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Autore: Dango_mimesis    12/02/2009    4 recensioni
Non sono capace di fare una presentazione decente... Itachi, Deidara e Sasori frequentano la terza superiore al liceo Akatsuki, tra Itachi e Deidara c'è del tenero, ma Sasori si dichiara al biondo... Ora che le cose sembrano chiarite e tra l'Uchiha e Sasori non c'è più astio, un nuovo problema sembra insorgere: il padre di Itachi. ecco in sostanza ^^ 6° CAPITOLO!! dove ne succedono di tutti i colori...
pairing [Itachi/Deidara] [accenni Saso/Dei, ma a senso unico...]
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Akasuna no Sasori , Altri, Deidara, Itachi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Quanto tempo che non aggiorno!! °_° scusatemi... scuola... l'ispirazione che se ne va... *piange*
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-Deidara, ti devo dire una cosa importante.-

Il biondo lo fissò, non sapendo che pensare.

-E questa cosa riguarda Itachi?-

-Puoi ben immaginarlo, no?- rispose.

-Già.-

-Senti, facciamo così. Oggi pomeriggio vieni a casa mia, e ne parliamo.-

-D'accordo.- e lo seguì verso la stazione delle corriere.

All'incirca alle tre del pomeriggio, Deidara si recò a casa dell'Akasuna, per ascoltarlo. Per fortuna la madre del ragazzo era al lavoro, permettendo loro di discutere in pace. Entrò nell'abitazione in silenzio, agitato perché dal tono con cui l'amico gli aveva parlato, quella mattina, la situazione si prospettava essere davvero seria.

-Allora, parla. Sono curioso.- lo incalzò torturando un cuscino del divano.

Sasori prese fiato, prima di iniziare.

-Tu hai notato nulla di diverso in Itachi, a parte il fatto che ti evita? Intendo, qualcosa di visibile.-

-Beh... no.-

-Bene. Allora vuol dire che il fondotinta di mia madre ha funzionato.-

-Eh? Fondotinta? Da quando Itachi ha...-

Ma fu zittito da un cenno della mano del rosso, che proseguì.

-La parte destra del suo viso è quasi completamente coperta da un livido viola. E' da due settimane che ce l'ha, per cui si è sgonfiato, ma il colore si vede, sulla pelle nuda.-

Deidara ebbe un sussulto.

-Livido?! Perché? Qualcuno lo ha picchiato? E' stato uno dei bulli della nostra scuola? Magari perché è bravo a scuola e allora...-

-No, purtroppo. Fossero stati loro, la faccenda non sarebbe così grave.-

-Ah, non sarebbe grave?-

-No. L'ha picchiato suo padre.-

Il ragazzo si zittì improvvisamente, spalancando gli occhi azzurri, vitrei. La gola gli si seccò. Suo padre?

-M-ma... perché?- mugolò. -Come ha potuto? Lui è...-

-L'ha fatto perché è pazzo. Almeno secondo me solo un pazzo può fare una cosa simile.- Sasori appoggiò la testa su una mano, sospirando amaramente.

-L'ha picchiato perché non riesce a perdonare la sua bisessualità. Non ci riesce, non la concepisce... lo considera malato, non lo so cosa... però... dovresti vedere, Deidara, ha una cicatrice sulla fronte che mi ha fatto andare di traverso la saliva quando l'ho vista, giuro... -

Deidara nascose il viso tra i palmi delle mani.

-E' colpa mia.-

-Cosa?-

-E' colpa mia!- continuò esasperato. -Se non avessi avuto certi atteggiamenti, se non avessi cercato di dargli un bacio sulla guancia non l'avrebbe mai scoperto, e Itachi ora starebbe bene...-

-Ma che cavolo dici, deficiente!! Tu non potevi sapere!-

-Appunto per quello dovevo stare zitto e fermo!!- gli urlò addosso l'altro. -Sono un cretino, non ne faccio mai una giusta, Itachi non avrebbe mai dovuto incontrarmi, io... io mi sento una merda... forse... non dovremmo più vederc...-

Un sonoro schiocco risuonò per tutta la stanza.

Sasori si era alzato in piedi e aveva tirato una poderosa sberla all'amico, la cui guancia stava assumendo una tonalità sempre più rossa.
In ogni caso, si era calmato, e questo era il punto più importante. L'Akasuna invece sembrava furioso.

