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Autore: Acer5520    19/09/2015    1 recensioni
È una storia di magia, maledizioni, guerre e amori impossibili, ma anche di amicizie indissolubili e folli. È la storia di una vita. Spero vi piaccia.
* * * * * * * * * * * * * *
Un potere smisurato, una maledizione, una promessa.
Il potere che scorreva nelle sue vene era antico come il tempo e devastante come solo il potere degli Dei poteva essere.
Ma lei non era una Dea. E non era neanche una semplice ragazza.
Sapeva solo che il peso sulla sua coscienza le impediva di vivere, che il suo potere unito ad una vecchia promessa le vietavano di morire e che non avrebbe più amato nessuno.
Quello che Selyan non sapeva era che, forse, si sbagliava in pieno.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. Il palazzo reale

 

-Tarìc-

 

Re Tarìc entrò in camera sua e si sdraiò sul letto sfinito.

In una sola mattina aveva avuto tanto da fare che aveva l’impressione di essere in piedi da almeno tre giorni.

Aveva ascoltato i rapporti di tutti gli incaricati di valutare i danni, degli incaricati di sorvegliare i lavori di ricostruzione, di chi si occupava dei feriti, di chi teneva il conto delle provviste e di tanti altri funzionari che non ricordava neanche più di aver visto.

La mole di lavoro necessario al suo regno era immane.

La disgrazia che li aveva colpiti era durata pochi minuti, ma era stata sufficiente a creare danni che avrebbero necessitato di mesi interi per essere riparati. Forse anni.

Una delle sue preoccupazioni maggiori, era che, con il regno in quelle condizioni, qualcuno  desideroso di espandere i propri territori avrebbe potuto approfittarne.

Immaginava uno qualunque dei re confinanti intento ad organizzare un attacco a sorpresa.

Magari da sud dove le conseguenze del terremoto erano state peggiori.

Ma erano solo pensieri, fortunatamente, non c'era nulla di fondato.

Aveva la certezza che qualcuno quella mattina gli avesse detto che ai confini non c'era niente di sospetto, anche se non ricordava più chi avesse pronunciato quelle parole.

Re Tarìc sospirò.

Per colpa del terremoto adesso si ritrovava ad affrontare da solo questioni che prima avrebbe suddiviso con i suoi aiutanti più fidati. Avrebbe messo la sua vita nelle loro mani in qualunque momento, sicuro della loro lealtà verso di lui e verso il regno e certo delle loro competenze. Sapeva che si sarebbe potuto allontanare anche per anni lasciando loro al governo e quando sarebbe tornato avrebbe trovato tutto come alla sua partenza, se non meglio.

Il terremoto che aveva quasi distrutto il suo regno aveva messo in ginocchio anche la sua corte.

Tanet, il comandante delle guardie, era indaffarato almeno quanto lui e usciva dal palazzo la mattina all'alba con i suoi uomini per fare ritorno solo a notte fonda per riposare qualche ora prima di partire di nuovo il giorno seguente. I suoi soldati dovevano assicurare tutto l’aiuto possibile alla popolazione, anche controllare giorno e notte le zone in cui le mura esterne erano crollate e tenere a bada le risse che scoppiavano con troppa facilità in casi come quello.

La Nobile Ismene, Prima Sacerdotessa del Tempio della Nascita e della Ragione, cugina del suo nobile e defunto padre, era stata trovata a terra nella grande sala del tempio priva di sensi e non si era ancora ripresa. Sembrava non avesse niente di grave e non aveva ferite addosso che non fossero semplici lividi, ma il suo sonno andava avanti ormai da sette giorni e nessuno era riuscito a svegliarla. Non aveva mai neanche dato segno di percepire la presenza di suo marito Olen accanto a lei e il pover’uomo, in quanto gestore dei bilanci reali, dopo due giorni di disperazione si era dedicato anima e corpo al suo lavoro. Tornava da lei solo a sera tarda e la mattina all’alba ricominciava il suo lavoro.

