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Autore: M3K1317    19/09/2015    1 recensioni
Questa long-fiction è una versione migliorata di "Inazuma Eleven personalizzato", miglioramento della quale sono grato ad Ale2000.
Anno 2091 - Italia
Tra le tecnologie avanzate e i molteplici cambiamenti avvenuti sino ad ora, un gruppo di ragazzi tenta di creare una nuova potente squadra. Ma un ostacolo è in agguato nell'ombra.
Fra misteriosi personaggi, oscuri segreti e curiose rimembranze del passato, Milo e i suoi amici riusciranno nell'intento?
[Dal capitolo 4]
"Egli rideva in un modo così sguainato che Milo dovette coprire il telefono con una mano, per impedire che il tutto svegliasse i genitori o la sorella. E sopratutto che i suoi poveri timpani si distruggessero.
Dopo la scena a dir poco surreale, il portiere sbottò, mantenendo però un tono di voce basso:
"Ma... Era proprio necessario?".
Dall'altra parte ci fu il silenzio come risposta. Ormai sembrava inevitabile."
Genere: Avventura, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 14

La Diamond Point era nel pieno degli allenamenti. Pur essendo una squadra di una scuola elementare, prendevano molto seriamente gli allenamenti, decisi a confermare il titolo di campioni regionali che si erano guadagnati l'anno prima. Il capitano era Christine Deception, sorella minore di Rich. Lei, però, odiava sentire i professori alludere a lei come "la sorellina di Deception", in quanto desiderava ardentemente affermarsi. Il suo sogno era che un giorno alludessero a Rich come "il fratello di Christine".
Poiché l'allenatore non era quasi mai presente, era spesso la bambina l'incaricata della gestione della squadra. Quel giorno, stavano svolgendo una serie di tiri in porta. Christine si preparò a battere la punizione da una distanza non indifferente. Caricato il colpo di destro, fintò un tiro alto, facendo saltare la barriera, per poi tirare sotto i loro piedi. La sfera entrò indisturbata, dato che il portiere era stato fuorviato dalla finta iniziale.
Christine era la sola ragazzina della squadra, cosa che le valeva spesso dei dubbi, che cercava di affogare nella sua autostima, che provava a nutrire quotidianamente. Insomma, combatteva i dubbi convincendosi di essere sufficientemente brava.
Mentre il portiere recuperava la palla entrata in rete, tutti udirono stagliare una risata malevola. Essa proveniva da un uomo seduto in un angolo della palestra chiusa, ove la squadra si stava allenando. L'uomo che rideva, era mediamente alto, ma incredibilmente magro.
"Scusi!" commentò Lucas, un difensore della Diamond Point "Lei chi è?". Pur essendo solo dei bambini, erano stati educati a dare del lei agli adulti, su esplicita richiesta del professore di Italiano.
L'uomo si alzò. Poi disse: "Potete chiamarmi Artemisio.". "Cosa ci fa qui?" chiese Christine. Per tutta risposta, questi iniziò a ridere ancor più sguainatamente.

Milo e Lio stavano discutendo dell'esperienza del giorno prima, non riuscendo a venire a capo di nulla. "Come faceva a conoscere i nostri nomi?!" chiedeva l'uno. "E cosa intendeva con quelle strane frasi?!" ribatteva l'altro. In effetti i fogli ricevuti erano scritti in giapponese, risultando illeggibili ai due ragazzi.
Dopo breve, il duo fu raggiunto da André, che non poté fare a meno di confermare quanto detto dagli amici, salvo poi aggiungere: "Mio zio Furda è un interprete, e sono abbastanza sicuro che se gli portassi i nostri fogli saprebbe tradurli...". "Ottimo!" esclamò Nitro "Quando possiamo portarglieli?". "Beh..." rispose l'altro "Al momento è impegnato con un lavoro fuori città... Dovrebbe tornare Domenica...". "Bene." chiuse la conversazione Milo "Non ci resta che attendere.".
Nel mentre, i tre ragazzi erano arrivati davanti alla loro scuola.

Al termine delle lezioni, Volt proclamò, l'aggiunta alla squadra di altri due giocatori: Alberto Milite e Valerio Subbi. Il primo dei due era un ragazzo magro e mediamente alto, coi capelli neri e gli occhi grigi dietro due spesse lenti di occhiali da vista. Giocava da centrocampista, ed aveva fama di essere un calcolatore vivente. L'altro, era piuttosto alto, coi capelli spettinati castano chiaro e gli occhi verdi. Portava dei jeans le cui tasche parevano scoppiare. Era difensore, ma aveva avvisato chiaramente che non avrebbe potuto sempre essere presente agli incontri, data la sua tendenza a finire in punizione.

Poco dopo, la squadra si ritrovò al parco onde iniziare gli allenamenti. Il più determinato era senz'altro Volt. Egli sembrò intenzionato a migliorare ulteriormente nel tiro, quasi come se avesse voluto perfezionare una seconda tecnica micidiale, oltre al Vortice di Vento. Non era chiaro il perché, ma così pareva, dato che ogni volta che doveva tirare, fischiava, con due dita, rumorosamente. Purtroppo per lui, non riuscì nell'intento neppure una volta.

