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Autore: BellaLuna    23/09/2015    3 recensioni
purtroppo, la pace non dura mai per sempre ... e stavolta il destino del pianeta Wonder è nelle mani di una antica profezia. nell'eterna lotta tra luce e buio le principesse gemelle scopriranno come ,per ritornare a esseri liberi e ritrovare se stessi, basti rispecchiarsi nella propria ombra e come l'amore sia capace di spezzare anche la più crudele delle maledizioni ... "Rein abbassò lo sguardo nascondendo le calde lacrime che le solcavano il viso provato dalla battaglia. la presa sui suoi polsi e sulle sue caviglie divendava ogni istante più ferma e pungente. -Dimmi perchè!- le ordinò scrutandola come se cercasse di entrare nei meandri più segreti della sua anima. E lei sorrise, amara ,come se quelle due parole nascondessero un significato più profondo. - Dimmi perchè continui a sperare che la luce ti salvi?- la sua voce è dura,tagliente e sprezzante ... vuota di qualsiasi emozione. E pensi che in realtà non lo sai nemmeno tu il perchè! poi li rivedi, nella tua mente, le figure dei tuoi cari,dei tuoi amici,di lui che ti sorride. loro non ti abbandoneranno ... lo sai! ed è per questo che ora riesci a fronteggiare di nuovo quello sguardo di fuoco ... più sicura,più speranzosa ... più innamorata. - perchè sono sicura che lui verrà a salvarmi!-"
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fine, Nuovo Personaggio, Rein, Shade
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caduta Libera- di trappole e segreti e rifugi sicuri

Questo capitolo è dedicato a mio fratello.
Perché, nonostante non sapesse nulla di mostri marini assassini e di armi leggendarie e di prescelte ombrose, è rimasto comunque ad ascoltare i miei schleri e mi ha aiutata a sbloccarmi con le sue faccette comiche e le sue idee senza senso sparate a random!
Perciò - per quanto tu possa essere un mocciosetto irritante e questa dedica sia pessima - grazie, Little Brother! <3
 
 
 


<< Sapevo che ti avrei trovata qui! >>
Rein sbuffò, dopo aver ascoltato il tono saccente e soddisfatto con cui Shade era apparso proprio di fronte a lei nel suo nuovo nascondiglio preferito.
<< Non ho proprio nessuna intenzione di farmi prendere in giro pure da te, Shade. Va via. >> lo apostrofò, rannicchiandosi ancora di più sotto la curva del ponte che collegava le due rive opposte del fiume di cristallo del Regno dei Gioielli.
L’orlo del suo abito da sera si era del tutto infangato mentre correva lì a nascondersi, ma, per una volta, anche la situazione del suo vestito nuovo passò in secondo piano, rispetto alla vergogna che ancora provava.
Si era resa ridicola di fronte a tutti di nuovo, e Bright aveva chiesto a Fine di ballare con lui di nuovo, mentre non si era minimamente accorto della sua presenza di nuovo.
Shade sbuffò con finta aria esasperata, mentre si abbassava con il busto per poter entrare in quello spazio angusto sotto il ponte che era da poco diventato il suo rifugio.
Rein lo fissò di sottecchi, chiedendosi come avesse potuto diventare così alto a soli quattordici anni quando lei era ancora alta un metro e un tappo.
Shade invece sembrava già un uomo: con il suo portamento elegante, le spalle larghe e i suoi quasi centoottanta centimetri di altezza.
Anche i suoi lineamenti stavano iniziando a farsi più marcati, più decisi.
Certo, non erano perfetti come quelli di Bright, con i suoi zigomi alti e ogni lineamento perfettamente proporzionato al suo viso, ma anche lui stava pian piano perdendo ogni traccia dei suoi dodici anni, quei dodici anni che adesso sembravano così lontani, così diversi da quelli che invece aveva da poco compiuto lei.
<< Come ti è saltato in mente di venire a nasconderti proprio qui? Non lo sai che è pericoloso? >>
<< Ma che ti importa? Vattene! >> lo aggredì, sprofondando poi il viso fra le ginocchia rannicchiate al petto.
Shade sbuffò di nuovo, frustrato, e le si sedette accanto, sfiorando la sua spalla con la sua.
<< Sei ridicola.>>
<< Lo so, va bene. Non c’è bisogno che me lo ricordi. So già di aver fatto la figura della “principessa meno principesca di Wonder” dal momento in cui ho distrutto quella stramaledetta statua di ghiaccio della Regina Camelia! Ma è stato un incidente, accidenti! Mica lo faccio apposta, non lo faccio mai apposta, eppure continuo a combinare disastri. Combino disastri continuamente. Pare che sia l’unica cosa in cui sia veramente brava! >>
Dopo il suo isterico sproloquio, Shade ridacchiò e Rein si voltò verso di lui, fulminandolo con gli occhi arrossati per le lacrime di stizza che aveva versato.
<< Non stavo parlando di quello, stupida.>> le fece allora presente il giovane, un mezzo sorriso scaltro ad arricciargli le labbra.
Rein lo guardò con sospetto, sentendo le guance avvampare per l’estrema vicinanza dei loro corpi.
<< Allora di cosa? >>
Shade ghignò compiaciuto << Ora non mi va più di dirtelo.>>
La principessa sentì una vampata di rabbia omicida incendiarla, ma si trattenne nel non sbraitare contro il principe perché sapeva bene che così facendo non avrebbe fatto che il suo gioco.
Conosceva Shade da ormai due anni e ne avevano passate troppe insieme per non conoscere quali fossero i loro reciproci punti deboli: Rein era curiosa, Shade pedante, ma entrambi, comunque, erano fin troppo testardi.
<< Bene! >> esclamò quindi, volgendo di scatto il viso dal lato opposto al suo << Non dirmelo allora. Tanto non mi interessa.>>
Il ghigno malandrino di Shade si accentuò << Neanche se si tratta di Bright? >>
Le aveva soffiato quelle parole nell’orecchio e Rein avvertì chiaramente il suo cuore mancare un battito, mentre racimolava il poco orgoglio rimastole in corpo per rispondergli un malfermo << N-no... neanche se si tratta di Bright! >>
Ci fu un lungo momento di silenzio, in cui Rein si concentrò sul rumore dello scorrere quieto del fiume, piuttosto che su quello inspiegabilmente accelerato del suo cuore.
Poi avvertì Shade tirarsi indietro, la sua spalla che si staccava dalla sua, il suo viso che ritornava a una consueta distanza di sicurezza.
<< D’accordo.>> asserì, appoggiando il capo sul muro del ponte, il sorriso compiaciuto che faceva ancora capolino dalle sue labbra.
Rein si voltò solo mezzo secondo per osservarlo e si pentì il mezzo successivo, visto il modo in cui le sue guance si era ridicolosamente tinte di rosso << D’accordo! >> trillò più forte, stringendosi nelle braccia e sperando che il principe non si accorgesse di quanto la sua presenza la stesse imbarazzando.
La ragazza non riusciva a spiegarsene la ragione – era Shade, dopotutto! La sua presenza l’avrebbe dovuta far sentire... beh... normale... e non metterla a disagio a quel modo, come se... come se fossero... ehm... intimi?
A quel pensiero le sue guance si accaldarono ancora di più e la turchina pregò il cielo che il principe non se ne fosse accorto.
Ma Shade era Shade, e accorgersi di tutto rientrava fra quelle qualità che Rein riteneva che fossero particolarmente irritanti in lui.
Tuttavia il ragazzo non disse nulla, si limitò a fissarla con quel sogghigno stampato in faccia finchè lei non si sentì così sottopressione che esplose di nuovo, rompendo il silenzio con i suoi squittii isterici: << Vattene via, Shade. Altrimenti Fine si preoccuperà anche di te oltre che di me e uscirà fuori di testa!>> era vero, pensò la giovane, ricordandosi solo in quel momento del ballo e di sua sorella che girovagava sola per la sala.
Uno spillo di senso di colpa le martoriò il cuore, ma Rein decise di non pensarci per il momento, in fondo si sarebbe potuta scusare con Fine più tardi.
Comunque Shade fu velocissimo nel constatare l’ombra scura che offuscava il suo sguardo e commentò prontamente << Non preoccuparti per Fine, c’è Bright con lei.>>
Rein non potè fare a meno di lasciarsi sfuggire un risolino amaro << Giusto, c’è Bright con lei.>>
Ci fu nuovamente silenzio, ma questa volta la principessa si fece coraggio, decidendosi a puntare i suoi occhi su quelli del ragazzo << E tu perché sei qui? >> gli chiese, il tono risoluto e solo un pochino curioso...giusto un pochino.
Shade fece spallucce << Lo sai... i balli mi annoiano.>>
La turchina fece roteare gli occhi al cielo, sebbene un sorriso divertito avesse iniziato a incurvarle le labbra << Ma certo... Non sono abbastanza pericolosi per entusiasmare l’impavido principe della Luna.>>
<< Senti da che pulpito viene la predica! Se non sbaglio tu sei quella che combina disastri, io quello che li risolve.>> le rispose il giovane in tono sagace, piegando un ginocchio verso il petto e appoggiandoci poi un gomito.
Rein lo fissò da capo a piedi senza che potesse evitarlo, pensando nel mentre che quella era forse una delle poche volte in cui vedeva Shade completamente rilassato.
Di solito era sempre così composto, rigido, regale, un vero manico di scopa, una statua di marmo baciata dal vento del deserto e dalla luce lunare.
Invece adesso le appariva solo come un semplice ragazzo di quattordici anni, senza ornamenti o titoli o nient’altro a far loro da scudo.
Persino le coroncine sulle loro teste erano improvvisamente passate in ombra, nel buio di quel nascondiglio vicino al fiume, in mezzo al quale i loro volti erano illuminati solo dalla luce dei lampioni del ponte che si riflettevano sull’acqua immobile.
Ci fu un momento in cui i loro sguardi si incrociarono e Rein pensò che forse Shade stava pensando esattamente la stessa cosa, che lì sotto nessuno li avrebbe trovati, nessuno li avrebbe visti, nessuno li avrebbe riconosciuti.
La bocca le si fece improvvisamente secca e si ritrovò a dischiudere le labbra per ricordarsi come si facesse a respirare.
Quel movimento ovviamente non sfuggì allo sguardo attento di Shade, che fece scattare gli occhi puntandoli sulla bella bocca della turchina.
Una sensazione sconosciuta la invase – il suo stomaco si contorceva in modo strano, preoccupante - e Rein riportò nuovamente il suo sguardo sulle sue scarpe, per non dover più reggere gli occhi penetranti del principe
<< Co...Comunque...  >> Dei stava balbettando! Per quale accidenti di motivo stava balbettando!? << come... tu... come hai fatto a trovarmi quaggiù? >> gli chiese, per spezzare la tensione e il silenzio e sperare di placare il marasma di emozioni che le si agitavano dentro, confondendola.
Shade sussultò appena, come se anche lui si fosse appena distolto da pensieri confusi e poi, ritrovando la sua solita faccia da schiaffi, le rispose: << Ho semplicemente pensato “Qual è il posto più assurdo e pericoloso in cui una ragazza folle e irresponsabile si andrebbe a nascondere?” e mi sono ritrovato qui.>>
Sebbene il tono fosse evidentemente ironico, Rein si sentì comunque colpita al cuore.
Quindi era questo che lei era per lui? Una “ragazza folle e irresponsabile”?
Grandioso! Davvero, davvero brava, Rein.  
<< Ah... certo... ovvio.>>
Shade si ritrovò a chiudere e ad aprire una mano a pugno diverse volte per reprimere l’istinto di toccarla.
Era così bella in quel momento che... se solo fosse dipeso da lui... e... accidenti! Come faceva Rein a non accorgersi dell’effetto devastante che aveva su di lui?!
 << Guarda che scherzo! >> affermò, in un tono forse un po’ troppo alto visto il modo in cui Rein era sobbalzata per poi volgere il viso verso di lui con i suoi enormi, splendenti, meravigliosi occhi azzurri.
Il sangue iniziò a fluirgli molto più velocemente in tutto il corpo << Sono... Io sono riuscito a trovarti perché... sei tu.>> bofonchiò, e stavolta fu lui ad abbassare gli occhi incapace di reggere il suo sguardo senza tradirsi.
La principessa si accigliò << Che vuol dire? >>
<< Lascia perdere. Tanto non lo capiresti.>> scosse il capo Shade, sbuffando leggermente.
Rein, com’era prevedibile, si impuntò << No, invece. Voglio saperlo.>>
Shade la fissò di sottecchi, riconoscendo immediatamente la sua solita posa combattiva, con tanto di gomiti puntati e occhi di fuoco.
Neanche con tutta la buona volontà e la più grande faccia tosta della storia sarebbe mai riuscito a persuaderla di lasciar perdere la questione.
Sbuffò nuovamente, passandosi una mano fra i ciuffi ribelli che gli ricadevano sulla fronte.
Quella ragazza sarebbe sicuramente riuscita a farlo impazzire un giorno!
<< Intendo dire che... se si fosse trattato di qualcun altro, di chiunque altro, allora, forse, mi ci sarebbe voluto giusto un po’ più di sforzo per trovarlo... ma siccome si tratta di te... allora... è stato abbastanza facile.>> decretò alla fine, semplice, lineare, un discorso perfettamente logico e coerente, almeno per lui, almeno fin quando lo teneva segregato nella sua testa.
Lo stesso non sembrava, infatti, apparire a Rein perché la sua faccia si trasformò subito in un grande e confuso punto interrogativo.
<< Perché? >>
Shade avrebbe voluto strozzarla tanto era tonta << Non lo so, mi viene naturale.>> liquidò la cosa con nonchalance, come se fosse sul serio una questione da nulla.
Ma Rein aveva già strabuzzato i suoi sgargianti occhi turchini con la malcelata intenzione di torturarlo ancora un po’ << Ti viene naturale? >> 
<< Esatto.>>
<< Ed è una cosa normale? >>
Se non si fosse trattato di Rein, il principe avrebbe sul serio pensato che si stesse deliberatamente prendendo gioco di lui e dei suoi sentimenti, ma la turchina era limpida e trasparente nei suoi intenti quasi quanto il colore dei suoi occhi.
Così Shade si limitò a sospirare, lasciando che il suo cuore si liberasse un po’ dal macigno che da due anni a quella parte sembrava perseguitarlo ogni qual volta la principessina del Sole fosse nei paraggi.
<< Non ne ho idea. Lo prendo come un semplice caso della vita. C’è chi è bravo nel trovare caverne piene d’oro, io invece sono bravo a trovare te.>>
Avrebbe felicemente messo fine lì alla questione, ma la ragazza gli puntò un dito contro con fare intimidatorio.
<< Significa che mi spii? >> gli chiese, gli occhi ridotti a due fessure taglienti.
Shade assottigliò malignamente lo sguardo, risentito dal quel commento << Ovvio che no! Ma come ti viene in mente? Significa che ti guardo. Che ti conosco, matta che non sei altro.>>
A quel punto, contro ogni previsione a cui Shade sarebbe potuto arrivare, le labbra di Rein si incurvarono nel sorriso più dolce che le avesse mai visto fare.
<< Sembra quasi che tu ti preoccupi per me, Shade.>> la sentì sussurrare, le gote leggermente imporporate, i denti che avevano preso a tormentare il labbro inferiore come se la turchina si fosse appena pentita di quello che aveva appena detto.
E Shade, più di ogni altra cosa, adorava vederla in imbarazzo per lui, sentirla sussultare e arrossire sotto i suoi occhi, il suo tocco, le sue frecciatine mirate.
Così, nonostante quel sorriso gli avesse mandato in tilt il cervello, non mancò di tirare le labbra in un mezzo sorrisetto e risponderle in tono provocatorio << Non mi preoccupo per te, mi preoccupo di te. E’ diverso.>>
Rein, irata, gonfiò le guance e Shade allargò il suo sorriso perché era proprio quello che si aspettava lei facesse prima di lanciargli contro un << Sei un idiota! >> qualsiasi.
Inclinò il viso da un lato, squadrandola nuovamente solo con la coda dell’occhio, godendosi appieno i suoi occhi carichi di fuoco e le sue guance tinte di vermiglio << Forse, ma, mettiamo il caso che un giorno fossi io a sparire e tu quella che dovrebbe venire a cercarmi, pensi che non mi troveresti? >> le chiese, forse per provocarla ancora un po’, forse perché il suo cuore necessitava di qualche conferma, della flebile e minuscola illusione di avere una qualche possibilità con lei.
Rein, che si era particolarmente arrabbiata dopo l’ultima frecciatina del ragazzo, decise di non dargliela vinta e alzò il mento con fare imperioso e deciso:
<< Penso che non accadrà mai. Ricordi? Io sono quella che combina i disastri, tu quello che li risolve. Se un giorno dovessi essere tu a sparire e io a trovarti allora vedremo il Sole sorgere di notte e la Luna di giorno.>>
Stranamente, il principe della Luna non riuscì a trovare nulla con cui potesse controbattere, forse perché, per la prima volta in quella loro conversazione, Rein aveva centrato il punto.
Lui sarebbe sempre riuscito a trovarla... perché era Rein... e Rein era importante... mentre per lei era diverso... per lei... lui era soltanto...
<< Già... probabilmente andrebbe così.>> confermò, prima che il suo cervello finisse di formulare quel pensiero così frustante.
Evitò di guardarla, rivolgendo la sua totale attenzione al fiume e domandandosi cosa esattamente stessero facendo lì in quel momento.
Insomma, perché non l’aveva semplicemente costretta a ritornare al Castello con lui quando l’aveva trovata?
Perché si era lasciato incastrare lì sotto in una conversazione spinosa e senza senso?
Perché non-
<<... Comunque >> proruppe d’un tratto Rein, l’espressione vagamente imbarazzata mentre con un gesto nervoso si portava una ciocca di capelli dietro l’orecchio << In questo ipotetico universo parallelo in cui tu decidi di sparire per un po’... beh... credo di sì... credo che riuscirei a trovarti anch’io... >> concluse, annuendo alle sue parole per poi lanciargli uno sguardo timido, quasi incerto.
Shade si limitò a mostrarle di nuovo quel sorriso sghembo che lei trovava altamente insopportabile << No. Non ci riusciresti.>>
<< Come sarebbe a dire?! Perché, scusa? >> saltò su, corrugando la fronte e fissandolo prepotentemente dritto negli occhi.
Poteva anche darle della matta e della stupida, ma tutti sapevano che quando si metteva una cosa in testa la faceva! Che nulla era impossibile per una testaccia dura come la sua!
E allora perché Shade dubitava di quello? Perché era così sicuro che lei non sarebbe riuscita a trovarlo?
Fu il principe stesso, con un’ombra cupa ad adombrargli il viso, a risponderle << Perché saresti troppo preoccupata a badare a Fine o a Bright o ad Altezza o all’intero Wonder per pensare a me. Tu sei fatta così.>>
Non c’era rassegnazione nella sua voce, notò stupita Rein, solo una certa nota amara che le artigliò il cuore in una morsa dolorosa.
<< Non... non è vero.>> balbettò, allungando una mano per prendere la sua.
Shade fece immediatamente saettare gli occhi sulle loro dita intrecciate e Rein lo imitò sentendo il cuore saltarle in gola.
<< Non importa, Rein. >> aggiunse il ragazzo, scuotendo lievemente il capo.
Invece importava eccome, pensò Shade, importava eccome.

