Anime & Manga > Free! - Iwatobi Swim Club
Segui la storia  |       
Autore: Rota    21/09/2015    1 recensioni
Scosta la tenda, in punta di dita.
Sul vetro della piccola finestra c'è calore appannato, sia sui bordi che un poco più all'interno – soltanto una minuscola aureola è rimasta trasparente, e mostra con la chiarezza sognante tipica delle sere d'inverno un esterno ammantato dell'ultima neve candida di Febbraio. Le sue dita morbide lasciano una scia sottile, una curva dolce che finisce nel nulla lì dove sono state sollevate dalla superficie verticale, e i polpastrelli hanno raccolto l'angolo delicato del tessuto bianco per tenerlo sospeso nel vuoto, in bilico come una parete davvero tangibile: non è un segreto ciò che in quel momento viene mostrato, ma è ugualmente prezioso e caro, avvolto da un'atmosfera di malinconia che sfoca già ogni labile definizione più dell'ora tarda.
Aiichirou sospira con sguardo affranto, e una folata di vento davvero freddo fa danzare di fronte al vetro un agglomerato di grossi fiocchi di ghiaccio, trasportandoli poi via; lui si sporge, come se potesse continuare a vederli muoversi, ma torna alla propria posizione pochi secondi dopo.

[MomoTori principalmente; MakoHaru&SouRin]
[Au Sovrannaturale]
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Momotarou Mikoshiba, Nitori Aiichirou, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

7. Capitolo sette

 

 

 

Le giornate piovose sono lungi dal concludersi, in quella stagione di mezzo che pare più innaffiata di molte altre in precedenza, e il buio accompagna la maggior parte dei giorni come una reale ombra che avviluppa lo stesso desiderio di rinascita in ogni germoglio e in ogni bocciolo timidamente attaccato al picciolo.
L'orario scolastico passa stanco in frequenti sbadigli e molli coscienze, tra gli sguardi che si appiccicano come gocce d'acqua sui vetri che danno all'esterno e tra pelli umide che sanno di passività stirata, ancora assopita sotto uno strato spesso e pesante di disagio.
Aiichirou sente l'acqua anche nei propri sogni – l'ovunque, per lui, comprende la propria situazione onirica come un elemento normale che gli completa la vita di una presenza in più. Sgorga da una fonte intima, come da una fontana distrutta, e zampilla nelle vene strette per raggiungere ogni singola cellula del suo corpo, come essenza vitale migliore dello stesso sangue. Non sa come spiegare questa novità dentro di sé, o se sia anche il caso di farlo: c'è segnale in ogni elemento, anche nel nero che si sfalda in altre sembianze per assumere diverse forme di espressione. Aiichirou conserva la paura per la propria persona e per quel miscuglio di emozioni non espresse e latenti che potrebbero spaccarlo in due, in una deflagrazione assolutamente totale. Il timore di non essere abbastanza attento a tutti lo destabilizza, e lo rende più inquieto del solito. Ma d'altra parte, crede anche che la semplice novità del tutto, fatta anche da una stagione che non riconosce propria e che gli infreddolisce i piedi a ogni passo in avanti che compie, sia fisicamente che sentimentalmente, sia normale e giustificata, non impressionabile.
La dicotomia tipica dell'adolescenza è solo una delle tante espressioni che riesce a dare al proprio sentire, non così sicuro di poter essere ridotto a semplice definizione.
Lo coglie un tremito di freddo, quando qualcuno apre la porta dell'aula. È l'inserviente della scuola che porta un annuncio all'insegnante di inglese: qualcuno lo vuole in segreteria, ed è meglio che faccia presto perché sembra piuttosto urgente. La donna si sistema gli occhiali e richiama il capoclasse, che con zelante prontezza si alza dalla propria sedia e comincia già ad ammonire il resto del gruppo con quell'espressione di cedimento al potere effimero che quasi, e solo quasi, parrebbe ridicola, spoglia del misero contesto in cui è inserita. Per la classe, l'unico rumore che finalmente si sente è quello di qualche sospiro stanco e uno sbuffo poco celato, ripreso immediatamente da un'occhiata in tralice.
Il ragazzo si porta le mani alle spalle, stirando le maniche corte della camicia bianca della divisa scolastica e infilandoci sotto le dita, per trovare un poco di calore al tremore che gli ha preso tutta la pelle. Non guarda più fuori dalla finestra, e si perde ugualmente nei meandri della propria incoscienza.
Definisce finalmente quella sensazione che gli annoda lo stomaco e gli fa palpitare il cuore in un modo non appropriato, nei momenti di galleggiamento nel nulla, accompagnandolo al contempo ovunque.
Presagio.

