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Autore: Duncneyforever    25/09/2015    3 recensioni
Estate, 1942.
Il mondo, da quasi tre anni, è precipitato nel terrore a causa dell'ennesima guerra, la più sanguinosa di cui l’uomo si sia mai reso partecipe.
Una ragazzina fuori dal comune, annoiata dalla vita di tutti i giorni e viziata dagli agi che l'era contemporanea le può offrire, si ritroverà catapultata in quel mondo, circondata da un male assoluto che metterà a dura prova le sue convinzioni.
Abbandonata la speranza, generatrice di nuovi dolori, combatterà per rimanere fedele a ciò in cui crede, sfidando la crudeltà dei suoi aguzzini per servire un ideale ormai estinto di giustizia. Fortunatamente o sfortunatamente non sarà sola e sarà proprio quella compagnia a metterla di fronte ad un nemico ben peggiore... Se stessa.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Guerre mondiali, Novecento/Dittature
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Friederick, fosse per me ti seguirei ad occhi chiusi; lo desidero fin da bambina, quando mi immergevo tra le pagine dei libri di storia per sfuggire dal disagio esistenziale che, da sempre, mi affligge: è l'unica possibilità che ho di mostrarmi per ciò che sono. Finzione sì, ma quando mi ricapiterà di ritrovarmi in un sogno così nitido e tangibile? 

- Fried, io non sono sicura... Sicuro che non ti creerei nessun problema? - Benissimo, sto pure chiedendo al frutto delle mie funzioni cerebrali se la mia presenza potrebbe essergli d'impiccio. Ma quanto è disagiante questa situazione?! 

Un tocco delicato sulle mani interrompe il mio solito delirio mentale. 

- Keine Angst, non avere paura. Portati qualcosa però, in caso dovessimo restare più a lungo. - Mi basta un solo suo sguardo per tranquillizzarmi, ma non sono ancora convinta. Il bello, è che neanche lui sembra convinto! Anzi, dev'essere il mio alter ego maschile, perché mostra la mia stessa titubanza. - Come farò con i miei? E nel tuo mondo... Dove starò? Sai bene che non parlo la tua lingua. -

Perché è così dannatamente difficile? È un sogno, devo rilassarmi, che sono tutte queste paranoie... Parlo come se non dovessi fare più ritorno.

- Forse non si accorgeranno nemmeno della tua assenza. Sbaglio, o dal quarantadue al duemilaquindici intercorrono più di settant'anni? Se io sono qui, evidentemente ci dev'essere stato una sorta di sfasamento temporale... Sono ancora giovane, esattamente com'ero allora; non dovrei forse avere le sembianze di un uomo anziano? - Mi chiede, grattandosi la nuca. Certo, come le " Cronache di Narnia ". Adesso entriamo nell'armadio, che forse verremo catapultati direttamente nel suo appartamento a Berlino! Confortante, detto da uno che quella saga non l'ha neanche vista... 

Ah giusto, i ricordi sono miei. 

Allora cerco in qualche modo di appigliarmi alla sua strana teoria e di farmela andare bene comunque. Decido di mostrare fiducia e di ascoltare cos'altro ha da dire.

- E potresti sempre venire da me. Convivo con i miei genitori, ma gli dirò che sei mia amica. - Conclude, per poi arrossire un po' a quell'idea.

Io, lui e la sua famiglia. Effettivamente può sembrare divertente se detta da due che si conoscono da un paio d'ore al massimo. A proposito, ma da quanto sto dormendo? Di solito cinque ore è chiedere tanto. 

- E per il tedesco? - Chiedo, cambiando discorso. 

- Non ti preoccupare per questo. I miei genitori lo capiscono un po' è comunque tradurrei io per te. - Conclude, facendola sembrare una cosa semplice. 

Ora che ci penso, Fried non mi ha chiesto nulla sull'esito della guerra e, forse, è stato meglio così... Che cosa avrei dovuto dirgli altrimenti? 
" Ehi, lo sai che avete perso due guerre di fila ? "  
Non mi è sembrato il caso. E cosa sarà di lui dopo la caduta della Germania? Magari lui è realmente esistito e le cose che ha detto le ho lette io da qualche parte... Gli americani ed i russi, per quanto ne so, non ebbero pietà dei tedeschi; nazisti o no che fossero, li uccisero a migliaia.

