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Autore: HatoKosui    25/09/2015    1 recensioni
Nishiyoshi Mayori è una studentessa dello Yosen. Dalla fervida immaginazione e dal carattere diretto e diffidente, se ne sta sempre sulle sue, fa poca attenzione al mondo che la circonda ed ancora di meno ai ragazzi che le parlano. A malapena ricorda i loro nomi.
O almeno questo accadeva prima di conoscere Kise Ryouta. Travolta dal modello durante un viaggio in bus si ritrova a dover resistere ai suoi corteggiamenti... e come se non bastasse, sembra che la coach del club di basket della sua scuola la voglia in squadra ad ogni costo come manager.
Mayori è una ragazza semplice.
O almeno credeva di esserlo prima di innamorarsi di... di chi, esattamente?
Genere: Erotico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atsushi Murasakibara, Nuovo personaggio, Ryouta Kise, Tatsuya Himuro
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Premessa.
Molto breve, avverto che il capitolo è un pò più lungo del precendente.
Ringrazio chi segue/legge/recensisce/preferisce/ricorda la storia e spero di sentire qualche parere!
Kiss :*

-
HK

 

-CAPITOLO 2: CIOCCOLATA E DOLCEZZA

 

 

Entriamo nel locale a luci soffuse e un'invitante odore dolce di cioccolato mi arriva alle narici. Mi guardo intorno, notando il lusso delle tende rosso fuoco e delle poltrone di pelle, con ricami dorati. I tavolini sono tutti piuttosto distanti tra di loro e tutti più o meno vicini alle grandi finestre che danno su una grande strada, dove vi sono alberi di ciliegio, ora molto spogli e dai colori cupi, ma che in tempo di fioritura devono donare a questo posto una vista mozzafiato. Kise chiama un cameriere, lo saluta con la testa e senza dire nulla il cameriere ci fa accomodare in un tavolo lontano dalla corrente d'aria della porta e vicino al bancone principale. È un tavolo appartato, ma penso lo siano tutti quanti.

<< Bene! >> Esclama Kise, prendendo il menù. << Che cioccolata ti piace? >>

Io non posso far a meno di guardarlo, con occhi strani, forse. È così tranquillo e sicuro di se. continua a non convincermi, con quel suo modo di fare, mi da l'impressione di volermi... si beh, di volermi conquistare. Per quanto lui sia bello, la cosa non mi piace affatto.

<< Ehm, tutte! Tu cosa vuoi? >>

<< Io preferisco la cioccolata al latte, quella semplice. >>

Butto un'occhio al menù.

<< Io prendo la cioccolata bianca. E più dolce... >>

Lui abbassa il menù e sorride dolcemente, mentre i suoi occhi guardano i miei.

<< Hai bisogno di dolcezza? >>

Abbasso lo sguardo, posando il menù, poi trovo un albero vicino alla finestra che colpisce la mia attenzione ed inizio a fissarlo.

<< No >> intanto rispondo a Kise << Ho bisogno che tu sia meno invadente. >>

Lo sento appoggiarsi al tavolo con i gomiti, mentre il suo sorriso – lo vedo dal riflesso della finestra- scompare.

<< Scusami! È che sei piuttosto difficile... >>

Mi giro di scatto. Ecco, forse involontariamente l'ho portato proprio al discorso che volevo affrontare. Sento che potrei chiedergli un sacco di cose, così da potermi levare i dubbi dalla mente.

<< Difficile in che senso scusa? Cosa dovrei fare? >>

Lui tace e non mi guarda, fa vagare lo sguardo sul menù.

<< Modello, rispondimi! >>

<< Scusami, non volevo dire questo! Volevo solo dire che non sono abituato a tanta indifferenza tutto qui! >>

Lo guardo mentre le sue labbra si allungano in un sorriso tirato e imbarazzato, domandandomi il perché di tanta curiosità, di tanta premura, di tanta galanteria nei miei confronti. E che cavolo, nessuno dei ragazzi che conosco mi ha mai trattata così bene, figuriamoci un tizio venuto da non si sa dove che mi ha incontrata sul bus.