 
OoOoOoO
 
La seconda onda di luce propagata dal potere di Fine si dilagò questa volta per l’intera costa, distruggendo in un attimo tutte le ombre nere, mentre Castel, Shade e Gon si erano buttati a terra per non essere colpiti dalle cascate di fuoco che i mostri avevano iniziato a lanciare all’impazzata quando avevano avvertito il pericolo.
Poi, quando l’onda di luce li aveva colpiti, si erano infranti come schegge di vetro nero, fumo e polvere e il vento e la pioggia avevano già iniziato a spazzare via ciò che rimaneva di loro.
Tuttavia la terra tremava ancora, come se fosse scossa da un potere più grande, più furente, più devastante di quello delle ombre nere.
E il centro da cui sembravano propagarsi quelle scosse appariva essere proprio quelle Grotte dove Shade credeva cecamente che si trovasse Rein.
Ne era certo non perché avesse visto quello che dicevano di aver visto i Guardiani, ma perché Rein era Rein e lui la trovava sempre e il suo sesto senso non lo aveva mai deluso, in passato!
Perciò, mentre la barriera di nebbia si infrangeva e la pioggia iniziava a cadere fitta e fragorosa sulla sua testa, schiacciandolo a terra e impedendogli quasi di vedere a un palmo dal naso, raccolse tutta la forza che ancora gli restava per alzarsi in piedi e correre di nuovo verso l’entrata delle Grotte.
Ritrovò il pugnale di Gon in mezzo al fango e ai detriti, e lo afferrò saldamente come se da lui dovesse trarre l’energia necessaria per affrontare quella prova.
I Guardiani intanto fissavano sgomenti il punto in cui l’onda di luce si era propagata, accecandoli solo qualche secondo prima.
Shade non badò a loro e, voltatosi indietro, prese a correre, inciampando fra le rocce e i detriti e il fango, un braccio sopra la fronte per ripararlo dalla pioggia, l’altro che reggeva il pugnale di Gon.
<< Shade, attento! >> sentì urlare dietro di lui dal ragazzino Lumos e, l’attimo dopo, un fulmine nero si schiantò a una spanna dal suo naso facendolo volare a terra con la schiena.
Il dolore lo accecò per qualche istante, giusto il tempo di sentire i due guardiani correre verso di lui e sollevarlo per le braccia.
<< Cos’altro c’è, maledizione!? >> sbottò, puntando lo sguardo verso il punto in cui quello strano fulmine si era scagliato.
E da lì, in una coltre di fumo denso e vischioso, vide sgusciare fuori l’essere più ripugnante che avesse mai visto.
Sembrava fatto di melma e acido, era alto quasi tre metri e aveva fauci enormi con diverse file di denti acuminati e degli artigli che sarebbero stati in grado di fare a pezzi una montagna, lunghissimi e ricurvi.
<< Che... che cosa...? >> cercò di chiedere scioccato ai due amici che, digrignando i denti, gli risposero all’unisolo: << Un Demone Oscuro.>>
Forse fu solo una sua impressione, ma Shade giurò che l’impugnatura del pugnale incominciò a scaldarsi, stretta nella sua mano.
 


Con un colpo da maestro Terence fece fuori l’ultima delle sei figlie di Calipso, trinciandola con il suo arpione.
Rein, il respiro ansante, la spalla sanguinante e i pugni stretti in una presa ferrea, si portò un braccio sulla fronte per asciugarsi il sudore, per poi rivolgere un’occhiata rabbiosa verso l’entrata della piscina naturale.
L’aria dentro quell’antro si era fatta irrespirabile, sapeva di sangue e metallo e nebbia fetida, putrida.
La principessa si domandò come facesse Terence a rimanere così calmo sempre mentre uccideva mostri, quando invece lei era scossa da brividi e tremori e poteva chiaramente vedere le sue dita fremere senza controllo.
Lei era senza controllo. Lo stava perdendo. Si stava lasciando accecare dalla paura e dalla rabbia, tutte cose che avrebbe dovuto mettere da parte, che avrebbe dovuto imparare a gestire.
Piimi le volò accanto, come per rassicurarla e Rein quasi non si ritrovò a cacciarla via come se fosse una mosca fastidiosa.
Il Tenebros se ne accorse ma non fiatò, nascosto dalla benda che gli nascondeva il viso dal naso in giù.
Come la turchina, spostò subito gli occhi sull’entrata della caverna, attento e pronto a tornare all’attacco.
Calipso non si fece attendere a lungo.
In un rombo assordante, una cascata d’acqua si infranse con forza incredibile contro i detriti che avevano chiuso l’acceso all’antro e le rocce schizzarono da tutte le parti, costringendo i tre compagni di squadra a gettarsi da una parte all’altra per evitarli.
<< E’ proprio forte! >> commentò Ter a denti stretti, beccandosi un’occhiataccia da parte di Rein che strillò << E io che avevo detto?! >>
Poi la turchina lanciò un urlo nell’atto di evitare un ultimo sasso gigante che quasi le era caduto sulla testa.
Dopo che l’esplosione, l’acqua venne scossa e quasi tagliata in due da quelle che a prima vista si sarebbe quasi potuta scambiare per la pinna di uno squalo gigante e invece, quando la bella e al tempo stesso terrificante figura di Calipso venne fuori dall’acqua, tutti e tre si ritrovarono a trattenere il respiro in trepidazione.
Rein notò che Calipso sembrava più furiosa che mai, mentre con gli occhi che quasi le uscivano fuori dalle orbite osservava i corpi carbonizzati delle figlie galleggiare nell’acqua.
<< Che cosa avete fatto, sucidi assassini?! >> inveì contro di loro, le fauci spalancate, il viso bellissimo reso mostruoso dalla rabbia.
Rein, che continuava a respirare pesantemente per via del dolore alla spalla, lanciò un’occhiata eloquente verso Terence che ricambiò abbandonando l’arpione e sguainando la spada.
<< E’ stata una pesca piuttosto fortunata, direi. Peccato che tu non fossi qui a goderti lo spettacolo.>> commentò, e il veleno presente in quella frase sarebbe stato impossibile da non notare.
Piimi fissò Rein con apprensione, stringendosi le manine minuscole al petto.
“Oh, Rein... non fare così... non lasciare che la rabbia prenda il sopravvento... non fare il suo gioco... non capisci che è questo quello che vuole?” pensò, desiderando poter placare almeno un po’ l’animo tormentato della ragazza.
Terence che, in un’altra occasione, forse avrebbe apprezzato il commento sadico della prescelta, in quel momento avrebbe solo voluto strapparle la lingua.
Che facesse pure l’acida con tutti i mostri che voleva ma Calipso... che cosa le diceva quella testa bacata? Provocare un Supremo equivaleva a un suicidio sicuro e, per quanto il pericolo l’elettrizzasse, non desiderava per niente morire in una putrida grotta ucciso da una Sirena leggendaria!
Com’era prevedibile, al commento di Rein, Calipso si infuriò ancora di più, tanto che le squame del suo corpo iniziarono a emettere dei bagliori inquietanti mentre si rizzavano sulla sua pelle trasformandosi in delle lame affilate.
<< Oh mamma... >> farfugliò Rein a bassa voce, sperando che Terence non l’avesse sentita e ingoiando un grumo di saliva particolarmente amaro.
Il ragazzo tuttavia le lanciò un’occhiata in tralice, come se le stesse dicendo “Bel lavoro, ragazzina, davvero un bel lavoro!”
L’attimo dopo Calipso si scagliò verso di loro emettendo un ringhio acuto che assomigliava allo stridere delle unghia sul vetro.
Il Tenebros si premette più forte il paraorecchi, mentre Rein continuava a lanciare occhiate alle spalle di Calipso contando i punti in ombra in cui avrebbe potuto avocare Luna.
“Uno... due... tre. Eccole qua.” ragionò, prima di evocare le ali di Elias alzarsi in volo ed evitare che una lunghissima lama di ghiaccio partita dal braccio della Dea la trapassasse da parte a parte.
Rein gemette di dolore a causa della spalla che non le permetteva di usare il potere dell’arma leggendaria dell’Aria come voleva.
Le ali non avrebbero retto ancora a lungo, Rein lo sapeva bene, e quindi avrebbe dovuto usare il poco tempo a disposizione che avevano per chiudere in fretta lo scontro.
Terence doveva essere della sua stessa opinione perché, senza aspettare un attimo in più, scagliò uno dei suoi lampi oscuri contro la Dea grazie alla sua Spada.
Calipso lo evitò di poco e poi, come un pesce gatto, soffiò in direzione del ragazzo.
<< L’arco delle ombre... il Guanto di Deianira, le Ali di Elias, la Spada di Sinner... vedo che avete fatto razzie dei doni di quegli sciocchi dei miei fratelli! Sono tanto spiacente con voi ma non avrete la stessa fortuna con me! >> urlò, agitando le braccia in modo che numerosi proiettili di ghiaccio si scagliassero contro di loro.
Rein li evitò volando da una parte all’altra seguita a ruota da Piimi, mentre Terence, invece che schivarli, li faceva a pezzi con la sua spada.
Tuttavia uno riuscì a ferirlo alla guancia e un altro al braccio destro, provocando dei tagli profondi anche se non mortali.
La turchina strinse i denti e cercò di sgombrare la mente da tutto ciò che non riguardasse il piano.
“Segui il piano, Rein. Dimentica il dolore e la rabbia. Limitati a seguire il piano.” si impuntò in mente, non perdendo mai di vista le mosse di Calipso.
<< Dobbiamo distrarla, Piimi! O Terence non ce la farà mai! >> sussurrò, affinchè solo la folletta potesse sentirla.
Piimi annuì in maniera risoluta per poi volare dalla parte opposta di Rein, la quale iniziò la sua picchiata suicida verso la Dea.
Nelle sue mani apparve il flauto del vento con cui Rein riuscì a schivare alcuni proiettili d’acqua.
Dopo di chè usò l’arma suprema per aizzare una folata di vento contro Calipso.
La Sirena, fino ad allora concentrata sul Tenebros, puntò i suoi occhi furenti verso di lei, la bocca che quasi le schiumava dalla rabbia.
Tese le braccia verso il basso e queste si trasformarono in delle lame di ghiaccio finissimo, estremamente letali.
Le prima due vennero scagliate contro di lei a una velocità disumana e fu solo per fortuna che Rein riuscì a schivarle entrambe, anche se rischiò di andare a schiantarsi contro una parete di roccia.
Allora Calipso, usando le spire d’acqua, si alzò più in alto puntando a un corpo a corpo con lei, usando le sue lame di ghiaccio come arma.
Rein impugnò il flauto come se fosse una sorta spada e si preparò a ricevere il colpo.
Il fendente di ghiaccio quasi non distrusse il flauto e la principessa – che tra l’altro aveva a disposizione solo un braccio – venne immediatamente costretta ad arretrare.
<< Usi i doni dei miei fratelli, eppure mi rechi disonore uccidendo le mie creature: forse sei davvero la degna erede delle tue discendenti! Tutte sciocche e folli e capaci solo di rubare i poteri altrui! >> le sputò contro la Dea, iniziando a girarle intorno come fa una fiera contro la sua preda.
Rein, ansimante e quasi priva di forze, la seguiva solo con lo sguardo cercando di non lasciarsi piegare dal dolore.
<< Io non rubo proprio niente... e l’unica che reca disonore ai suoi fratelli qui sei tu, non credo che loro avessero avuto in mente questo quando decisero di creare le armi leggendarie.>> le rispose a tono, sperando di prendere più tempo possibile.
Calipso emise un risolino lugubre, perfido, portando una delle due lame di ghiaccio di fronte al suo viso.
<< Oooh... scommetto che Selen ti ha riempito la testa di tante belle storie, non è vero? I Supremi con le loro Armi Leggendarie, l’eterna lotta fra il Buio e la Luce, fra il Bene e il Male, fra Spazio e Tempo... eppure proprio tu che sei la portatrice dell’Ombra dovresti comprendere bene che le distinzioni e i confini sono molto più sottili e fragili di quelli che appaiono. >>
<< Non ho bisogno di lezioni da parte tua! Per anni hai sfruttato i desideri di tutti quelli che si inoltravano in queste grotte per illuderli e poi sfamarti, sei un mostro e su questo non c’è alcuna ombra di dubbio! >>
<< Dimentichi che è stata Grace a rinchiudermi qui... avrei avuto l’Oceano... avrei potuto essere libera... se non fosse stato per lei... tuttavia sarebbe da ipocriti negare quanto mi sia effettivamente divertita con voi stupidi mortali wonderiani... così deboli... così ingenui... delle prede perfette, succulente, mai assaggiato un sangue più buono del vostro.>>
Rein digrignò i denti furente mentre Calipso sogghignava compiaciuta.
<< Mi ricordo di una bambina... una bambina davvero insolita... che avrebbe lasciato che la sua sorellina affogasse con lei... pur di soddisfare i suoi desideri...>>
A quelle parole la turchina si sentì gelare il sangue nelle vene e sbarrò gli occhi terrorizzata.
“No…” pensò con orrore “No…”
A un tratto gli occhi color zaffiro di Calipso emisero una strano baluginio e l’intero antro si riempì del consueto vapore acqueo, cupo e denso come fumo.
Rein cercò di reagire, stringendo forte il flauto in mano per provocare delle folate di vento in modo di scacciarla via ma, prima che potesse farlo, dalla coltre di vapore emerse la voce di Fine, piccola, flebile, spaventata...