 

Fa ancora un passo lungo il vicolo stretto, arrivando finalmente a svoltare l'angolo di una recinzione alta di legno; si immette in una strada nuova, dove l'eco dei suoi passi si allunga come può allungarsi la polvere in ogni dove, spostando soltanto un po' d'acqua in schizzi fatti da piedi disattenti e scarpe troppo frettolose per badare ad altro. Nota un certo muoversi nel riflesso delle pozzanghere, soltanto le poche volte che abbassa abbastanza lo sguardo da poter scorgere quella data chioma colorata e quella conosciuta corolla di fiori – un petalo bianco, anche, cade sopra la sua scarpa, e viene subito portato via dal vento al passo successivo.
Casa Matsuoka si staglia appena isolata dalle altre, su un pezzo di strapiombo che scende fino al mare, per più di qualche metro. Ha un giardino che la circonda, abbastanza curato e con residui di una fanciullezza non troppo dimenticata, belle aiuole e un acciottolato biancastro che arriva dritto al suo ingresso elegante, con una cornice tinteggiata da poco. La struttura in toto esprime qualcosa di vecchio e antico, anche se la sensazione rimane soltanto tale nell'animo di Aiichirou; forse è quel tetto fatto in modo strano, o il colore delle pareti che non si abbinerebbe mai ad alcun tipo di modernità, o anche la posizione in sé, che sembra rimarcare la differenza tra un passato nobile e quindi isolato e quel restante villaggio fatto solo di legno e poche anime perse.
Ma le finestre irradiano una luce calda, ammorbidite dal colore caldo di tende morbide, e questo basta ad accarezzare ogni pensiero.
Il ragazzo suona al campanello con il dito indice teso, sentendo l'eco del proprio gesto espandersi nella casa chiusa. Subito c'è movimento, o almeno così sembra, e poco dopo qualcuno apre il cancello di ingresso e lo invita, così, a entrare, come se lui fosse un'altra delle anime perse che girovagano in quella zona.
Momotarou resta fuori, però, e a quanto pare non ha neanche intenzione di chiedergli di poter fare altrimenti. In quel frangente, Aiichirou non può che esserne intimamente rinfrancato.
La signora Matsuoka lo accoglie all'ingresso con un sorriso davvero largo e un'espressione serena, aspettando la sua presentazione e il suo inchino di cortesia – il ragazzo, pur scorgendo dietro di lei la compagna di scuola che lo saluta con una mano ben alzata in aria, non si svincola dai propri doveri di etichetta, e fa tutto quello che è necessario fare da brava e rispettosa persona.
L'ingresso della residenza, come l'esterno, è contornato di un essenza di passato che non sa spiegarsi: forse il pavimento che scricchiola è soltanto indice di un usura radicata, eppure sente diverse presenze che galleggiano sopra il suo capo, come appese al soffitto. Per un momento alza lo sguardo, ma vede soltanto ballare un lampadario ricco di gocce di vetro lucente.
Entra ancora di qualche passo, e lascia che la propria timida felicità venga corrotta da un profumo invitante di cibo appena fatto, come dalle voci conosciute dei suoi compagni di club.

 