Nessuno aveva avuto il coraggio di muovere una sola critica contro quell’uomo che sembrava disinteressarsi della moglie. Erano sposati da prima che Tarìc nascesse e non c’era una sola persona in tutto il palazzo che non sapesse quanto teneva a lei.

Era solo il suo modo di sfogare la tensione e Tarìc ringraziava Dio ogni minuto per aver lasciato almeno Olen ad aiutarlo, per quanto si rendesse perfettamente conto di essere enormemente egoista nel pensare una cosa del genere in un momento come quello.

Aaren, fratello di suo padre, al momento del terremoto era fuori del palazzo per questioni private e per due giorni non avevano avuto nessuna notizia di lui.

Lo credevano tutti morto finchè Tanet non era piombato nella sala del trono due giorni dopo il nefasto evento urlando che lo aveva trovato in una delle tende allestite per dare aiuto alle persone rimaste senza casa. Nessuno sapeva come fosse arrivato lì, né come si fosse procurato la brutta ferita che aveva sulla fronte, né tanto meno se si sarebbe ripreso, ma almeno era ancora in vita e poteva contare sulle migliori cure.

Quanto a suo cugino, il Nobile Neithel, Primo Sacerdote del tempio della Guarigione e del Perdono, non si muoveva dalla stanza del padre se non in caso di estrema necessità.

Tarìc sospirò esausto.

Almeno Neithel era rimasto illeso dal terremoto.

Non aveva trovato il coraggio di portarlo via dalla stanza del padre in pericolo di vita, né di imporgli di portare avanti i suoi doveri nemmeno per poche ore al giorno perché se, per disgrazia, la chiamata di Dio per suo zio fosse arrivata in un momento in cui era da solo o con la compagnia di un servo sconosciuto, Tarìc non se lo sarebbe mai perdonato.

Il re sospirò di nuovo.

Era il grande e potente sovrano e non aveva il potere di aiutare le persone a lui più care.

Si passò una mano sulla fronte nella speranza di fermare quell'incessante pulsare alle tempie. Sarebbe stato facile restare a letto dicendo di avere mal di testa e alzarsi il giorno dopo fresco e riposato. Qualche funzionario avrebbe sicuramente preso il suo posto combinando più o meno disastri e....

I suoi pensieri furono interrotti da una serie di colpi alla sua porta.

Il grande e potente re, a quanto pareva, non poteva permettersi neanche un mal di testa

  << Avanti! >>

 A differenza di quello che aveva pensato, fu felice quando si affacciò alla porta la sua amica Nora

  << Ti disturbo? >>

  << No, vieni pure. Che succede? >>

La figlia del cugino di suo padre si sedette sul suo letto sbuffando come se niente fosse. Poco importava che lui fosse il re e che i servi non aspettassero altro che qualcosa di cui spettegolare. Nora era sempre stata troppo ribelle per stare alle regole

 << Non avevo più voglia di studiare e sono venuta a interrompere i tuoi vaneggiamenti sulla distruzione del regno e lo sterminio della tua gente impedendoti di passare un altro pomeriggio con l’emicrania >>

Era l'unica che quando era con lui lo trattava da amico e non da sovrano.

 << Sto bene, ho solo un leggero mal di testa >>

La ragazza assunse un'aria stupita  <<  Leggero?! Sarai anche il re, ma, dopo una mattinata come la tua, il resto della gente prenderebbe a testate una colonna per stordire il dolore! Me esclusa, è ovvio  >>

 << Perché tu no? >> chiese curioso

  << Perché io avrei perso la pazienza dopo la prima mezz'ora di lamentele e avrei mandato alla forca i più petulanti salvaguardando la mia salute >> concluse fiera della sua improbabile  e cruenta soluzione

Il re scoppiò a ridere  << Nora, sei troppo violenta >>

La ragazza non si offese, anzi rise con lui  << Piano con le offese e torna al lavoro. La guardia mi ha detto che una straniera vuole parlarti >>

  << Una straniera? >> chiese dubbioso. Che i nemici fossero già pronti?