<< R-Rein... ho tanta paura... >>

La prescelta avvertì il suo intero corpo scuotersi a causa del terrore.
La coltre aveva iniziato ad assumere le sembianze di una Fine minuscola, che in lacrime si stringeva al braccio di una Rein bambina che la trascinava con sé verso il fondo del mare.

<< Siamo quasi arrivate Fine, quasi arrivate... >>

Rein avrebbe voluto urlare di fronte a quella scena che le si ripeteva di fronte agli occhi uguale a quella di tanti anni fa, quando aveva disubbidito a suo padre, aveva rischiato la sua vita per niente, aveva messo in pericolo Fine per un suo stupido capriccio.
<< Basta... basta... >> iniziò a mugugnare, prendendosi il capo con l’unica mano libera e iniziando a scuoterla.
Avvertiva chiaramente la sensazione orribile di una mano gelida che si insinuava negli antri più reconditi della sua mente, scavava fra i suoi ricordi con artigli acuminati, battendosi contro la sua volontà, con rabbia, con forza, per poi strapparle via frammenti della sua coscienza per sbattergli bellamente in faccia. 
Nonostante gli occhi chiusi poteva ancora sentire le voci delle bambine, il pianto terrorizzato di Fine, il suo stesso tono imperioso contro di lei.
<< No! Basta! >> urlò, non sopportando quell’intrusione nella sua memoria, quelle immagini terribili.
La risata malefica di Calipso fece dissolvere nel vuoto le sagome delle bambine.
La turchina spalancò allora gli occhi cercando di scrutare oltre la coltre di vapore per scorgere la Dea, ma quest’ultima si muoveva velocissima e solo ascoltando il suono della sua terribile risata Rein riusciva a intuire dove potesse essere.
A un tratto avvertì il fiato della Sirena sul collo, la sua voce cristallina che le sussurrava insinuante all’orecchio << Non sei mai stata brava a mantenere le promesse, vero Rein? Avevi giurato a tuo padre di non venire mai più qui e invece eccoti! E tua sorella... la tua povera sorella... non avevi fosse promesso di starle accanto... di proteggerla? non mi sembra che tu stia facendo un gran lavoro.>>
La ragazza si girò di scatto alle sue spalle con un ringhio di rabbia, ma il suo flauto colpì solamente il nulla.
<< Smettila! Fatti vedere codarda! >> le urlò contro, continuando a girare e rigirare su se stessa scontrandosi sempre e solo con un’intensa coltre vaporosa.
Di nuovo sentì la Dea ridere, divertita dai suoi tormenti, dalle sue colpe, dalle sue paure.
<< La tua amata... amatissima sorella... così simile a te... così indifesa, sola... hai idea dei pericoli in cui l’hai messa, prescelta? >> continuò a insinuare Calipso, mirando alla psiche ormai destabilizzata della principessa.
Rein sentì le ginocchia piegarsi sotto una pressione invisibile, il respiro farsi sempre più corto e irregolare.
<< Smettila! Stai dicendo solo un mucchio di sciocchezze! Esci fuori dalla mia testa adesso! >> provò a combattere il potere della Dea, ma poteva sentire il dolore schiacciarla e prendere il sopravvento.
C’era ancora quella mano artigliata e fredda dentro di lei, sembrava aver afferrato il suo cervello per spremerlo fin quando quest’ultimo non fosse andato in frantumi.
<< Un mucchio di sciocchezze, eh? Oh... un animo così nobile... così puro come il tuo... o forse no? Forse non è poi così immacolato il tuo animo... se l’ombra ha scelto te e non Fine. Te lo sei mai chiesto, Rein? Ti sei mai chiesta che cosa sarebbe accaduto se la profezia avesse scelto tua sorella invece che te? forse Fine sarebbe morta e tu avresti avuto la vita che tanto desideravi... >>
<< Esci.Fuori.Dalla.Mia.Testa! >> urlò ancora la turchina, la voce rotta dal dolore e dalle lacrime.
<< Senza Fine avresti potuto avere tutta la scena per te, avresti avuto la tua corona, il tuo regno, persino il tuo principe... non è forse così? >>
Di nuovo la coltre di vapore prese a condensarsi e stavolta, di fronte allo sguardo stravolto e sgomento della principessa, assunse nuovamente le sembianze del Principe della Luna vestito però con i suoi eleganti abiti regali color dell’oro.
Rein lo guardò scioccata tenderle una mano e sorriderle come per confortarla, gli occhi scintillanti come schegge di vetro opaco.
Tuttavia, prima che lei potesse anche osare sfiorarlo, ad afferrare la sua mano protesa fu l’immagine di Fine, bellissima e felicissima nel suo elegante abito color lampone mentre danzava accompagnata dal ragazzo di cui era innamorata da sempre.
La turchina avvertì la consueta stretta al cuore colpirla, il fiato mozzarsi dolorosamente in gola.
<< Fine e Shade sono perfetti per stare insieme, vero Rein? >> la voce melliflua di Calipso ora si confondeva con quella delle sue amiche, delle dame di corte, dei ministri, di tutti quelli che guardando il Principe della Luna e la Principessa Rossa del Sole non potevano far altro che pensare la stessa identica cosa.
<< Quei due sono fatti l’uno per altro, sono destinati a stare insieme, non è così Rein? >>
Rein osservò ancora quelle immagini danzanti, quelle espressioni felici riflesse nei volti di Shade e Fine.
E pensò, nonostante le lacrime e il dolore e il suo cuore che sanguinava, che era giusto così, che andava bene così.
Aveva fatto le sue scelte, accettato il suo destino, quello che il fato aveva in serbo per lei.
Aveva lasciato andare Fine, per proteggerla dal male che quel fato e quella scelta avrebbero portato con sé, e aveva lasciato andare Shade perché, in fondo, non era mai stato suo, era sempre appartenuto a Fine.
Era giusto così, anche se faceva male, era giusto così.
E Fine era la sua famiglia, la sua gemella, il suo riflesso e non avrebbe potuto farla soffrire mai.
Mai.
“Mi dispiace, Fine” pensò la turchina, lasciando che grosse lacrime colpevoli le solcassero le guance “Mi dispiace per averti lasciata sola. Di non averti raccontato la verità. Per essermene andata senza voltarmi indietro. Mi dispiace di aver iniziato a provare qualcosa per il ragazzo di cui sei sempre stata innamorata tu. Mi dispiace, mi dispiace davvero.” 
All’improvviso le due figure danzanti si fermarono, le voci dentro la sua testa si spensero, il suo cuore prese a battere di nuovo in maniera regolare, il respiro a riempirle i polmoni.
Rein alzò un’ultima volta il suo sguardo verso Fine e Shade... l’immagine di sua sorella fu la prima a dissolversi nel vuoto... quella di Shade, prima di imitarla, si girò a fissarla e per un attimo, un minuscolo, infinito attimo, la ragazza ebbe l’impressione che lui potesse vederla per davvero.
Le sue labbra si aprirono in un sussurro prima di sparire del tutto << L’importante è che io sia sempre in grado di trovarti.>>
In un sbuffo, un turbine di vento poderoso che si scatenò da solo dalle sue mani, la prescelta vide la coltre di vapore dissolversi totalmente, sprofondando sulla superficie rossa dell’oceano.
Calipso era proprio davanti a lei, l’espressione irritata di chi si è visto sfumare la vittoria che credeva di avere in pugno.
Rein si lasciò sfuggire un sospiro e con il dorso della mano si asciugò il sangue che le usciva dal naso a causa dello sforzo compiuto.
Un piccolo sorriso increspava le sue labbra e quelle dei due compagni di squadra.
Era riuscita a sconfiggere l’illusione di Calipso.
C’era riuscita davvero.
 


<< C’è riuscita! Principessa Fine! C’è riuscita davvero! >> esultò Poomo, volando euforico contro Fine che si lasciò scivolare a terra con un sorriso entusiasta e affaticato.
<< Ce l’avete fatta, ce l’avete fatta! Non che avessi qualche dubbio, eh. Ma ce l’avete fatta davvero! Davvero! >>
<< Davvero, davvero, Poomo.>> gli rispose divertita Fine anche se l’attimo dopo una sensazione da brivido le serpeggiò lungo la schiena e, in un fruscio di abito da seta, si girò velocemente verso il punto in cui, pochi attimi dopo, il fulmine si scagliò di fronte all’entrata delle Grotte di Inumi.
<< Mi sa che la battaglia non è ancora finita, Poomo.>> bisbigliò preoccupata in direzione del folletto, che intanto aveva smesso di dimenarsi per la contentezza e aveva anche lui rivolto lo sguardo verso il punto in cui il Demone Oscuro si stava generando.
<< Oh... per tutti gli Dei. >> soffiò, scambiandosi un’occhiata allarmata con Fine che deglutì amaramente.
<< Dobbiamo andare, non è vero? >> gli chiese, anche se aveva già impugnato il suo nuovo scettro fra le mani più saldamente e con espressione più determinata.
Poomo puntò i suoi occhi sul mostro enorme e poi di nuovo sulla principessa << Lo sapevo che sarebbe stata una pessima giornata.>> decretò, prima di seguire Fine verso la scogliera che discendeva alle Grotte.
 