Lo stomaco pieno brontola un poco, menzionando una digestione in atto che è stata per qualche minuto dimenticata, dopo un pasto abbondante e diverse risa. Fa ancora più freddo di prima, e la coperta calda che lo avvolge tutto non pare abbastanza per proteggere completamente il suo corpo da quella temperatura umida.
Aiichirou rabbrividisce quando il pantalone della tuta che indossa si alza un poco e lascia scoperta la caviglia appoggiata al pavimento di legno di quella soffitta, anche solo per qualche istante. Fa un verso strano con la bocca, socchiudendo gli occhi, e per fortuna in quel momento nessuno lo sente perché sono tutti presi dai volteggi che Nagisa fa fare alla luce della torcia che tiene tra le mani.
-Voi credete ai fantasmi?
Un suo movimento quasi lo acceca, portando il fascio di luce artificiale sopra i suoi occhi: per fortuna, è abbastanza pronto a difendersi con una mano tesa.
-Perché dovreste proprio.
Accanto a Aiichirou, più o meno disposti a cerchio, ci sono gli altri ragazzi del club di nuoto, ugualmente pieni e ugualmente satolli. Gou è seduta un po' più isolata, mentre tiene abbracciate le proprie stesse gambe; è quasi attenta, se non che ogni tanto un ciuffo di capelli le cade sugli occhi e la distrae. Rei, da parte sua, non osa staccargli gli occhi di dosso, ed è così concentrato che lascia la sua coperta cadere pian piano, centimetro dopo centimetro.
Makoto e Haruka sono terribilmente vicini, perché condividono la stessa grande coperta – e questo ha permesso al capitano di arpionarsi alle spalle dell'altro in modo totalmente disinibito e anche istintivo, quasi stesse provando una reale paura per l'argomento soltanto citato.
In effetti, neanche lui si sente a proprio agio in quel momento, e se prende come scusa morale il terrore dell'espressione del proprio compagno, è per una ragione ben più personale che tenta di sedare sul nascere ogni cosa.
-Hazuki-kun, forse non è il caso-
Viene interrotto bruscamente da uno strillo più che eccitato, e da un dito indice puntato direttamente contro di lui. Si zittisce all'istante, ed è come se una scarica lo faccia sobbalzare.
-Ai-chan! Io sono sicuro che tu ne conosci!
-I-in verità non è ver-
Viene interrotto una seconda volta, perché pare che Nagisa si sia accorto di altre cose attorno a lui.
-Mako-chan! Sbaglio o stai tremando?
-È il freddo. Davvero, è il freddo!
L'interpellato rabbrividisce con estrema evidenza, con il capo nascosto dietro la spalla di Nanase. Nagisa si guarda attorno, e non vede alcuna risposta al proprio entusiasmo, ma ben lungi dal rinunciarvi per questo abbassa invece la torca e la luce che ne proviene per mostrare loro, piuttosto che un'espressione maliziosa, qualcosa di molto simile a un broncio.
-Oh, ragazzi! Siete così seri! Dovreste rilassarvi un po', invece di rimanere tutti impettiti!
Qualcuno gli viene in aiuto, inaspettatamente.
-Io conosco un paio di storielle, se a qualcuno può interessare.
-Ryugazaki-kun, non credo tu dovresti incitarlo...
Makoto viene ancora ignorato, nei suoi tentativi piuttosto miseri di cambiare argomento o comunque di non farlo iniziare neanche, e quindi Rei comincia a raccontare quello che deve.
Aiichirou si estranea dalla scena, per qualche minuto; le sue mani cercano i bordi della coperta spessa che lo copre e tirandoli se ne avvolge meglio, fino a nascondere anche tutte le gambe. Quella soffitta gli piace poco: l'aurea nera che l'avvolge è quel qualcosa che ha percepito una volta entrato nella dimora dei Matsuoka, e aver la certezza che un fatto davvero spaventoso sia accaduto in quel luogo non lo aiuta a rilassarsi o a pensare ad altro. Si guarda attorno con occhi attenti, cercando nell'ombra qualche traccia che lo possa aiutare a rintracciare elementi chiarificatori, ma viene distratto dalle lamentele di Nagisa.
-Rei-chan, la tua storia non fa paura!
-Aspetta! Ne ho anche un'altra!
-No, non la voglio sentire! Di sicuro sarà triste e noiosa come questa!
-Io conosco una storia, ma non parla di fantasmi.
Il ragazzo biondo guarda la ragazza che ha appena parlato, con una nota di speranza nella voce e nell'espressione del viso.
-E di cosa parla allora, Gou-chan?
-Uhm, di anime maledette, direi.
Fa una pausa, più che saputa.
-E di fantasmi tormentati.
Ne fa un'altra, e Aiichirou davvero non crede sia una coincidenza che proprio in quel momento scenda un fulmine all'esterno, in un fragore di suono e luce che li fa tremare tutti, e fa strillare Makoto più del necessario.
-E di streghe.
Solo in due persone, nel gruppo, si eccitano abbastanza da compensare l'aspettativa che tutta quella farsa ha creato, nella ragazza, e tra questi non compare assolutamente Aiichirou, più propenso a pensare che forse sarebbe meglio, per lui, distrarsi un'altra volta.
