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Autore: la luna nera    25/09/2015    5 recensioni
La giovane Rose Morrison riceve dalla prozia Jacqueline, venuta a mancare alla rispettabile età di 107 anni, una strana eredità che non consiste in denaro o gioielli, ma in qualcosa di ancora più prezioso. Di cosa si tratta nessuno ancora lo sa e starà proprio a Rose arrivare a scoprirlo intraprendendo un cammino costellato di numeri, simboli e significati nascosti. Scoprirà anche il segreto della prozia che l'ha resa quasi una mezza strega agli occhi di molti. Accanto a lei il fidato zio Albert e l'irriverente quanto affascinante James Bradley.
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rose era giunta di fronte al vecchio cancello della villa dopo una piacevole passeggiata nella campagna reduce dal temporale notturno: era felice ed agitata allo stesso tempo poiché sentiva che là avrebbe trovato parte delle risposte che cercava. Desiderava più di ogni altra cosa potersi specchiare di nuovo negli occhi di quel bellissimo essere, conoscerne il nome, scoprire perché aveva scelto di incontrare proprio lei e  se tutto questo faceva parte dell’eredità lasciatale dalla prozia Jacqueline. Spinse con decisione il cancello ed entrò: il giardino era in perfetto stato, l’erba era verde e le piante apparivano quanto mai rigogliose. Le statue che aveva sempre considerato bizzarre ora le apparivano familiari, riconosceva moltissime cose in comune con i simboli indossati da Himmel e Jhea, forse c’era pure l’altro meraviglioso?
“Rose!.. Aspettatemi!”
Si voltò e vide James Bradley correrle incontro con impeto.
“Per fortuna…anf…. Per fortuna sono arrivato in tempo…” Poggiò entrambe le mani sulle ginocchia respirando profondamente per riprendersi dalla corsa.
“Che volete dire? E’ successo qualcosa a mio zio?”
“Oh no, ha solo quel brutto raffreddore ma si riprenderà presto.” Prese di nuovo fiato. “Mi riferivo a voi, non ritengo opportuno lasciarvi sola, qui in questo luogo con tutti i pericoli a cui potreste andare incontro.”
“Capisco sir, ma state pure tranquillo, non mi succederà proprio un bel niente.”
“E se doveste incontrare quegli esseri?”
Nella mente di Rose si visualizzò all’istante l’immagine del bel misterioso che le fece piegare le labbra in un sorriso sognante che non passò inosservato agli occhi di James. “Tranquillizzatevi.” Abbassò gli occhi. “Sì, forse potrei imbattermi di nuovo in loro, ma so con certezza che andrà tutto bene.” Guardò di nuovo il ragazzo che non mollava. “Andate pure, sono certa che mia sorella Helen non vi negherà la sua compagnia.”
Girò sui tacchi e si avviò verso l’ingresso della villa.
Quello, rimasto in un primo momento quasi spiazzato dalla sua reazione, la raggiunse rapidamente forte dell’aver percepito una punta di fastidio per quanto accaduto pochi giorni prima con Helen, in più il verme della gelosia che si stava insinuando in lui sembrava suggerirgli che Rose doveva veramente vedere qualcuno.
 