<< Da dove salta fuori questo mostro? >> domandò Shade ai due Guardiani, mentre indietreggiavano per portarsi a una certa distanza di sicurezza dai suoi artigli e dalle sue fauci.
<< I Demoni Oscuri si generano dalla fusione di più Ombre Nere messe insieme... non pensavo che fossero in grado di fare una cosa del genere anche qui su Wonder.>> gli spiegò Gon, facendo roteare la spada e lanciandosi un’occhiata di intesa con Castel.
L’arancione digrignò i denti con aria alterata << Qui c’è lo zampino di Grey, ci scommetto! Quel bastardo deve aver trovato un modo per creare i demoni anche su Wonder! >>
Il mostro emise un grugnito rabbioso, aprendo le fauci in direzione dei tre ragazzi.
<< Sembra più lento e meno agile delle altre ombre, però.>> constatò Shade, rendendosi conto che al Demone Oscuro mancavano i piedi.
In effetti assomigliava molto a un enorme lumaca, solo con zanne e artigli e fatta di fango.
<< Questo è vero, ma prova anche solo a sfiorarla e ti trasformerai in una poltiglia informe in un secondo.>> gli disse Castel, la spada tesa di fronte a lui impugnata con entrambe le mani.
<< Come sarebbe? >>
<< La sostanza che compone il Demone è una sostanza acida, velenosa. Riesce a squagliare la carne e le ossa umane come il sole con la neve.>> specificò Gon, nel tono più serio che Shade gli avesse mai sentito usare.
Questo, pensò, era di sicuro il sintomo che il nemico che avevano davanti non era un nemico da niente - e non che le ombre nere lo fossero - ma anche i Guardiani stessi sembravano più spaventati di fronte alla bestialità del Demone.
Non dovevano averne affrontati così tanti, o forse collegavano quel mostro a dei brutti ricordi, riflettè ancora il principe della Luna.
<< Come lo eliminiamo? >> si informò, stanco di rimanere lì ad aspettare che il Demone Oscuro finisse di auto generarsi e sferrasse il suo attacco.
I due Guardiani gli rivolsero un’occhiata enigmatica, come se gli stessero nascondendo qualcosa di importante.
Fu il più piccolo fra i due a prendere la parola, portandosi una mano fra la massa scombinata di capelli castani << Ecco... la verità è che... non ne abbiamo mai affrontato uno senza l’aiuto di Xander e Sky.>>
<< Xander e Sky? Volete dire le vostre ombre? >>
I due guardiani annuirono contemporaneamente e Shade si ritrovò a stringere i pugni per non spaccare la testa a entrambi.
<< Grandioso! E adesso che facciamo?! >>
<< Non assumere quel tono altisonante con noi, principino! >> lo accusò Castel, inviperito dal suo comportamento sfottente, lanciandogli un’occhiata al vetriolo.
Come se loro avessero tutte le risposte e tutte le soluzioni solo perché venivano da Spazio!
Si lamentava come un bambino ma la verità era che i Wonderiani non avevano mai dovuto affrontare certi problemi, non avevano mai dovuto affrontare niente! E di certo non conoscevano l’oscurità e la guerra come invece la conoscevano loro!
Shade digrignò i denti e ricacciò amaramente indietro l’orgoglio << Mi dispiace. Ho esagerato. >> sbuffò, puntando lo sguardo principalmente sul viso corrucciato di Gon.
L’undicenne gli sorrise e Castel smise di fulminarlo con i suoi occhi color ambra << D’accordo. Allora perché invece di blaterare a vanvera non ci aiuti a trovare una soluzione? >>
Shade annuì ma, prima di poter commentare qualcos’altro, vide Gon puntare un indice contro la scogliera alle loro spalle.
<< Ehm... ragazzi? Credo che qualcuno stia cercando di precipitarsi qui.>>
Entrambi i ragazzi lo fissarono inizialmente confusi, senza capire.
Quando poi entrambi si voltarono verso la scogliera, seguendo lo sguardo del castano, Shade si diede mentalmente del deficiente.
<< Cado! CADO! Aiuto! AIUTO! >>
Fine si stava letteralmente precipitando verso di loro, scivolando lungo l’ex scalinata di roccia dello strapiombo e strillando terrorizzata.
Castel gli lanciò uno sguardo accigliato << Chi è quella? >>
Shade prese un respiro profondo, prima di iniziare a correre in direzione della principessa con le labbra arricciate in sorriso sornione << La soluzione al nostro problema, Cast.>>
 
 

Ora che Rein era riuscita a battere la sua illusione, Calipso pareva aver perso del tutto il controllo.
L’acqua presente all’interno dell’antro aveva iniziato a muoversi creando dei mulinelli che risucchiavano tutto quello con cui venivano a contatto, e i frammenti di ghiaccio presenti nell’aria, avevano iniziato ad aleggiare tutt’intorno alla dea, brillando in maniera sinistra.
La principessa fronteggiò lo sguardo di fuoco della Sirena con il respiro spezzato a causa del dolore alla spalla sanguinante.
Sentiva la testa ronzare, probabilmente per colpa di tutto il sangue che aveva perso, le ginocchia che a malapena riuscivano a reggere il suo peso.
Terence si trovava al punto designato e gli stava facendo cenno con la testa.
Anche Piimi si trovava nella sua posizione.
Nonostante tutto, la turchina riuscì a trovare la forza per piegare le labbra in un sorriso, alzando il volto per puntare gli occhi in quelli di Calipso.
<< Per te è finita... >> mormorò dolorante e, ancora prima che la Dea potesse fare alcun che, fece scattare la trappola.
Invocò Luna, che si manifestò nei tre punti che aveva contato precedentemente, punti in cui adesso si trovavano precisamente lei, Terence e Piimi.
Calipso si trovava proprio al centro del loro triangolo e quando Luna spuntò alle spalle di ognuno dei tre compagni di squadra afferrò l’estremità di una fune che entrambi tenevano legata addosso.
I frammenti di corda parvero riunirsi grazie al potere dell’ombra e quando i tre ragazzi la tirarono verso il basso, Calipso alzò gli occhi verso l’alto notando una fitta rete costruita con le stecche delle frecce d’argento, intrecciate fra di loro.
Non potè far nulla che la rete le cadde addosso, imprigionandola.
I tre amici si mossero in fretta tirando ognuno l’estremità della fune che avevano per far sì che la rete si chiudesse perfettamente intorno a Calipso, impedendole del tutto di muoversi.
La Dea urlò di rabbia, cercando di staccarsi la rete di dosso.
Rein continuò ad osservarla, intanto che correva in direzione degli altri compagni di squadra.
Il cuore che le martellava assordante nel petto e le rimbombava nelle orecchie.
Da quella mossa dipendeva la riuscita del loro piano e sperò ardentemente di essere stata capace di indebolire Calipso fino a fregarla.
Si scambiò un’occhiata con il moro, che le apparve ancora stordito per via di tutta quella coltre tossica che fino a poco prima aveva riempito l’antro della Grotta.
<< Terence...? >> lo richiamò, e il Tenebros ebbe un lieve sussulto.
Prima di grugnirle un irritato “ Sto bene ” le riservò una delle sue più agghiaccianti occhiate truci.
Poi, di scatto, voltò il viso verso le urla stridule di Calipso.
La Dea si dimenava, fra le falle della rete, cercando freneticamente di scrollarsela di dosso.
Tuttavia, diversamente da com’era successo alle altre sirene, l’argento non sembrava bruciarla.
<< Ce l’abbiamo fatta? >> chiese loro Piimi, in tono incerto, nascondendosi dietro le loro teste per non guardare verso la Dea.
La principessa strinse talmente tanto il pugno della mano destra da sentire le unghie conficcarsi nella pelle.
Ter aveva la fronte aggrottata e gli occhi ridotti a due fessure taglienti, come se stesse analizzando tutta la situazione e si stesse preparando a un nuovo terribile attacco.
Rein avvertì un preoccupante vuoto allo stomaco << Non lo so ancora, Piimi. >>
 
 

Intanto che Castel assisteva, scosso da fremiti di rabbia e timore, alla rigenerazione completa del Demone Oscuro, Shade e Gon si erano lanciati verso Fine cercando di frenare la sua pericolosa scivolato lungo tutto il pendio della scogliera.
La ragazza strillava come una matta reggendosi al suo vestito come se fosse una specie di slittino e Poomo la imitava - sciolto in lacrime di spavento - attaccato al colletto alto dell’elegante vestito della principessa.
<< Aiuto! Qualcuno mi aiuti! Cado! Cado! >> gridava a piena voce Fine, gli occhi serrati per la paura.
E, poco prima che si schiantasse effettivamente sul suolo, Gon riuscì ad afferrarla e la ragazza piombò proprio sopra il povero Lumos, schiacciandolo con il suo ingombrante vestito.
Poomo schizzò qualche metro più in là, e si sarebbe schiantato dritto-dritto contro uno spuntone di roccia, se Shade non lo avesse afferrato in tempo.
<< Oooh... povero me... >> lo sentì sospirare, prima che svenisse fra se le sue mani.
Shade sbuffò scuotendo la testa per poi voltarsi verso Fine e Gon, avvertendo quasi una sorta di dejà-vù.
Si avvicinò svelto verso di loro poggiando una mano sulla spalla di Fine, che pareva avesse perso conoscenza << Principessa Fine? Fine, mi senti? >>  
A rispondergli non fu la giovane ma un mormorio dolorante che usciva dalla bocca del piccolo guardiano.
<< Accidentaccio! Urca che botta... Shade, puoi chiedere alla tua amica di spostarsi dalla mia schiena, per piacere! >> esclamò, cercando di muoversi nonostante Fine fosse praticamente sdraiata sopra di lui.
Sentendo una voce sconosciuta parlare e una mano scuoterla con vigore, Fine riprese velocemente i sensi e alzò subito gli occhi verso il viso del principe.
All’inizio pensò di star sognando e si portò una mano sulla fronte strabuzzando gli occhi in maniera comica.
L’attimo dopo però, gettò le braccia al collo del principe come se nulla fosse e non avesse appena rischiato di morire precipitando da uno strapiombo.
<< Shade! >> affermò raggiante, le braccia serrate intorno al collo del ragazzo che rimase totalmente spiazzato da quel gesto così spontaneo.
Ricambiò l’abbraccio di Fine fin quando la ragazza non lo lasciò andare << Stai bene? Hai rischiato di precipitare e spaccarti la testa lo sai? >>
La sedicenne annuì più volte, asciugandosi una lacrima di gioia che le si era incastrata fra le ciglia.
Aveva ritrovato Shade!
Beh... per dirla nel modo giusto... gli era quasi finita addosso, ma l’importante era l’averlo ritrovato!
Stava per dirgli quanto era contenta di vederlo sano e salvo quando il ragazzo allungò verso di lei la mano con cui reggeva il piccolo Poomo.
<< Credo che al tuo folletto sia venuto un colpo.>> avrebbe potuto essere un po’ meno drastico, ma non c’era tempo per i convenevoli. Non quando si parlava di Demoni provenienti dal Regno delle Tenebre che avevano intenzione di distruggere il loro pianeta.
Fine strabuzzò nuovamente gli occhi e la sua faccia divenne blu dalla paura.
<< OH MIE DEI! >> urlò, rubandogli Poomo dalle mani e iniziando a scuoterlo con veemenza e a chiamarlo ripetutamente per svegliarlo.
Solo dopo averlo strapazzato per benino e, senza volerlo, aver peggiorato la situazione (perché ora il folletto pareva essere diventato ancora più bianco di quanto già fosse di suo) rinunciò ai suoi disperati tentativi e, imbronciandosi, si decise a riporre il piccolo amico dentro il suo scrigno.
“Meno male che dovevi proteggermi fino alla morte, eh, Poomo?” pensò, sospirando affranta.
<< Io sto bene, eh! Non preoccupatevi per me! >> si lagnò a quel punto Gon, seduto ancora per terra, facendo un cenno un po’ scocciato verso Shade e la nuova ragazza che l’aveva palesemente ignorato nonostante gli avesse appena salvato la vita.
Mica voleva un abbraccio anche lui – o magari quella era un’usanza strana di Wonder, chi poteva saperlo?  - ma almeno un grazie sarebbe stato gradito, pensò squadrando la strana ragazza dalla testa ai piedi.
Era vestita con un sontuoso abito da sera color panna e ricamato in fili d’oro e cremisi.
I suoi capelli, acconciati in due lunghe code, erano color lampone così come i suoi occhi.
I lineamenti rotondeggianti e il sorriso gentile lo spinsero subito a pensare che non poteva essere una tipa pericolosa, nonostante avesse appena cercato di schiacciarlo vivo.
Anche Fine rivolse una lunga occhiata perplessa in direzione del Guardiano, che era quasi totalmente zuppo d’acqua e ricoperto di fango, per poi riportare gli occhi sul principe della Luna che stava intanto aiutando l’amico a rimettersi in piedi.
<< Shade, chi è questo ragazzino? >> gli chiese Fine, con quell’espressione spontanea e innocente che la caratterizzava.
Gon puntò i suoi occhi grigi prima su di lei, poi su Shade, e poi su se stesso sentendosi arrossire quando si rese conto che lui – che, modestamente, era uno degli ammiratissimi e stimatissimi Grandi Guardiani del Fantastico e Stupendo Regno di Spazio – sembrava un piccolo mostro di fango.
Si dondolò imbarazzato sui talloni e lanciò un’occhiata a Shade che gli rispose con una sbrigativa scrollata di spalle.
I suoi occhi sembravano dirgli “beh... almeno così non darai nell’occhio” e Gon a quel punto si ricordò di essere in missione segreta e, con tutta la dignità di un undicenne ricoperto di fango e pioggia, gonfiò il petto e alzò il mento fieramente.
Shade avrebbe voluto darsi una manata sulla fronte, ma si contenne e prima che Fine iniziasse a notare qualcosa di insolito – figurarci! Gon non sarebbe apparso normale neanche se lo fosse stato per davvero! – tossicchiò, catturando l’attenzione dei due.
<< Principessa Fine lui è Gon. Gon >> e a quel puntò si fermò lanciando un’occhiata di avvertimento al castano, qualcosa come “non dire o fare nulla di stupido!” << lei è Fine. Principessa del regno solare.>>
Gon strabuzzò gli occhi in maniera buffa << ooh... ooooh... >> farfugliò impacciato, boccheggiando a vuoto e facendo saettare lo sguardo da Fine a Shade.
La ragazza iniziò a ridere di fronte alla sua espressione stupita e gli porse subito la mano con entusiasmo << Ciao, io sono Fine. Mi dispiace esserti finita addosso poco fa. Ma sono scivolata a causa della pioggia.>>
Gon si grattò la nuca imbarazzato di fronte al sorriso largo e genuino di Fine, per poi fissare titubante la sua mano aperta di fronte a lui.
Una parte di lui temeva che toccando la principessa avrebbe potuto mettere in pericolo la sua vera identità – e allora chi avrebbe sopportato più tutte le ramanzine di Castel e le occhiate torve di Shade? – così, si limitò a stringerla per un misero secondo – per educazione, perché lui era un degli amatissimi e rispettabilissimi Guardiani di Spazio, mica un ragazzino qualunque! – per poi nascondere subito la mano dietro la schiena, come se quella fosse appena diventata una prova incriminante.
Rivolse un’occhiata verso Shade che continuava a fissarlo come se avesse voluto spaccargli la testa.
“Che cosa ho fatto adesso?”
<< Piacere... >> biascicò, continuando a dondolarsi sui talloni con fare imbarazzato, avvertendo come una scossa strana nella mano.
Guardò di sottecchi Fine - che aveva iniziato a riguardare con espressione adorante Shade - e pensò che ci fosse qualcosa di particolare in quella Wonderiana.
Non poteva sbagliarsi.
L’alone di magia che la circondava era così potente e puro e... solare.
Gon non ricordava di aver mai avvertito una simile magia provenire da qualcuno.
Nemmeno da un Lumos.
Nemmeno da Allison.
Tuttavia pensò che quell’aura avesse qualcosa di familiare.
Chi era davvero quella ragazza?
<< Quindi... >> esordì Fine, ma la sua domanda venne interrotta sul nascere, dall’imprecazione furiosa di qualcuno.
<< Non vorrei interrompere la vostra conversazione sicuramente molto interessante.>> intervenne infatti una voce ironica alle loro spalle e tutti e tre i ragazzi si voltarono in direzione di Castel << Ma vi ricordo che c’è un Demone Oscuro qui! >> tuonò infine il Guardiano, mentre faceva passare la spada dalla mano sinistra alla mano destra, tenendo sempre gli occhi puntanti sul demone che sembrava crescere in altezza e mostruosità ogni secondo di più.
“ Fra poco la sua rigenerazione sarà completa ”, pensò accigliato Shade, rivolgendo un’occhiata decisa a Fine che intanto – appena accortasi del mostro – aveva sbarrato gli occhi scandalizzata.
<< Ma che... >> bisbigliò tremante, stringendosi le mani al petto << Ma che razza di mostro è mai quello? >>
 