"Artemisio!" rimbombò la voce di JJ, nel vicolo in cui i due si trovavano "Cosa non hai capito del non farsi notare?!". Si capiva chiaramente, quanto egli fosse arrabbiato. "Cosa c'è che non va?!" si discolpò l'altro "Ho solo cercato candidati papabili al Progetto Alfa Cinque...". "Il progetto Alfa Cinque!" ripeté Strada più nervoso che mai "Quel piano è stato abbandonato! È troppo pericoloso!". Artemisio, per tutta risposta, appoggiato il braccio destro sulle spalle di JJ, disse: "Quasi non ti riconosco... Un anno fa non ti saresti fatto tanti scrupoli...". L'altro non rispose. I due si fissarono, mentre i loro sguardi erano nel pieno di un duello. Artemisio, poi iniziò a ridere malevolmente, come lui solo sapeva fare. Poco dopo, disse: "Hai un'ultima possibilità, per dimostrare al Kaiser che non sei un fellone...".

Il giorno seguente fu utilizzato da tutti i membri della squadra, per cercare di aggiungere un undicesimo elemento alla rosa. Dopo aver vagato per tutta la scuola, con la fine dell'intervallo, Volt e Milo si misero a colloquiare. "Dove lo troveremo, secondo te, il nostro ultimo giocatore?" chiese Tundir. "Non saprei..." commentò il portiere "Nicola e Sergio non sono di questo istituto, quindi non potrebbero giocare...". "Una persona ci sarebbe..." rispose l'altro. Hammer seguì la traiettoria dello sguardo del centrocampista, andando a sbattere contro un volto loro noto. "Lui?" chiese stranito. Volt annuì, consapevole che non sarebbe stato facile portare a termine il suo piano.

"È qualcosa capace di bruciare il metallo..." iniziò il professor Rampolli "Sciogliere il legno... Piegare la roccia... E spezzare la gomma...". L'uomo insegnava Italiano e Latino, ed era lo stereotipo di professore addormentato ed incapace di gestire la classe. Quella mattina aveva voluto iniziare la lezione con un curioso indovinello. "Chi me lo saprà dire?" aggiunse poi. I ragazzi guardarono attoniti il docente. Era un uomo basso con una barba marrone di notevole lunghezza, che toccava la cattedra con la punta.
"Scusi..." disse Rich "Ma perché ce lo chiede?". L'uomo si passò le dita sulla lunga barba, per poi dire: "Il perché lo capirete... Ora risolvete l'enigma...".
Dopo quaranta primi, nessuno era riuscito nell'impresa. Milo si stava sforzando intensamente. ma l'indovinello sembrava impossibile. "Come posso fare?" si chiese, accorgendosi poi di averlo detto ad alta voce. Lio gli si avvicinò, per poi dire: "Che strano... Tutti quanti hanno la fissazione per gli indovinelli... Anche la signora Luce...". "Secondo me i suoi non erano veri enigmi..." rispose a bassa voce Hammer "Insomma... Prova ad immaginare...". La frase si troncò bruscamente. Nitro fissò l'amico come per chiedere spiegazioni. "Immaginare..." ripeté Milo "L'immaginazione! È l'immaginazione!". Egli alzò la mano, ottenendo la parola dal professore, per poi dare la sua risposta, che si dimostrò corretta. "Bene!" commentò il docente "Provate ora con questo: unisce il coraggio, la gentilezza e la volontà...".
Alla fine dell'ora nessuno aveva risolto l'indovinello, mentre il professore se n'era andato senza dare nessun aiuto.

Dopo l'ultima ora, la squadra, si radunò fuori dalla scuola. Tutti si diedero appuntamento al parco, tranne Volt, che si offrì di provare a reclutare il loro undicesimo giocatore.

Durante gli allenamenti, la protagonista indiscussa fu Lara. Ella, trovatasi con la palla al piede nei pressi della porta, si preparò a tirare di collo col piede sinistro. Avvenne una cosa strana. Appena colpì il pallone, esso fu avvolto da tre fiammelle, una blu, una rossa e una gialla. La tre lucine ruotarono attorno alla sfera mentre andava in porta, lasciandosi dietro tre scie, ognuna del proprio colore.
La forza del tiro impedì a Milo di opporsi in modo alcuno, gonfiando la rete. "Wow!" esclamò Alberto "Quella è una vera tecnica!". "Già!" concordò Valerio. "Ottimo!" si aggiunse Giuliano. "È decente..." non si sbilanciò Yuri. "Serve un nome..." commentò, poi Lio "Che ne dici di...?". Non finì la frase, che la ragazza aveva risposto: "Tiro Luminescente.".

Poco dopo arrivò Volt, accompagnato dal suo ultimo acquisto. "Ehi!" esclamò Deception "Ma lui è...". "Lasciate che vi presenti..." rispose l'altro "Cristoforo Ventura.".

ANGOLO DELL’AUTORE
Ecco il quattordicesimo capitolo. Commenti vari ed eventuali:
~Cosa dovrà fare JJ? ~Cosa c'è scritto nei fogli della signora Luce? ~Volt si è ubriacato prima di chiedere alla sua nemesi di entrare nella squadra? ~Riuscirò a trovare un nome più decente di "Tiro Luminescente" per la prossima tecnica? Tutto questo e molto altro... Non so quando!
  
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