Che poi io sono uscita con quei ragazzi solo prima di aver compiuto dieci anni, quindi le cose potrebbero essere cambiate... Però questo non giustifica nulla del suo comportamento!

<< Senti vado un secondo in bagno. Ordina per me >>

Mi alzo e corro in bagno, portandomi la borsa dietro. Una volta entrata mi rendo conto che il locale è davvero qualcosa di bellissimo e costosissimo: i cinque lavandini sono di marmo, lucidi, con una parete dinanzi a loro coperta da un gigantesco specchio, con rifiniture oro, intonate con il pavimento marroncino, anch'esso pulitissimo. Per un secondo resto a bocca aperta.

<< Ma che diavolo...? Sta a vedere che quello è anche ricco! >>

Entro in uno dei bagni e quando esco mi lavo le mani e mi sorprendo di non essermi accorta dello stato del mio look. Sembro un procione bagnato. I miei capelli – che avevo lisciato con cura questa mattina – si sono ribellati, gonfiandosi e ricadendo sulle spalle in modo molto molto... orribile. Sono bagnata, i capelli sono più scuri, non castano ramato come di solito, gli occhi sono torbidi, ed il loro colore di solito chiaro adesso è pieno di sfumature grigie, come le nuvole di pioggia. Questo succede quando cambia il tempo, ma oramai ci ho fatto l'abitudine. Fortunatamente nel bagno ci sono gli asciugamani ad aria calda elettrici, cosi i miei capelli possono asciugarsi un poco. Ficco la testa sotto l'aria calda e mi sistemo, poi li lego in una coda. Hibiki, la mia migliore amica, direbbe sicuramente che sono un incosciente cretina che si bagna perché le piace la pioggia. In realtà avrebbe ragione.

<< Cazzo, ma oggi dovevo passare da lei! >>

Prendo il mio cellulare, domandandomi perché mi sia dimenticata di una cosa così importante.

La chiamo, squilla.

<< Pronto? >>

<< Hibiki! >>

<< Mayo-chan! Dove sei?>>

<< Ehm... in un ristorante, o qualcosa del genere. >>

La sento sospirare pesantemente.

<< A mangiare a quest'ora del pomeriggio? >>

<< Ma no! Mi ci ha invitata un... >> Mi rendo conto di non essere sicura di volerglielo dire, ma oramai è troppo tardi << Un ragazzo. >>

Silenzio.

<< Hibi- >>

<< Chi è? >>

<< C..calma! È un modello, un certo Kise Ryouta >>

<< Quello biondo? Lo conosco! >>

<< Bene! >>

Allora non mentiva sul suo conto.

<< Ma come... dopo dovrai raccontarmi. >>

<< Se riuscirò a tornare sana e intera a casa, lo farò. >>

<< Non ti fidi? >>

<< Tu ti fideresti di uno che prima ci prova sul bus, poi fa finta di caderti addosso e dopo ancora ti porta a prendere una cioccolata calda in un posto appartato e alquanto deserto? >>

Silenzio.

<< B..beh, è una fortuna che tua sia riuscita ad attirare la sua attenzione! Non c'è nulla di male! Dai, respira! >>

<< Ah, non capisci... >>

<< Hai paura che ti stupri? >>

Mi blocco, ascoltando il silenzio che era calato tra di noi.

Come fa a saperlo? Cos'è mi legge nella mente?

<< Mayo-chan >> Inizia lei non sentendomi più << Capisco che tu abbia questa paura. Però attenta a non farti prendere dall'ansia! >>

<< Mi stai consigliando di andarci a letto?! >> Le sue parole mi lasciano assolutamente sorpresa.

<< Assolutamente no! Però... ho sentito spesso Kasamatsu parlare di un suo amico e so che forse è proprio quel modello. >>

<< Ma va.>>

<< Mayo-chan... sai quanto è affidabile Kasamatsu, quindi... >>

<< Ho capito! Cercherò di non trattarlo male. >>

Solamente perché so quanto sia affidabile la parola di Hibiki quando è sicura di una cosa.