-Se ti comporti così mi fai venire voglia di tornare indietro e non dirtelo.- ringhiò. -Credi che Itachi abbia bisogno del tuo isterismo?? Eh?-

-Scusa...- biascicò l'altro con lo sguardo basso.

-Tu devi essere forte. Se ce la fa Itachi, a maggior ragione devi anche tu. Dobbiamo aiutarlo. Tra un anno e mezzo circa, avrà diciott'anni, e potrà andarsene. Ma... anche a sedici anni, se i genitori sono d'accordo, si possono firmare le pratiche per l'emancipazione, e Itachi potrebbe andare a vivere da solo.-

-Però non credo si possa fare.-

-Perché?-

-Perché... lo so che questa situazione mette Itachi sotto pressione ed in un forte disagio, ma se va via adesso dalla sua famiglia, dovrà cercarsi un lavoro fisso, e non avrà aiuti di alcun genere da loro. Lui vuole studiare, vuole diventare architetto, e quindi dovrà fare anche l'università...-

-Sotto quel despota? Ma sei pazzo?-

Deidara si passò una mano tra i capelli, nervoso.

-Sasori... credi che a me non si stringa il cuore a sapere quello che sta passando? Però se costruisce delle buone basi per il suo futuro, appena raggiunto l'obiettivo potrà andarsene definitivamente, senza rischio di ridursi sul lastrico e doversene tornare con la coda tra le gambe a chiedere aiuto al padre, che, sicuramente, rifiuterà.-

-Non lo so, io credo che dovremmo chiedere anche a lui...-

-Già... e comunque, penso che ci siano molte cose che ancora non sappiamo, e che potrebbero stravolgere tutto...-

La sensazione d'impotenza, il riconoscimento dell'essere adolescenti senza alcuna voce in capitolo, li stava mettendo a dura prova, molto più di qualsiasi altra situazione che avessero affrontato in vita loro.

*

Il giorno dopo, Deidara non sapeva come iniziare. Avrebbe voluto parlare all'Uchiha, ma si sentiva un idiota, perciò arrivò alla fine dell'intervallo che non aveva ancora combinato nulla. Ma volente o nolente, qualcosa doveva fare.

-Itachi...-

Il ragazzo si voltò, al richiamo.

-Ah, ciao Deidara.-

-Ciao. Sasori mi ha detto tutto.- aveva sparato la frase tutto d'un fiato.

Itachi assunse inconsapevolmente un'aria contrita, che cercò di tramutare in freddezza il prima possibile.

-Ehi, non serve che con me porti una maschera. Non ti biasimo, io.-

L'Uchiha lo guardò intensamente, poi lo prese per un braccio e lo portò nella prima classe vuota che trovò, chiudendosi la porta alle spalle.

-Deidara... grazie.- disse in un soffio, gettandogli le braccia al collo e aggrappandosi a lui come l'unico appiglio di un naufrago in mare aperto.

Il biondo ricambiò l'abbraccio, stringendolo forte. Non l'avrebbe lasciato, non poteva, non voleva. Non voleva per nessun motivo.

-Itachi, io non ti abbandono in balìa di eventi più grossi di te, chiaro? Quindi non se ne parla neanche che mi fai riferire le cose da Sasori. Io sono qui per te. Se mi vuoi parlare, ti ascolterò. Se vuoi consigli, te li darò. Se vuoi aiuto, ti aiuterò.-

-Faresti tutto questo per me?- gli chiese l'altro con voce rotta.

Deidara lo guardò negli occhi, sicuro.

-Farei qualsiasi cosa per te.-

Le mani di Itachi, che gli stringevano convulsamente le maniche della felpa, tremavano. Gli occhi gli divennero lucidi, ma non pianse. Era fragile, constatò Deidara. Anche sul lato emotivo, non riusciva ad esprimere i suoi sentimenti, le sue emozioni. Aveva un... blocco. Tentò di parlare un paio di volte, e alla fine, la terza, con voce roca riuscì a dire solo:

-Io vorrei solo essere amato.- abbassò le palpebre, incapace di sostenere lo sguardo dell'altro.

