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Autore: Shirley Mei    27/09/2015    0 recensioni
È grazie alla campagna #HuntTheTruth che sono venuta a conoscenza delle miniere ad estrazione costruite sui pianeti vetrificati dai Covenant, e appena sentita la loro storia non sono più riuscita a togliermele dalla mente. Mi sono chiesta: come può essere la vita di queste persone? Cosa può voler dire trovarsi a lavorare in un pianeta dove sono morte milioni e milioni di persone? Così è nata questa fic, che segue le vicende di Heric Carter, minatore sopravvisuto alla vetrificazione del suo pianeta. Anche se azzardatamente, ho deciso di collocare questa fic in un futuro prossimo agli eventi di Halo 5, (che uscirà questo Ottobre ) questo per un motivo ben preciso e che non voglio anticiparvi! Ci saranno delle sorprese! Spero di avervi incuriositi! Fatemi sapere con una bella recensione! ;)
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

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Ore 22.30, 12 settembre 2559, Sistema Bogomol III

L'astronave cargo sobbalzò paurosamente per qualche secondo.  
Vibrò emettendo un suono sinistro poi, lentamente, si stabilizzò. Le tenui luci della stiva si affievolirono immergendo il tutto nella più assoluta oscurità. Questa avvolse tutto per interminabili minuti finchè, lente, riacquistarono potenza.
Heric si strinse nella coperta, tremante. Come al solito li avevano caricati su una nave di quinto ordine, viaggiavano da dodici ore e nemmeno per un minuto si erano sognati di regolare la temperatura. Non se ne sorprendeva, era già molto che fossero riusciti a decollare. Buttò un'occhio a sua sorella Daphne, coricata proprio accanto a lui. Dormiva profondamente, così tranquillamente da sembrare su un letto di piume. Con il passare del tempo si era sempre più abituata ai viaggi interplanetari al punto che erano ormai la sua ninna nanna. Heric invece non ci era mai riuscito.
Aveva perso il conto di quante ore insonni aveva passato nell'attesa che l'astronave toccasse finalmente terra. E allora, solo nel preciso momento in cui i suoi piedi toccavano il suolo, poteva tirare un sospiro di sollievo.
Non che ci fosse molto da essere sollevati, considerate le destinazioni. 
Pianeti vetrificati, più precisamente le miniere costruite in esse. Erano molti anni ormai che il governo della terra (UEG) , tramite la corporazione mineraria BXR, estraeva il miscuglio di minerali e silicato di cui era composto il terreno dopo la vetrificazione. Heric non ne sapeva molto, non era ne un chimico ne uno scienziato. Tutto quello che sapeva era che quel composto veniva utilizzato nella produzione di massa. Tutto, compresa probabilmente quella stessa astronave, proveniva direttamente dalla fusione e dalla lavorazione di quel materiale. Tutti lo sapevano. Quello che però la gente ignorava e che lui aveva appreso, era che quel silicato, quel composto, altro non era che il derivato di centinaia, migliaia di vittime cadute per mano dei Covenant. Piante, animali, oceani...persone. Di tutti loro non restava altro che un mare nero di roccia fusa. "Elementi organici", come all' BXR piaceva definirli. D'altra parte a loro che importava? I ricavati non erano di certo destinati al ribonifico delle colonie esterne come avevano promesso all'alba di quella operazione , piuttosto al mantenimento delle colonie interne. Non lo sorprendeva affatto. L'ONI e l'UEG avevano abbandonato le colonie esterne e i suoi sopravvissuti da che ne aveva memoria. Dopo la morte dei suoi genitori, Heric aveva potuto contare solo su se stesso. Appena sedicenne e con una sorellina di cinque anni a carico, Heric era partito per pianeti sconosciuti alla ricerca di un rifugio. Ma non aveva ricevuto altro che porte chiuse in faccia. Dispersi per la galassia, clandestini nelle navi da trasporto, Heric venne a conoscienza delle miniere ad estrazione sulle colonie vetrificate. Era un lavoro pericoloso: le ore di lavoro potevano superare tranquillamente le cento settimanali, il tasso di mortalità era vertiginoso e gli ambienti semplicemente mortali. Però era ben retribuito e se non altro offrivano vitto e alloggio. Così, a sedici anni da poco compiuti e pochi stracci sulle spalle Heric iniziò il suo lavoro da minatore che ancora dopo dodici anni restava il suo unico mezzo di sostentamento. I primi anni non veniva nemmeno pagato, troppo giovane per esserlo o troppo