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Autore: Adrienne    12/02/2009    17 recensioni
Adrienne e Alex sono migliori amici da una vita. Hanno un'amicizia profonda e sincera: si vogliono bene, si dicono tutto, passano la maggior parte del loro tempo insieme. Ma cosa succede se all'improvviso l'arrivo di una nuova ragazza sembra cambiare quel sentimento che li lega, e diventare più forte - almeno per uno dei due? E cosa succede se un semplice bacio diventa il fattore di un cambiamento sconvolgente nelle loro vite..? Il mio primo romanzo, vincitore di un concorso di scrittura (: Leggete e recensite, grazie!
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 23

Capitolo 23.

L'indomani mi sembrò
di riprendermi appena. In realtà mi sembrava solamente che l'orribile esperienza del giorno precedente fosse un sogno, o meglio, un incubo. Spesso lo sognavo, sì, dato che liberarmi di mio padre per sempre era diventato uno dei miei desideri più sfrenati, e svegliandomi credevo che fosse tutto vero. Ma poi scendevo per la colazione e trovavo mio padre seduto a capotavola, in cucina. Quella mattina accadde la stessa identica cosa; con l'unica differenza che quando scesi in cucina trovai ad aspettarmi solo mio fratello e mia madre. Non avrei dovuto essere felice, no. Mio padre mi aveva picchiata, era andato via di casa senza lasciare dietro di sé un numero di telefono o un indirizzo. Il consumo di fazzoletti in casa mia era alle stelle: mia madre piangeva spesso, anche se solo vedeva qualche sua foto nei soprammobili o qualche sua camicia nella roba da lavare. Spesso veniva da me e mi abbracciava all'improvviso, carezzandomi la testa e mormorando che le dispiaceva infinitamente. Mi sentivo malissimo per lei, era una donna splendida e non si meritava di stare così male, in modo particolare per uno come lui, mio padre. Edoardo mi ripeteva sempre che prima o poi le sarebbe passata, e che dopo la gioia c'era  il dolore e viceversa. Lui e la sua mania di riportarmi alla ragione.
Durante quei mesi mi accorsi di essere cambiata in maniera irriconoscibile. Non sono fisicamente  - ero cresciuta di qualche centimetro, raggiungendo un misero 1.67, e i miei ormoni sembravano essersi dati una svegliata-, ma in maniera evidente e radicale, come carattere e modi di fare. Ne avevo passate talmente tante, ormai, che mi sembrava di essere più matura, più responsabile, più consapevole delle cose che succedevano e di quello che volevo fare. Mi ritrovai a pensare a cosa voler fare nel mio futuro, anche se mi mancavano un paio d'anni per diplomarmi e uscire dal liceo. Mi sarebbe piaciuto viaggiare. Fare la giornalista? No, m'imbarazzavo facilmente. L'unica cosa che mi sarebbe piaciuta fare era intraprendere la carriera di scrittrice. In fondo, ero io quella che alle elementari scriveva senza fare errori e stupiva le maestre. Scrivere mi piaceva, anche troppo. Era mettere a nudo le proprie emozioni, aprire sé stessi a chiunque leggesse quel che scrivi. Era come aprire una ferita ricucita e lasciare uscire il sangue, e osservarlo scivolare via.
Avrei dovuto esercitarmi, se era quel che avrei voluto fare nella vita. Ma scrivere cosa poi? L'inventiva mi mancava decisamente; ma qualche parte avevo letto che spesso alcuni scrittori prendevano spunto da vite reali, anche dalle proprie. Io non avrei potuto farlo, ero sicura che ne sarebbe venuto fuori un polpettone pesante, impossibile da leggere. No, in realtà sembrava una di quelle telenovelas spagnole scadenti.
Questo pensiero mi rese enormemente triste.
Ma in fondo, una parte di me continuava a gioire perché mio padre era finalmente sparito dalla mia vita. Bastava solo che passasse un po' di tempo, e tutto avrebbe magicamente preso il suo equilibrio, come prima.
Dopo una doccia e una colazione veloce, io ed Edoardo ci incamminammo insieme verso la scuola. Era elettrizzato: fra due settimane sarebbe stato il suo diciottesimo compleanno. Stava organizzando tutto a puntino: il posto, il rinfresco, la musica, gli invitati. Io lo aiutavo a chiamare la gente per invitarla e a scegliere qualche decorazione originale.
