Eccovi il nuovo capitolo.
Buona lettura!
“Le
anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza.
I
caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici.”
Kahlil Gibran
Secondo capitolo
“Cosa
sai dirmi sul dolore?”
“Ahi”,
rispose il ragazzo distrattamente, mentre spolverava la sezione in alto dello
scafale.
“Danny”.
Il tono basso e letale avvertì il giovane ex-ladro che la guardò.
“Oh,
seriamente?”. Si batté un dito sulle labbra pensoso. “…Dolore non avere;
rimpianto non avere..”, iniziò, sorprendendo Eris che
non si era certo aspettata una citazione.
“No,
aspetti era così: La morte è parte naturale della vita. Gioisci per coloro che
intorno a te si trasformano nella Forza. Dolore non avere; rimpianto non avere.
L'attaccamento conduce alla gelosia; l'ombra della bramosia essa è.”. Sorrise
mentre lei lo guardava con occhi stretti. “E’ Yoda”, spiegò.
“Chi?”,
chiese la donna, ma si vedeva che non desiderava davvero una risposta, Danny
però non esitò.
“Yoda!
E’ il maestro dei maestri! Il più grande Jedi vivente”. Nel vedere che Eris non era ricettiva corrugò la fronte, “Guerre
stellari?”
“Non
so nulla di questa storia! Torna a spolverare!”
“Va
bene, signora Schmerz, ora non si arrabbi, cercavo
solo di rispondere alla sua domanda”
Era
al suo servizio da una settimana ormai e aveva imparato a non far caso ai suoi
sguardi di fuoco. Eris scosse la testa, ma prima che
potesse rispondere a dovere una cliente entrò nel negozio.
“Salve”,
disse, aveva una piccola vocetta, ma era normale visto che non doveva avere più
di sette anni.
“Buon
pomeriggio, posso aiutarti?”
“Sì,
vorrei un libro”. Eris inclinò la testa di lato
osservando la madre della bambina, rimasta fuori, intenta a parlare al
telefono. Si agitava e sbraitava.
“E
cosa ti piacerebbe?”, chiese alla piccola che si strinse nelle spalle.
“Non
lo so, non ho mai avuto un libro. Ma la mamma ha detto che ora che so leggere
posso averne uno, così sto zitta mentre lei parla con le sue amiche”. Lo disse
con la tipica innocenza dei bambini ma Eris, che già guardava in lei, vide la sofferenza
della piccola, dolore creato da mancanza di attenzione e soprattutto di amore.
“Bene
bene…”, mormorò lei mentre accompagnava la piccola allo scaffale dei classici
per ragazzi.
“Allora?
Hai finito?”. La madre aveva fatto capolino nel negozio e guardò stizzita verso
la figlia. “Quanto ti ci vuole per comprare un libro? Non è mica un paio di
scarpe!”. Rise alla propria battuta e poi chiese alla persona con cui stava al
telefono se l’aveva sentita. La porta si richiuse e Eris
tornò a guardare la sua piccola cliente. Gli occhi della bambina erano grandi e
chiedevano silenziosamente aiuto.
“So
che libro fa per te”, le disse con un sorriso.
Poco
dopo la bambina usciva dal negozio, tra le mani teneva stretta Matilde di Roald
Dahl.
“Che
stronza!”, disse allora Danny, guardando la madre che spingeva la bambina nella
macchina.
“Linguaggio”,
lo redarguì Eris.
“Lo
so che la pensate come me, signora Schmerz”. Il
ragazzo scese dalla scaletta con una smorfia sul viso. “Mi piacerebbe poter
fare qualcosa per lei…”
“Ma
non puoi, ora vai a darti una ripulita, sei pieno di polvere, poi puoi andare a
casa”
“Sopra?”
“E
dove altrimenti?”, chiese lei stupita.
“E’
solo che non mi piace come mi guarda il gatto rosso…”
“Guerra?
E’ una gatta, e poi non fa nulla”
“Se
lo dice lei…”. Il ragazzo salì le scale a due a due con l’agilità dei giovani. Eris lo guardò con una punta di invidia.
Il
giorno dopo Danny arrivò con un occhio nero.
“Cosa
ti è successo?”
“Niente”
“Danny”
“Signora
Schmerz, un giorno deve spiegarmi come fa a dare
tanto potere a due sillabe, perché quando pronuncia così il mio nome mi sento
come se mi stesse sculacciando!”
