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Autore: hinata 92    22/09/2015    2 recensioni
Chi non ricorda Jack-Jack Parr, il neonato dotato di capacità straordinarie? Sarà destinato a seguire le orme paterne, avrete pensato tutti. E se invece durante la crescita avesse perso ogni potere? Come potrà affrontare da solo un'impresa molto più grande di lui?
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edna Mode, Jack-Jack Parr, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Squadra pronta all’assalto!

 

Fu la serata, e la nottata, più lunga e impegnativa della loro vita. Jack-Jack non smise un attimo di provare e riprovare i poteri più strampalati, seguito e aiutato da Melanie. Il ragazzo dovette ammettere che l’allenamento era efficace: forse anche solo sapere su cosa dovesse fare attenzione lo aiutava tantissimo a non perdere il controllo. Se riusciva a mantenersi concentrato su cosa dovesse fare, era quasi un gioco da ragazzi. Non doveva neppure pensare a quale superpotere utilizzare, sembrava che il suo corpo fosse in grado di selezionare da solo, d’istinto, il migliore nella specifica situazione. Si accorse anche di non poter combinare insieme più capacità, ma che gli era possibile usare solo un potere alla volta; inoltre alcuni poteri erano più gestibili di altri. Non ci fu modo, per esempio, di prendere fuoco senza poi cercare d’incendiare tutto, e in generale si accorse che in situazioni di rabbia o stress, in un modo o nell’altro doveva subito cercare di sfogare la frustrazione, anche solo con un grido, o era facile capitassero incidenti come voragini nei pavimenti o trombe d’aria distruttive.

Melanie, per fortuna, si era accorta quasi subito che bastava richiamarlo con un tono preoccupato o arrabbiato perché il ragazzo riprendesse il controllo quasi subito. Il problema per J.J., però, era praticamente il non poter andare in giro da solo e il dover usare un potere solo per il tempo minimo necessario.

Non che nell’altra stanza le cose andassero perfettamente, anzi. Ogni tanto Jack-Jack e Melanie si fermavano per ascoltare le urla che li facevano trasalire senza preavviso.

«Ma non scherziamo! Una roba così non la metterà mai!»

«Senti, ragazzino, chi è lo stilista qui?»

«La stilista sarà lei, ma l’amico è il mio, e le assicuro che un abito del genere J.J. non lo indossa neanche sotto tortura!»

Melanie rise nel vedere la faccia scandalizzata dell’amico.

«Cos’hanno intenzione di farmi mettere quei due?»

Ma la discussione era appena all’inizio.

«Perché piuttosto non gli mettiamo un mantello?»

Nell’ascoltarli il ragazzo fece una smorfia: «Ahia... Steve ha appena sottoscritto la sua condanna...»

Melanie lo guardò perplessa: «Perché?»

J.J. si limitò a fare un conto alla rovescia con le dita, dopodiché la voce di Edna Mode si diffuse per la casa come se la donna avesse attivato una marea d’altoparlanti: «MANTELLO? HAI IDEA DI QUANTI SUPEREROI HANNO INCIDENTI PER COLPA DEL MANTELLO? POTREI STARE ORE A RACCONTARTI ANEDDOTI! DICI DI PREOCCUPARTI DEL TUO AMICO E POI GLI METTI LA COSA PIÙ PERICOLOSA PER UN EROE? NIENTE MANTELLO!!!»

«Ma tutti i supereroi dei fumetti hanno i mantelli!»

«Vuoi diventare davvero uno stilista di supereroi? Esci dal mondo di carta ed entra nel mondo reale!»

«Ma io non voglio diventare uno stilista di supereroi!»

«Male, perché qualcosa di buono c’è nei tuoi suggerimenti...»

«Davvero?»

«Sì... c’è tutto quello che uno stilista deve ben tenere presente di NON fare...»

Jack-Jack e Melanie scoppiarono a ridere di gusto immaginando la faccia che Steve poteva avere in quel momento e ripresero i loro allenamenti.

 

Verso l’alba le due squadre si riunirono, tutti visibilmente stanchi.

Edna si versò una generosa tazza di caffè: «Allora?»