“Non vedo l'ora che arrivi quel giorno. disse, con un grande sorriso sul volto.
Sorrisi. “Beh, ci credo. Tra l'altro devo ancora trovare un vestito adatto. osservai.
Ero decisa a fare bella figura.
Starai bene comunque. Io invece devo ancora decidere il mio regalo!”
Lo guardai, aveva gli occhi che gli brillavano. Scoppiai a ridere e gli misi un braccio attorno alle spalle, e camminammo l'ultimo pezzo di strada per la scuola ridendo come due cretini. Mio fratello era una delle poche persone che riusciva a farmi ridere, sempre, e io l'adoravo per questo.
Al suono della campanella, fummo costretti a dividerci. Entrai in classe. Ero serena, ma il pensiero che avrei rivisto Alex mi metteva parecchio su di giri. Lo amavo più di prima, se era possibile amarlo più di quanto non lo facessi già, e avevo veramente bisogno di rivederlo.
Di tanto in tanto lanciavo delle occhiate alla porta dell'aula, sperando che entrasse. Aspettai, sussultando ogni volta che vedevo con la coda dell'occhio qualcuno entrare.  Aspettai, aspettai. Finché Melissa entrò in aula, da sola, con un'espressione furibonda sul volto e con passo veloce.
Rimasi spiazzata. Perché non era Alex con lei? Che fine aveva fatto? Ma, mi ripetevo, sarebbe arrivato. La mia felicità e la mia speranza si trasformarono in delusione quando la professoressa entrò in classe, verso le nove meno venti, e chiuse la porta dell'aula. Alex non era venuto, non c'era.
Melissa era profondamente arrabbiata, irritata, urtata; o almeno così sembrava. Mi chiesi se questo suo atteggiamento implicasse l'assenza di Alex, o qualcosa che lui le aveva detto o fatto. Magari avevano litigato. Magari, pensai con una punta di malizia, si erano lasciati.. O magari era tutta una coincidenza.
Non seguii bene la lezione, troppo impegnata a pensarci su e a chiedermi perché diavolo Alex non fosse lì, era strano che mancasse. Ero di nuovo triste e sconsolata. Ma in un modo o nell'altro, con questo pensiero che mi ossessionava, la giornata passò. Dopo cinque ore rinchiusa in quella prigione che era la mia aula, presi lo zaino in spalla e al suono della campanella uscii all'aria aperta, riversandomi nel cortile insieme a tutti gli altri studenti del liceo.
Stare all'aria aperta mi faceva bene ed ero contenta di poter tornare a casa per rilassarmi un po', anche se avrei dovuto aspettare l'indomani per rivedere Alex. Sempre se sarebbe venuto. Mentre camminavo verso i cancelli dell'uscita, vidi Melissa sfrecciarmi davanti, i capelli biondi che ondeggiavano dietro di lei. Non riuscii a guardarla in viso, e lei non mi degnò di uno sguardo. Mi fermai un attimo per lasciarla passare, e fra le tante persone che passavano davanti a me, individuai un volto familiare seduto sul solito muretto al di là della strada.
Il cuore mi schizzò in gola. Mi feci rapidamente spazio fra la gente, spingendola quasi, e arrivai davanti ai cancelli di ferro aperti. Guardai meglio, sempre col cuore in gola.
Alex era seduto sul muretto di pietra. Portava una felpa pesante a righine grigie e verde militare, col cappuccio, e un paio di jeans sbiaditi sulle ginocchia. Aveva una gamba sotto di sé, e l'altra lasciata a penzolare lungo il muretto. A fargli compagnia c'era una delle sue migliori amiche, una sigaretta. La teneva fra l'indice e il medio, con il gomito appoggiato sul suo ginocchio. Aveva le labbra un po' socchiuse e un ciuffo di capelli sugli occhi, mentre l'altro occhio era scoperto e guardava altrove, di lato. Portò la sigaretta alle labbra e inspirò lentamente. Mentre lo faceva, il suo sguardo cambiò direzione e si posò su di me. Mi fissò.