  << Una sacerdotessa o roba simile. L'ho incontrata venendo qui e ho provato a parlarci >>

 << Per quale motivo? >>

 << Perché ero curiosa, non è ovvio? Mi ha detto che deve assolutamente parlare con te perché sei buono e saggio e capirai la sua situazione  >> disse imitando un accento che non aveva mai sentito  <<  Non ho niente contro gli stranieri, e so benissimo che gli ospiti sono sacri a Dio  >> continuò la sua amica  <<  ma credo che questo sia il momento meno adatto per avere gente sconosciuta fra i piedi. Dovresti mandarla via senza neanche ascoltarla >>

  << Non credi che sarebbe un po’ sgarbato? >>

 << Che ti importa? Sei il figlio prediletto di Dio Potente! Nessuno si sognerebbe mai di alzare un dito su di te. Puoi essere sgarbato quanto vuoi. Il rischio più grosso che corri è che qualcuno ti sputi nel piatto, ma non si muore per quelle cose. Te lo posso garantire >>

 << Hai sputato nel mio piatto, Nora? >> chiese sinceramente preoccupato dalle sue parole

 << Non lo farei mai! Tu non mi sbatti le porte in faccia e non mi tratti da stupida, non avrebbe senso farti dispetti così grandi >>

Da quelle allusioni a vecchi episodi, capì subito a chi era toccata la punizione di Nora

 << Dirò a Neithel di trattarti meglio, stai tranquilla >>

 << Non ce n’è bisogno, grazie. So difendermi da sola >>

 << Lo so benissimo, non è te che voglio difendere >> le assicurò .

Arrivato nella sala del trono, si sedette e sospirò. Neanche il tempo di riposarsi e doveva già ricominciare. Fece entrare la donna e, al suo saluto, dovette trattenersi dal ridere al ricordo dell'imitazione di Nora. Aveva lo stesso, identico, accento.

Anni di addestramento lo avevano abituato a mostrarsi serio ogni volta che l'occasione lo richiedeva, perciò non fece fatica a nascondere i suoi pensieri. Decise comunque che avrebbe cercato Nora appena possibile per complimentarsi con lei della sua imitazione perfetta

 << Chi sei? >>  chiese secco e sgarbato.

 << Vostra Altezza, io sono Dalia, Somma Sacerdotessa della Potente Dea. Io e le mie ragazze siamo venute nella Vostra nobile terra per implorarvi di concederci la Vostra generosa ospitalità e insegnarci i segreti delle vostre arti magiche allo scopo di utilizzare al meglio i poteri che la Potente ci ha concesso >>

 << Di quali poteri parli? >>

Appena pronunciata la domanda, si rese conto che la donna cercava di attirare la sua attenzione proprio su questi sconosciuti poteri perché sorrise compiaciuta

  << Ognuna di noi ha poteri e capacità diverse, maestà. Noi le chiamiamo Arti. Prendiamo l'energia necessaria ad esse dagli elementi intorno a noi e abbiamo diverse capacità: l'arte di dominare il fuoco, l'acqua, il vento, l'arte di dominare le piante e altre cose. Siamo tutte in grado di combattere e qualche ragazza conosce l'arte medica, ma le nostre, purtroppo, sono solo conoscenze superficiali. La nostra terra è stata devastata da una guerra, vorremmo aiutare il nostro re a riconquistarla ma, con le conoscenze che abbiamo adesso, non abbiamo speranza, altezza. So che il Vostro maestoso regno è molto potente in fatto di arti magiche e oggi sono qui a implorarvi di aiutarci. Senza il vostro aiuto, saremo condannate a non rivedere mai più le nostre case >>

 << Che genere di aiuto chiedi? >>

 << Ospitalità e la possibilità per le mie ragazze di imparare da voi a usare meglio il loro potere >>

Tarìc non sapeva cosa pensare. Se quella donna avesse chiesto ospitalità in nome di Dio, non avrebbe potuto negargliela, a meno che non fosse stata pericolosa per il suo popolo, ma non lo aveva fatto. Aveva solo chiesto aiuto.