Melanie collassò sul tavolino: «Più di così non si poteva, in una notte... non chiedetegli di prendere fuoco e non fatelo arrabbiare e dovrebbe filare tutto liscio...»

La donnina annuì: «Bene, bene...»

J.J., paradossalmente il più riposato dei quattro, chiese con timore: «E voi?»

Edna lo guardò male: «Jejè... avevi dubbi?»

A un suo schiocco di dita dal pavimento salì un manichino. Jack-Jack lo guardò sorpreso e ci girò intorno.

«... pensavo peggio, devo ammetterlo...»

Steve sorrise stancamente: «Dai, va’ la dietro e provatelo.»

Il ragazzo, sempre un po’ dubbioso, obbedì, ma da dietro il paravento chiese: «La calzamaglia aderente è proprio obbligatoria?»

Edna alzò gli occhi al cielo: «Certo! Hai mai visto un supereroe senza?»

«Ma io mi vergogno a indossare questa cosa...»

«Non fare il bambino, Jejè, e muoviti! Quando sarai in missione vedrai che mi ringrazierai!»

«Sarà...»

Molto dubbioso, il ragazzo uscì con indosso il nuovo costume: la parte superiore consisteva in una specie di felpa blu scuro con cappuccio abbastanza larga, come quella indossata tipicamente dai ragazzi della sua età; sul petto, incassate e non troppo visibili, c’erano le sue iniziali, disegnate in modo che la seconda J pendesse appesa dalla prima; la calzamaglia di cui si era lamentato poco prima era dello stesso colore della felpa, a cui bisognava aggiungere guanti e stivaletti color argento, dello stesso colore del filo delle cuciture della felpa lasciato ben in evidenza, sicuramente un tocco artistico di Edna.

J.J. fece un sorrisetto all’amico: «Per la felpa c’è il tuo zampino, vero Steve?»

«Con un costume attillatissimo non ti saresti sentito a tuo agio, o sbaglio?»

«Già...»

Il ragazzo con gli occhiali gli si avvicinò: «E visto che non ti piacciono costumi appariscenti e maschere, per salvaguardare la tua identità abbiamo studiato un accorgimento innovativo...»

Senza preavviso Steve gli tirò il cappuccio fin oltre gli occhi. Jack-Jack fece per protestare, quando si rese conto di vederci benissimo, come se il cappuccio non ci fosse.

«Cosa...»

Edna guardò soddisfatta: «Tessuto unilaterale opaco... da un lato è tessuto normale, dall’altro è trasparente come vetro. Inoltre, quel cappuccio è studiato in modo da rimanere immobile qualunque movimento tu possa fare.»

Steve gli diede una gomitata: «Idea mia, dettagli tecnici di Edna

La stilista annuì: «Tra l’altro, il costume dovrebbe adattarsi automaticamente ad ogni tipo di potere nel giro di mezzo secondo. Se non lo fa, riportamelo indietro che lo aggiorno, dovrei avere inserito le caratteristiche di quasi tutto il mio database, ma è difficile tenere conto di ogni superpotere esistente...»

Jack-Jack sorrise imbarazzato: «Immagino...»

La mano corse verso il tablet con ancora, lampeggianti, i puntini che indicavano la posizione dei membri della sua famiglia. L’eccitazione prese il posto della stanchezza.

«Va bene, allora vado!»

Melanie intervenne sbadigliando: «Ti prego, fammi dormire un po’, sono esausta...»

«Ma è passato troppo tempo, tutte le persone potrebbero...»

La ragazza lo interruppe subito: «Credimi, capisco la tua preoccupazione, ma tu da solo non puoi andare e io in questo momento non sono in grado di seguirti... mi addormenterei prima ancora di arrivare...»

Quasi subito Jack-Jack sentì le mani diventargli bollenti e senza pensarci due volte le mise sulle spalle di Melanie.

«Cosa...»

«Come ti senti?»

La ragazza lo guardò sorpreso: «Bene... anzi, benissimo, come se avessi riposato per ore...»

Il ragazzo sospirò di sollievo: «Non ne ero sicuro al cento per cento... ma qualcosa mi dice che è meglio che non te lo faccia troppo spesso...»

Una familiare tirata di maglietta fece abbassare J.J.: «Edna, che c’è?»

«E a me non lo fai il massaggio?»