Rilasciò il fumo in aria, e mi sorrise a trentadue denti. D'istinto, gli sorrisi anch'io, raggiante, e con una voglia pazzesca di mollare tutto e correre verso di lui, e abbracciarlo fino a spezzargli le costole. Del resto, questa volta non c'era Melissa fra me e lui, e nessun altro. Il cuore ridiscese giù e prese a tamburellarmi sul petto. Alex gettò la sigaretta a terra come se niente fosse, si ripulì le mani sbattendosele sui jeans, e poi tornò a guardarmi.
Sorrideva, e molto lentamente fece quella mossa che mi faceva impazzire: si spostò i capelli dagli occhi con una mano, scoprendo l'altro occhio. Mi guardò ancora sorridendomi con un'aria che mi sembrò soddisfatta.
Mi morsi il labbro inferiore, e deglutii, mentre il cuore batteva sempre più forte, all'impazzata.
Alex si alzò e avanzò verso di me, sorridendomi. Avanzai anch'io, e quasi lo raggiunsi, sorridendo dolcemente e fissandolo. Ero a dieci centimetri da lui, sul marciapiede. Rimanemmo in silenzio per un'infinità di tempo, guardandoci soltanto. Attorno a noi c'era quel vociare di ragazzi e ragazze che uscivano da scuola, allegri; c'era qualche rumore di clacson d'auto o di marmitte, di motorini truccati: ma come sempre, come quando ero con lui, quando stavo di fronte a lui o gli stavo vicino, non sentivo più nient'altro, se non il suo respiro, e il mio. Vedevo praticamente i miei occhi verdi riflessi nei suoi occhi nocciola.
Sprofondò le mani nelle tasche, squadrandomi. Cercai di trovare qualcosa d'intelligente da dire, ma avevo un groppo in gola e un blocco mentale. Deglutì, e sorridendo aprì la bocca per parlare.
Adrie..” iniziò, ma qualcuno mi picchiettò bruscamente sulle spalle.
Alex si zittì all'improvviso e la sua espressione cambiò radicalmente, diventando seria. Mi voltai, e la professoressa di scienze mi guardò in cagnesco. La guardai interrogativa. Che voleva? Proprio in quel momento, maledizione!
“Signorina, posso parlarle un attimo?”  Fece una pausa, guardò Alex. “In privato.” aggiunse.
Deglutii e guardai Alex voltandomi un po' verso di lui. “Ma io..iniziai.
“Ci vorrà solo un attimo!” continuò la professoressa, con aria insistente.
Mi prese per un braccio, trascinandomi via da Alex. Io mi voltai a guardarlo completamente. Era serissimo. Gli feci cenno d'aspettare con la mano, ma lui sorridendomi alzò le spalle come a dirmi 'Non importa'. Si voltò e dandomi le spalle, fece per andarsene. Ci rimasi malissimo e sospirai triste; poi invece mi arrabbiai, specialmente nei confronti della mia professoressa. Mi portò al lato dei cancelli e mi guardò severamente.
“Adrienne, non ho ancora avuto il suo progetto di scienze. esordì.
Trattenei il respiro. “Mi scusi, ma ho avuto dei problemi in famiglia e non ho po..”
Scosse la testa, interrompendomi. “Niente scuse, signorina. Ho lasciato quel progetto due mesi fa e non intendevo richiamarla più..” Non ascoltavo. Ripensai alle parole di Edoardo, che mi diceva che dovevo lottare e riprendermi Alex. Non credevo moltissimo nelle sue parole, ma in quel momento decisi di farlo, sì. Più tardi l'avrei richiamato e gli avrei chiesto se potevamo rivederci.. ero sicura che non avrebbe potuto rifiutare, e non stavo più nella pelle. Alex si era avvicinato per parlarmi, e mi aveva sorriso. Non potevo quasi crederci, per quanto questa cosa potesse risultare banale o patetica.
..non intendo neanche lasciarle quell'insufficienza che potrebbe rovinarle la sua media quasi perfetta. Quando pensa di potermelo fare avere?”
Mi risvegliai dai miei pensieri, e la fissai. “Ehm. Due settimane? Non ho ancora idea su che cosa farlo. Mi guardò anche lei con aria ancora severa, poi cedette. “D'accordo. Ma l'avverto, è l'ultima chance.”
Annuii. “Sì, grazie mille.”
Grazie, ma di che? Mi aveva lasciato sfuggire Alex. Non m'importava niente di quello stupido progetto che già mi aveva procurato tanti guai. Mi perseguitava. La professoressa mi salutò e andò via. Rimasi a guardarla sparire fra la folla, mentre ancora altri ragazzi mi passavano davanti. Dopo qualche minuto in contemplazione, mi risvegliai di nuovo e mi mossi, avviandomi verso casa, con la testa leggermente fra le nuvole.

