Aveva intuito che quella giornata sarebbe andata male gią dal momento in cui una vampata di aria rovente lo aveva investito nell'istante in cui aveva messo piede fuori dal laboratorio, e le cose erano peggiorate nel momento in cui si era lasciato convincere da Shiina Mayuri a cederle un Upa di metallo che successivamente aveva scoperto avere un valore d'asta di anche diecimila yen. L'unica speranza di recuperare quella giornata era riposta nella conferenza del professor Nakabachi sulla possibilitą di eseguire viaggi nel tempo, ma, dopotutto, l'Organizzazione non poteva non essere in agguato in presenza della sua figura, Hōōin Kyōma.
Si era accomodato nell'ultima fila di banchi con un sospiro, godendo di quella magra consolazione che era la frescura dell'aria condizionata, e aveva cominciato a sfogliare con aria annoiata le dispense poste sul banco, venendo assalito da un incredibile senso di deją-vu.
Era seguita un'accesa discussione su come le teorie di Nakabachi non fossero altro che la brutta copia di quelle di John Titor, un famoso viaggiatore del tempo proveniente dal 2036, e la situazione sarebbe degenerata se non fosse intervenuta lei.
Quando si era sentito tirare per la manica del camice si era voltato quasi di riflesso. Notņ subito i capelli scarlatti e gli occhi azzurri circondati da folte ciglia e aveva quasi pensato che fosse carina, ma il pensiero fu brutalmente stroncato sul nascere quando fu trascinato fuori dall'aula senza alcuna possibilitą di appello.
Kurisu Makise, ecco chi era. Non ci voleva un genio del suo calibro per riconoscere quella che era considerata una ragazza prodigio da tutta la comunitą scientifica, anche se ovviamente non poteva competere con un quoziente intellettivo come il suo. Con il senno di poi avrebbe considerato quella sua prima conversazione con lei, avvenuta in una linea di universo differente, una delle pił strane e al contempo pił importanti della sua vita. Le teorie di John Titor avevano sempre suscitato il suo interesse, aveva letto un'infinitą di libri su di esse, stupendosi di quanto il concetto di tempo potesse affascinarlo, e mai avrebbe pensato che, con tono un po' troppo saccente, una ragazza della sua etą potesse smontare quelle teorie con una tale facilitą. Noiosa e so-tutto-io fu la prima impressione che gli aveva lasciato, ma, con gli avvenimenti futuri, avrebbe presto capito che quello che era finito con le spalle al muro era proprio lui.
[392 parole]
Si era accomodato nell'ultima fila di banchi con un sospiro, godendo di quella magra consolazione che era la frescura dell'aria condizionata, e aveva cominciato a sfogliare con aria annoiata le dispense poste sul banco, venendo assalito da un incredibile senso di deją-vu.
Era seguita un'accesa discussione su come le teorie di Nakabachi non fossero altro che la brutta copia di quelle di John Titor, un famoso viaggiatore del tempo proveniente dal 2036, e la situazione sarebbe degenerata se non fosse intervenuta lei.
Quando si era sentito tirare per la manica del camice si era voltato quasi di riflesso. Notņ subito i capelli scarlatti e gli occhi azzurri circondati da folte ciglia e aveva quasi pensato che fosse carina, ma il pensiero fu brutalmente stroncato sul nascere quando fu trascinato fuori dall'aula senza alcuna possibilitą di appello.
Kurisu Makise, ecco chi era. Non ci voleva un genio del suo calibro per riconoscere quella che era considerata una ragazza prodigio da tutta la comunitą scientifica, anche se ovviamente non poteva competere con un quoziente intellettivo come il suo. Con il senno di poi avrebbe considerato quella sua prima conversazione con lei, avvenuta in una linea di universo differente, una delle pił strane e al contempo pił importanti della sua vita. Le teorie di John Titor avevano sempre suscitato il suo interesse, aveva letto un'infinitą di libri su di esse, stupendosi di quanto il concetto di tempo potesse affascinarlo, e mai avrebbe pensato che, con tono un po' troppo saccente, una ragazza della sua etą potesse smontare quelle teorie con una tale facilitą. Noiosa e so-tutto-io fu la prima impressione che gli aveva lasciato, ma, con gli avvenimenti futuri, avrebbe presto capito che quello che era finito con le spalle al muro era proprio lui.
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