«Non vuoi andare a dormire?»

La donnina agitò la bacchetta, che quasi per miracolo non finì in un occhio di Jack-Jack: «Ma quale dormire e dormire, c’è troppo da fare! Pensi davvero che lasci andare un gruppetto di ragazzini inesperti a salvare il mondo?»

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo: «Edna, non andiamo a salvare il mondo.»

La donnina gli prese le mani e se le mise da sola sulle spalle: «Su, su, poche storie e fai il tuo dovere!»

J.J. sospirò e fece quanto gli era stato chiesto, poi, mentre si occupava di Steve, Edna premette qualche altro pulsante e altri due manichini si affiancarono al primo.

«Cos’è, avete forse creduto che non avessi pensato anche a voi due? Edna Mode non lascia mai i lavori a metà...»

Melanie girò attorno agli abiti. Erano sostanzialmente identici a quello di Jack-Jack, cambiavano giusto le taglie e i colori dei guanti e delle scarpe, rosso in un caso e blu nell’altro.

Steve alzò un sopracciglio: «Noi non abbiamo superpoteri.»

La donna alzò le spalle: «Almeno sarete vestiti con stile...»

Jack-Jack chiese: «Sono sicuri?»

«Il minimo sindacale che metto ad ogni costume di supereroe: antiproiettile, resistente alle alte temperature e qualche altro optional difensivo...»

«Bene.»

Il ragazzo sospirò. Ci mancava solo che si facessero male per accompagnare lui...

«Quanto a me...»

J.J. ebbe a malapena il tempo di realizzare il senso della frase pronunciata lentamente e con enfasi da Edna, che un’intera parete scese rivelando una nicchia d’oro contenente il costume più piccolo e più appariscente che i ragazzi avessero mai visto: attillatissimo, con una calzamaglia intera di pelle nera, coperta da una giacca di un rosa accesissimo dello stesso materiale, con un colletto a punta che scendeva fin sotto le spalle. Il manichino era completato da una parrucca con meches della stessa tonalità di rosa, un paio di grossi occhiali tenuti fermi da un elastico che passava dietro la testa, come quelli degli aviatori, dalle lenti rigorosamente rosa anch’esse, e dalla bacchetta d’ordinanza, questa nera.

Gli occhi di Edna brillarono: «Sono anni che lo progetto e lo miglioro, sapevo che un giorno avrei avuto anch’io la mia occasione!»

Steve disse con un filo di voce stridula: «Vuoi venire anche tu?»

Di tutta risposta la donnina gli rifilò una bacchettata in testa: «Non voglio, io vengo con voi! Non posso lasciare dei ragazzini da soli, non farmi ripetere le cose, ragazzo, è una cosa che odio profondamente...»

J.J. si chinò su Edna, guardandola come fosse una bambina: «Questo non faceva parte dei patti.»

La stilista gli rivolse un falsissimo sorriso tutto denti: «Lo so...»

Il ragazzo lo guardò con aria furbetta: «Sai che potrei fermarti qui ed ora, vero?»

La donna rispose con la stessa espressione: «Sai che potrei disattivare i rilevatori, vero?»

«Sei un’odiosa ricattatrice.»

«Lo so.»

Jack-Jack si arrese con un sospiro ed Edna batté le mani: «Avanti ragazzi, un quarto d’ora per prepararci e poi tutti in missione!»

J.J. scosse la testa. C’erano tutte le premesse per un disastro di dimensioni cosmiche. Sarebbe davvero riuscito a fare fronte a tutto questo?

 

«Non ce la posso fare.»

J.J. aveva sentito svanire tutta la sua sicurezza quando era giunto sul posto e aveva trovato numerose pattuglie di polizia, troupe televisive e semplici curiosi provenienti da fuori, venuti tutti ad indagare sulla misteriosa scomparsa della sua città. Non aveva alcuna intenzione di farsi vedere mentre usava i suoi poteri e quel pubblico inatteso lo metteva in ansia. Si nascose ancora di più dietro l’auto di Edna, sperando con tutto il cuore che nessuno lo vedesse conciato in quel modo.

Melanie lo chiamò sottovoce: «Jack-Jack! Dove sei?»

«Sono qui, dove vuoi che sia?»