Avrebbe voluto aggiungere "amato anche da mio padre", ma il solo pensiero di nominare quella parola, papà, che gli suonava così distante, gli chiudeva la gola.

Quando sentì le mani del biondo prendergli il viso, accarezzandogli le guance, si lasciò trasportare. Non gl'importava del luogo, di essere a scuola, né che c'erano altri studenti, e nemmeno del fatto che la campana era suonata da un pezzo e avrebbero dovuto stare in classe a far lezione.
Lo baciò a lungo, lasciandosi proteggere e avvolgere da quelle mani. Le sue labbra erano morbide, piene, e fu dura staccarsene. Ansimanti, si guardarono negli occhi, e senza attendere oltre, l'Uchiha prese l'altro per i fianchi, lo sollevò leggermente e lo mise a sedere su un banco. Poi si strinse a lui in modo da permettergli di circondargli la schiena con le lunghe gambe affusolate.
Lo guardò in volto, percorrendone i lineamenti delicati.

-Sei bellissimo.- gli sussurrò, assaggiando la pelle del suo collo.

L'altro arrossì, ma non disse nulla.

Continuarono a baciarsi, e piano piano Itachi iniziava a scivolare sopra a Deidara, sfregando il proprio ventre contro quello dell'altro. Lo sentiva ansimare leggermente sotto di sè, scese con le labbra sul suo collo, lasciandovi una scia di piccoli baci. Il biondo infilò una mano tra i suoi capelli, carezzandogli la testa come ad un gatto, mentre iniziava a sfilargli la camicia...

-Aspetta!-

Itachi si era alzato di scatto. Si accorse con terrore che stava tremando. Davvero, non avrebbe voluto staccarsi, però...

-V-va tutto bene...?-

Deidara lo squadrò, preoccupatissimo..

-Io... Non ci riesco.- mormorò in risposta, mordendosi il labbro inferiore. Il biondo gli posò una mano sulla spalla.

-Va bene, non è niente...-

-No. No, è tantissimo invece!- lo spinse da parte e corse via.

L'altro lo rincorse subito, ma maldestro com'era inciampò e dovette frenare la propria corsa.

-Itachi! Itachi!!- ma ormai non lo si vedeva più.

Cosa diamine gli era successo?

*

Trafelato, l'Uchiha arrivò davanti alla porta della propria classe.
Deidara... Cos'era stato? Perché si era fermato?
Non lo capiva, ma qualcosa l'aveva bloccato. Per un attimo, un solo attimo, aveva intravisto l'immagine di suo padre, o forse ne aveva sentito la voce. Ma era bastato quell'unico istante ad inorridirlo tanto da immobilizzarlo. L'aveva deluso, si, ne era certo. E questo gli bruciava da morire. Si era sentito così stupido...

-Buongiorno professore.-

-Uchiha. A cosa dobbiamo questo ritardo? La lezione è iniziata da più di dieci minuti. E dimmi, dove si è cacciato Tsuchishiro?-

-Mi perdoni, professor Morino. Deidara ha avuto un calo di pressione, così l'ho accompagnato in infermeria. Non so quando possa tornare.-

-Oh, mi spiace. Beh, vai a sederti intanto.-

*

Deidara non sapeva se tornare a lezione o meno. Aveva già perso mezz'ora, e la materia successiva sarebbe stata di arte, per cui avrebbero dovuto andare nell'aula apposita. Tanto valeva stare fuori.
Titubante, pensò che prendersi parole dal professor Morino non era la sua più grande aspirazione, ma matematica era comunque importante, e lui non se la cavava così bene da permettersi di perderla. Va bene, tentiamo.

*tock tock*

La voce dell'insegnante gli giunse sommessa dall'altra parte del legno.

-Buongiorno professore. Mi scusi per il ritardo.-

-No, figurati, anzi, stai bene?-

-Come?-

-No, dico, Uchiha prima ha detto...-

-Ah, si, sto bene, grazie.- ma che diavolo stava dicendo?

-Gliel'avevo detto che era solo un calo di pressione professore...- intervenne Itachi in suo aiuto.

-Già!- incalzò lui -Solo un piccolo capogiro, nulla di più.-

-Bene, siediti pure al tuo banco, e cerca di seguire il resto, ragazzo.-

-Si, subito.-

E così, Itachi l'aveva coperto. Quindi, in fondo, non era arrabbiato con lui. Però... Avrebbe lo stesso voluto sapere cosa gli fosse scattato in quel momento, e perché era corso via a quel modo.

