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Autore: Curleyswife3    25/09/2015    1 recensioni
[M.A.S.K.]
[M.A.S.K.][M.A.S.K.]Il 30 settembre 1985 veniva trasmesso negli USA il primo episodio di M.A.S.K.
Oggi, trent'anni dopo, fioriscono le iniziative per festeggiare un compleanno tanto impegnativo e io voglio dare il mio piccolo contributo con questo racconto.
Che è soprattutto una storia d'amore, ma non solo. È anche una storia sull'amore, il monello con le ali che tutto vince e tutto sconvolge. Sulle sue sorelle maggiori - colpa, redenzione, speranza - e sul suo fratello più ingombrante, il dovere.
Su ciò che siamo o non siamo disposti a mettere in discussione per amore.
Un racconto che ha l'ambizione di dare alla serie ciò che gli autori non hanno ritenuto necessario, vale a dire un finale. Un finale vero, corale, in cui ciascuno trova il suo posto come le tessere di un puzzle riuscito.
Al racconto è agganciata una playlist di canzoni (a ogni capitolo corrisponde un titolo) che potete già ascoltare su youtube nel mio account, che ha lo stesso nickname: è una specie di "sommario emozionale" della storia, fatemi sapere se l'idea di piace! Vi lascio di seguito il link.
https://www.youtube.com/playlist?list=PLTL5afe9YpdjzGwDOuNpkZymR_g9EL4qp
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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TRULY, MADLY, DEEPLY
 
 
Senza riflettere né esitare, Matt si spogliò in fretta e si tuffò a sua volta; nuotando quanto più velocemente gli permetteva il braccio ancora dolorante, fece appena caso al fatto che la temperatura dell'acqua era più alta di quella del suo corpo e gli pareva di essere immerso in un gran bagno caldo.
Raggiunse, ansimante, il punto dove Vanessa era sparita.
La chiamò una, due volte, guardandosi intorno preoccupato.
All’improvviso però riemerse proprio davanti a lui, a pochi centimetri dalla sua faccia: i capelli incollati alla testa, le ciglia grondanti, trasse un respiro profondo e subito  iniziò a ridere senza ritegno.
L’uomo sbatté le palpebre un paio di volte prima di rendersi conto che l’agente di Veleno si era presa gioco di lui per costringerlo a raggiungerla.
“Oh mio cavalieeere!” lo prese in giro “Sempre pronto a sfidare il pericolo per salvare una damigella indifesa da piranha invisibili”.
“Non vedo damigelle indifese da queste parti” replicò lui, tra l’offeso e il divertito “ma solo incallite criminali…”.
Le si avvicinò con aria seria, allungando le braccia verso di lei.
“…che devo assolutamente mettere in gabbia”.
Le balzò addosso d’improvviso, cercando di afferrarla mentre lei si dibatteva e annaspava mezzo soffocata dall’acqua e dalle risate.
Mentre nuotava, sentiva il corpo di lei premere contro il suo; era liscio, snello, eccitante. Ora si aggrappava a lui, respirando liberamente, e si lasciava trasportare abbandonata, senza più opporre resistenza.
Arrivati dove avevano piede, Matt lasciò la presa e lei, invece di allontanarsi come lui si sarebbe aspettato, rimase immobile e gli rivolse un sorriso; erano uno di fronte all’altra, adesso, immersi nell’acqua tiepida che li accarezzava e li sosteneva.
Esitò un istante: era un uomo profondamente razionale e, in quel momento, proprio la sua parte razionale - da sempre preponderante in tutto ciò che faceva - gli suggeriva di voltare le spalle a quell’allettante visione e di tenere Vanessa a debita distanza.
Sapeva che quella che adesso si offriva ora ai suoi occhi coperta solo dai suoi capelli lucenti e dall’acqua, di solito nascondeva il viso dietro a una pericolosa maschera e non esitava a usare armi sofisticate per raggiungere i suoi scopi criminali.
Ecco, questo era un pensiero perfettamente ragionevole, data la situazione, e del tutto degno di lui. Eppure, non lo tradusse in azione: irresistibili quegli occhi ardenti, quel corpo flessuoso e l’acqua che lo accarezzava, risvegliando in tutte le cellule del suo organismo desideri sopiti.
S’immerse lui stavolta e la sfiorò, come per gioco, lottando scherzosamente con lei. Scivolò tra le sue gambe, nuotò sott’acqua e riemerse dietro di lei, alle sue spalle.
“Che cosa vuoi?” sussurrò Vanessa, voltandosi rapida verso di lui.
“E tu che cosa vuoi?” le domandò Matt a sua volta, vicinissimo.  
“Oh, io voglio molte cose…” mormorò la ragazza, fissandolo “la maggior parte delle quali illegali”.
Il milionario non riuscì a non sorridere.
“…e il resto immorali” concluse lei.
