata fra suo padre e suo zio.
 
Yis ayd un ohnam *
Yis ayd un ohnam
 
Questa strana frase risuonava nella sua mente, una volta pronunciata da una voce maschile, poi da una femminile. Un fortissimo schianto la fece balzare sul letto, evidentemente un fulmine si era abbattuto nei paraggi. Accese la candela sul comodino e a passi lenti si avvicinò alla finestra: era tutto buio, ogni tanto i lampi illuminavano il cielo di una luce sinistra ed inquietante.
 
Yis ayd un ohnam
Yis ayd un ohnam
 
Di nuovo udì quelle parole nella sua testa e non ebbe bisogno di troppa immaginazione per intuire chi le aveva pronunciate.
Scostò la pesante tenda e poggiò la mano sul vetro, era freddissimo. Improvvisamente vide un bagliore all’esterno, comprese all’istante che non si trattava di un lampo e infatti dal nulla comparvero i due essere sublimi che riconobbe subito come Himmel e Jhea. Istintivamente richiuse la tenda e indietreggiò, ma questa si riaprì da sola: i due stavano lì fuori sospesi a mezz’aria e sembravano perfettamente asciutti nonostante la pioggia battente.
Peinch on abbod, non avere paura.
E invece Rose ne aveva eccome! Quei due tipi le si mostravano per la terza volta nel giro di poco tempo e la cosa le aveva provocato fastidiosi malesseri, cos’altro doveva ancora subire? Che cosa volevano? Perché cercavano proprio lei?
Stavano sempre lì immobili senza proferire altro con il sorriso sulle labbra. Poi si scostarono e furono inghiottiti in una nuvola di luce e come per incanto da essi uscì un terzo essere mai visto prima. Era praticamente impossibile stabilire se fosse più giovane degli altri due, tutti sembravano creature eterne senza età esattamente come nell’Antica Grecia si credeva fossero gli dei. Anch’esso era bellissimo, aveva la pelle candida, due occhi azzurri da far impallidire il cielo più blu, i suoi capelli sembravano realizzati coi raggi del sole più splendente ed erano leggermente lunghi e vagamente sbarazzini. Non aveva una sola virgola fuori posto nel volto che rispettava perfettamente i canoni della bellezza, le sue labbra rosee erano piegate in un sorriso da mozzare il fiato dal quale la ragazza non riusciva a distogliere lo sguardo. Stranamente non provava alcun timore, anzi, sentiva di conoscere quel tipo affascinante da tempo e questa insolita sensazione la fece riavvicinare alla finestra per poter continuare indisturbata a godere di quella magnifica visione: il tipo indossava una sorta di tunica celeste, di quelle che gli lasciavano scoperto il torace perfetto per circa tre quarti e le gambe da poco sopra le ginocchia. Portava un bellissimo mantello azzurro intenso tenuto chiuso dalla spilla con il simbolo della spirale che Rose ormai conosceva bene, sapeva che era uno di loro, uno degli esseri senza tempo che in qualche modo sconosciuto avevano avuto a che fare con la sua defunta parente. Non ne comprendeva il motivo, ma quel ragazzo (o ciò che poteva essere) le infondeva fiducia e serenità e questa strana sensazione le strappò un lieve sorriso al quale il tipo rispose con uno molto più caldo e intenso. Fu automatico per Rose portare la mano sulla finestra e toccare il vetro come aveva fatto poco prima, adesso però sentiva tepore che aumentò vertiginosamente non appena il tipo portò la sua mano nello stesso punto.  Era tutto troppo bello, troppo sublime, troppo fuori dal tempo.
Le gambe della ragazza iniziarono a tremare e non per quegli improvvisi malori che avvertiva quando si presentavano quelle entità misteriose, ma per l’intensità del momento, l’emozione e tutto lo sconquassamento interno provocatole dalla sublime apparizione. Il respiro aumentò attimo dopo attimo e fu abbastanza lucida da porre la parola fine a quel contatto destabilizzante, allontanarsi dalla finestra e tornare sotto le coperte non prima di aver visto svanire nel nulla il bellissimo essere. Soprattutto fu abile nel mettere a tacere l’istinto che l’avrebbe portata ad aprire la finestra e lanciarsi fra le braccia del bellissimo ragazzo, con l’incognita di poter precipitare nel vuoto.
 
Naturalmente passò quasi tutto il resto della notte senza chiudere occhio, pensando e ripensando incessantemente a quel ragazzo meraviglioso che faceva sembrare l’intrigante James Bradley un bruttone di prim’ordine. E poi quel tocco di mistero che aleggiava attorno alla sua figura lo facevano apparire ancora più affascinante di quanto non fosse e poi quegli occhi blu e profondi come il cielo senza fine e quel sorriso stupendo e….
Lui non aveva un nome né una provenienza certa, ma si sentiva attratta in modo irresistibile, il suo cuore batteva all’impazzata solo ripensando al loro fugace incontro e bramava sempre di più di specchiarsi di nuovo in quel volto d’angelo fuori dal tempo.
 