Alla lezione di arte l'insegnante formò dei gruppetti, e diede loro diverse mansioni. Sfortunatamente per Deidara, il gruppo dov'era Itachi doveva lavorare dalla parte opposta di quello del biondo.

Alla fine dell'ora, Il ragazzo mise in fretta la propria roba nello zaino e schizzò via dalla classe. L'altro tentò di inseguirlo, e lo raggiunse al cancello d'uscita.

-Itachi! Senti...-

L'Uchiha si voltò.

-Io...- si bloccò. Guardò oltre la spalla di Deidara, mentre nei suoi occhi si dipingeva il terrore. Senza permettere che i loro sguardi s'incrociassero, lo superò in fretta, e se ne andò. Il biondo si voltò interdetto: Itachi aveva visto l'auto di suo padre. Ecco perché era andato via così in fretta e senza dargli bado.

Per un attimo, il ragazzo ebbe l'impulso di andare a prendere a pugni il "signor Uchiha" per quello che aveva fatto al figlio, ma si dovette trattenere. Facendo finta di nulla, si girò dall'altra parte e si incamminò.  

-Deidara! Ehi, fermati!-

Era Sasori.

-Ehi... Ciao...-

-Che c'è, ti è morto il gatto?-

-No. Itachi ha qualche problema...-

-Già lo sapevamo, no?-

-Si, ma... Ok, ti racconto: oggi, alla fine dell'intervallo, ho parlato con Itachi.. Poi... Insomma...-

-Deidara, ti spicci a parlare si o no?-

-Uffa... Beh, abbiamo iniziato a...-

-Ah, si, comprendo, supera l'argomento.-

-Beh, ad un certo punto si è fermato, ma proprio all'improvviso, ed è scappato. Cioè, sembrava terrorizzato, tremava... Io...-

-Secondo me è proprio traumatizzato...-

-Anch'io. Credo che l'atteggiamento di suo padre gli abbia procurato un vero blocco. Ho paura per lui.-

-Ma siamo piccoli e non possiamo fare nulla, ricordi? E quindi non dobbiamo fare cazzate, né agire da impulsivi, no?-

-Si... Non era mia intenzione fare qualcosa che peggiorasse la situazione, in ogni caso.-

Sasori non rispose, annuendo con un cenno della testa.

-Secondo te gli controlla il cellulare?-

-Eh?- Deidara non aveva sentito, immerso nei propri pensieri.

-No, pensavo che forse suo padre gli controlla i messaggi che riceve.-

-Ossessionato com'è, potrebbe anche essere.-

-Allora non ci resta che aspettare domani per parlargli?-

-Già. Dai, andiamo, o perdiamo la corriera.- e si avviò.

Sasori rimase a guardargli nervosamente la schiena, e i capelli biondi che ondeggiavano ad ogni passo, prima di decidersi finalmente a seguirlo. Durante il viaggio in corriera non ebbe il coraggio di parlargli, e si limitò a guardarlo, mentre teneva una guancia appoggiata svogliatamente sul finestrino. Dopo un po' quel contatto ravvicinato con un Deidara cupo e burbero gli risultava ostico e fastidioso, a lui che era sempre abituato a vederlo solare e vitale, e avvertì un senso di sollievo quando si divisero per andare ognuno a casa propria.
Forse pensare in quei termini era abbastanza egoista, ma il disagio che sentiva era del tutto involontario.

*

-Papà?-

-Hm?-

-Posso farti una domanda?-

-Me ne hai già fatta una, Deidara...-

-Dai, dico seriamente.-

-Certo che puoi. Ti pare?-

-Ok, allora, ehm... Volevo chiederti, ma tu, mi trovi così disgustoso?-

L'uomo alzò la testa dalla scrivania guardando il figlio come se non credesse alle proprie orecchie, fermando a mezz'aria la mano che teneva una stilografica.

-Che?-

Il ragazzo sistemò meglio il viso sopra le braccia incrociate e appoggiate sullo schienale del divano, inclinando leggermente il volto.