***

Spinsi la pesante porta ed entrai. Un rumore di voci, stoviglie sbattute, e un calore diffuso mi avvolsero, accogliendomi. Chiusi la porta dietro di me e poi mi avviai verso il bancone. Come sempre, Rosa mi accolse con un grande sorriso a trentadue denti. Io sorrisi a mia volta, ma con meno convinzione.
“Scusa il ritardo, Rosa, ma mi sono accorta che erano le sei quando sono uscita da casa e..”
“Ma non preoccuparti, hai solo venti minuti di ritardo.” mi interruppe. Mi pare di scovare una punta di sarcasmo in ciò che aveva appena detto, ma decisi di sorvolare. Sorrisi ancora cercando di sempre gentile come sempre, e poi rimasi in silenzio giocherellando con le mani, nervosamente.
“Ascolta, Rosa..
“Dimmi.” rispose lei, guardandomi interrogativa.
“Credo di avere i soldi necessari per quello che mi serviva, sai.. Ho avuto dei problemi in famiglia e adesso il pomeriggio avrò altri impegni. Quindi devo licenziarmi..dissi d'un fiato, e fissandola.
Rosa rimase un attimo in silenzio, fissandomi, poi annuì.
“D'accordo. Ti direi una bugia se ti dicessi che non mi dispiace: eri davvero perfetta.” disse.
“Purtroppo ne sono stata costretta.”
Il che era vero, ma solo in parte. Mi stavo licenziando anche perché non volevo più vedere Eric. Rosa annuì di nuovo. Io rovistai dentro la borsa a tracolla che indossavo, e ne uscii la maglietta nera del locale. Gliela porsi per restituirgliela, ma lei scosse la testa e la rifiutò.
“Tienila se vuoi.. ne ho a centinaia.”
Risi e poi riposai la maglietta dentro la borsa, ringraziandola. Non mi dava fastidio tenerla con me, anche se non volevo più indossarla. Pensai che fosse il momento giusto per andarmene, prima di incontrare qualcuno che non volevo. Ringraziai Rosa ancora una volta, “E' stato un piacere per me..
Rosa s'illuminò all'improvviso e si sbatté una mano sulla fronte.
“Ah! Quasi dimenticavo!”
Si frugò in tasca e dopo un po' mi consegnò una banconota da cinquanta. “Il tuo stipendio della scorsa settimana. Spalancai gli occhi. “Ma io mi sono appena licenziata..” Rosa fece una smorfia. “E io sono una persona onesta..ribatté, con una punta di irritazione nella voce. Capii di essere stata scortese e mi scusai.
Lei sorrise, come se non fosse successo niente. “Figurati. Dai, prendili, ti spettano di diritto.”
Ringraziandola per l'ennesima volta li presi e li infilai nella tasca dei jeans. Allora mi voltai per andarmene, con il sorriso fra le labbra, e inchiodai Eric, che stava dietro di me e mi guardava. Sussultai e arretrai, sbattendo la schiena contro il bancone di legno.
“Eric!” esclamai.
Eric fede una specie di mezzo sorriso. “Ti stavo aspettando, Adrienne..
Io non risposi, lui mi guardò. “Perché non hai addosso la maglietta del locale?” chiese, indicando il mio maglione rosso a costine che portavo sotto la giacca.
“Io non lavoro più qui.” risposi, con aria seria.
Lui sgranò gli occhi, guardandomi. “Come sarebbe a dire..” mormorò. Continuò a guardarmi, poi fece una smorfia. “Adrienne, se è per quello che è successo, io..
“Tu cosa?”
“Io non c'entro niente con quello che ha fatto mia madre..”