 << Quante siete? >>

  << Venti sacerdotesse e trenta schiavi, ma di loro potete farne ciò che volete, vostra altezza. Considerateli un dono per ringraziarvi della vostra accoglienza, qualunque sia la vostra decisione e sappiate che, se ci accetterete, saremo pronte a mettere a Vostra disposizione i nostri umili servigi senza indugio >>

  << Ti ringrazio >>

 Venti persone in possesso di poteri magici nel suo regno quasi privo di difese potevano essere un pericolo. E se fossero state mandate lì da qualcuno per distruggerli dall'interno?

Ma se quella che aveva davanti era davvero una donna in cerca di aiuto, avrebbe potuto fare un patto con lei offrendole i loro insegnamenti in cambio del loro aiuto a ricostruire il regno.

Il re capì che non poteva trovare una risposta immediata alle sue domande. Doveva prendere tempo e osservare meglio quella donna e le sue seguaci.

  << Voglio sapere quali sono le effettive capacità delle tue sacerdotesse prima di prendere una decisione >>

  << Naturalmente, Vostra Maestà! Le ho già fatte preparare , possono venire anche adesso se lo desiderate >>

 << Portale qui tra un'ora. Voglio solo le migliori, donna, mi hai capito? Solo quelle che sono in grado di farmi dire di sì appena le vedo. Per le altre ci sarà tempo in seguito di esaminarne le capacità >>

 La donna fece un inchino con un enorme sorriso sul volto e lo salutò ringraziandolo nuovamente prima di uscire dalla sala.

 Tarìc si avviò a passo veloce verso le stanze di suo zio  << Neithel! >>

Come sempre, suo cugino era immerso in uno dei tanti libri presi dalla biblioteca reale.

Da quando era successo quel disastro, passava le giornate a cercare rimedi per suo padre o per Ismene ma, nonostante fosse il più esperto dei guaritori e la sua biblioteca non li avesse mai delusi, non era ancora riuscito a trovare niente che li aiutasse davvero.

Alla vista del re chiuse il libro e scattò in piedi inchinandosi   << Mio re, posso fare qualcosa per voi? >>

 Tarìc sospirò   << Sono anni che ti ordino di smetterla con i convenevoli, se proprio vuoi fare qualcosa di utile comincia da lì >> poi si rese conto di quello che aveva detto   << Scusa, giornata pessima. Ho bisogno del tuo aiuto >>

Mentre attraversavano gli immensi corridoi del palazzo reale diretti alla sala del trono, il re gli spiegò la situazione

  << ...quindi vorrei il tuo parere sulle loro capacità visto che sei molto più esperto di me per queste cose >>

 << Perché dovremmo dare loro le nostre conoscenze? Potrebbero  essere qui solo per spiarci o per imparare e poi allearsi con qualcuno che vuole prendersi le tue terre. Ti hanno detto subito che hanno dei poteri che derivano dagli elementi, non sono tante le persone in grado di farlo. L'ultimo tempio che aveva quelle conoscenze è stato distrutto quasi cento anni fa e si dice che nessuno sia sopravvissuto al massacro >>

Ecco una cosa che non sapeva. Sapeva che la capacità di governare gli elementi era molto rara e nessuno nel suo regno la possedeva, ma non sapeva niente di altri popoli in grado o meno di dominare le forze della natura.