<< Grazie! >>

<< Ciao! >>

E riattacco. Mi guardo un'ultima volta allo specchio e poi esco. Vedo in fondo al bancone Kise che parla amabilmente con un cameriere dai capelli castani e gli sorride solare. Chissà cosa stanno dicendo, chissà se posso fidarmi davvero. Il cameriere si accorge della mia presenza e mi lancia un'occhiata complice, sorridendomi per poi abbassare lo sguardo sulle bustine di diversa cioccolata in polvere. Kise ritorna al suo posto ed io anche, ma non riesco a capire che cosa sta succedendo e che strano piano ha in mente il modello. Non vorrà drogarmi... ho sentito spesso parlare di droghe pesanti che ti fanno girare la testa e perdere il senno. Che cosa vuole fare, questo ragazzo?

<< Tutto bene? >>

<< Benissimo grazie >>

Rispondo. Mi guardo nervosamente in giro. Mi viene la pelle d'oca al solo pensare a che cosa farebbe se mi abbandonassi a lui, con quelle mani grandi e affusolate e quegli occhi ambrati che brillano e con quel petto grande e sicuramente ben scolpito... devo smetterla di guardarlo.

<< A..allora. Cosa vi stavate dicendo tu ed il Castano? >>

<< Castano? >> Ripete, come se non capisse, poi si guarda intorno << Ah! Kenji-cchi! >>

Lo fisso, sbalordita, mentre sorride.

<< Kenji....cchi? >>

<< Aggiungo il suffisso -cchi ai nomi delle persone che conosco! Non trovi che sia carino? >>

Sbatto le palpebre e cerco di capire il perché di questa idiozia. Che cavolo cambia, perché deve storpiare così il nome di un povero ragazzo che non ha fatto niente di male? Perché!?

<< Ah, certo >> Biascico.

<< Se tu mi dicessi il tuo nome potrei farti sentire come gli donerebbe. >>

I suoi occhi sono diventati affilati, stranamente e deliziosamente maliziosi, il che mi fa ammirare quanto sia facile leggere i sentimenti di questo ragazzo.

<< Come fai ad essere sicuro che donerebbe al mio nome? >>

<< Me lo sento. Dona anche al Nishiyori-cchi, ma diventa troppo lungo, non trovi? >>

Un brivido mi passa per la schiena e faccio una piccola smorfia.

<< In effetti...>> Lo guardo di sottecchi. << Forse più tardi ti dirò come mi chiamo, se mi va. >>

<< Davvero? Grazie! >>

Ed i suoi occhi si illuminano ancora una volta, mentre il suo sorriso si allarga, lasciandomi per un attimo perplessa da tanta luminosità. Come fa?

<< Ecco a voi. >> Ci interrompe il cameriere, portando sue tazze che non riesco a vedere perché tiene il vassoio troppo in alto. << Una per te, Kise ed una per la signorina >>

E sorridendomi mi porge la cioccolata. Penso di non aver mai visto una cosa tanto bella in vita mia. La cioccolata emana un forte odore invitante che mi fa sentire a mio agio e mi coccola con la sua inaspettata dolcezza. La coppa da dove proviene il profumo è alta e grande, di vetro decorato da strane stelle argentee e grandi punti ambrati che lasciano intravedere il liquido scuro all'interno ed una cosa bianca alla fine... è panna. Anche in cima alla coppa, come una nuvola, c'è della panna montata, con granella di zucchero ed una cialda a forma di cerchio, con puntini di glassa di zucchero. Rimango estasiata e i miei occhi si congratulano con chiunque avesse fatto quel capolavoro.

<< Ehi, ti conviene mangiarla, sai? >>

Guardo Kise, con occhi sbranati. Forse è stato lui a chiedere tutto questo... ma che dico? Forse è semplicemente un diversivo per farmi abbassare la guardia. Forse... forse dovrei mangiare e farmi meno viaggi mentali. Come posso resistere a tanta dolcezza?

Prendo il cucchiaio e assaporo la panna soffice, non mi rendo neanche più conto di dove sono, i miei sensi entrano in uno stato di estasi completa.