  

Gli strilli di Calipso si erano con il tempo trasformati in una sorta di risatina bassa e gutturale che fece rivoltare le viscere ai tre compagni di squadra, i lineamenti dei loro volti tirati dalla tensione.
Dal nulla, quasi non avesse aspettato altro che quel momento, la Sirena iniziò a ridere sempre più forte con la testa rovesciata all’indietro e le fauci spalancate.
Le bastò un niente, solo un minuscolo incremento di energia, un movimento secco delle sue braccia, uno scintillio che si propagò dalla sua mano destra, e la rete fatta dalle frecce magiche di Rein si ridusse in frantumi.
La turchina avvertì un nuovo conato di vomito scuoterla dall’interno, intanto che la mente formulava un unico pensiero “ Ecco... ci risiamo! ”
Terence le si avvicinò ancora di soppiatto, bisbigliandole piano in modo che solo lei potesse sentirlo << Rein... >>
La turchina annuì con decisione, spingendo la paura da parte e facendo un profondo respiro.
<< Me ne sono accorta.>> gli disse e comprese, dall’occhiata eloquente che il giovane le lanciò, che aveva perfettamente intuito a cosa lei si stesse riferendo.
Persino Piimi, nascosta dietro di loro, annuì con fermezza nonostante stesse continuando a tremare.
“ Possiamo farcela.” Si ripetè mentalmente Rein per darsi coraggio, quando Calipso ripuntò i suoi occhi velenosi su di lei, fissandola come se avesse voluto ridurla a brandelli solo con la forza del suo rancore.
Dobbiamo farcela!”
<< Come avete osato farmi questo?! Voi! Piccoli sudici esseri... pensavate davvero di avere una chance di fermarmi usando un trucchetto patetico come quello?! Me la pagherete... me la pagherete cara! >> ringhiò, le zanne bene in mostra, l’acqua che sembrava ribollirle attorno, la coltre di vapore che si alzava in un turbine intorno al suo corpo.
<< Sei riuscita a sottrarti dalla mia illusione, prescelta, complimenti. Ma, stavolta, nemmeno l’aiuto di tutti i miei fratelli potrà salvarti! Ti farò soffrire così tanto e, la cosa divertente, sarò che tu non potrai nemmeno ribellarti a me.>>
Così dicendo, la Sirena venne del tutto risucchiata all’interno del suo stesso turbine di vapore acqueo... solo uno scintillio color zaffiro ad indicare la posizione di quei suoi occhi divini.
L’attimo seguente, la coltre li avvolse di nuovo e Rein si premette una mano sul naso e sulla bocca per non respirare.
Avvertì il corpicino di Piimi rannicchiarsi dentro il suo cappuccio, e una parte di lei quasi la invidiò perchè avrebbe tanto voluto imitarla.
Trovare un angolo sperduto e rifugiarsi lì fino a quando quell’incubo non fosse finito, come era solita fare da bambina quando combinava un disastro dei suoi e allora correva a nascondersi per non essere presa in giro da tutti.
Solo che sta volta non le sarebbe bastato chiudere gli occhi e cancellare via tutto.
Certe battaglie andavano affrontate e basta.
E quella, per i suoi gusti, si stava prolungando fin troppo.
Richiamò a sé tutte le energie rimastale – che erano poche ed era sicura che il suo corpo non avrebbe retto ancora per molto – e, acuendo i sensi, si preparò ad affrontare nuovamente l’invasione di Calipso nella sua testa.
Ma la Dea aveva in serbo un giochetto particolare per lei e, prima che la prescelta potesse rendersene conto, si ritrovò la punta della spada di Terence puntata alla gola.
<< Maledizione...>> mugugnò, fissando con occhi preoccupati lo sguardo adombrato e fuori di sè del compagno di squadra.
E a quel punto anche una testa quadra come lei arrivò alla conclusione più logica: Calipso lo aveva appena soggiogato e lei era seriamente nei guai.
<< Buono... Ter... sta buono...>> farfugliò sottovoce, e la situazione le sarebbe apparsa solo così tremendamente divertente se solo non stesse per morire.
“ Giuro che se sopravvivo a questo, te lo rinfaccerò per tutta la vita, caro il mio impeccabile maestro Tenebros!”
 
 

Non ci fu il tempo di spiegare a Fine la vera identità di quel mostro, che quello emise l’ennesimo urlo spacca timpani, completando definitivamente la sua rigenerazione.
I suoi artigli solcarono l’aria in una parabola perfetta che mancò solo di striscio i suoi quattro avversari, i quali andarono momentaneamente a nascondersi dietro uno degli scogli.
<< Che situazione, ragazzi! >> si rivolse loro Gon con quella che poteva essere interpretata sia come un’esclamazione nevrotica, sia come una d’eccitazione, le mani paffute che fremevano intorno all’impugnatura della spada.
Shade lo fissò di sottecchi, immobile, avvertendo il corpo morbido di Fine, schiacciato contro il suo, che tremava impercettibilmente.
Ebbe un moto di compassione per lei, che lo spinse a rendere più forte la presa intorno alle sue spalle per darle conforto.
La ragazza alzò il suo sguardo languido su di lui e lo ringraziò con un sorriso sincero.
Shade cercò di ricambiarlo ma, una parte di lui - un’egoistica e meschina parte di lui - quasi sentiva di avercela un po’ con Fine.
Semplicemente, perché guardandola non poteva fare a meno di pensare a Rein, a desiderare che ci fosse la turchina al posto della sorella.
Era un pensiero indegno e palesemente cattivo, eppure, per quanto Shade si sforzasse di scacciarlo via dalla sua mente, quello ritornava a punzecchiarlo sempre più forte.
E pensare che era così vicino... che a divederlo da quelle Grotte c’era solo qualche metro, un po’ di pioggia e... un mostro enorme e letale venuto per ucciderli!
Strinse i denti fino a sentirli scricchiolare, quasi non badando al battibecco intrapreso fra i due Lumos al suo fianco su vai vedere cosa, concentrato com’era a trovare un modo per oltrepassare il suo ostacolo e arrivare al suo obbiettivo.
<< Ascoltate mi è venuta un’idea! >> affermò d’un tratto Castel, richiamando l’attenzione di tutti su di lui << Non abbiamo bisogno di affrontare quel mostro se riusciamo a scacciare via le nubi. È ancora giorno e, una volta a contatto con il Sole, il Demone Oscuro sparirà nel nulla.>> spiegò velocemente, sotto lo sguardo brillante e vivace di Gon e quelli un po’ perplessi dei due Wonderiani.
Shade aprì la bocca per chiedere delucidazioni, ma la terra cominciò di nuovo a tremare sotto i loro piedi, a causa del movimento violento appena compiuto dal Demone Oscuro.
Ci fu una frana, mezza scogliera quasi crollò loro addosso e furono costretti a spostarsi dar loro nascondiglio e a rimanere come bersagli mobili di fronte al nemico.
Shade afferrò il pugnale dalla lama nera con entrambe le mani, consapevole che comunque sarebbe servito a poco contro un colosso del genere.
<< Mi sembra che non ci sia tempo per organizzare un piano migliore.>> commentò, quindi, livido di rabbia, notando con la coda dell’occhio Castel che annuiva alle sue parole con un mezzo sorrisetto compiaciuto.
 
 

<< Io conosco tutti i tuoi segreti, Terence, figlio del Regno delle Tenebre... Erede del Drago... Nemico mortale della Fenice... Conosco i tuoi segreti... il tuo odio... il tuo amore perduto...la tua sete di vendetta... e posso darti tutto... tutto quello che desideri... se mi porterai il cuore pulsante della Prescelta...>>
Il tono morbido e sensuale di Calipso arrivò alle orecchie di Terence come una sinfonia celestiale.
All’improvviso fu come se quel macigno che gli opprimeva costantemente il cuore - e che non lo faceva respirare e che lo tormentava nel sonno, ancora e ancora, senza mai dargli un attimo di sollievo - sparisse, spazzato via dalle promesse e dal respiro delicato della Dea sulla pelle.
Cercò di concentrarsi, strinse gli occhi e si tappò le orecchie sperando che l’illusione svanisse da sola.
Ma fu uno sbaglio.
Perché non appena le sue palpebre si chiusero, all’interno di quella bolla di oscurità creata dalla sua mente gli apparve il miraggio di una chioma rossa e fluente e di due occhi azzurri come il cielo.
“ Dannazione!” spalancò nuovamente le palpebre ed ebbe la sensazione che all’improvviso le sue gambe fossero diventate di gelatina.
La testa gli girava come un trottola impazzita, impedendogli di focalizzarsi sul piano.
Deglutì, ma aveva la bocca totalmente asciutta e il respiro sempre più affaticato.
In un gesto istintivo, dettato dal panico, si strappò il fazzoletto che teneva sul viso, poi sobbalzò, il cuore che gli batteva talmente forte dal petto che sembrava volesse schizzargli via.
Gli era appena parso di aver appena sentito il suono di una risata.
Della sua risata.
 
OoOoO
“Guarda che io ti ho capito, sai. Fai tanto il brontolone e il guerriero tutto d’un pezzo, ma in realtà, dietro a tutta quella corazza che ti porti addosso, hai un cuore buono anche tu.”
“Tu parli troppo.”
“E tu troppo poco. E non sorridi mai. Dovresti sorridere di più. Scommetto che sei persino più carino quando sorridi.”
                                                             OoOoO
 
Rivedere il suo viso e il suo sorriso davanti ai suoi occhi, limpido e chiaro come se quella scena non si fosse svolta tanto tempo fa ma proprio in quel momento, fu tutto ciò che bastò a Terence per sapere cosa fare.
Vendetta. Morte. Voleva solo quello. Solo e soltanto quello.
In un guizzò aveva già afferrato la spada e, con mano sicura, come se la coltre si fosse dissolta e improvvisamente i suoi occhi ci vedessero di nuovo perfettamente, puntò la lama contro la gola della prescelta.
Quest’ultima lo guardò tremante, con gli occhi chiarissimi spalancati per la sorpresa.
Ter non sentì cosa le disse, perché le sue orecchie erano piene dell’eco dei ricordi felici del suo passato e nulla gli importava più ormai se non il suono di quella voce e di quella risata.
Il resto poteva anche scomparire.
<< Preparati a morire. >> le disse, il tono fermo e gelido, lo sguardo perforante.
Anche la turchina a quel punto smise di guardarlo con sgomento e corrugò la fronte in un’espressione decisa.
<< Ter... che cosa stai facendo!? Non puoi farti manipolare in quel modo da quel mostro! Torna in te! >>
Con l’aiuto del suo flauto, scansò la spada che gli teneva puntata contro e indietreggiò di qualche passo, completamente alla ceca.
Il Tenebros fece roteare la spada << Chiudi il becco! >> gli intimò con un ringhio, per poi dare inizio allo scontro che vedeva fronteggiarsi la sua spada possente e il Flauto del Vento della principessa.
Rein sapeva bene che in un confronto diretto non avrebbe avuto scampo: Terence era molto più esperto, più forte e più allenato di lei con la spada, così, si limitò a usare la sua agilità per schivare qualche colpo, stando sempre bene attenta a dargli solo il fianco e a non esporsi troppo durante gli affondi.
Ma i fendenti del moro erano comunque fortissimi, tanto che la sedicenne ebbe paura che da un momento all’altro il Flauto le si sarebbe spezzato in due sotto i colpi di spada del ragazzo.
Con la fronte madida di sudore e il respiro corto, Rein cercò di resistere e continuò a parere colpi su colpi, sentendo intanto la risata melliflua di Calipso risuonare fra le pareti di roccia.
<< Ter! >> urlò, sperando che il Tenebros si risvegliasse dall’illusione << Terence, smettila! Non sono io il tuo nemico! Mi senti?! Qualunque cosa ti stia facendo Calipso devi combatterla! >>
Risvegliare l’amico dall’illusione era l’unico modo che aveva per uscire viva da quello scontro.
E mentre si lambiccava il cervello nella speranza di trovare le parole giuste per aiutarlo, quest’ultimo continuava a colpirla senza pietà, ancora e ancora, senza tregua.
Sembrava posseduto da una rabbia ceca e dirompente, che non gli permetteva di distinguere l’illusione dalla realtà.
<< Rein...>> la ragazza sentì Piimi pigolare dietro di lei, aggrappata al suo cappuccio, i lacrimoni agli occhi mentre assisteva impotente allo scontro fra i due amici.
<< Lo so, Piimi, lo so.>> le rispose sottovoce Rein, proprio mentre faceva uno scatto a sinistra per evitare un affondo del moro.
Terence allora girò su stesso e caricò un colpo dall’alto che Rein parò con l’uso del suo flauto.
Riuscì a respingere la spada, sì, ma in compenso il polso e la mano le dolevano così tanto da farle allentare la presa.
<< Non può finire davvero così! >> mugugnò, mordendosi il labbro inferiore fino a farlo sanguinare << Devi tornare in te, Terence! Noi due abbiamo una missione da portare a termine! Testone che non sei altro, svegliati! >> gli urlò contro, con l’ultimo fiato che aveva nei polmoni e Ter sfruttò proprio quel suo attimo di affaticamento per infliggerle un colpo allo stomaco usando il manico della spada.
Piimi volò in aria, urlando, e Rein si piegò in due dal dolore, cadendo sulle ginocchia.
I polmoni le si erano svuotati, le orecchie le ronzavano e sentiva in bocca il sapore del suo stesso sangue.
<< Te...ren...ce... >> rantolò, con un soffio di voce, cercando di non perdere i sensi e appoggiando la mano sulla roccia fredda.
Il flauto del vento si dissolse, perché ormai di tutti i suoi poteri erano scomparsi, insieme alle sue ultime forze.
Con un tremito si accorse dell’ombra del ragazzo che la sovrastava da dietro e l’attimo dopo sentì un’altra fitta di dolore alla nuca perché il giovane l’aveva afferrata per i capelli costringendola ad alzarsi.
Rein gridò per il dolore e la rabbia, cercando di divincolarsi mentre la coltre di vapore si dissolveva nel nulla e Terence avanzava sicuro verso il profilo sinuoso della Sirena.
Calipso l’aspettava a braccia aperta, le labbra tirate in un sorriso largo e vittorioso che metteva in mostra tutta la serie di denti affilati, gli occhi accesi di follia.
<< Bravo... bravo ragazzo... portala qui... portala da me...>> recitava in tono flautato, muovendo le dita in gesti eleganti nella sua direzione.
Terence le diede uno strattone più forte ai capelli, spingendola a camminare insieme a lui.
Per Rein ogni passo fu una tortura e gli occhi le si riempirono di lacrime e orrore quando si ritrovò a soli pochi centimetri da Calipso.
<< No... no! >> esclamò, cercando in qualunque modo di divincolarsi e, a quel punto, Terence le afferrò anche il braccio ancora sano stringendolo in una presa di ferro.
La principessa chiuse gli occhi e avvertì chiaramente come una fiammata propagarsi dalle dita del ragazzo e bruciarle la carne, fino a scendere dentro le sue vene.
E poi accadde tutto in un istante.
Vide solo un ghigno compiaciuto arricciare le labbra del Tenebros prima di sentire la sua mano allentare la presa fra i suoi capelli e l’urlo di dolore di Calipso.
Rein, che non aveva aspettato altro segnale fino a quel momento, riaprì gli occhi puntandoli subito verso la Dea.
Questa si teneva il viso sanguinante fra le mani perché Ter aveva affondato uno dei suoi pugnali dritto nel suo occhio destro.
Il ragazzo si girò verso di lei e urlò il suo nome << REIN! ADESSO! >>
La prescelta non se lo fece ripetere due volte e, utilizzando l’energia che il tenebros le aveva appena trasmesso toccandola al braccio, richiamò a sé una delle frecce d’argento del suo arco e la conficcò nel polso destro di Calipso.
Un bagliore accecante color zaffiro li travolse, insieme alle urla strazianti della dea.
Come se lo avesse appena tranciato in due, dal polso della Sirena venne fuori una pietra grande quanto una noce che si librò in aria proprio a pochi centimetri dal nasino di Rein.
“Eccola qui...” pensò, osservando la pietra scintillante con la bocca aperta “...L’arma leggendaria dell’Acqua.”
      