Alzai le spalle. “Soltanto sapere che tu sei suo figlio mi fa male. Quella donna mi ha rovinato la vita.”
Mi fissò
con aria seria. “Quindi, vuoi evitare me..
Sospirai. “Avevi ragione, Eric. In un modo o nell'altro, i nostri destini sono intrecciati, come abbiamo potuto vedere con i nostri occhi. Melissa, lui, e poi tua madre.. Ma personalmente non voglio che si scontrino ancora e s'intreccino ancora di più.”
Eric continuò a fissarmi, socchiudendo le labbra, con espressione persa, poi corrugò la fronte in un'espressione triste. “Vuoi dire che è tutto.. finito? Basta? Non c'incontreremo più?”
Annuii
. Eric continuava imperterrito a fissarmi, senza parole, con sguardo ancora assente, vacuo.
“Lo so che ti sta facendo del male, Eric..
“No, ti sbagli. Non mi sta facendo del male. Mi sta uccidendo..
Abbassai lo sguardo, sentendomi una schifezza e deglutendo. Eric mi prese il viso dal mento e me lo rialzò.
“Cazzo Adrienne, non può finire così. Io ti amo..
Lo costrinsi a lasciarmi, scostandomi di scatto, e lo fissai negli occhi. “..ma io no.” dissi, con decisione.
Eric rimase sconvolto un'altra volta, poi però assunse un'espressione acida e s'incrociò le braccia attorno al petto. “Ma certo, certo. Come ho potuto essere così illuso da pensare di avere anche una sola possibilità con te?”
Lo guardai, stringendo le braccia lungo il corpo. “Non avrebbe mai potuto realmente funzionare, fra noi. dissi. Quella era una frase banalissima, scontata, ma in quel momento era l'unica cosa che mi veniva in mente. Sapevo solo che, se qualcuno me l'avesse detta, si sarebbe guadagnato un bel ceffone. Eric sbuffò, continuando a guardarmi. “Ovvio. Troppa differenza di età, eh. In fondo sono sicuro che quel ragazzo là saprà amarti più di me. Quel commento acido su Alex m'irritò. Che ne sapeva lui? Come si permetteva di parlarmi in quel modo su cose che ignorava?
“Ti stai comportando come un bambino.” esclamai.
“Non sono io che uso i sentimenti della gente, però.”
Gli rivolsi uno sguardo acido anch'io, alzando entrambe le sopracciglia. “Ma per favore, Eric. Non facciamo una sceneggiata.”
Sospirò. “D'accordo, Adrienne. Ma le cose non cambiano, almeno non per me.”
“Mi odi?” chiesi, dopo un attimo di pausa.
Ci pensò su un secondo. “No. Lo vorrei, ma non posso farlo: è più forte di me.”
“Dimenticami.. questa è la fine.”
“A questo punto, spero di poterlo fare presto.”
Mi sentivo terribilmente in colpa. Forse ora capivo meglio come si sentiva Alex quando mi diceva cose simili.. sperando che anche lui provasse sensi di colpa nei miei confronti.
Mi calmai un po', respirando profondamente. “Ciao, Eric.”
Lui mi guardò fisso, con aria terribilmente seria. “Ciao. Grazie di tutto, Adrienne..
Avrei voluto chiedergli il motivo per cui mi ringraziava, dato che lo stavo facendo soffrire, ma decisi che era meglio non andare più a fondo, e farla finita una volta per tutte. Sarebbe stato meglio per tutti e due, soprattutto per lui. Senza rispondergli, me ne andai, dandogli le spalle e scomparendo oltre quella porta massiccia.