<< Sei golosa, vero? >>

Annuisco senza guardarlo. Finisco la panna e poi bevo la cioccolata, mentre sento il suo sguardo su di me, ma non faccio nulla per evitarlo. Lui emette una risatina che mi mette buon umore. Continuo a bere, piano e con calma, mentre lui ha già finito, ma non me ne curo. Amo la cioccolata. Finisco e quasi di riflesso alzo gli occhi verso di lui, passandomi la lingua sulle labbra calde; lui sussulta. Lo vedo serio che mi guarda e si acciglia, per un attimo penso di aver combinato qualcosa di male.

<< C..che c'è?>>

Lui sorride, lasciandosi l'espressione corrucciata alle spalle. Poi prende un tovagliolo e mi pulisce l'angolo della bocca. Tipica cosa da fidanzati. Ma noi non lo siamo, questo mi fa sorgere dei dubbi.

<< Ti senti meglio, ora? >>

<< Si, grazie >>

<< Bene >>

Sembra così buono. La cioccolata mi ha fatto tranquillizzare un po' ed ora che sento i nervi calmi mi viene da pensare che forse l'ho trattato un po' troppo freddamente... così gli chiedo:

<< Conosci Kasamatsu Yukio? >>

Sussulta per la seconda volta e mi guarda serio, pulendosi la bocca con lo stesso tovagliolo che prima aveva usato per me. La cosa mi fa arrossire un po'.

<< Si! È il mio Senpai >>

<< Davvero? >>

<< Si. Siamo nella stessa squadra di basket, il nostro liceo ne ha diverse. >>

<< Kaijo, giusto? >>

<< Già. >>

Annuisco al vento, mentre ripenso alle parole di Hibiki. Kise è un amico di Kasamatsu il che lo etichetta tra le persone “frequentabili” per quanto ne so. Diventare amica di Kasamatsu per me è impossibile, perché non siamo compatibili né di carattere né tantomeno di abitudini, quindi il suo modo di fare per me è pressoché ignoto... ma se Hibiki si fida di lui, perché non darle almeno una volta retta?

<< Mi piace il kaijo è una bella scuola, anche in quanto ad estetica. >>

<< Si è vero. Però, la conosci molto... sei un'amica di Kasamatsu vero? >>

Alzo gli occhi allarmata.

<< No! Assolutamente! >>

Lui mi guarda serio, forse si sta chiedendo il perché di quella reazione immediata e nervosa. Non posso mettermi a parlare di Kasamatsu con lui, sarebbe un discorso immenso e molto complicato.

<< C..cioè, io non lo conosco neanche. Una mia amica, Hibiki, lo frequenta insieme a mia cugina, perché... beh, il perché non lo so esattamente >>

<< Forse a tua cugina piace il Senpai >>

<< Mh, probabile. >>

<< Ricordo di una ragazza piuttosto bella che mi chiese di lui, una volta... tua cugina ha i capelli corti e mossi? >>

Annuì, veramente sorpresa. Chissà quante ragazze lo seguivano o gli parlavano e lui si ricordava il volto di una semplice studentessa che gli aveva chiesto, poi, dove fosse il suo capitano. Strabiliante, considerando che io non ricordo neanche il nome del mio vicino di banco.

<< Si, me la ricordo. Ti assomiglia tanto. >>

<< Già, ma non ci parliamo più da molto ormai. >>

<< Perché? >>

<< Lei... è arrabbiata. Voleva che frequentassi il Kaijo, invece dello Yosen, ma io rifiutai >>

Kise mi guarda, ma io abbasso gli occhi iniziando a rigirare tra le dita un pezzo di tovagliolo con fare nostalgico. La storia di mia cugina è una di quelle che non ho raccontato per intero neanche a Hibiki, non avrei né forza né coraggio di mettermi a parlare proprio ora.

<< Ah, capisco. Succede a volte, ma spesso si risolve tutto subito. >> si girò ad osservare un attimo la strada e gli alberi << Piuttosto, consoci anche Murasakibara Atsushi? >>

Lo guardo piacevolmente sorpresa, non è stato invadente, si è fermato. Questo si che mi fa sentire meglio, mi da ascolto!