 << Potrebbe esistere qualche altro posto sperduto da qualche parte del mondo di cui non sappiamo niente. Ho intenzione di chiedere loro un giuramento nel caso in cui dovessimo ritenerle all'altezza di imparare le nostre conoscenze >>

 << Pensi che un giuramento basterebbe per fermare delle spie nemiche? >> gli chiese scettico

 << No di certo. Quella donna è convinta che, una volta che le avremo viste, non potremo fare a meno di chiedere loro di restare e io voglio che capisca che non contano niente. Staranno qui solo per un periodo di tempo stabilito da noi e si impegneranno a darci il loro aiuto in caso di bisogno >>

 << Intendi sfruttarle quindi? >> dal tono di voce che aveva usato, Tarìc capì che sapeva che non l'avrebbe mai fatto

Un’occhiataccia del sovrano bastò a farlo inchinare serio  << Ai tuoi ordini >>

 

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 -Elydet-

 

Sulla loro isola il tempio della Dea e il palazzo reale erano le costruzioni più imponenti e maestose in assoluto. La ricchezza che faceva da padrona al loro interno era sempre stata ben visibile anche dall’esterno, sia per gli isolani che per gli stranieri che sbarcavano sulla loro terra per cercare i servizi delle sacerdotesse o per semplice curiosità.

Aveva sentito molti soldati di suo padre dire che, in tutti i viaggi che avevano fatto nella loro vita, non avevano mai visto niente di paragonabile al loro palazzo e al loro tempio e lei era sempre stata certa che avessero ragione.

Il palazzo dello sconosciuto Re Tarìc aveva eclissato in un istante la bellezza dei palazzi che ricordava.

Elydet aveva visto anche Irmelin guardare le mura del palazzo reale a bocca aperta e perfino Keira aveva interrotto il suo parlare incessante quando avevano varcato la porta delle mura esterne.

Nessuna descrizione poteva rendere giustizia a quello che avevano davanti.

Il portone esterno aveva l’aria di essere la cosa più solida sulla faccia della terra.

Forgiato in una pietra più nera delle notti senza luna e contornato da fregi cesellati così finemente che neanche tutti gli scultori della loro isola e di tutto il regno d’oltremare avrebbero saputo copiarne la precisione. Austero, solido e imponente. Come tutto il resto del palazzo.

Non si sarebbe mai aspettata di trovare dei giardini in un palazzo reale, eppure quello ne era pieno.

 Rigorosamente ben tenuti, con i fiori più colorati che avesse mai visto.

Elydet dubitava fortemente che il loro vecchio re avesse un qualche interesse per i giardini reali. Erano cose da regina quelle. Ma la Somma Dalia aveva detto che non era sposato… forse se ne occupava la Regina Madre? O una sorella… forse la progettazione dei giardini poteva essere una cosa da principessa.

 

 << Eccola! >> bisbigliò Irmelin strappandola ai suoi pensieri. Evidentemente la Somma Dalia aveva già concluso il suo colloquio con il re

<< Guarda con che aria cammina per i corridoi. Vuole fare la grande donna potente, ma se cammina un po' più lenta per darsi le sue stupide arie, va a finire che la vediamo camminare all'indietro >>

Elydet sentì uno strano colpo di tosse da sua sorella. Si stavano di nuovo comportando come due bambine stupide. Erano senza speranza. Dalia non avrebbe certo perso l’occasione di sgridare Irmelin nel nuovo palazzo reale per metterla in cattiva luce davanti ai loro ospiti, Selyan si sarebbe messe in mezzo e lei, per legame di sangue, sarebbe stata screditata agli occhi di una corte che doveva ancora conoscere. Doveva fermarle.

  << Basta. Se la prenderà di nuovo con te se ci scopre e adesso siamo nel palazzo del re, devi dare l'impressione di essere una vera sacerdotessa agli ordini di Dalia >>

 La ragazza del vento storse la bocca in un’espressione profondamente offesa  << Tsk! Sai benissimo che sono finita nel suo tempio per caso. Se si tratta della Dea posso anche servirla, ma lei proprio non la sopporto! Altro che somma e somma, è solo una lurida donnicciola- >>

 Ma Selyan, come sempre, le tirò una poderosa gomitata nelle costole e la zittì.

  << Quando sarete vecchie Irmelin avrà le costole storte e tu, Sel, avrai il gomito eternamente blu dai lividi, lo sapete vero? >> ridacchiò Elydet.