“Ok” fece lui, allungando le braccia verso di lei “preferirei che ti concentrassi su queste ultime”.
“Non so perché, ma immaginavo che avresti detto una cosa del genere”.
Ora, i corpi lucidi e bagnati, lottavano muovendosi verso la riva.
Era una lotta estenuante ed eccitante insieme: a un tratto Matt le si fece più vicino, l’attirò verso di sé e la baciò.
Prima timidamente, poi quasi con violenza, serrandola con forza tra le braccia.
Ogni movimento indeboliva la sua resistenza, lo rendeva più consapevole di lei, del suo corpo, dei suoi movimenti e del suo desiderio.
Si lasciarono cadere entrambi sul terreno umido, ansanti, l’uno sull’altra, mentre l’acqua continuava a lambirli, tiepida e carezzevole.
Lui aveva chiuso gli occhi; sentiva il calore bruciante del sole sulla schiena e il fresco dell’acqua intorno alle gambe. Ma soprattutto sentiva lei fremere contro il suo corpo e le sue unghie lunghe che gli si conficcavano nella schiena, lasciandogli segni quasi dolorosi.
Decine di volte si era rimproverato per aver oltrepassato il limite con lei: era stato un grave errore e aveva giurato a se stesso che non si sarebbe mai più ripetuto.
E invece adesso era sufficiente sentire il suo corpo bagnato, premuto contro il proprio, fissare i suoi occhi verdi stregati pieni di desiderio, per abbandonare completamente ogni difesa.
Il suo corpo arrendevole, ma mai sottomesso.
I suoi occhi… l’agente di M.A.S.K. non ricordava di essere stato mai guardato in quel modo da una donna.
Confusamente, si chiese cosa lo attraesse tanto in lei: la disapprovava, biasimava il suo modo di vivere e fino a pochi giorni prima non aveva mai nemmeno pensato a lei come a una donna, ma solo come a una pericolosa nemica.
Certo era molto bella, seducente, e i suoi gesti svelavano che possedeva tutta l’esperienza necessaria - se e quando ne avesse avuto voglia - per far impazzire un uomo.
Sì, era quello ma non solo.
C’era dell’altro.
Ed era che Vanessa non aveva paura: il suo denaro, il suo potere, il fatto che avrebbe potuto senza troppe difficoltà farle trascorrere in carcere il resto della sua vita non la intimidivano. 
E nemmeno sembrava importarle della sua posizione, degli invidiabili privilegi di cui godeva. No, c’era qualcosa di incredibilmente limpido in lei.
Ricordava le volte in cui aveva pensato a lei con fastidio e stizza, come a un problema da risolvere, le volte in cui le aveva dato la caccia, l’aveva inseguita, le aveva sparato addosso… e tutto ciò senza sapere di lei quasi niente. Senza conoscere il suo passato, i suoi sogni, le sue speranze.
Perché prima non gliene importava niente, erano dettagli irrilevanti che non modificavano il quadro d’insieme.
Prima.
Qua e là qualche fiato di vento spirava sulle acque lisce, sotto la nebbia del caldo, e faceva frusciare le foglie; pallide chiazze di sole scivolavano sui loro corpi e si muovevano nell’ombra come folletti lucenti.
Vanessa sollevò lo sguardo su di lui, fissandolo intensamente; nei suoi occhi luccicavano i riflessi della laguna.
Una striscia di sole scherzava tra i suoi capelli.
 
***
Più tardi, quando tutto fu finito, il milionario, sdraiato su un fianco, si sorprese a fissare la sua nemica che in silenzio si rivestiva.
Nonostante la sua bellezza, nonostante tutto quel che era appena successo tra loro - non poté evitare di osservare - era incredibilmente pudìca. Forse a causa della sua educazione severa o per il fatto di essere cresciuta tra persone pronte a scommettere che una bella donna fosse, per ciò solo, una facile.
Magari era il timore di non essere presa abbastanza sul serio a causa della sua femminilità, oppure solo la consapevolezza del fatto che mostrarsi senza veli implicava una vulnerabilità che Vanessa temeva più di ogni altra cosa.
Nel frattempo era sfiorito un altro precipitoso crepuscolo tropicale e la foresta si riempiva dei suoni della notte, che ormai i due occidentali avevano imparato a conoscere. 
Si stesero sulle foglie secche che facevano un gran rumore al minimo movimento, guardando le stelle che occhieggiavano attraverso le aperture tra i rami degli alberi. Ogni tanto si udiva il verso di qualche animale selvatico attraversare il buio.
 “Ascolta” disse a un tratto Matt - le parole gli uscirono di getto, prima che riuscisse a fermarle - “quando tutta questa storia sarà finita, perché non pensi di cambiare vita?”.
L’agente dai capelli rossi lo guardò beffarda.
“Solo perché ci siamo scambiati i fluidi corporei non credere di avere il diritto di impicciarti o di volermi cambiare. Sono cose che non permetto a nessuno” replicò.