-No, dico davvero. Secondo te sono disgustoso? Sembro malato? Intendo dire... Per il fatto, sai, che sono dell'altra sponda.-

Pronunciando l'ultima frase aveva inavvertitamente abbassato il tono di voce, abituato com'era ad evitare l'argomento.
Suo padre lo squadrò, chiedendosi cosa spingesse il figlio a quella domanda.

-No, che non mi sembri disgustoso. E neanche malato. Sei mio figlio. Sei mio figlio, ti voglio bene, e niente cambierà questo. E comunque tu sei una brava persona, piena di qualità. Devi essere valutato e considerato per quello che fai, per come ti comporti, non... per la tua inclinazione.-

Guardò il bel viso di suo padre imporporarsi per l'imbarazzo. Gli era davvero grato per lo sforzo che aveva fatto.

-Scusa, ma perché mi fai questa domanda?-

-Ah, no, niente...-

Dai, Deidara, è tuo padre.

-E secondo te ci credo?-

Te l'avevo detto, testa vuota.

-Ehi?-

Il ragazzo sbuffò.

-E va bene... C'è un ragazzo che mi piace.-

Povero papino, che mazzata.
L'uomo però non si scompose. Sapeva essere comprensivo.

-E lo conosco?-

-Non credo, si è trasferito da poco in città, e da settembre è in classe con me, si chiama Itachi...-

-E com'è?-

-Beh, è un tipo a posto...-

Non voleva essere troppo evasivo, ma non sapeva neppure cosa dirgli. Avrebbe dovuto raccontargli della sua situazione particolare?
No, almeno per il momento.

-E cos'è che ti turba allora?-

-Non so.-

Che risposta vaga. Suo padre però aveva un ottimo intuito, e osservandolo con maggior attenzione, preferì non indagare oltre. Capiva che il figlio aveva bisogno di un po' di tempo, forse per elaborare... beh qualcosa. Non aveva certo capito cosa gli facesse frullare mille pensieri in testa, ma era certo che "qualcosa" ci fosse.

-Senti, non importa. Voglio solo che tu sappia che per qualsiasi cosa tu debba chiedere, per qualsiasi aiuto ti serva, io e tua madre siamo qui, d'accordo?-

-Grazie, papà.- Deidara gli sorrise, sentendo le lacrime pizzicargli le palpebre.

Avrebbe tanto voluto che la situazione di Itachi fosse stata altrettanto tranquilla. Avrebbe voluto non doversi preoccupare di vederlo con qualche braccio fratturato, o di non rivederlo proprio. E la cosa che più lo faceva incazzare, era che non aveva la situazione sotto controllo. Sembrava a tutti, e in effetti era, un ragazzo impulsivo, ma comunque razionale nel profondo, e sentire che la situazione gli sfuggiva di mano gli metteva addosso un panico e un'ansia indicibili.

Chissà cosa stava facendo adesso Itachi...




-Itachi, stavi parlando di nuovo con quel ragazzo biondo?-

-No, papà.- disse piatto.

Gli veniva da vomitare.
Era salito in auto per farsi portare a casa, e dopo dieci minuti di pressante silenzio, suo padre aveva abbozzato quella domanda quasi innocentemente, come se gli stesse chiedendo se era andato tutto bene a scuola.

Dopo quel breve scambio di battute, giunsero a casa Uchiha in silenzio. Appena Fugaku spense il motore, Itachi sgusciò fuori dalla vettura più in fretta che poté, cercando allo stesso tempo di non lasciar trasparire agitazione.

-Aniki!! Finalmente sei a casa!!-

Prima che potesse rendersene conto, una nube di capelli neri gli aveva oscurato la vista, mentre il fratello gli gettava le braccia al collo rischiando di farlo stramazzare a terra.

-Sasuke, potresti accogliermi in modo da non sembrare tu da solo un'intera mandria di elefanti in carica, per favore?-

-Si.- bofonchiò distratto il ragazzino, continuando a stringerlo nel suo abbraccio stritolatore.

-Dai, staccati.- gli ordinò affettuosamente Itachi, cercando invano di scrollarselo di dosso.

-Otouto, non pensavo di avere un koala in casa. Anche se con quell'atteggiamento sembri più una scimmia.-

A quelle parole, il piccolo si allontanò da lui stizzito, e gli mise il broncio.