La Somma Sacerdotessa nel frattempo aveva raggiunto il loro gruppo e si era schiarita la voce per attirare l’attenzione di tutte  << Mie care figlie, il sovrano ha chiesto di vedere le migliori di voi prima di decidere del nostro futuro e ha promesso che, in un secondo momento, vorrà vedere anche le altre. Non siate tristi per la sua richiesta e non giudicatelo male, per favore. È molto impegnato e non ha tempo per tutte. Dunque, la scelta da fare è ardua dal momento che, in quanto appartenenti al mio ordine, siete tutte molto dotate … >>

Mentre Dalia fingeva di riflettere Irmelin sfuggì al loro controllo e sussurrò  << L’ha detto davvero? è ubriaca? >>

Elydet pregò con tutta sé stessa che la somma sacerdotessa non avesse sentito, ma ormai aveva imparato che pregare non serviva a niente. Dalia stava guardando male la sua amica.

 << Se mi avessero chiesto di lasciare fuori le peggiori di voi sarebbe stato semplicissimo, ma, ahimè, pare che la Dea abbia deciso di mettermi alla prova >>

Questa volta Selyan era pronta a fare il suo dovere e afferrò il polso di Irmelin stringendolo con tutta la sua forza distraendola e lasciando il tempo alla somma sacerdotessa di riprendere a parlare  << Bene, credo proprio di essere costretta a portare con me la mia cara Keira. Voi tutte sapete bene che le sue doti stanno migliorando notevolmente negli ultimi tempi e, inoltre, mi sembra giusto che il re sappia che ci sono delle nobili di alto rango tra noi. Non voglio che pensi di aprire le porte solo a un gruppo di contadine indisciplinate e inadatte al suo regale palazzo. Solo Keira ha l’educazione adatta a trattare con un re a mio parere >>

Si diffuse un brusio di mormorii d’assenso e di commenti eccitati e Dalia interruppe il suo discorso sicuramente per dare tempo alla nipote di godere a pieno dell’approvazione delle altre, Elydet non si accorse neanche di parlare finchè non sentì la propria voce bofonchiare un << Giuro, per la Dea, che questa la paga! Si pentirà della sua arroganza! >>

Come si permetteva di insinuare che solo Keira conosceva l’educazione consona a un palazzo reale?

Ma non ebbe tempo di pensare altro perché la farsa era ricominciata

 << Dal momento che non mi sembra educato portare una sola di voi, mi vedo costretta a sceglierne almeno un'altra. Dunque, vediamo…

 Mentre la donna fingeva di nuovo di riflettere, fu Irmelin a esporre le reali intenzioni di Dalia  

<< Dal momento che la sua cara nipote è un impiastro incapace, cara Selyan, dovrai metterci una toppa >>

 Elydet annuì convinta  << E fagliela pagare, per favore, o non ti rivolgerò più la parola >>

Selyan scosse la testa << Se è così, Irmy, giuro che me la paghi! Non voglio- >>

 Grazie alla Dea il balbettio inutile di sua sorella fu interrotto dalla fastidiosa voce della Somma insultatrice  << Bene, ho deciso: Selyan, te la senti di venire con noi? Pensi di essere all'altezza? >>

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-Selyan-

<< Bene, ho deciso: Selyan, te la senti di venire con noi? Pensi di essere all'altezza? >>

Quella domanda la spiazzò completamente.

Avrebbe tanto voluto arrabbiarsi con Elydet e Irmelin in quel momento.

Non voleva andare. Non voleva avere niente a che fare con quella donna, né tanto meno con sua nipote e non voleva rappresentare le sue compagne davanti al re d quella terra.

Odiava sia la situazione che le compagnia che avrebbe avuto, e aveva un desiderio smisurato di rifiutare, ma sapeva cosa sarebbe successo in quel caso: Keira avrebbe fatto solo un buco nell'acqua e il re le avrebbe mandate via.