 
Il nuovo giorno arrivò come una benedizione per lei, nonostante i pareri contrari sia dei suoi familiari, sia dello zio Albert, si sarebbe recata presso la villa della prozia Jacqueline. E magari lì poteva incontrare di nuovo quel tipo bellissimo che era entrato nella sua esistenza come un uragano e che aveva preso il primo posto nei suoi pensieri surclassando tutto il resto in un attimo.
Afferrò la chiave ricevuta con il testamento, indossò la sua mantellina e si diresse verso il cottage dello zio. Desiderava che fosse lui ad accompagnarla alla ricerca dei nuovi indizi e della possibile identità del bellissimo misterioso essere che l’aveva conquistata con un solo sguardo.
Non trovò il parente nella veranda né impegnato su qualche strano marchingegno, bensì seduto accanto alla stufa con indosso una vestaglia da giorno.
“Zio Albert! Che vi è successo?”
“Atchù!” Si pulì il naso. “Ben arrivata mia cara… Atchù!”
“Avete bisogno di aiuto?”
“Ti prego, puoi mettere dell’acqua a scaldare? Ho proprio bisogno di un thé bollente….”
“Certamente… Ma che avete fatto stanotte? Ieri eravate in ottima forma.”
“Quel temporale ha fatto…. Athcù!.... Ha fatto cadere un ramo della quercia del giardino sulla copertura dell’attrezzeria dietro casa…. Atchù!” Si soffiò di nuovo il naso. “Ho tentato di arginare il danno e mi son preso un’infreddatura coi fiocchi…”
“Capisco.” Mentre versava il thé nella tazza, comprese che lui non sarebbe stato nelle condizioni di accompagnarla.
“Ti ringrazio Rose…” Si sentiva proprio uno straccio. “Credo che tu debba rimandare il sopralluogo alla villa della zia, io non sono nelle condizioni di poterti accompagnare. E’ meglio che tu non vada sola, a meno che…”
La ragazza drizzò la testa. “No! Sapete come recita il proverbio: meglio soli che male accompagnati!”
“Io non ho detto niente, hai fatto tutto da sola.” Bevve un altro sorso di the. “Volevo suggerirti di rimandare tutto fino al giorno in cui sarò guarito.”
Si stava tradendo da sola, era certa che fosse sul punto di proporle James Bradley come accompagnatore. “Purtroppo non posso, c’è una voce che mi chiede con insistenza di recarmici quest’oggi. E poi…. Potrei incontrare di nuovo una persona….”
“Di chi stai parlando?”
“Ve lo racconterò un’altra volta. Voi intanto pensate a guarire.”
“Rose! Aspett….Athcù!” Niente, la ragazza era già in fondo al vialetto. “Ah, è più testarda di un mulo…”
Riprese a sorseggiare il the, gettando di tanto in tanto qualche pezzetto di legno nella stufa affinché il fuoco si ravvivasse. Era inutile fermare la sua nipotina, quando si metteva in testa una cosa non c’era verso di farla desistere.
 
 
 
“Che brutta cera, Albert! Bastano due gocce d’acqua per mettervi fuori combattimento?” James entrò un quarto d’ora dopo che Rose se n’era andata.
“Ah, alla buon’ora… Athcù! Avevate un appuntamento con qualche affascinante signorina che vi ha fatto tardare così tanto?”
“Accidenti!” Alzò le mani in segno di resa, non capiva il motivo di questa sua irritazione.
“Non fateci caso, il mal di testa mi fa sparlare…. Piuttosto.. Rose è stata qui poco fa, in questi minuti sta raggiungendo da sola la casa di mia zia!”
“Cosa?! E perché non l’avete fermata?”
“Credete sia facile?” Si soffiò il naso. “Corretele dietro per favore, ….atchù!.... Non lasciate che vada lì dentro tutta sola! Ha pure rammentato una persona che potrebbe incontrare…”
“Di chi si tratta?”
“Non me ne ha parlato.. Tu corrile dietro e fa’ in modo che non si cacci nei guai!”
James non se lo fece ripetere due volte, riprese la strada che aveva appena percorso correndo come un disperato.
Chi doveva incontrare Rose?
Quella frase gli aveva messo le ali ai piedi più di ogni altra cosa, più di ogni pericolo che poteva correre dall’eventuale incontro con Himmel e Jhea.
Sentiva nascere una logorante gelosia e voleva, anzi, doveva essere presente quando lei avrebbe visto questa persona.
Era forse il fantasma della vecchietta defunta?
Il suo cuore sentiva che si trattava di qualcun altro, qualcuno connesso a quelle entità che pure lui aveva visto. E se era uno di sesso maschile doveva iniziare a preoccuparsi sul serio: con la loro bellezza e prestanza fisica non c’era competizione. Come lui aveva trovato stupenda la donna, sicuramente Rose aveva pensato la stessa cosa dell’uomo. Era forse spuntato qualcun altro? Doveva vedere coi suoi occhi chi si stava infiltrando fra di loro.
 
 


 
Ciaoo!!
Approfitto subito per ringraziare tutti voi che avete inserito la storia in una qualsiasi delle liste! <3<3<3
Ora che James sembra iniziare a cedere sotto le frecce di Cupido, dal nulla compare un nuovo essere misterioso che occupa con prepotenza i pensieri di Rose…. E lui inizia a rosicare.
Un po’ per scaramanzia, un po’ per comodità, tenterò di aggiornare la storia ogni venerdì, per cui vi aspetto fra sette giorni.
Voi intanto commentate!
 
Un abbraccio
La Luna Nera
 
* Yis ayd un ohnam     Sei una di noi

 
  
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