Steve sospirò: «Se davvero sei qui, renditi visibile, per favore...»

Il ragazzo si guardò le mani, senza vederle, e ridacchiò ritornando visibile: «Ops! Ora capisco come si sente Violetta...»

«Come supereroe sei un disastro, Jejè...»

«Lo so benissimo, grazie Edna, ma il problema non cambia. Dov’è finita la città?»

La stilista vestita di rosa sbuffò: «Principiante... è davanti a te, sciocchino! O pensi davvero che sia così facile spostare una metropoli?»

J.J. ribatté: «Certo che no, ma allora perché non riusciamo ad entrarci? Ieri l’ho persino sorvolata senza accorgermi di nulla!»

«Distorsori sensoriali, una sciocchezzuola, li utilizzavo già tre anni fa... mettetevi questi.»

I ragazzi, dubbiosi, inforcarono gli strani occhialini che Edna aveva porto loro. Attraverso le lenti la città divenne perfettamente visibile, anche se risultava avvolta da una specie di cupola trasparente.

La stilista si aggiustò i suoi occhiali, che evidentemente avevano l’optional già incluso: «Rimane il problema di come entrare senza farsi vedere...»

Jack-Jack scosse la testa: «Non posso rendermi invisibile e contemporaneamente...»

Steve lo interruppe: «E se passassimo sottoterra?»

J.J. guardò in giù pensieroso, poi appoggiò una mano sul terreno e creò una grossa buca. Senza aggiungere una parola, il gruppo si lanciò in quello che aveva tutta l’aria di essere uno scivolo naturale e sbucò in una piazzola verde alla periferia della città. Erano dentro.

Steve si guardò intorno: «Ora da fuori non dovrebbero più vederci.»

Jack-Jack fece una smorfia. Era vero, erano al sicuro dagli occhi indiscreti esterni, ma non da quelli interni. Senza contare che non c’era nessuno in giro, e la città aveva un’aria spettrale. J.J. si immaginò tutti gli abitanti dietro alle finestre, ancora sotto ipnosi, ad avvertire i cattivi della loro presenza. Rabbrividì. Decisamente non aveva i nervi adatti per fare il supereroe. Dovevano solo ringraziare Edna e i suoi speciali auricolari se potevano aggirarsi per la città senza doversi preoccupare del rischio di trasformarsi in zombie.

La stilista riprese il tablet: «Di qua...»

Il gruppetto si aggirò per le vie deserte della città senza incidenti, fino a giungere alla sede dell’Università della città.

«Sono qui?»

«Senza alcun dubbio, Jejè...»

«Bene. Meglio evitare l’ingresso principale, venite.»

Jack-Jack guidò il gruppo su un lato dell’edificio, lontano alla vista, poi prese la mano di Steve: «Prendetevi per mano e non lasciatevi per nessun motivo fino a che non saremo dentro. Non so cosa possa succedere se lasciate la presa.»

Il ragazzo sospirò e mise la mano libera sul muro. Avvolta da piccole scariche azzurrine, questa attraversò la parete come se non ci fosse e J.J., un passo dopo l’altro, trascinò all’interno tutti i compagni.

Steve ridacchiò: «Se arriviamo alla fine della giornata, questa passa alla storia come una delle cose più strane che abbia fatto in vita mia!»

Melanie alzò un sopracciglio: «Più che passare una notte a progettare supercostumi?»

«In effetti fanno a gara...»

J.J. fece segno di stare in silenzio. Erano finiti in un’aula vuota e la loro voce rimbombava.

«Edna, ora dove dobbiamo andare?»

«Giù.»

«Giù?»

«Esatto. Almeno di un paio di piani, secondo il rilevatore.»

«D’accordo, cerchiamo le scale, allora...»

Per un po’ il gruppo si aggirò furtivo e attento per i corridoi, cercando di fare attenzione al minimo rumore. Poi Steve attirò l’attenzione degli altri.

«Ragazzi, ho trovato la piantina dell’edificio.»

Melanie sorrise: «Ottimo! Allora, dove sono queste scale per i sotterranei?»

«È questo il problema! Non c’è nessun piano interrato! Edna, sei proprio sicura che il tuo rilevatore... AHI!»