 
La ragazza estrasse la chiave dalla tasca del suo mantellino, l’infilò nella serratura con il cuore che le batteva sempre più forte e girò una, due, tre, quattro volte, ma la porta non si apriva. “Beh?” Tentò di spingere nel vano tentativo di entrare, poi comprese che tutta la pioggia e la conseguente umidità avevano fatto gonfiare il legno, quindi era necessario forzare più del dovuto.
James, che nel frattempo l’aveva raggiunta, se n’era accorto e si avvicinò sorridendole. “Visto? Avete bisogno del mio aiuto.” 
Borbottò qualcosa di incomprensibile per non doverlo ammettere mentre il ragazzo posizionò le mani in due punti ben precisi del portone. “Bene, al mio tre voi girate la chiave ed io spingo… Uno, due, tre!”
Accadde tutto in un attimo: il portone si spalancò, James cadde a terra e Rose gli piombò sopra. Avevano entrambi perso l’equilibrio in quanto la porta, aprendosi, aveva fatto mancare loro il punto d’appoggio. In definitiva Rose si trovò distesa sul corpo di James che per evitarle fastidiose contusioni si era frapposto fra lei e il pavimento. Il ragazzo l’aveva istintivamente protetta abbracciandola delicatamente e tale gesto gli scaldò il cuore.
Non appena riaprì gli occhi, Rose comprese in quale imbarazzante situazione si trovava, sollevò la testa finendo con la punta del naso a non più di cinque centimetri dal viso del suo compagno di avventura. Avvampò in una frazione di secondo, mentre sulle labbra del ragazzo comparve un dolcissimo sorriso. “Vista da vicino siete decisamente affascinante.”
Queste parole ebbero per lei l’effetto di una molla, si alzò repentinamente allontanandosi da quella posizione piuttosto ambigua. Il cuore le batteva forte e sentiva caldo, molto caldo, aveva provato un enorme senso di protezione stretta fra le sue braccia, una cosa nuova per lei e totalmente spiazzante.
“Tutto bene?” James si rialzò da terra scuotendo la polvere dalle maniche della giacca. “Ehi, ma…” Rose era scomparsa dalla sua vista, la scorse in cima alle scale che portavano al piano superiore, procedeva a passo svelto e quindi dovette darsi una mossa per raggiungerla prima che uscisse nuovamente dal suo campo visivo.
Quando le fu abbastanza vicino, notò del rossore sulle sue guance e ciò provocò un’impennata dei battiti del suo cuore: sperava ardentemente che quel contatto fra i loro corpi avesse significato qualcosa anche per lei.
“Perché siete scappata?” Provò a prenderle la mano per evitare che si allontanasse.
“Io non sono scappata.” Il tono della sua voce era quello stizzoso che conosceva. “E poi chi vi ha autorizzato a stringermi la mano?!” La ritrasse immediatamente.
“Volevo solo sincerarmi che non vi foste fatta male quando siamo caduti! Se continuate a dileguarvi, come posso verificarlo?!”
La ragazza si girò, fissandolo incessantemente negli occhi ed allargando le braccia. “Va bene, sono in perfetta forma, vedete? Niente di rotto.” James replicò con un sorriso. “Posso continuare a perlustrare le stanze?”
“Naturalmente.” Le si avvicinò porgendole il braccio.
Questa lo guardò con sorpresa e proseguì senza accettare la sua galante offerta.
 