-Grazie, bentornato anche a te.- borbottò.

Mentre il fratello maggiore ridacchiava alle sue spalle, girò i tacchi e corse in casa, seguito a ruota dal padre, che stranamente non degnò Itachi di uno sguardo. Probabilmente, la presenza di Mikoto e di Sasuke aveva ostacolato i suoi sfoghi, cosa di cui il figlio era profondamente grato. Almeno per un giorno poteva stare tranquillo.
Entrò in soggiorno a velocità ultrasonica, dirigendosi spedito verso la propria stanza, al primo piano, senza neppure levare il cappotto e la cartella, e urlando un "ciao mamma" in corsa. Passando davanti alla camera del fratellino, non si accorse che in camera c'era qualcun'altro oltre a lui, poi raggiunse finalmente la sua porta, la spalancò e richiuse in un secondo, e si gettò a braccia aperte sul materasso, premendo il volto sul cuscino.

Dopo aver liquidato la madre dicendo che non aveva fame, cosa vera in parte, si tuffò tra i libri e si mise a studiare. Verso le cinque però, un bisogno fisiologico lo distolse da letteratura.
Di malavoglia, si alzò, si sgranchì le gambe intorpidite e si diresse verso il bagno. Per raggiungerlo doveva oltrepassare la stanza del fratello, e poiché aveva la porta aperta, finalmente si accorse dell'altra persona china sui libri con Sasuke.

-Ehm, è permesso?- bisbigliò bussando lievemente sullo stipite.

Sasuke si voltò, sorpreso.

-Ah, ciao!-

-Chi è il tuo amico?- disse alludendo all'altro ragazzo.

Lo studiò velocemente: i capelli biondi color grano maturo riflettevano la luce del sole che filtrava dalla finestra socchiusa, risplendendo di baluginii quasi dorati; sul viso paffuto e dalla carnagione vivace e non troppo chiara due enormi occhi azzurri lo squadravano con curiosità. Itachi pensò che accanto a suo fratello, che come tonalità era esattamente all'opposto, quel moccioso creava un contrasto forte ma armonioso.

Assorto, si accorse solo dopo qualche secondo che gli porgeva la mano.

-Oh, piacere...-

-Naruto.- sorrise cristallino l'altro.

-Io e Naruto stiamo facendo una ricerca per la scuola.- spiegò Sasuke da un punto imprecisato del pavimento, sgranocchiando qualcosa che suonava molto come uno dei famosi e buonissimi biscotti al cioccolato della signora Uchiha.

-A-ha. Bene, io ero solo uscito per andare in bagno.- sorrise. -Devo tornare a studiare. Piacere di averti conosciuto Naruto.-

-Piacere mio.-

Mentre usciva, incrociò suo padre, che era appena entrato in corridoio.

-Perché eri in camera di Sasuke?-

-Ho visto che c'era Naruto, ma non sapevo né chi fosse né che ci fosse, per cui mi ero incuriosito...- rispose non sapendo bene cosa volesse insinuare Fugaku con quella domanda.

-Naruto sta facendo una ricerca con tuo fratello.-

-Lo so.-

-Per la scuola.- puntualizzò.

-So anche questo.- ribatté lapidario.

Lo superò e si infilò in bagno. Cosa voleva suo padre da Sasuke? E soprattutto, cosa serviva che marcasse in quel modo il motivo per cui Naruto era lì?
Si lavò le mani distrattamente, e mentre le asciugava quasi gli cadde l'asciugamano.

-Non è possibile...-

Che suo padre sospettasse che anche Sasuke...? Ma no, lui era un bambino come tanti altri, non aveva mai mostrato inclinazioni come le sue...
Ma se davvero fosse stato così...No, impossibile.
Eppure non poteva esserne certo.
Se suo padre avesse scoperto qualcosa -qualcosa che fino a due minuti prima Itachi stesso non aveva mai preso in considerazione- cosa gli avrebbe fatto?
Suo fratello aveva appena dieci anni.
Non voleva che soffrisse.
Non per colpa sua.
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Che parto questo capitolo çOç *stremata* se avete ancora la forza per non uccidermi dopo questo mostruoso ritardo, lasciate un commentino (accetto anche le minacce di morte)
  
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