Edna ritirò la sua bacchetta: «Non insinuare sciocchezze, se i segnalatori dicono che sono sotto, allora sono sotto!»

La ragazza guardò nuovamente la piantina: «E allora qualcosa non quadra... tu cosa ne pensi, J.J.? J.J.?»

Steve si guardò intorno: «L’hanno preso!»

«Tiè

Il ragazzo guardò in basso e piantò un urlo, subito zittito da Melanie. Jack-Jack aveva usato lo stesso trucco con cui aveva attraversato la parete per entrare sotto il pavimento, e in quel momento sembrava che la sua testa decapitata fosse stata lasciata sul pavimento da un boia incauto.

Steve lo mandò a quel paese a gesti: «Non-farlo-mai-più

Il ragazzo fece una smorfia: «Scusate, era il metodo più veloce... ed Edna aveva ragione, qua sotto c’è un altro piano, ed è completamente diverso da quelli che abbiamo visto!»

Steve ricevette un’altra bacchettata: «Che ti avevo detto, ragazzo di poca fede?»

Con lo stesso trucco di prima, Jack-Jack portò sotto tutti gli amici.

«O hanno cambiato architetto per questa parte dell’edificio, o quello di prima si è ubriacato di brutto prima di disegnare i sotterranei...»

Melanie non se la sentì di dare tutti i torti a Steve. Se al piano di sopra era una scuola piuttosto accogliente, lì sotto sembrava una via di mezzo fra un laboratorio di uno scienziato pazzo e un corridoio di un ospedale.

Jack-Jack fece una smorfia: «Credo che fosse lo stesso posto dove ci hanno portati ieri.»

«E dov’è il buco che hai fatto per scappare?»

«Staranno usando lo stesso trucco che usano per nascondere la città. Oppure hanno sfruttato i poteri di qualche supereroe, ti ricordo che probabilmente ne hanno parecchi prigionieri.»

«Va bene, e ora?»

Edna passò in testa alla carovana: «Da questa parte...»

Arrivarono fino al fondo del corridoio, in religioso silenzio, per poi scendere ancora di un piano. Improvvisamente Edna si fermò.

«Guardie...»

Due uomini armati di mitra si aggiravano nel corridoio, impedendo il passaggio. J.J. si fece coraggio e, invisibile come avrebbe saputo fare Violetta, arrivò alle loro spalle, per poi ritornare normale e sparare loro una piccola scarica elettrica che li fece svenire.

«Scusate...»

Melanie gli rifilò un colpetto alla nuca: «Sono i cattivi e ti scusi pure?»

Jack-Jack si mostrò imbarazzato: «Non mi piace usare i miei poteri così...»

La ragazza sospirò, scavalcando i corpi delle guardie. Cosa gli doveva dire? Jack-Jack non aveva mai amato la violenza e da una parte era rassicurante sentirlo parlare così. Finché la pensava in quel modo era ancora lui.

Edna si fermò davanti a una porta: «Sono qui.»

J.J. annuì: «Bene, entr...»

La stilista gli tappò la bocca. Si erano sentite delle voci in lontananza nel corridoio.

«Vai, Jejè, noi prenderemo tempo.»

«Voi? Senza poteri?»

Per tutta risposta, Edna premette un pulsante alla base della sua bacchetta, che si ricoprì di scariche elettriche visibili a occhio nudo: «Credevi che mi buttassi in questa avventura completamente disarmata, Jejè? Ho imparato da molto tempo a non fare affidamento su alcun potere... e anche i tuoi amici sono armati.»

Melanie intervenne: «Davvero?»

Edna la ignorò: «Vai, Jejè, recupera i rinforzi. Ma vedi di non metterci troppo.»

Il ragazzo annuì: «Grazie.»

E attraversò il muro.

 

Ed eccomi qua! Dunque, cosa troverà il nostro J.J.? E riusciranno Melanie, Steve ed Edna, nel suo “sobrio” costumino, a cavarsela? A proposito, vi piace la tuta di Jack-Jack?

Intanto approfitto dell’angolino per ringraziare bulmasanzo, mergana e Fogli per i graditissimi commenti.

Vi aspetto al prossimo capitolo!

 

CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

Hinata 92

  
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