Le sue parole erano dure, ma la sua voce non aveva perso calore né morbidezza.
Si sdraiò accanto a lui, vicinissima.
“No, dico davvero” continuò l’uomo, seguitando a fissarla “non ti sarebbe piaciuto avere una vita diversa?”.
“Oh mio Dio!” ridacchiò Vanessa “Ora ho capito: non starai mica pensando di fare di me una donna onesta?”.
L’uomo esitò un attimo e distolse lo sguardo.
“Ecco” esclamò lei con un sorriso “lo immaginavo”.
Mentre le accarezzava la schiena, Matt prima sentì sotto le dita e poi vide una lunga cicatrice che le segnava il fianco sinistro; incredibile che non se ne fosse mai accorto fino a quel momento.
Si fermò e lei aprì gli occhi.
“E questa?” chiese “Spero davvero che tu non te la sia fatta a causa mia…”
La ragazza sorrise.
“So che probabilmente non sei pronto per questa notizia” ribatté “ma è bene che tu sappia che il pianeta Terra gira intorno al suo asse anche senza il tuo prezioso contributo”.
Lui fece una smorfia tra il divertito e l’offeso.
Non era abituato al fatto che le persone gli parlassero così: di solito era circondato da amici, da gente che gli voleva bene o gli era grata per qualcosa. E il resto delle persone normalmente temeva le conseguenze negative della sua collera.
Invece l’agente di Veleno, forse per via delle sue origini, non solo non gli usava nessun trattamento di favore, ma anzi pareva persino - in qualche strano modo che non capiva bene - guardarlo dall’alto in basso.
Non solo non era intimidita da lui, ma gli teneva testa.
Era una cosa nuova e senza dubbio rendeva tutto molto più eccitante.
“Accidenti al tuo spirito velenoso!” replicò.
“E il tuo ego ipertrofico?” ribatté lei, visibilmente divertita dalla sua reazione.
“Davvero è così ipertrofico?” domandò.
“Mmmm…” fece lei, pensierosa “Niente che non possa essere sistemato con qualche colpo ben assestato della mia frusta magnetica. Se mai la ritroverò”.
Gli si avvicinò di più.
“E comunque non ti avevo detto di fermarti”.
“Oh, beh” rise lui “se me lo chiedi così gentilmente…”.
Di colpo, con più forza di quanta potesse immaginare, Vanessa gli afferrò entrambi i polsi e lo bloccò con le spalle a terra.
Soffocando una risata, il milionario si liberò dalla sua stretta. A sua volta la rovesciò al suolo e fu nuovamente sopra di lei.
“La pianti con questi giochetti da bambini?” esclamò, divertito.
“Se fossi un bambino ti saresti già alzato…” ribatté lei allusiva.
“E comunque è un segreto” continuò “Non lo sa nessuno. E se te lo raccontassi poi temo che dovrei ucciderti”.
“Come se non ci avessi mai provato prima!” questa volta fu Matt a essere sarcastico.
“Beh, adesso mi dispiacerebbe” disse lei con inaspettata dolcezza “Voglio dire: essere tutta sola in questo paradiso non sarebbe molto divertente”.
“Paradiso?” fece l’uomo, sorpreso: fino al giorno prima la ladra non aveva nascosto la sua insofferenza per la situazione che stavano vivendo.
Invece annuì, si guardò intorno e poi fissò di nuovo lui.
Un’unghia di luna si era alzata nel cielo, appena grande abbastanza perché potessero vedersi in viso stando l’uno accanto all’altra.
Era caduta anche la brezza e non si udiva altro rumore che il gocciolio dell’acqua che correva verso la laguna e si riversava da una foglia all’altra fino alla terra bruna. L’aria era fresca adesso, umida e chiara: l’orlo della laguna era diventato una striscia di fosforescenza appena increspata che si muoveva dolcemente intorno alle rocce sulla riva, avvolgendole in una curva tesa e lucente.
Qua e là un oggetto più grande - un tronco o un masso - emergeva, ricoperto da uno strato di perle. L’acqua lambiva il fango della riva ricoprendo tutto con uno strato d’argento.
L’acqua chiara specchiava il cielo chiaro con tutte le sue strane, scintillanti costellazioni e scherzava sui loro corpi allacciati.
“Questo è un paradiso” sussurrò.
 “È come se ci fossimo solo noi due al mondo, e questo è il nostro paradiso terrestre”. 
 
NOTE &CREDITS: solo una cosa stavolta, la frase che pronuncia Vanessa alla fine del capitolo è una citazione dal film Paradise. Anzi, due, va’: il titolo è rubato alla bellissima canzone dei Savage Garden…ah, quanti ricordi!
Per scoprire l’origine della sua cicatrice, invece, dovrete aspettare ancora qualche capitolo. A presto.  
   
 
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