 
Passarono in perlustrazione tutti gli ambienti del palazzo, osservando i dipinti presenti in ognuno di essi: Rose riconosceva molte delle particolarità raffigurate, si trovavano nelle carte ricevute in eredità dalla prozia. Ma di Himmel e Jhea ancora non c’era traccia. Controllarono ogni minimo dettaglio di tutte le tele dipinte dalla defunta senza aver successo, ma quando stavano per abbandonare la villa, Rose si alzò in piedi con un’espressione serena e rilassata in volto.
“Mi sta parlando.”
“Chi? Io non sento niente.” James non capiva.
Lei invece aveva percepito distintamente una calda voce maschile nella sua mente, sapeva perfettamente chi le stava sussurrando quelle parole. “Dobbiamo cercare nella camera da letto, fin ora abbiamo solo perso tempo.”
“Spiegatevi meglio, non capisco.” Ma la ragazza non lo considerava affatto e si diresse verso la stanza indicata.
Lui la seguì, aveva la fortissima sensazione che ben presto sarebbe accaduto qualcosa. Voleva essere lì al suo fianco pronto ad intervenire qualora le cose fossero precipitate.
Giunse a destinazione, afferrò la maniglia con grande emozione ed entrò.
“Lei si è spenta in questa stanza.” Rose sussurrò parole dense di malinconia, l’ultima volta che aveva varcato quella soglia fu proprio in occasione della dipartita della vecchia prozia. “Stava distesa coi lunghi capelli sciolti ed una lunga veste dai colori caldi addosso, adagiata su quella coperta azzurra come il cielo.” Ricordava perfettamente tutti i dettagli del triste giorno. Ed una lacrima le rigò il volto.
James aveva ascoltato ogni cosa con attenzione. “E’ vero… Coincide alla perfezione…”
“Cosa?” La ragazza si voltò, osservandolo con intensità.
“La donna ….Jhea voglio dire, presentava quasi le stesse caratteristiche! Riflettete un attimo: capelli sciolti e particolarmente lunghi, un abito dai colori caldi…. E se quella è la coperta su cui era adagiato il corpo …. Insomma, ha il colore del cielo! Capite che tutto fila alla perfezione?”
“E’ vero…. Che sia lei?”
I loro occhi diventarono calamite: non riuscivano a staccarsi come se qualcosa di terribilmente irresistibile li attirasse gli uni verso gli altri. James le appariva sempre più meraviglioso, iniziava ad essere felice di poter contare su di lui e involontariamente le sue labbra si piegarono in un compiacente sorriso.
“Siete…. Siete davvero in gamba.” Per la prima volta gli aveva rivolto parole di apprezzamento.
Lui si morse il labbro, iniziava a sentire un fortissimo desiderio di baciarla. I loro occhi erano sempre persi gli uni negli altri e quando con le dita le sfiorò la guancia, lei restò immobile chiudendo per un paio di secondi gli occhi come a voler gustare fino in fondo il meraviglioso calore provocato da quel contatto. Si fece coraggio, trasportato dalla magia di quei momenti in cui il mondo attorno a loro sembrava scomparso, avvicinò le labbra a quelle della ragazza che pareva non chiedere altro, ma quando solo un paio di millimetri li separava, un fulmine si abbatté su una quercia del parco della villa, facendoli sobbalzare e distruggendo la magia nata fra di loro. Istintivamente Rose si portò le mani sulla testa e si lanciò fra le braccia di James che, dal canto suo, l’accolse molto volentieri. Fuori riprese a piovere abbondantemente, i lampi e i tuoni si susseguivano senza sosta. La ragazza tremava impercettibilmente ed il giovane non trovò di meglio di stringerla forte a sé nel tentativo di tranquillizzarla. E mentre all’esterno si scatenava il temporale, all’interno della villa accadde ciò che a Rose era stato preannunciato la sera precedente.
Una lieve nebbia si materializzò presso il letto su cui era spirata la vecchia proprietaria, James fece cenno alla ragazza perché anche lei fosse testimone di quanto stava accadendo e che lo stava lasciando senza parole. Senza porre fine al contatto fra di loro, si voltò tremando e vide materializzarsi uno spirito che riconobbe come la prozia Jacqueline. Era esattamente come l’aveva descritta prima, vestita ed acconciata come quando giaceva senza vita sulla coperta color del cielo.
“Rose carissima…” Le stava parlando sotto lo sguardo esterrefatto del giovane.
“Sono felice che tu abbia risposto alla nostra chiamata, sappi che da ora in poi inizierà il tuo percorso: Ruhna deve riprendere a vivere.”
Non capiva un bel niente di quello che aveva udito e cercava negli occhi di James una risposta che lui non era in grado di darle.
“Hai paura di me, nipote mia?”
Lo spirito si alzò dal letto. “Eppure non ne hai avuta questa notte quando mi hai vista col mio nuovo aspetto….” Detto questo, allargò le braccia: sotto lo sguardo stupito dei due ragazzi al suo posto comparve la donna bellissima, ovvero la misteriosa ed affascinante Jhea. I due ragazzi restarono a bocca aperta, totalmente paralizzati dall’aver appreso che quella creatura fantastica altri non era che la vecchia zia defunta.