Un brivido mi percorre la schiena solamente a pensarci. Non appena mi alzerò, andrò a controllare su internet. 

- Allora " piccolina " vieni con me? - Ripete per l'ennesima volta, speranzoso, sbattendo le palpebre e congiungendo le mani in segno di supplica. 

- Non mi guardare così - mugugno, cercando di distogliere l'attenzione il più possibile.

- Ich bitte dich. - 

No Sara, non guardarlo, non guardarlo, non g...

- Va bene! - Esclamo, esasperata, alzando le mani e alzando figurativamente una bandierina bianca. 

- Fossi un sogno, mi hai fatto sudare! - Esulta, mostrandomi uno dei suoi più bei sorrisi. Io però, ripensando alle sue parole, mi incupisco. E se non fosse tutto finto? 

Nah... Paranoie, si chiamano paranoie. 

- Sei impossibile, te lo hanno mai detto? - 

Gli faccio notare, tra una risata imbarazzata e l'altra.

- Anche tu. - Gli tiro un'altra pacca sulla spalla, non piano, ma neanche troppo forte. 

Poi un gorgoglìo sospetto mi fa scattare verso di lui. 

- Il mio stomaco, scusa... - Il suo tono innocente mi fa quasi intenerire.

Bene, ha fame... Cosa gli posso dare? 

- Hai qualcosa di dolce? - 

- Vuoi una fetta di pane con la Nutella? - Sa cos'è, vero? Sinceramente non ne ho la più pallida idea. Avrei dovuto prestare più attenzione alle pubblicità, ora lo so. 

- Was?! - Alla mia domanda, si trasforma in una specie di talpa. Strizza così tanto le palpebre da sembrare Polifemo... dopo esser stato accecato però. 

Come non detto, sarà il suo primo assaggio. 

La presento banalmente come una " crema di nocciole ", dopodiché tiro fuori il barattolo e gliene porgo un cucchiaio. Lui lo fissa con sospetto, esitando nel prenderlo in mano. - Avanti, non morde mica! Non avrà un aspetto dei più invitanti, però è buonissima! - Alla fine si decide ad assaggiare... Un paio di secondi dopo, mi strappa letteralmente il barattolo dalle mani e ne prende altri due cucchiai.

- Gut! - Biascica, tra un cucchiaio e l'altro. Oh, ma che carino! Sembra Chop, di Chip e Chop, tanto che mi faccio scappare un risolino; il tedesco, invece, mi guarda confuso, domandandosi cosa ci sia di tanto divertente.

- Buona, vero? Non ti ammazzo per avermela consumata solo perché sei mio amico; di solito, ne sono molto gelosa e guai a chi la tocca! - 

- Noi siamo amici? - Ripone il barattolo al suo posto, aspettando pazientemente il mio intervento. Non so che dire... Se fosse vero e mi abitasse accanto, in questa epoca piuttosto che nella sua, certamente lo sarebbe. È gentile, sensibile e, per quel che mi è parso, anche spontaneo, basi importanti per una solida amicizia. 

- Beh... sì. - 

- Freunde - ripete, incredulo e, questa volta, sorridiamo entrambi. 

Non ho mai avuto un vero amico maschio, tutta colpa mia probabilmente; mi sono sentita male per così tanto tempo a causa di questo fatto... Mi sentivo sbagliata. Il mio cuore si è via via inaridito, sgretolandosi sotto i colpi delle innumerevoli delusioni. Friederick è un segno, mandatomi dal cielo per dirmi che è giunta l'ora di aprire di nuovo il mio cuore e di non barricarmi più nel silenzio. 

Un angelo tedesco, allegoria della riapertura verso l'esterno. 

- Biondino, hai promesso di farmi vedere... - 

- ... E vedrai. - Mi porge la mano con una naturalezza inumana ed io gliela afferro saldamente, perché tra pochi attimi vedrò il suo mondo, la sua città, il suo modo di vivere. Ciò che ho sempre desiderato.

Ma sarò abbastanza forte per affrontare l'orrore della guerra? Se dovesse comparirmi qualche fotogramma particolarmente cruento, sarei in grado di sopportarlo? O mi risveglierò urlando, nel cuore della notte? 

 

 

  
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