 
<< Fine, ti prego, dimmi che conosci qualche incantesimo che possa mettere fine al temporale.>>
<< E’ vero che possiedi l’Arma Leggendaria della Luce di Promince? >>
<< Come hai fatto ad averla? Dove l’hai presa? >>
Fine si sentì improvvisamente schiacciata dalla voci dei tre ragazzi, oltre che dalla presenza minacciosa, terribile e imponente del... come lo avevano chiamato quei due strani ragazzi?
Li fissò tutti e tre, stringendosi il suo scettro contro il petto e mordendosi il labbro inferiore.
<< Non so se c’è... forse... ma non l’ho mai fatto.>> ammise la ragazza, decidendo di rispondere per prima alla domanda postale dal principe della Luna.
Shade risucchiò le labbra, guardandola di sottecchi, e poi spostò di nuovo l’attenzione di fronte a sé, verso la loro morte incombente.
Il ragazzo dai capelli arancioni invece le rifilò un’occhiata scioccata << Come sarebbe a dire!? Possiedi lo Scettro di Prominence e non sai come usarlo?! >>
Fine avrebbe voluto sprofondare sotto terra di fronte a quegli occhi gialli e accusatori ma, per fortuna, il suo nuovo amico le venne in soccorso.
<< E allora poco fa come hai fatto a scacciare via le Ombre Nere? >> le chiese Gon, reggendo una spada che era alta quasi quanto di lui.
Fine puntò gli occhi sullo strumento magico che reggeva fra le dita, familiare e potente.
<< A dire il vero non ne ho idea... è la prima volta che faccio una cosa del genere... ho solo pronunciato la formula magica... di solito i miei incantesimo non sono così poten->>
<< ATTENTI! >> gridò Shade, quando il Demone Oscuro alzò di nuovo i suoi artigli enormi e ricurvi e con un colpo secco li affondò nel terreno a soli pochi centimetri da loro.
Ruggì, le fauci pieni di denti spalancate, e gli occhi rossi rivolti verso il cielo.
Fine tremò di paura, cercando di aggrapparsi alla ben meglio all’armatura di Shade intanto che la terra aveva ripreso a scuotersi sotto i loro piedi.
Il cobalto lanciò uno sguardo allarmato verso la scogliera di pietra che li sovrastava, pensando che sarebbe bastata solo un’altra scossa per fargliela franare addosso.
Erano in trappola: da un lato avevano l’oceano e dall’altro l’imponente strapiombo.
Il demone non permetteva loro di muoversi da nessuna parte, con i suoi occhi rossi puntati contro, si stava semplicemente divertendo a girare loro intorno come fa una pantera dopo aver puntato la preda.
Sentì il rumore sordo e scricchiolante della terra che iniziava a spaccarsi e fece roteare gli occhi dal punto in cui si ergevano le grotte, ai loro piedi e a quelli del mostro, fino alla parete di roccia.
Ghiacciò, colto da un’illuminazione spaventosa.
<< Vuole farle sprofondare... >> mormorò sotto voce, gli occhi spalancati dal raccapriccio.
<< Come? >> gli chiese Gon, che si reggeva alla sua spada piantata a terra e al braccio di Castel per non cadere a causa del terremoto.
Shade deglutì amaro, avvertendo gli occhi preoccupati di tutti su di sé.
<< Il suo obbiettivo non siamo noi, ma le Grotte. Vuole affondarle. Sta creando queste scosse per far sì che il sostegno di roccia frani e le grotte vengano inghiottite dall’oceano... >>
<< Insieme a chiunque sia lì dentro in questo momento...>> aggiunse con sagacia Castel, gli occhi due fessure taglienti rivolte verso il Demone Oscuro.
So che dietro a tutto questo ci sei tu, Grey. Giuro sugli Dei che non ti permetterò mai di portarci via anche l’ultima delle nostre speranze” pensò, avvertendo la consueta sensazione del suo sangue che ribolliva nelle vene per la rabbia.
Gon si accorse della sua espressione provata e gli strinse più forte il braccio, come se bastasse quel gesto per condividere il dolore e la rabbia dell’amico.
Sapeva bene cosa Castel stesse provando e cosa stesse pensando in quel momento, perché in qualche modo, anche lui provava lo stesso.
Aveva visto il suo villaggio bruciare a causa dei Tenebros, centinaia di morti riversi al suolo a causa della furia demoniaca di quei mostri spietati.
E ora stava assistendo impotente anche alla possibile fine dell’unica persona che avrebbe potuto salvare il suo regno e non solo.
<< Castel... >> sperava di trovare le parole giuste da dirgli per calmare il suo animo tormentato, ma venne repentinamente interrotto dal suo tono perentorio << Se non possiamo combatterlo almeno dobbiamo provare a distrarre le sue attenzioni dalle Grotte. Ragazzina, ci serve della luce, molto Luce, l’onda più grande che tu abbia creato! Intesi? >>
Fine tentò a stare in piedi senza il sostegno di Shade e annuì fiduciosa verso l’arancio.
<< Ci proverò! >> affermò con forza, iniziando subito a richiamare la magia di Prominence.
E in quel momento, mentre sembrava che l’intero pianeta Wonder stesse per spaccarsi in due, e l’aria si era fatta così carica di tensione da diventare irrespirabile e la pioggia fitta si trasformava in un vento gelido che sferzava furente i loro visi stanchi... proprio nell’attimo in cui l’oscurità sembrava averli inghiottiti e Fine con il suo scettro leggendario fra le mani appariva come l’unico spiraglio di luce fra la tormenta, gli occhi rossi del Demone Oscuro si posarono su di lei.
Gli occhi di Astro, signore del Regno Oscuro di Tempo, si posarono su di lei... fra le fiamme.
 
 

Calipso era riversa ai loro piedi, tremante, totalmente priva di potere.
Il suo copro, privo dell’energia dell’Arma Leggendaria dell’Acqua che lei stessa aveva creato, stava iniziando a dissolversi come una delle sue illusioni.
Rein la fissò dall’alto, stringendo forte nella mano destra la pietra scintillante, la fronte aggrottata e le labbra tirate in una linea sottile.
Sapeva che era una cosa ridicola ma, vedendo la Dea ridotta in quel modo provò quasi una punta di compassione per lei.
Quasi.
Terence la affiancava, il solito ghigno borioso stampato sulle labbra, l’ego che gli gonfiava il petto.
<< Non fai tanto la spavalda adesso, eh? >> rimbeccò Calipso, come se fosse solo una persona fra tanti e non una Dea Millenaria.
Rein gli lanciò un’occhiataccia insieme a Piimi, che stava seduta sulla sua spalla.
Calipso emise un verso simile a quello di un’animale bastonato e rinchiuso in una gabbia.
I suoi denti adesso erano tornati normali e non assomigliavano più a quelli di un mostro assassino.
Fosse fu per quello che Rein non avvertì alcun timore, o forse era per lo sconfinato potere che stringeva nella mano destra.
<< Come avete fatto? Come avete fatto a...>>
<< A capire che in realtà tu avevi semplicemente assorbito l’Arma Leggendaria dell’Acqua? >> le domandò Rein in tono canzonatorio, sentendo Ter che si lasciava scappare un verso sprezzante dalle labbra.
<< La prescelta può anche essere un po’ tonta, ma io so benissimo che per incanalare tutto quel potere non potevi semplicemente servirti di un corpo, per quanto assolutamente mostruoso esso fosse.>> inferì ancora il Tenebros, e Rein si trattenne nel rifilargli una gomitata.
<< Ehy, a chi hai dato della tonta, eh?! Rimangiati subito quello che hai detto! >> gli inveì contro, il dito indice già puntato verso il suo naso.
Terence fece schioccare la lingua al palato << Si, che lo sei. Lo sei circa il settantacinque per certo delle volte... >> la fissò qualche secondo con la fronte aggrottata mentre Rein gli sbraitava contro un “che cosa!?” con voce isterica e le guance rosse per l’ira.
<< Facciamo pure l’ottanta per cento delle volte.>> concluse il ragazzo con nonchalance.
<< TERENCE! >>
<< Ragazzi, per favore, non litigate, non mi sembra il momento...>> cercò di placarli Piimi, che si era infelicemente illusa che quell’esperienza e il modo in cui avevano agito in perfetta concordia, fino a soli pochi istanti prima - nonostante Terence avesse malmenato Rein, facendola passare come la cosa più normale del mondo - avesse messo fine alle loro scenate.
Purtroppo, si ritrovò a constatare sentendo gli sbraiti infuriati di Rein e le frecciatine acide di Terence, certe cose non cambiavano mai.
<< Per tutti i sette mari! >> tuonò all’improvviso Calipso, sbuffando seccata.
Rein e Terence si voltarono repentinamente verso di loro, entrambi con un vena che pulsava pericolosamente sulla loro fronte.
<< Che c’è?! >>
<< Preferisco scomparire per sempre invece di assistere un secondo di più ai vostri bisticci da marmocchi! >> li rimproverò la Dea, roteando gli occhi con fare frustrato.
Rein le mise il broncio, come se fino a qualche minuto prima la Dea non avesse cercato di ucciderla strappandole il cuore dal petto << Beh, si dà il caso che questi marmocchi ti abbiano fregato! >>
Calipso, il corpo già svanito per metà, lasciando solo il busto a fluttuare fra le acque, aggrottò le sopracciglia, volgendosi totalmente verso di lei << Come ci siete riusciti? Credevo di aver soggiogato il Tenebros, invece lui era perfettamente lucido, come avete fatto? >>
A quel punto, fu il turno di Rein di alzare il mento con fare orgoglioso.
<< Faceva tutto parte del nostro piano.>>
<< Il mio piano.>> ci tenne a precisare Terence, con boria.
<< ‘Sta zitto tu! Allora... ovviamente all’inizio non avevamo idea di dove tu nascondessi l’arma dell’acqua, voglio dire... in quale parte del tuo corpo la custodissi, così abbiamo escogitato un modo per costringerti a usare al massimo tutti i tuoi poteri. >>
Alla parole della turchina, Calipso si ritrovò a spalancare gli occhi con fare meravigliato << Ma certo! Quella della rete d’argento era solo un diversivo, un modo per farmi sprigionare il mio potere e... >>
<< E mostrarci l’Arma, esatto, è stato il bagliore che è scaturito dal tuo polso a indicarcelo.>> concluse il moro al suo posto, la mano chiusa con disinvoltura intorno all’elsa della sua spada.
<< Sapevamo che avresti cercato di manipolarci con le illusioni e che io, con molta probabilità, sarei stata il tuo primo obbiettivo. >> aggiunse ancora Rein, scostandosi un ciuffo di capelli ribelli che le ricadeva scomposto sulla fronte.
<< E tu? Tu come hai fatto a sottrarti dalla mia illusione? >> si rivolse la Dea a Terence, gli occhi ridotti in due fessure taglienti che avrebbero voluto farlo a pezzettini.
Il Tenebros arricciò le labbra in un ghigno beffardo << E’ molto semplice, non cado mai nello stesso tranello due volte.>>
Calipso lo guardò accigliata << Vuoi dire... che eri già stato vittima di un illusione? >>
Terence annuì << Proprio così... >> lasciò la frase in sospeso mentre i suoi occhi, persi nel vuoto, si scostavano da quelli perspicaci di Calipso, che avevano già scandagliato il suo animo a sufficienza secondo il suo parere.
<< Terence ha solo finto di essere manipolato per darmi l’occasione di avvicinarmi abbastanza a te, che avevi già abbassato la guardia credendo di avermi in pugno.>> occupò il silenzio la voce cristallina di Rein, la cui eco si propagò lievemente fra le pareti di roccia.
Piimi la fissò di sottecchi notando come nonostante le ferite ancora sanguinati e il braccio sinistro rotto, la turchina sembrasse aver ripreso quasi del tutto le forze.
“Sarà grazie all’energia dell’Arma Leggendaria dell’Acqua” riflettè, ammirando entrambi i due ragazzi con orgoglio.
I suoi occhi vennero poi richiamati dal verso gutturale e sprezzante di Calipso.
<< Niente male, prescelta. Ma lascia che ti dica una cosa: mi avrai anche sconfitto, ma cosa ti dice che riuscirai a fare lo stesso con mio fratello? >> Calipso era ritornata a sorridere a Rein in quella maniera subdola e velenosa che le dava i brividi, e, nonostante ormai non fosse rimasto solo il viso della Dea che si perdeva fra la coltre di vapore e l’acqua, la ragazza si ritrovò a indietreggiare comunque.
<< Tuo fratello? Di quale fratello parli? >>
Calipso accentuò il suo sorriso maligno, gli occhi blu pieni di divertimento << E non è tutto, sapete? Siete stati svegli, quindi voglio darvi un ultimo consiglio prima di svanire. Diffidate di Selen. Lei non è chi dice di essere. Nasconde molti più segreti di quanto voi possiate immaginare e mentire è sempre stata la cosa che le riesce meglio. Da questo punto di vista, ha preso tutto da Vivien, non c’è che dire...>>
Rein scattò su come una molla, inviperita per ciò che la Dea aveva appena detto sulla Regina di Destion << Ti sbagli! Tu non conosci Selen! Sei tu che menti! Diglielo anche tu, Terence! >>
Il ragazzo non disse nulla, continuando a fissare la Dea con sguardo truce e attento, ponderando silenziosamente le sue parole.
“Per quale motivo Calipso avrebbe dovuto mentirgli, arrivati a quel punto? E a quali segreti si riferiva?”
<< Rein ha ragione... >> intervenne Piimi << Selen è buona. Non ha mai fatto male a nessuno. Al contrario di te.>>
Calispo continuò a ghignare e, se avesse avuto ancora le spalle, di sicuro avrebbe fatto spallucce << Siete liberi di credermi oppure no. Non mi importa. Ma non dovreste giudicare i fatti senza nemmeno conoscerli. Ora vi saluto. Il mio tempo qui è ufficialmente scaduto e di sicuro quella rompiscatole di Prominence mi starà aspettando per farmi la ramanzina del secolo! Grazie tante, prescelta e, oh, vedi di usare bene la mia Arma, capito? >>
La ragazza, interdetta, ebbe giusto il tempo di annuire prima che anche il volto di Calipso si dissolvesse nel nulla, come nebbia nel vento.
Dopo qualche istante di assoluto silenzio la prescelta si ritrovò a commentare << In fondo non era poi così male.>>
<< REIN! >>
I due amici la aggredirono e la ragazza balzò indietro per lo spavento.
<< D’accordo... d’accordo... scherzavo... era davvero pessima. Ma datevi una calmata anche voi, va bene? >> disse loro, muovendo la mano di fronte al viso.
Terence buttò via l’aria dal naso come un toro imbestialito.
<< Altro che darsi una calmata... là fuori abbiamo ancora un Demone Oscuro che ci aspetta! >> ricordò, e gli occhi di Rein si velarono di nuovo di angoscia.
<< E’ vero... l’avevo quasi dimenticato! Su facciamo alla svelta... non oso nemmeno immaginare cosa sia successo lì fuori per tutto questo tempo! >>
Piimi e Terence annuirono e, insieme alla principessa, iniziarono a correre, finalmente, verso l’uscita delle grotte.
Tuttavia, poco prima di scorgerla, avvertirono una scossa violentissima propagarsi fra le pareti che iniziarono a franare loro sopra la testa.
<< Quel mostro sta cercando di affondarci! >>
<< Me ne sono accorta! >>
 