debole per considerare anche solo l'assunzione. Imparò presto a mentire sulla sua età, a darsi da fare. Imparò la fatica di scavare ore e ore nei recessi più profondi dei pianeti. Piangendo ogni notte per il dolore alla schiena piegata sulla dura roccia. A camminare nel buio totale senza perdersi tra le intricate reti di gallerie. A riconoscere nell'aria l'odore di una tempesta in arrivo e a dimenticare... la voce dei minatori che urlavano, disperati, dietro le macerie, con l'ossigeno che terminava di minuto in minuto, finché non ne restava che un sussurro e poi più niente. La sorte peggiore toccava a chi però restava intrappolato in una tempesta. Al primo impatto sembravano tempeste di sabbia, ma c'era un motivo se i minatori la chiamavano "Morte di cristallo". Le tempeste alzavano i residui più leggeri del composto creando nuvole di cristalli di vetro alte anche due chilometri e soffiati a quasi trecento chilometri orari. Ogni granello di quella nuvola era tagliente come un bisturi. Rimanere intrappolato significava essere trafitto fino alle ossa da centinaia di migliaia di aghi. Il più delle volte non era possibile riconoscere i cadaveri... o quello che ne restava. Durante la notte l'incubo più ricorrente era quello di sentire la sirena che annunciava l'arrivo della tempesta.
Strinse i pugni al solo pensiero.
Si sfregò le mani poggiando poi la nuca alla parete dietro di lui. 
C'erano almeno una ventina di uomini insieme a lui e sua sorella, nascosti negli angoli bui della stiva, schivi e silenziosi... ombre nelle ombre. Quasi tutti minatori come lui, gli altri erano certamente clandestini. Bastava guardare le mani per capirlo. La pelle pallida, di chi non sta a contatto con la luce del sole e tante minuscole cicatrici sulle dita, intorno alle nocche e negli avambracci, proprio come le sue.
Guardò quelle di sua sorella e si dispiacque di vedere segnate anche loro. Quella piccola peste aveva avuto la brillante idea di fingersi uomo per lavorare nelle miniere a sua insaputa. Quando Heric al mattino credeva di lasciarla al sicuro nella loro stanza per andare a lavoro, scopriva che in realtà sgattaloiava via e iniziava diversi turni in zone di solito opposte alle sue. Un giorno, però, capitò che Heric dovesse sostituire un'altro minatore e finì proprio nella stessa squadra di Daphne. Litigarono in modo tanto violento che furono non solo scoperti, ma scacciati e scaricati sul pianeta più vicino.
Heric capiva le sue intenzioni, guidate dalla pura bontà, tuttavia così facendo non solo rischiava di morire, ma li aveva anche costretti a lasciare quattro miniere in soli due anni e anche se non era invidiabile, non giovava al suo curriculum.
Improvvisamente si udì una voce meccanica propagarsi dagli altoparlanti.
<< Arrivo previsto in sei minuti, si pregano i passeggeri e il personale di bordo di prepararsi per l'atterraggio >> .
Heric si liberò della coperta, conscio che presto sarebbe arrivata la parte più difficile.
<< Daphne... >> chiamò piano << Daphne svegliati siamo arrivati >>.
Con un lieve mugolio la ragazza tirò su la testa, spostandosi i capelli scuri dalla fronte. Sbattè più volte le palpebre e sbadigliò.
<< Bene >> disse << Questo viaggio cominciava ad annoiarmi. Mai visto un servizio in camera così scadente >> .
Heric rise nervosamente, aiutandola ad alzarsi << Sono d'accordo >>.
Si diressero ai posti addossati ai lati dell'astronave e legarono stretti i bagagli sopra le loro teste.
Poi Daphne guardò il fratello di sottecchi, speranzosa. Sapeva che Heric non resisteva ai suoi occhi, gli ricordavano troppo quelli di papà.
<< Eh no >> la rimbeccò subito << Fai la brava e siediti, ti allaccio io le cinture >> .
Lei alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
<< Mi fai sentire una mocciosa >>
<< E lo sei >> rispose mentre la spingeva a sedersi e le legava la cintura in modo accurato, controllando più e più volte che fossero ben salde 
<< L'ultima volta sei volata via come un'asteroide, ricordi? >>
Incrociò le braccia, imbronciandosi << È successo solo una volta e più di sei anni fa! >> .
<< E non vogliamo di certo che ricapiti ancora, dico bene? >>
Strinse le spalle << È stato divertente i primi cinque minuti, poi siamo entrati in atmosfera e le cose mi sono sfuggite di mano >> .
<< Stavi per morire, Daphne. Se non ti fossi aggrappata a quella sporgenza... >>
<< Mi sarei sfracellata la testa sul pavimento, lo so. Ho capito mi cucio la bocca. Ora però siediti anche tu >> .