 

 

 

penultimo capitolo. ecco la comparsa di Alex. vi è piaciuta? so che molti lo odiano, ma ammettetelo, ha il suo fascino!
ci tengo a precisare per l’ennesima volta – dato che molte di voi me l’hanno chiesto nelle recensioni – che Adrienne è il alter-ego, sì, ma la storia NON è autobiografica.
passiamo ai ringraziamenti.

Gingerly: sì, finalmente si è levato dalle palle, almeno questo! quella frase di Edoardo è davvero importante, e mi fa piacere che tu la prendi alla lettera =P chissà che non ne esca qualcosa di buono!
bribry85: è forte, ma hai ragione, adesso tutta la verità è venuta a galla. che dire? spero che questo capitolo ti sia piaciuto, allora!
Oasis:
lol! lo è XD ma adesso, guardiamo il lato positivo =P
Nanako: ehi ehi! mi sa che ti ho delusa, vero? la coppia Adrienne/Eric è ufficialmente affondata. adesso lui è tutto tuo! =P
giulietta_cullen: ho dovuto concludere il rapporto Adrienne/Eric così. era impossibile che nascesse qualcosa, o che rimanessero buoni amici. o almeno io, non ce l’avrei mai fatta, e quindi ho riversato il tutto su Adrienne. mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto, anche se ti ha sorpreso di meno. Era necessario che succedesse qualcosa del genere, altrimenti il padre non si sarebbe mai tolto di mezzo.

DarkAngel90: ecco Alex! =P e grazie per i complimenti!
Troue_xxx: ahaha! speriamo che si risvegli qualcosa nella sua testolina bacata! grazie! XD
utopia_B612: ehi ciao! grazie mille per l’amicizia su netlog (: mi ha fatto piacere! per il resto: ti piacciono i lieto fine? non so se questa storia l’avrà.. continua a leggermi, naturalmente, e grazie di tutto!

apple92: devo ringraziarti per tutti i tuoi numerosi commenti, davvero. grazie! dovrai dividerti Edo con qualcun’altra mi sa.. =P per il resto: no, Adrienne non dimentica, ma almeno adesso sa come si è sentito Alex. e lui, beh, che dire, E’ un maschio stupido XD continua a seguirmi!
Aika_chan:
ciao! allora: anch’io sono siciliana, quindi tranquilla per la “traduzione”, l’avrei capita =P secondo: complimenti per l’esame e scusa se ti ho tenuta incollata allo schermo fino a tardi! i tuoi complimenti mi hanno fatto tantissimo piacere e li apprezzo moltissimo, non puoi capire quanto. Adrienne ed Eric sono i personaggi più quotati, sai XD vanno forte! mentre Alex.. c’è chi lo odia, c’è chi lo ama. mi piace il fatto che dici che non sono banale nel trasmettere le emozioni. per me è una cosa importantissima, anche perché – come hai giustamente detto tu – si è trattato di argomenti molto importanti e abbastanza delicati. grazie, ancora!

 

volevo ringraziare tutti quelli che leggono e non commentano e chi inserisce la storia nei preferiti (86!).. GRAZIE!

mi duole dirlo, ma siamo quasi al capolinea.
la prossima volta posterò l’ultimo capitolo, e l’epilogo.
vi terrò sulle spine un bel po’.. =P
a presto!


   
 
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