“Danny!”
“Va
bene, va bene!”. Alzò le mani in segno di resa, un gesto che ormai Eris gli aveva visto fare spesso. “Sono stati due stupidi a
scuola”
“Perché?”
“Oh…
hanno fatto due o tre battute sul perché vengo qua dopo scuola, non hanno
apprezzato la mia risposta”
“Cosa
gli hai detto?”, chiese allora Eris curiosa.
“Niente
di che… qualcosa sul fatto che le loro madri amavano i libri e i commessi
giovani e aitanti…”. Eris strinse le labbra per non
ridere, ma Danny se ne accorse e sorrise.
“Hai
risposto ai colpi?”, chiese però poi Eris, di nuovo
seria.
“No”
“Davvero?”,
chiese lei dubbiosa. Danny non poteva dirsi un ragazzo fragile, era forte e più
di una volta lei lo aveva visto sollevare senza difficoltà grandi pacchi di
libri.
“Sì,
davvero. Non ne valeva la pena, sono degli stupidi e poi a loro ha fatto più
male vedermi ridere mentre me le davano”. Eris annuì
poi gli indicò lo spiumino. “Ancora?”, si lamentò il ragazzo.
“Sì,
muoviti!” Danny obbedì trascinando i piedi.
“E
non trascinare le scarpe come se fossi un vecchietto! Su, scattare”
I
movimenti del ragazzo si fecero appena più rapidi ma non di molto, ormai aveva
capito che abbaiava ma non mordeva.
Eris
lo guardò di sottecchi, era un bravo ragazzo.
“Sa,
ho pensato alla sua domanda di ieri”
“Quella
su a cosa serve una cintura?”, chiese lei sarcastica nel gettare uno sguardo ai
pantaloni cadenti del ragazzo.
“No,
quella sul dolore”
“Ah”,
disse solo lei aspettando.
“Ho
pensato che può essere di molti tipi e che a volte è positivo”
“Il
dolore positivo? Ma cosa stai blaterando?”. Eris
sentiva il cuore battere forte, era davvero la persona giusta?
“No…
beh sì… voglio dire, a volte soffrire per qualcosa ti serve a capire che tieni
davvero a quella cosa… e poi credo che è così che si cresce, soffrendo…”
“Accidenti,
ma allora tra le tue orecchie non ci sono solo ragnatele…”. Il ragazzo si strinse
nelle spalle.
“Suppongo
di no…”. Eris sorrise.
“Molto
bene”, disse soltanto, poi si sedette e si mise a leggere.
La soffitta era debolmente
illuminata, il lucernaio era infatti coperto da uno straccio. La bambina si mosse
con circospezione, guardandosi attorno e tendendo le orecchie al massimo. Se
l’avessero sorpresa a rubare sarebbe stata in guai grossi! Eppure il suo
stomaco ordinava del cibo ed era di ora in ora più pressante.
I suoi occhi individuarono un alto
scafale. Si avvicinò, cercando di capire cosa contenesse, sperando che fosse
proprio quello che cercava, ma no, c’era solo una vecchia e lisa valigia,
qualche indumento e un libro. Lo sfiorò leggendo l’autore in silenzio, muovendo
solamente le labbra: “Bertolt Brecht”. Ne aprì le pagine, erano poesie. Un
segnalibro la guidò verso una poesia in particolare che lei lesse, sempre nel
silenzio:
“Lo
ammetto: io
non ho speranza.
Il cieco parla di una via di uscita. Io
ci vedo.
Quando tutti gli errori sono esauriti
l’ultimo compagno che ci sta di fronte
è il Nulla.”
Chiuse il libro perplessa e alzò lo
sguardo, due occhi la fissavano spaventati.
Eris
aprì gli occhi e scosse la testa.
“Tutto
bene signora Schmerz? Si è appisolata un momento…”
“Ho
solo chiuso gli occhi, non dormivo”
“Allora
abbiamo un problema di tarli, perché io credevo di sentire russare, invece
devono essere quelle bestiole che si mangiano i suoi scafali”. Danny la
guardava divertito.
“Hai
finito di pulire invece di dire idiozie?”
“Sì,
almeno per oggi!”. Le fece l’occhiolino, sorridente. Eris
lo mandò a casa, la testa ancora persa nel passato.
Con
un sospiro chiuse il negozio e tornò dai suoi gatti.