Attratto dalla magia di Luce di Fine il mostro pareva aver perso totalmente interesse verso le grotte.
Gli attacchi della principessa tuttavia non sembravano essere abbastanza forti da distruggerlo completamente, e Shade, insieme ai due Guardiani, iniziò a guardarsi intorno pensando a un possibile piano per aggirare il Demone e raggiungere le Grotte per salvare la prescelta (secondo i Lumos) e Rein (secondo il principe della Luna).
<< Dobbiamo arrampicarci sulla scogliera, non c’è altro modo! >> affermò Gon, indicando il punto dove una volta esistevano le scale di pietra e che ora erano state totalmente distrutte dalla violenza delle scosse sismiche provocate dalla forza bestiale del Demone.
<< Vuoi scherzare, Gon?! Fra poco ci franerà del tutto addosso quel muro! >> lo redarguì Castel, aprendo le braccia in un gesto plateale.
Shade si scostò i capelli bagnati dalla fronte e sbuffò, fissando prima i due ragazzi e poi lo strapiombo << Ha ragione Castel, Gon. È troppo pericoloso arrampicarci fin lassù. Senza contare che lasceremmo Fine da sola.>>
Gon si portò entrambe le mani sul capo, esasperato << Qualche altra idea? >>
Sia Castel che il cobalto si rivolsero un’occhiata, i nervi a fior di pelli.
<< E’ semplice >> sentenziò infine Castel, deciso << Dobbiamo divederci. Uno di noi rimarrà qui a fare da scudo alla ragazza mentre cerca di trovare quel maledetto incantesimo spazzanubi, un altro cercherà di distrarre il mostro e l’ultimo scalerà la scogliere per raggirarlo e raggiungere le grotte. >>
Gon sbarrò gli occhi scandalizzato << Ma se hai appena detto che-! >>
<< Posso farlo io! >> si propose subito Shade, rimpiangendo di non avere fra le mani la sua frusta << se andiamo tutti il nostro peso farà franare il muro sicuramente, ma uno solo... inoltre sono bravo in questo. L’ho già fatto altre volte.>>
Castel annuì mentre gli occhi di Gon si facevano sempre più grandi per lo sgomento << D’accordo, Shade. Allora io cercherò di distrarre il mostro, mentre tu, Gon, tu ti occuperai della ragazza.>>
Gon si indicò con un dito << Eh?! E perché scusa devo farlo proprio io? Cosa ci capisco io di incantesimi wonderiani? >>
L’arancio gli diede una pacca sulla spalla << Spero molto più di quanto ci capisca lei.>>
 
 

<< Come facciamo a uscire di qui!? >> domandò Rein, che con l’aiuto dell’Arma della Terra stava cercando di reggere il più possibile le pareti di roccia e cristallo della grotta, creando una specie di soppalco che impediva alla zona in cui si trovavano lei e i compagni di squadra di sgretolarsi, e sprofondare nell’abisso.
Aveva a disposizione solo un braccio e, sebbene avesse recuperato un po’ di energia, il morso che aveva sulla spalla le bruciava da impazzire.
Piimi le aveva appena detto che era infettato e che doveva curarsi subito se non voleva che l’infezione si propagasse oltre.
Come se avesse il tempo di occuparsi pure di quello!
<< Non so se lo sai, Rein, ma la fuori c’è tua sorella. >> si sentì in dovere di informarla la folletta, con sguardo grave.
Rein annuì, il viso contratto nello sforzo, la mano destra piantata sul muro << Lo so, l’ho sentita poco fa.>>
<< Tua sorella è impossesso dell’Arma Leggendaria della Luce, è vero. Ma non è ancora abbastanza potente per sconfiggere un Demone Oscuro.>> precisò Terence, serio e torvo, gli occhi fissi sulla schiena del Demone.
“Ti sei spinto fino a questo punto, Grey? Pensi davvero che basti un demone a fermarmi?”
Preso da un attacco di collera il Tenebros sfoderò nuovamente la spada << Lo affronterò io! >> affermò con decisione.
<< Vuoi scherzare?! E permettere così ai Tenebros di vederti? >>
Preso in contropiede il giovane si ritrovò a fermare il suo incedere e a fissare la turchina con occhi spaesati.
Per una volta, la mocciosa aveva avuto ragione, pensò, senza però rischiarsi a dirle in faccia una cosa del genere.
<< Avranno già visto tua sorella, Rein e... >> Piimi stava per aggiungere i Guardiani ma venne bloccata dall’occhiata torva che il ragazzo le lanciò.
<< E il principino di non mi ricordo quale regno.>> si intromise a quel punto Ter, prima che la folletta combinasse qualche disastro.
Ci mancava solo che la ragazzina sapesse che in qualche modo perfino i Guardiani erano riusciti ad arrivare su Wonder!
Tuttavia, l’espressione di Rein divenne così tetra che il Tenebros pensò di aver comunque sbagliato qualcosa.
<< Un... un principe? >> balbettò, la voce incerta a causa dell’ansia.
Terence corrugò la fronte << Esatto. Non che la sua presenza servi a qualcosa, ovviamente. Probabilmente finirà per essere ucciso dal De->>
<< Terence! >> lo richiamò Piimi quando si accorse che Rein aveva quasi ripreso a tremare dalla paura.
“ Oh, Dei, vi prego... fate che non sia proprio lui. Vi prego! Non adesso! ”
Sentì le lacrime ritornare a pungerle gli occhi e allora strizzò le palpebre con decisione per ricacciarle indietro.
<< Dobbiamo eliminare quel mostro! >> sentenziò, determinata.
Terence sbuffò << Pronto? Ti ricordo che non possiamo spostarci da qui altrimenti finiremmo in fondo all’oceano insieme a tutta questa baracca! >>
<< Non per forza.>> lo corresse Rein, gli occhi puntati su quelli di Piimi << Non per forza.>>
 
 

<< Poomo! Su, Poomo, svegliati! Ci serve il tuo aiuto! >>
<< Svegliati, folletto! >> Gon diede un pizzicotto sulla faccia di Poomo che, a causa del dolore, si risvegliò con un strillo.
<< Ahia! >> spalancò gli occhi furioso, vedendo che due volti scocciati incombevano su di lui, non permettendogli di vedere nient’altro << Mi chi è stato quel maleducato che-! >>
<< Poomo! >> Fine non gli diede tempo di concludere la frase, acciuffandolo fra le mani. << Ti sembra questo il momento di svenire!? Devi aiutarci! Mi serve un incantesimo spazzanubi.>>
Poomo guardò la principessa con fare confuso, massaggiandosi la guancia indolenzita.
<< Non so nulla su un incantesimo spazzanubi. >> affermò e vide Fine scambiarsi un’occhiata allarmata con un ragazzino dalla carnagione olivastra e gli occhi grigi che lui non ricordava di aver mai visto.
<< Ma... >> aggiunse perplesso, quando notò che entrambi stavano quasi per andare in iperventilazione << Conosco l’incantesimo aggiustatempo, pensate che possa andare bene lo stesso, principessa? >>
Fine si sentì così sollevata che gli schioccò un sonoro bacio sulla testa << Fantastico! È perfetto! Coraggio, dimmi subito la formula! >>
Anche il ragazzino aveva lanciato un trillo entusiasta, per poi voltarsi alle spalle, prendere a correre e gridare qualcosa che Poomo non riuscì a capire.
“Ma in che lingua parla questo ragazzino?”
Continuò a fissare Fine in maniera confusa, portandosi una manina sul mento.
<< Principessa Fine, perché vi serve un- PER TUTTI I FOLLETTI! Che razza di mostro è quello!? >> urlò non appena Fine si scostò dalla sua visuale permettendogli di notare il Demone Oscuro che si ergeva enorme fra la scogliera e le Grotte.
<< Non lo so... non l’ho capito bene... ma mi serve quell’incantesimo. Mi serve adesso, Poomo! >>
Il Folletto, tremando come una foglia di fronte allo sguardo spietato del Demone, chinò appena il capo in cenno d’assenso.
<< Da... da... D’accordo, P-Pri- Principessa Fine.>>
 
Gon raggiunse Castel proprio nel momento in cui quest’ultimo evitò per un soffiò che il Demone lo sfiorasse con la sua viscida consistenza velenosa.
<< Cast! Cast! Fine ha trovato l’incantesimo! >> lo informò, su di giri, gettando un’occhiata alla ragazza che stava cercando di non far svenire di nuovo il suo amico folletto.
Castel, ansimante, annuì << Perfetto. Che mi dici di Shade? Riesci a vederlo? >>
Gon si voltò subito verso lo strapiombo che li sovrastava, e strizzò gli occhi come se questo lo aiutasse a intravedere meglio il profilo del principe della Luna fra le gocce di pioggia e il vento.
<< Non lo – ah, no, eccolo! Sta quasi per arrivare in cima! Non posso credere che sia riuscito a scalare nonostante questo tempaccio! >> trillò trionfante, ma il suo entusiasmo si spense presto quando sentì Castel emettere un verso di dolore.
<< Castel! Castel, che succede!? >> si girò subito verso di lui, preoccupato.
Il ragazzo si teneva una mano premuta sulla spalla, i denti digrignati per la rabbia e per il dolore << Tranquillo, mi ha a malapena sfiorato... ma sto bene... >>
<< Sei sicuro? >>
Gon sapeva perfettamente che effetti poteva avere il tocco di quel Demone sui Lumos.
Era come se Castel avesse appena immerso la propria spalla in una cascata di acido.
Lo spallaccio della sua armatura – che era semplice metallo e non corazza di Jabberwock, che sarebbe di sicura stata molte più efficace come avevano fatto presente a Shade!  -  si era praticamente liquefatta e Gon potè facilmente vedere la pelle dell’amico chiazzata da una macchia rossa accesa.
Sentì la rabbia assalirlo e in un attimo sfoderò nuovamente la spada, il sigillo dei Guardiani che scintillava sulla sua fronte.
<< Veditela con me, mostro! >>
 
 