<< Chi? >>

<< È un tipo piuttosto alto, due metri e più, capelli viola, occhi ametista, sempre a mangiare... >>

<< Perché dovrei conoscere un tipo così? Non l'ho mai visto in vita mia >>

<< Ah, peccato, era tanto che non lo sentivo. Speravo venisse in classe con te. >>

<< Se lo riconosco gli dico che lo saluti. >>

<< No, non fa nulla, sicuramente non si ricorderà neanche di me. >>

Sorride in modo ironico, come se stesse pensando a quel ragazzo convalidando la sua precedente tesi.

<< Ok. >>

Lo guardo accigliarsi e, mentre ripiega con fare distratto il tovagliolino sistemandolo sotto alla tazza della cioccolata, mi domanda: << Scusami ma qui siamo molto distanti dalla Yosen, dove abiti? >>

<< Abito più vicino alla scuola di quanto sembra. Però ecco... ero in viaggio per andare da una mia amica che abita un po' più lontano, quindi... >>

Lui sembra capire tutto ed annuisce sorridendo. << Ah, capisco! Menomale, sarebbe stato molto pericoloso e snervante fare avanti e indietro tutti in giorni! >>

<< Già. >> Preferisco non continuare oltre a parlare delle mie abitudini o di me, quindi mi guardo intorno vedendo che è ormai tardo pomeriggio << Ehm, penso che sia tardi, sai? >>

<< Vuoi andare? >>

<< Preferirei si. I miei genitori mi danno degli orari ben definiti purtroppo... >>

In realtà gli orari dei miei genitori sono piuttosto liberi e poco definiti, ma parlare con lui mi fa sentire a disagio e in qualche modo finisce sempre per farmi parlare del mio passato. E questa cosa mi fa paura.

<< Ok >>

Usciamo dal locale con calma, lui saluta kenjicchi e poi mi accompagna alla porta. Evidentemente aveva pagato mentre io ero in bagno. Usciti fuori mi accorgo che il cielo è nuvoloso, ma che non piove. Lo guardo.

<< Beh, modello, ora vado. >>

<< Mh >> Mi porge la sua mano io la guardo con aria accigliata.

<< Che vuoi? >>

<< Dammi la mano! >>

<< Perché? >>

<< Devo darti una cosa >>

Appoggio la mia mano sulla sua che è molto liscia e fredda. Prende dalla borsa di scuola una penna iniziando a scrivere sulla mia pelle.

<< Che stai facendo? >> Non mi risponde e dopo pochi istanti mi lascia andare. Tiro via la mano e osservo i numeri scritti in modo chiaro e con un cuoricino – perfetto e carino – alla fine.

<< Chiamami quando torni a casa! >> Lo guardo stralunata. Nessun ragazzo mi aveva mai chiesto di chiamarlo. Cioè, io non ero mai stata con nessun ragazzo. Abbasso lo sguardo arrossendo dalla vergogna.

<< A..assolutamente no! >>

<< Perché? >> Si lagna.

<< P...piantala! Non lo farò mai... >> Cerco di togliere il numero strofinandomi la mano, ma niente. Non si sbiadisce neanche un po'.

<< Guarda che non si toglierà mai se non usi un po' di acqua... è penna indelebile >>

<< A... adesso basta! >> Lo supero camminando verso la fermata dell'autobus << Tornerò a casa, mi farò una doccia e questo numero se ne andrà via così io potrò tornare alla mia vita di sempre! >> Arrossisco non capendo neanche il perché di tanta vergogna, di tanta rabbia. Lui continua a seguirmi imperterrito. Mi giro sospirando e lui mi guarda sorridendo in modo furbo.

<< Perché, ti destabilizzo? >>

Il mio cuore perde un battito. Il mio volto arrossisce.

<< A...assolutamente NO. >>

E proprio in questo istante il bus si apre di fianco a me. Salgo con impazienza e da dentro la vettura lo vedo che mi guarda in modo triste.

<< Addio allora >> Sussurra. Io non rispondo. Il volto è tornato alla normalità ed anche il cuore, forse perché mi sento al sicuro su quell'autobus con una porta a dividermi dal modello.

<< Addio >>

E la porta si chiude, lasciandolo lì. Una tristezza infinita mi prende allo stomaco.

<< Basta, ma dico... non me ne frega più niente di quello lì! >>

 

 

  
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