Sospirando Heric prese posto, si legò le cinture e le controllò almeno dieci volte.
<< Tre minuti all'atterraggio >> .
Heric battè i piedi nervoso, odiava il momento dell'atterraggio. Temeva sempre che una qualche anomalia facesse perdere il controllo alla nave e che questa si schiantasse al suolo. La sorella notandolo, cercò un'argomento per distrarlo. Gli sfiorò il braccio, attirando la sua attenzione
<< Come si chiama? >>
<< Che cosa? Il pianeta? >>
Daphne annuì. Heric allora frugò nelle sue tasche tirandone fuori un piccolo palmare.
<< Dunque... >> con le dita fece scorrere un lungo e dettagliato rapporto sul pianeta. Erano segnate il clima, la topografia, i siti di atterraggio e l'ubicazione esatta della miniera. Heric lo aveva studiato nei minimi dettagli, ed anche senza le nozioni classificate dall'ONI poteva dire con sicurezza che era una delle colonie più pericolose su cui fosse mai andato a lavorare.
<< "YRG-01125 " >>
<< No... prima che venisse vetrificato >>
<< Oh... >> scorse fino alla fine dell'elenco, in un piccolo appunto segnato di sua mano << Yargo >>.
<< Yargo... bene. Non mi piace come l'ONI li trasformi in semplici numeri. Prima c'era un sacco di gente che ci viveva >>
<< Non possiamo farci niente Daphne. Piuttosto... >>.
La nave sobbalzò.
<< Un minuto all'atterraggio >>.
Heric spalancò gli occhi, stringendo forte i pugni.
<< Parliamone dopo >> disse la ragazza.
<< Si, si. È meglio >>.
<< E stai tranquillo. La nave atterrerà senza problemi. Mi fa sempre strano vederti agitato >>. 
Si avvertì la nave scendere sempre più di quota, aumentare la velocità e tremare nel raggiungere l'atmosfera.
I propulsori ruggirono come belve feroci. Heric chiuse gli occhi, stingendoli forte. Cercò di concentrarsi  sul suo respiro, al battito del suo cuore. La nave ebbe un secondo, terribile sussulto e in un istante l'immagine di una nave cargo in fiamme, prossima allo schianto, apparve nella sua mete
" Andrà tutto bene, andrà tutto bene "
Quando però la nave sussultò ancora sballottandoli con una forza inaudita, capì che quella volta qualcosa stava davvero andando storto. Riaprì gli occhi e riconobbe nello sguardo degli altri passeggeri la sua stessa paura. Un'altro sussulto e Heric vide la testa dell'uomo di fronte a lui sbattere prima a destra e poi a sinistra, con una forza tale da fargli perdere i sensi. 
<< H-Heric... >> sussurrò Daphne terrorizzata.
Heric le poggiò una mano sul ginocchio << Shhh...Ehi, andrà bene ok? >> cercò di sorridere << Andrà bene >>.
Un allarme risuonò per tutta l'astronave, insieme al forte vociare dell'equipaggio.
Le luci principali si spensero sostituite da una luce rossa intermittente.
L'uomo seduto alla sinistra di Heric imprecò, alzando lo sguardo e grugnendo.
<< Questi bastardi ci stanno facendo atterrare su una tempesta di vetro!! >> gridò << Spero per loro che abbiano un pilota dannatamente bravo >>.
<< Oh Cristo >> sussurrò Heric. Atterrare con una tempesta di vetro in corso era un suicidio. Daphne si coprì le orecchie per fuggire dal suono della sirena. 
Improvvisamente apparve un membro dell'equipaggio, era visibilmente scosso ed indossava una maschera d'ossigeno. 
<< State tutti bene? >> la sua voce era controllata e non lasciava trapelare alcuna insicurezza.
<< A te come sembra?!? >> gridò l'uomo di qualche minuto prima << Che diavolo state facendo li sopra? Avete dimenticato di aggiornarvi sulla situazione meteo? >>
<< La tempesta è comparsa dal nulla nel giro di qualche secondo, mai visto niente del genere. Stiamo cercando di aggirarla ma potrebbe non resistere fino all'avamposto. Se non si placa nei prossimi minuti saremo costretti ad effettuare un atterraggio d'emergenza >>.
<< Non ci sono rifugi più vicini? >> chiese un uomo dalla fila opposta.
<< Negativo. Ora, mantenete la calma e indossate le maschere d'ossigeno, accanto ai vostri sedili >> guardò i passeggeri uno ad uno soffermandosi un istante di più su Daphne << Se ne sentite l'ordine dall'altoparlante non esitate e dirigetevi alle scialuppe >>.
Detto questo si allontanò.


[Angolo Autrice]
Grazie a chiunque abbia letto o commentato, i consigli fanno sempre bene! Pubblicherò presto il seguito ;) Se avete domande riguardo la campagna HuntTheTruth chiedete pure sarò più che felice di rispondervi! Un abbraccio, Chidory

   
 
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