Se non l’avessero visto coi loro occhi, avrebbero stentato a crederci.
Rose tremava sempre più forte attimo dopo attimo, James temeva che fosse sul punto di perdere i sensi e la prima cosa che gli venne in mente fu di portarla via da quella stanza, lo riteneva estremamente più sicuro per l’incolumità della ragazza. Ma come mosse i primi passi verso la porta, Jhea corrucciò lo sguardo e contemporaneamente Rose si irrigidì, si staccò dalle braccia del giovane e con lo sguardo assente si portò al centro della stanza, a pochi metri dalla donna.
“Non puoi fuggire dal destino, Ruhna ti chiama e tu devi risponderle.” Poi si rivolse a James. “Non osare mai più tentare di portarla via. Ora esci da questa stanza. Va’! La tua umana imperfezione ti rende indegno!” Stese la mano e in un attimo lui si ritrovò a terra nel corridoio con la porta chiusa in faccia. Faticò non poco nel rimettersi in piedi, le gambe lo sorreggevano con difficoltà per quanto appena scoperto. La cosa lo aveva totalmente sconvolto, rimase alcuni secondi con la bocca spalancata e gli occhi fissi sull’ingresso della camera, mentre il respiro tentava di regolarizzarsi.
Poi un brivido percorse la sua schiena: Rose era là dentro da sola e completamente indifesa fra le “grinfie” di Jhea….sua zia…. Insomma, di quell’essere ancora non ben definito!  C’era affetto fra le due donne prima del trapasso dell’anziana e dunque era altamente probabile che non avrebbe corso rischi, tuttavia non era affatto tranquillo e si catapultò sulla porta tentando di aprirla. Quella maledetta maniglia non ne voleva sapere, prese a pugni quel legno che lo separava da Rose, urlava il suo nome con tutto il fiato che aveva in corpo nel disperato quanto inutile tentativo di raggiungerla e portarla via da quel luogo. Il tempo scorreva, da quella stanza non si sentiva alcun rumore, sembrava deserta ma James sapeva benissimo che non era così, sapeva che  Rose si trovava là dentro e quel silenzio iniziò a farlo piombare nella disperazione: Jhea poteva averla rapita e condotta nella sua dimensione sconosciuta? Aveva una gran paura di averla persa e questo senso di impotenza lo stava divorando: era lì con le mani legate, bloccato da una maledetta porta che non voleva aprirsi e che gli negava la possibilità di correre in aiuto di quella ragazza che da alcuni giorni occupava gran parte dei suoi pensieri. Non poteva immaginare di continuare a vivere senza la possibilità di specchiarsi di nuovo nei suoi occhi come era accaduto poco prima, voleva vedere almeno un’altra volta le sue guance tingersi di rosa se gli rivolgeva qualche parola di ammirazione, desiderava udire ancora il suono della sua voce anche solo per scagliargli contro qualcuna delle sue battute più o meno garbate.
Non poteva finire così, non lo avrebbe permesso. Restava solo un’ultima cosa da fare: prendere coraggio e sfondare quella maledetta porta. Non si curò minimamente del dolore avvertito alla spalla quando impattò contro il duro legno che non diede il minimo segno di cedimento. Provò di nuovo con l’unico risultato di un dolore crescente nel corpo e nell’anima. Stava per crollare dalla disperazione, sentiva gli occhi gonfi di lacrime e una forte fitta al cuore.
Poi come se nulla fosse stato, la porta si aprì.
Vide Rose uscire perfettamente incolume, con il volto disteso e neanche un capello fuori posto. James si alzò in piedi ingoiando le lacrime che stavano per rigargli il viso. “Grazie al cielo state bene…. Ho seriamente temuto per la vostra vita….”
Quella lo fissò negli occhi con una luce strana che gettò un velo di inquietudine sul ragazzo. “La vostra presenza ha rovinato tutto.” Sibilò.
“Co-come dite?”
“Avete contaminato tutto: eravamo in due mentre loro mi volevano sola.”
“Non capisco…. Rose vi prego, spiegatevi meglio.”
“Cosa volete che ci sia da spiegare? Eravamo in due e il due significa separazione: io sono una di loro, io sono Ruhna e voi non avete il diritto di separarmi da colui verso il quale devo muovermi.”
James restò interdetto: lei era Ruhna?! E chi diavolo era questa Ruhna?! Un’entità si era forse impossessata della sua adorata Rose?
Provò a sfiorarle una mano, lei la ritrasse con disgusto e si incamminò giù per le scale ed uscì incurante della pioggia battente.
 
 



 
Ciao a tutti e buon venerdì!
Ben ritrovati a voi vecchi lettori e benvenuti ai nuovi.
Allora… C’è stato un improvviso avvicinamento fra Rose e James e se non fosse stato per quel fulmine forse ci scappava pure il bacio. Pensate che sia stata una semplice coincidenza? Ovvio che non è così, perché loro non vedono di buon occhio il buon mr.Bradley. Perché? Chi avrà la pazienza di continuare a seguirmi, lo scoprirà. E a proposito di scoperte ora sappiamo chi è veramente Jhea…. Sorpresi?
 
Grazie a chiunque voglia lasciare un commento!
A venerdì prossimo!
 
Un abbraccio
La Luna Nera
 

 
  
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