Eppure, non può fare a meno di pensare che quello che sentirà sarà soltanto una parte della verità che gli serve per comprendere l'angoscia che sta provando.
-Dicci di più, Gou-chan!
-Dovete sapere che la famiglia Matsuoka appartiene al villaggio Iwatobi da molte, molte generazioni. C'è chi parla di almeno trecento anni di storia in questi luoghi, poche altre famiglie sono vissute così tanto a lungo nel villaggio.
Il vento batte forte contro la parete della casa, facendo muovere con violenza i rami dell'albero del giardino – una grande magnolia che sparge petali rosa ovunque. Aiichirou sospira piuttosto affranto, attirando le gambe sottili al petto e chiudendo cosce e polpacci in un abbraccio stretto, in modo da appoggiare il mento sulle proprie stesse ginocchia.
Nagisa le passa la torcia, in modo che possa giocarci come meglio crede, e lei lo ringrazia con un sorriso appena accennato.
-Molti dei suoi esponenti si sono legati alla terra di loro proprietà, sia in vita che in morte.
-In morte, Gou-chan?
-Certo, in morte. Come fantasmi con questioni in sospeso, pieni di rammarico e rimorso!
Qualcuno trema, aspettandosi di veder comparire un'essenza opalescente da un momento all'altro.
La ragazza sembra più brava a raccontare favole piuttosto che preparata in quello che sta dicendo, ma quantomeno sembra che la cosa li tenga impegnati per un po'.
Una folata di pioggia scroscia contro una parte del tetto, arrivando persino a farla vibrare di molto.
-Ma uno solo di noi ha vissuto l'incontro ravvicinato con una strega. Era un giovane che si chiamava Rin, abitava in questa stessa casa quasi cento anni fa, prima delle grandi guerre che hanno sconvolto la nostra nazione. Era il rampollo del nostro casato, l'elemento di spicco della famiglia di quel tempo.
La torcia viene mandata con la testa in alto, in modo che il fascio di luce la illumini da mento in su, creando un effetto piuttosto lugubre con quelle ombre lunghe nei posti giusti.
-Si dice che c'era un essere mostruoso dalle sembianze di un angelo, a Iwatobi, capace di ammaliare qualsiasi persona con la sua bella apparenza priva di malizia. E per quanto Rin fosse bravo e buono, non ha potuto resistere alle lusinghe di questa malvagia creatura.
-E cosa gli è successo?
Tutti in silenzio, per colpa di passi oltre la scala di legno che fa da ingresso alla soffitta: qualcuno si è mosso, in basso, forse per rammentare l'ora tarda che è giunta. Il primo a riprendersi dalla sorpresa è proprio Nagisa, che salta in piedi e quasi aggredisce Makoto.
-È stato ghermito e alla fine gli ha fatto esplodere la testa!
-Ah! No!
Aiichirou guarda in alto, e finalmente capisce.
-No, alla fine Rin si è impiccato in questa stanza.
Quando si rende conto di aver pensato ad alta voce, abbassa lo sguardo dal soffitto e vede le espressioni attonite degli altri; soltanto Haruka non ha mutato la propria, ma sarebbe stato strano il contrario.
Avvampa, all'improvviso in imbarazzo.
-Sc-scusatemi, non avevo intenzione-
-Nitori-kun ha ragione, è andata proprio così.
Gou lo interrompe prima che ceda al panico ancora di più, senza un poco di irritazione per essersi vista rubare proprio la parte più bella della storia da qualche parola detta a caso. Riprende il tono di prima e anche l'atmosfera con una capacità davvero ammirevole.
-La strega aveva delle mire sulla nostra famiglia, e prima di essere uccisa dagli abitanti del villaggio ha lanciato la propria maledizione. Rin ha passato gli ultimi anni di vita nell'angoscia più pura e disperata, prima di diventare un fantasma infestante.
Nagisa ha gli occhi che brillano di felicità e di eccitazione, mentre gli altri rimangono sconvolti ai propri posti.
-Quindi si trova qui?
-Beh, sì.
-Proviamo a chiamarlo?
Makoto, però, decide che è davvero il momento di smettere, per quanto il ragazzo più giovane possa lamentarsi e dire qualsiasi cosa.
-No, assolutamente no! Mi rifiuto!
-Oh, Mako-chan! Sei sempre un fifone! Non ti sai proprio divertire in alcun modo!
Aiichirou sospira, chiusosi un'altra volta in se stesso. Ringrazia la voce tempestiva della signora Matsuoka, direttamente dalla tromba delle scale, come il suono più dolce e rassicurante di sempre. Per quella sera è abbastanza, a quanto sembra, ed è ora di andare a coricarsi.

 

Oh, won't you stay with me?
'Cause you're all I need
This ain't love, it's clear to see
But darling, stay with me

[Sam Smith – Stay with me]

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Free! - Iwatobi Swim Club / Vai alla pagina dell'autore: Rota