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Autore: KiraYashal    27/09/2015    0 recensioni
"Il petricor o petricore è il profumo di pioggia sulla terra asciutta; viene dal greco πέτρᾱ pétrā "macigno, pietra", e ἰχώρ ichṓr, "icore, linfa (come sangue degli dei)".
Il termine fu coniato nel 1964 da due ricercatori australiani, Bear e Thomas, per un articolo sulla rivista Nature. Nell'articolo, gli autori descrivono come il profumo deriva da una essenza che trasuda da alcune piante durante periodi di siccità, e che pertanto viene assorbito dalla argilla presente nel terreno e nelle rocce. In caso di pioggia, questo olio viene rilasciato nell'aria insieme con un altro composto, la geosmina, producendo il caratteristico odore".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Petricore-
 



Il suo corpo scarno è una fabbrica spoglia di attese e sentimenti. Scruta la sua vita che resiste, muta e inerte, nel riflesso di uno specchio. “Non sei morto quella notte” ripete lei ed esplora cicatrici come crepe vive sulla pelle di Pietro. Lei sa che quella notte lui era lì, nel rumore sordo di una raffica di mitra, celato come un topo nello scuro di un sottoscala, innocente come fosse tornato bambino. Il dolore di Pietro è una scossa sommersa in un oceano senza fondale e lei è lì che lo osserva e vorrebbe annegare nella polvere di cose sepolte che si muove dentro ai suoi occhi. Così raggiunge quel corpo pericolante, quello sguardo che ristagna di lacrime asciutte e poggia piano la fronte su quella pelle che è lava pietrificata di rancore, su quell’anima presa e appesa come un fiore che muore ad essiccare. Pietro ha ancora nella gola l’odore di quella notte, di persone che gli sono state strappate, del male che ha sorbito senza sconto. Ha ancora nella mente gambe come pezzi di fango, scarponi di uomini in divisa annoiati di violenza, corpi scossi, latrati di morte, cuore che batte in ogni dove. La vita l’ha lasciata lì, in quella che era casa sua. Lei sa che quella notte l’hanno preso e hanno riso. Anna posa le mani su di lui, su quel fiore guasto che non vorrebbe risvegliarsi perché l’alba è terribile e la luce ferisce. Pietro sente cellule dentro di lui combattere contro altre cellule e vorrebbe fermarle, vorrebbe negarle. Poi abbassa la testa, guarda quegli occhi che lo guardano: occhi di donna che ardono di vita, come cuori liquidi, e per un attimo ci finisce dentro, per un attimo s'inabissa nella luminescenza. Fuori c’è odore di pioggia su terra asciutta, acqua che smuove, linfa su sassi. Pietro non sa che la vita cammina, che deve, che è sfacciata, che dentro cresce l’edera e piano s’arrampica.




   
 
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