Se non le avessero accettate avrebbero dovuto viaggiare ancora e lei aveva scoperto che viaggiare la faceva pensare a quello che era successo alla loro terra.

Era l'ultima cosa che voleva.

Non voleva mettersi in mostra, ma non voleva assolutamente essere costretta a passare altri mesi senza nient'altro da fare che pensare al passato per colpa di un'incapace che sapeva solo muovere il corpo con cui la Dea l'aveva mandata sulla terra credendo di incantare tutti.

In quel modo si abbindolano solo le persone poco serie e, se era vero che nel mondo la Dea aveva mandato anche la giustizia, in quella terra le cose dovevano andare bene anche per loro.

Quel re doveva essere una persona onesta e saggia che non si faceva incantare dalla stupida Dalia. La Dea doveva avere qualcosa di buono da offrirle se non l'aveva fatta morire in tutte le occasioni che aveva avuto negli ultimi tempi.

 Se davvero la Dea del suo ordine agiva con uno scopo e, nella Sua infinita giustizia, ricompensava il male subito con un bene di pari valore, che le mostrasse il modo in cui intendeva riparare ai torti che le aveva fatto negli ultimi tempi!

Sapeva che era sbagliato sfidare la Dea, ma aveva passato una vita a servirla fedelmente e ne aveva ottenuto le peggiori disgrazie.

Se davvero le sfide agli Dei portavano al male, lei poteva stare tranquilla.

Non aveva più niente da perdere.

Elydet e Irmelin avevano bisogno di ricominciare e non sarebbe stato giusto lasciare la loro possibilità di essere felici nelle mani della stupida Keira.

Le sue sorelle avevano bisogno di quel regno, lei aveva bisogno di smettere di viaggiare ed era sicura che quel giorno le preghiere alla Dea fossero inutili come le doti di Keira davanti al sovrano.

Poteva solo rimboccarsi le maniche e fare del suo meglio.

Annuì inchinandosi  << Certamente, Mia Signora. Sono onorata che me lo abbiate chiesto e vi prometto che farò del mio meglio per tenere alto l'onore di tutte noi al cospetto del sovrano >>

La donna fece uno dei suoi soliti sorriseti fasulli  << Non preoccuparti, cara, non intendevo darti un compito così gravoso. Dovrai solo farti vedere dal re e aiutare Keira nel caso in cui avesse bisogno di te. Non credo che servirai a qualcosa. Mia nipote non ha certo bisogno di aiuto per trattare con dei nobili suoi pari >>

 Selyan si aspettava una risposta del genere e non ne fu sorpresa quanto Irmelin che aveva i pugni serrati, e neanche quanto Elydet che bofonchiò un ‘stupida oca’.

  << Naturalmente, Madre. So benissimo quanto Keira sia brava. Non avrà bisogno del mio aiuto, ma, se le sarà richiesto qualcosa di troppo gravoso, vi prego di non esitare a mandare avanti me al suo posto >>

 Dalia sembrò apprezzare la risposta  << Bene! Voi altre rimanete qui con un comportamento dignitoso e non provate neanche a varcare la porta d'ingresso. Non voglio che vi perdiate o che vi succeda qualcosa di brutto. Noi vi raggiungeremo appena possibile >>

 Selyan salutò con un cenno rassegnato le sue due amiche.

Falla vergognare” bofonchiò Elydet.

“ Quale vergogna? Deve ucciderla”  la corresse Irmelin prima di rivolgersi a lei direttamente con quella che aveva tutta l’aria di una minaccia “Per favore, cerca di non fare cose stupide”

Sapeva che non si riferiva all’impressione che avrebbe dato al re. Irmelin era solo preoccupata per lei. Era sempre preoccupata per lei negli ultimi tempi.

Oltre all’affetto, aveva un debito enorme nei confronti di quella ragazza.

Selyan avrebbe fatto quanto era in suo potere perché quel re le accettasse.

E, purtroppo, sapeva che  potere ne aveva anche troppo.

   
 
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