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Autore: Cehrie    21/09/2015    0 recensioni
Questa storia l'avevo già pubblicata sul profilo di Hummngbird, NIENTE FURTO sono IO, tutti sicuri nessun problema! Rimetto anche la stessa introduzione
Era inizialmente nata come One-Shot, ma poi un amico mi ha incoraggiato, diciamo così.
La solita fic sulle abitudini di Roy e Riza; cercherò di non sfondare troppo in dolcezze e, per una volta, contenere gli OOC...
"Le giornate lavorative, è noto, non sono una mano santa per lo spirito di chi è costretto a rimanere ore nello stesso ufficio o, in questo caso, a restare dietro una scrivania a controllare che il tuo capo firmi ogni singola scartoffia..."
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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One o'clock.

Erano arrivati di fronte al cancello dorato e, allungando l'occhio, Riza poteva scorgere le tapparelle semi-chiuse della sua abitazione; rifletté rapidamente: portare il colonnello, così conciato, da lei, sarebbe stato forse compromettente.

Ma poi lo osservò con attenzione: Roy era agganciato alla sua spalla, le ginocchia ancora troppo deboli per sorreggere tutto il peso del corpo: intontito, si era aggrappato al suo tenente e non l'aveva più mollata. Ancora completamente ubriaco, stava blaterando qualcosa di incomprensibile.

Gli occhi erano vitrei, l’onice bluastra sembrava aver perso il suo splendore e il suo ardore: lentamente scivolava in un baratro oscuro, risorgendone solo per mormorare frasi senza senso.

-Sembra che sia stato appena messo sotto da un'auto- costatò Riza, sempre più nervosa.

Se quella maledetta vocina avesse smesso di parlare, magari sarebbe stata meglio; eppure no, continuava. Non voleva saperne di tacere: imperterrita, le stava suggerendo di mollare il “povero” Mustang al suo destino, solo.

“Che t'importa?!” bisbigliava “Tanto, non ne ricaverai assolutamente nulla. Lui non ti ringrazierà, non si ricorderà di quanto tu sia stata gentile stanotte! Oh, e fosse solo stanotte! Quanto tempo è, oramai, che questa storia va avanti? Sono due mesi che non fai altro che andarlo a raccattare ovunque. Ti reputi una sua sottoposta, ma sei solo un cagnaccio da recupero! Ecco la verità...!”

Era inutile tentare di scacciare quei pensieri anche perché, dovette ammettere Riza, era una voce sincera: lei era un cane da recupero, tutto qua.

Ma effettivamente, cosa mai sarebbe potuto succedere se avesse lasciato il colonnello in “agonia” per strada?  Quanto male si sarebbe potuto fare,da solo, senza che lei si fosse minimamente stressata?

Sarebbe stato semplice.

“ 'Chiamami se hai bisogno', hai suggerito...” proseguì la maligna “Mi sembra che sia completamente diverso da 'Chiamami solo se ti servo', sbaglio?! Per la miseria, Riza! Svegliati!”.

Ma la bionda non l'ascoltava, non poteva farlo.

Impiegarono quindici minuti solo per arrivare all'ultimo scalino del secondo piano e, appena riuscirono ad avvicinarsi alla porta della casa di lei, si dovettero fermare; Roy fu scosso da violente ondate di nausea e Riza, ferma sulla soglia, fu obbligata  ad assistere a quel pietoso spettacolo. Quando si calmò, il colonnello si sedette sfinito sopra lo zerbino. La ragazza, guardandolo impietosita, infilò la chiave nella toppa e lo fece alzare, per poi spingerlo piano verso l'interno.

Mustang si chiuse in bagno, mentre lei cercava dei vestiti più puliti da fargli indossare; abituata a quelle scomode situazioni, si era procurata una divisa di ricambio per il suo superiore e anche della biancheria pulita. Non era la prima volta che aveva dovuto dargli auto.

“Fargli da balia, vorrai dire”

Tirò un pugno al muro
“MIO DIO TACI”
La testa le pulsava maledettamente: si portò le mani alle tempie, strizzò le palpebre.
Si sedette contro il muro, aspettando che il dolore frenasse l’impeto furente.

Improvvisamente, dalla camera da letto sopraggiunse Hayate, lievemente disturbato dal troppo rumore; Riza si trovò costretta a chiedere scusa anche a lui, realmente dispiaciuta. Subito dopo, si volse verso la porta del gabinetto e, alzando gli occhi al cielo, trovò la forza di alzarsi e poi di aprirla lentamente.

-Signore?- chiese delicatamente -Si sente... Meglio?-

A domanda risposta, ma non pronunciata: bastava la vista. Difatti, Roy era accasciato contro il lavello, lo sguardo disperato rivolto allo specchio ben pulito.
Il viso sembrava più vecchio di vent’anni, le gambe cedevano sotto il peso assente del corpo; una mano tra i capelli, l’altra serrata come un gancio al lavandino, il suo ultimo appiglio di dignità.

-S...Scusami. -

Un sussurro si levò dal corpo e, seppur con difficoltà, il tenente riuscì ad interpretarlo, sorpresa; non c'era mai stata una volta in cui le avesse chiesto scusa.
 Quella piccola gioia dovette essere repressa perché, proprio in quel momento, Mustang scoppiò a ridere istericamente; non riusciva a reggersi in piedi, eppure rideva.
Risata incontrollata, simile a quella di un malato di mente.

Era orribile.

Eccomi tornata ragazzi, scusate davvero per il ritardo: una parola, maturità.
Ho voluto dividere anche questo in due..scelta tecnica credo, spero non risulti troppo pesante davvero!
Grazie come sempre a chi legge e soprattutto a chi recensisce! 

 

  
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