Piimi appoggiò le mani una sulla spalla della principessa e l’altra su Terence.
In un secondo i tre si ritrovarono teletrasportati fuori dalle grotte, sotto la pioggia e il vento sferzante.
Rein si alzò il cappuccio sopra la testa e Ter fece lo stesso con il suo mantello.
Dall’alto della scogliera, dove la folletta li aveva fatti arrivare, i due ragazzi assistettero al crollo delle Grotte di Inumi che, come un castello di sabbia, si ridusse a brandelli, per poi sprofondare inghiottito dal fragore ruggente delle onde.
<< Appena in tempo...>> sussurrò Rein, felice della brillante idea avuta.
Tuttavia il sollievo appena provato si trasformò in angoscia, vedendo l’enorme Demone Oscuro che si innalzava sotto di loro.
Era proprio come Terence glielo aveva descritto: alto almeno tre metri, deforme, viscido, con le zanne di un orso e gli artigli affilati ma lunghi almeno il triplo di quelli di qualsiasi altro felino.
Sembrava una montagna di catrame vivente, con profondi e ripugnanti occhi color del sangue.
<< I miei poteri sono al limite, ragazzi... >> bisbigliò loro Piimi, che svolazzava in aria mezza nascosta all’interno del suo scrigno magico.
Rein la fissò sconsolata, per poi pensare che scegliere di volare sarebbe stato meglio anche per lei, visto il modo in cui la scogliera continuava a tremare sotto i suoi piedi.
<< Dobbiamo fare in fretta prima che si accorga che siamo qui.>> le disse Terence, gli occhi puntati sul Demone Oscuro.
Rein si limitò ad annuire e stava per richiamare a sé l’arco delle ombre quando si accorse di una figura, che si trovava nell’altra estremità della scogliera, che aveva lo sguardo diretto verso le ormai scomparse Grotte di Inumi.
A causa della pioggia le ci volle giusto un secondo di più per riconoscere la zazzera cobalto di Shade.
Strabuzzò gli occhi allarmata e basita.
<< Rein? Rein, che hai? >> sentì la voce di Piimi chiamarla, ma la sua attenzione era ormai rivolta al profilo lontano del principe della Luna.
Avrebbe voluto urlare il suo nome – lasciare che per una volta le sfiorasse le labbra con urgenza invece di rimanere sempre tappato lì, a metà strada fra la sua gola e il suo cuore, per strozzarla - e corrergli incontro – perché sta volta era certa che non fosse un illusione, e la verità era che aveva freddo ed era stanca e che cosa ci sarebbe stato di male in un abbraccio? In un po’ di calore? - e invece rimase immobile a fissarlo, le labbra schiuse in un gemito strozzato e il respiro che frusciava fra i denti.
“Vattene di lì, Shade! Mi senti? Che cosa stai facendo?! Non vedi che sta crollando giù tutto? Devi andartene via!”
<< Guarda lì, Rein! >> la riscosse nuovamente Piimi, scuotendola per una spalla e indicandole un punto in basso di fronte a lei.
C’era Fine, in piedi, splendente come un raggio di sole, potente come poteva esserlo solo l’energia sprigionata dalla Luce più pura.
“Sta scacciando via le nubi dal cielo” pensò Rein, vedendo la sorella puntare il suo scettro verso l’alto.
“Fine è come un girasole”, riflettè la turchina, sorridendo con affetto e lambendo con lo sguardo l’immagine della sorella e del suo vestito che si apriva come i petali di una rosa intorno a lei. “E’ come un girasole che segue sempre il Sole.”
<< Vuole sconfiggere il Demone facendo tornare il Sole.>> commentò Piimi, e Rein riuscì a vedere Terence annuire alle sue parole con la coda dell’occhio.
<< Beh... se è così, noi qui abbiamo finito. Forza, mocciosa, ritorniamo a palazzo.>> le ordinò il Tenebros, in tono diretto e imperioso, quello che usava quando era stanco e nervoso e voleva chiudere una faccenda alla svelta.
Rein avrebbe tanto voluto contraddirlo, dirgli che voleva stare un altro po’ lì, con Fine e Shade e assicurarsi che stessero bene, ma sapeva anche che non poteva chiedere ai suoi compagni di squadra una cosa del genere.
Non poteva.
 
OoOoO
 
“ Questa missione comporta dei sacrifici, Rein. Sicura di essere disposta ad accettarli?”
Ma come, Selen non te l’ha detto, Rein?
“ Io Devo. Devo farlo. Devo salvare Fine e i miei genitori e il mio regno e i miei amici e Wonder. E se non c’è altra scelta, allora così sia.”
Diffidate di Selen.
“Molto bene, allora. Così oggi ha parlato la nuova custode dell’ombra. ”
Lei mente, lei mente sempre.
 
OoOoO
 
E alla fine, accadde quello che nessuno di loro avrebbe mai potuto immaginare. Non in quel frangente. Non giunti fino a lì.
Le nuvole si stavano diradando, il Demone stava iniziando a scomparire e Rein aveva teso le mani ai suoi amici attivando il Ciondolo affinchè li conducesse al Labirinto di Nebbia, ma, proprio all’ultimo istante, il Demone Oscuro sfoderò uno dei suoi artigli affondandoli nella pietra traballante della scogliera.
Rein sentì il terreno aprirsi sotto i piedi con una velocità tale che pensò che lei e gli altri si sarebbe sfracellati contro gli scogli marini senza possibilità di scampo.
Lei e gli altri...
In un attimo le balenò in mente la figura di Shade, il suo profilo sferzato dalla pioggia, i suoi occhi che osservavano turbati lo sfracellarsi delle Grotte.
Voltò un’ultima volta il viso verso di lui, vedendolo saltare da una parte all’altra evitando il crollo e correndo per salvarsi la pelle.
Infine, uno dei detriti lo colpì alla nuca e il principe precipitò svenuto dallo strapiombo.
Il suo corpo reagì prima ancora della sua mente e nella frazione di un istante, Rein staccò le sua mani da quelle di Terence e Piimi, invocò le ali di Elias e volò veloce come un fulmine verso il principe della Luna.
Quel nome che aveva avuto sulle labbra per tutto quel tempo,  le venne fuori in un urlo disperato.
<< SHADE! >>
Riuscì ad afferrarlo poco prima che il ragazzo finesse fagocitato dalle onde del mare e sfregiato dai suoi scogli acuminati.
Lo abbracciò, le lacrime calde che le scivolano lungo le guance e finivano per imbrattare il viso di lui.
E, siccome non aveva avuto né il tempo né il pensiero di disattivare l’incantesimo del suo Ciondolo, quest’ultimo li risucchiò in un vortice azzurro e grigio e, prima di poter vedere un timido raggio di Sole rischiarare di nuovo il Regno della Goccia, il cimitero delle Grotte di Inumi e tutti i suoi amici, Rein e Shade sparirono, inghiottiti nell’ombra.    
    
OoOoOoO
 
Rein ricordava quel ponte, il rumore del fiume che scorreva placido nel suo letto di cristallo, l’odore dell’aria stantia e il contatto caldo contro il corpo di Shade.
Per ore se ne erano rimasti lì, in quel loro nascondiglio improvvisato, dove nessuno sarebbe andato a cercarli e forse dove nessuno sarebbe mai riuscito a trovarli.
Shade, sì però. Shade l’ha trovata.
Dice che c’è riuscito perché è lei, perché è Rein, e Rein fa sempre la cosa più folle, quella più sconsiderata, quella più plateale come inoltrarsi lungo il Lungofiume e lasciarsi scivolare sotto un ponte come se non fosse una principessa ma una stracciona.
Dice che è un caso, uno degli smacchi della vita, qualcosa che non può evitare perché c’è e basta.
E Rein mette il broncio perché non capisce se Shade ritenga questa “cosa” una specie di punizione divina o una qualche dote speciale.
È venuta a prenderla ma non le ha detto di tornare indietro, le si è solo seduto accanto, appiccandosi a lei, la stoffa del suo vestito che sfrega contro il suo braccio nudo.
La fissa Shade, e forse crede che lei non se ne accorga, che sia una bambina, un’ingenua, ma Rein lo sa che lui la guarda.
La guarda mentre parla con Bright, mentre ride con Fine, mentre bisticcia con Altezza, mentre balla insieme alle principesse di TanaTana.
Shade la guarda sempre e Rein pensa che sia una cosa strana – ma strana buona - e nel notarlo sente il suo stomaco fare le capriole come se avesse mangiato qualcosa di indigesto.
E poi pensa a Fine.
A Fine che è la sua famiglia, la sua gemella, il suo riflesso nello specchio, e la sensazione allo stomaco si trasforma in una morsa dolorosa, nauseante, che non la fa respirare e le leva il buon umore.
Vorrebbe liberarsi di quel vuoto, di quei sorrisi falsi, vorrebbe liberarsi dello sguardo di Shade.
Vorrebbe tante cose, Rein, eppure non fa altro che inghiottire bocconi amari, scostare lo sguardo, sorridere e fuggire.
Nascondino è sempre stato il suo gioco preferito, dopotutto.
Perché a nascondersi non l’hai mai battuta nessuno. Nemmeno Altezza.
Ma Shade continua a trovarla.
È irritante.
Lui la trova sempre.

      


 Angolo Autrice...

Credo di aver sentito il melodioso suono delle campane di festa quando sono riuscita a terminare questo lunghissimo capitolo!
Sul serio! E’ stata una liberazione mettere finalmente la parola fine a tutta la storia di Calipso e addio Calipso! È stato divertente averti fra noi ma ora sparisci, ti prego!
E, boh, non riesco ancora a credere di averlo finito veramente.
Voglio dire, l’ho immaginato per così tanto tempo (quanto meno l’inizio e soprattutto la fine, quello che stava in mezzo era il problema!) che ora che l’ho terminato non riesco a realizzarlo e continuo a far scorrere su e giù la pagina di Word con gli occhi iniettati di sangue.
Spero almeno che non vi abbia annoiato e che vi sia piaciuto, nonostante sia davvero lunghissimo! xD
Come promesso c’è stato tanto BlueMoon (beh, non proprio così tanto, ma, in confronto a tutti gli altri capitoli, qui i nostri protagonisti hanno fatto voli davvero notevoli!) principalmente nei due spezzoni in corsivo, che spero siano stati di vostro gradimento e all’altezza delle vostre aspettative.
L’ultimo “paragrafo” l’ho voluto aggiungere tipo “bonus” perché analizza in maniera molto più introspettiva ciò che prova Rein, tutto ciò che prova dentro e non può buttare fuori per tanti buoni motivi, che comunque iniziano a vacillare piano piano alla presenza di Shade.
Insomma, dopo questo capitolo le cose cambieranno ALLA GRANDE. Tipo che le squadre scoppiano e non voglio aggiungere altro per non rovinarvi la sorpresa! :D
Credo che la novità principale sia che Fine ha avuto modo di conoscere i primi due Lumos della sua vita (Gon e Castel, si proprio loro due) e di affrontare faccia a faccia un Demone Oscuro con la consapevolezza che si tratta di un Demone Oscuro.
Ovviamente, Fine non sa ancora chi siano davvero Castel e Gon (come non lo sa nessun altro se non Shade) tuttavia si ritrova a collaborare con loro, e loro con lei, perché non hanno molta possibilità di scelta.
E, conoscendo Fine, i nostri due Lumos non avranno vita facile da questo momento in poi, specialmente visto che la loro guida wonderiana/alias Shade sembra essere svanito nel nulla.
Devo dire però, che l’unica che non mi ha convinto tanto in questo capitalo è stata proprio Fine: credo di averla resa un po’ OOC, ma, davvero, non sono capace di raffigurarmela nei panni della combattente senza macchia e senza paura.
Fine è dolce e divertente e tenera... mi sembra quasi che stoni con l’ambientazione cupa e fredda in cui – poveretta – l’ho fatta precipitare.
Tuttavia mi sono divertita molto a farla interagire con Gon, visto che, fondamentalmente, hanno un carattere molto simile.
Ci ho ragionato su un sacco su come “presentarla” al meglio ai due Guardiani ma alla fine mi sono semplicemente fatta trascinare dalla trama perché ehy, di sicuro i due Lumos non avrebbero trovato il tempo per dividere biscotti e tè con lei!
Castel è stato un po’ reticente – ma è solo l’inizio e c’è stata di mezzo la battaglia ecc... – anche se lo è con tutti, quindi... va bene così! xD
Fine ha avuto questa espressione scioccata/confusa/spaventata per tutto il tempo che non ha nemmeno fatto casa al fatto che i due ragazzi non siano proprio normali.
Ci ragionerà su poi, anche se lo farà alla maniera di Fine quindi ci sarà dicchè divertirsi ;D
Su Calipso non voglio aggiungere nulla di che, sperando che il tutto vi sia sembrato chiaro durante la lettura del capitolo.
A parte il fatto che l’ho amata e odiata allo stesso tempo (perché come sapete amo i personaggi un po’ stronzi anche se sono i più difficili da scrivere in assoluto e... sì, Terence, sto parlando anche di te, ovviamente!) è stata un’enorme liberazione vederla andare via, ma soprattutto vederla andare via sganciando qualche segretobomba che quando esploderà creerà non pochi problemi.
Spero che ciò che questa simpaticissima sirenetta ha detto su Selen abbia suscitato in voi un po’ di curiosità e qualche dubbio.
Di sicuro le sue parole non hanno lasciato indifferenti né Terence – che comunque è sempre stato un tipo sospettoso anche quando i sospetti non esistono – né tantomeno Rein – vedi il penultimo frammento in corsivo!
I due affronteranno questi nuovi sospetti in maniera diversa, ma prima avranno a che fare con un bel carico di problemi.
Il titolo del capitolo non ha senso e fa schifo, ne sono consapevole, ma non mi è venuto in mente proprio niente di meglio ahimè e, tra tutti, questo era comunque quello che aveva più senso, più o meno :3
E niente, non so cos’altro aggiungere, spero di aver chiarito un po’ tutto, se così non fosse sentitevi liberi di farmelo sapere nelle recensioni, segnalandomi la qualsiasi cosa – anche orrori grammaticali e personaggi troppo OOC, naturalmente.
Ringrazio di cuore chi è ancora così paziente da seguirmi e da lasciarmi la sua opinione come: _BlueLady_, Cate_Bluemoon, tata_angel e LittelMoon
Anche se con ritardi abnormi come questo, comunque continuerò a postare fino a quando la storia non sarà conclusa, promesso >__<
Spero a presto,
BellaLuna
  
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