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Autore: BlackPaperMoon    27/09/2015    0 recensioni
"Ma come siamo arrivati a questo punto? Ricordo ancora quando ti udii pronunciare quella frase per la prima volta."
Lydia Deetz, una ragazza singolare dai gusti macabri e gotici, si è appena trasferita con la sua famiglia nella piccola cittadina di Paceful Pines, in Inghilterra. Tutti la giudicano strana, i suoi familiari tentano di cambiarla, non ha amici con cui sfogarsi e tutto questo la fa sentire incredibilmente sola e incompresa, al punto da convincerla a chiudersi in se stessa. Segregata in casa coi suoi pensieri, Lydia trova per puro caso un vecchio libro chiamato "La leggenda di Neitherworld". Spinta dalla sua inarrestabile curiosità, la ragazza comincia a sfogliarlo e fa una scoperta che le cambierà la vita per sempre.
Genere: Comico, Demenziale, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Immersa nuovamente nell'oscurità della stanza, Lydia prese a sfogliare quell'insolito libro, facendosi luce con la torcia. Dalle pagine e dal modo in cui era scritto si poteva intuire che fosse parecchio vecchiotto. Per di più emanava una fragranza maleodorante, era ancora leggermente sporco e di tanto in tanto, tra una pagina e l'altra, la corvina scopriva i più svariati tipi d'insetti, morti e vivi che fossero. Ma ciò non le importava, non le importava affatto. Era troppo felice di poter stringere tra le mani un oggetto così prezioso ed interessante. Qualcosa che rispecchiava perfettamente i suoi tetri gusti.

"Tanto tempo fa, quando non ero nemmeno nei pensieri dei miei genitori, esisteva un portale che collegava il mondo dei vivi a quello dei morti. Mostri, fantasmi ed esseri umani vivevano in completa armonia, condividendo lo stesso terreno senza problemi. Le cose parvero funzionare per diversi secoli, fino a quando, nella notte del 31 Ottobre, gli spiriti reclamarono la loro indipendenza dagli umani, cominciando a spargere il caos nel loro mondo. Fu allora che lo stregone celtico Tuedegar Juice raccolse tutte le sue forze magiche per mettere in atto l'incantesimo che li avrebbe salvati tutti: egli divise il mondo dei vivi da quello dei morti creando Neitherworld, un posto in cui spettri e mostri potevano creare scompiglio a loro piacimento senza che nessuno potesse protestare. Umani e mostri sarebbero rimasti divisi per tutta la vita, ad eccezione del 31 di ottobre di ogni anno, unico giorno in cui avrebbero avuto occasione per ricongiungersi. Le porte di Neitherworld vennero sigillate, e sia ad umani che mostri fu severamente vietato entrare li uni nei mondi degli altri. Purtoppo però con quella mossa Tuedegar diede prova dei suoi poteri. Venne condannato al rogo per stregoneria e bruciato vivo davanti alla folla. I suoi parenti vennero esiliati per timore che seguissero le orme del loro antenato. Nessuno di loro fu in grado di distinguere chi fosse il vero nemico. La leggenda si trmandó alle generazioni future. I Juice vennero evitati come la peste per decenni, ma un giorno un loro successore, indignato per il trattamento avuto in passato nei confronti di Tuedegard, osò sfidare le antiche leggi, penetrando a Neitherworld grazie alle formule ereditate dallo stregone. Pagò con la sua stessa vita quell'affronto, perdendo la testa sul patibolo. Prima di esalare l'ultimo respiro, egli lanciò suglo umani una tremenda maledizione.

"Badate bene, non finisce qui! Vi maledico tutti in nome di Tuedegard! Il mio fantasma tornerà dall'oltretomba per darvi il tormento come nei secoli passati accadeva coi mostri! Un giorno uno stolto pronuncierà la formula e mi risveglierà dal sonno eterno! Il mio nome, chiamatelo tre volte ed io compariró!"

Furono queste le sue ultime parole. Da allora, nessuno osò mai pronunciare quel nome per timore che quelle parole fossero vere. Un nome che si perse nel tempo, ma che io conosco bene. E se quanto ho previsto è esatto, sarai tu a risvegliarlo. Sarai all'altezza della situazione? Spero di aver riposto le mie volontà nella persona giusta.

-Tuedgard Juice."

« Accidenti! »

Commentò Lydia esaltata al termine della lettura.

« Ma é...Ma é strepitoso! Se tutto ciò fosse vero, allora...! »

Voltò la pagina, sperando vivamente di trovare ciò che pensava. Non di era sentita così entusiasta nemmeno quando era riuscita a fotografare uba tarantola da vicino. Se non fosse stata notte fonda, avrebbe gridato di gioia. Il fato le stava offrendo una possibilità per riscattarsi, e lei non aveva alcuna intenzione di sprecarla. La curiosità dell'ignoto la stava lentamente divorando dall'interno, famelica ed inarrestabile. E anche se la sua parte razionale le suggeriva di non farlo, c'era qualcosa dentro di lei che spingeva dall'interno con forza. Una vocina suadente ed invitante, malvagia tentatrice.

"Fallo, Lydia, fallo!"

E cadde in tentazione, puntando gli occhi sulla pagina successiva.

"Qui di seguito è riportata la formula per entrare a Neitherworld e risvegliare il mio successore. Tutto ciò deve avvenite in un posto buio, con un'unica luce a brillare nell'oscurità. Quella luce sei tu, presto ti sarà chiaro il perché. Se non ti senti all'altezza, per favore, brucia il libro onde evitare che finisca nelle mani sbagliate. 
Confido in te.

-Tuedgar Juice."

Lydia non ebbe alcun tipo di ripensamento. Si aggiró nel buio della stanza, raggiungendo il tavolino che aveva riposto al centro. Girando la rotella, accese la lampada ad olio e il suo volto pallido venne illuminato da quella luce fioca. Non una delle sue cellule tremava di paura, ma anzi, fremeva di esitazione. L'unico suo timore era che quelle parole fossero solo un mero scherzo. Prese un respiro profondo, concentrandosi. Diede un'ultima occhiata al libro, per assicurarsi di aver letto bene e di ricordarsi perfettamente le parole della formula.
E...

"Though I know I should be wary, 
Still I venture someplace scary. Ghostly hauntings I turn loose. Beetlejuice, 
Beetlejuice, 
BEETLEJUICE!"

L'enfasi con cui pronunciò quei versi fu tanta e sentita, al punto che la ragazza temette di aver definitivamente svegliato i suoi genitori. Eppure, mentre quei vocaboli si estinguevano tra le pareti della stanza, calò un silenzio tombale. Silenzio che si protrasse per alcuni istanti, che a Lydia parvero un'infinità. Ad un certo punto abbassò perfino il capo, scoraggiata, avvertendo la speranza scappare via dal suo corpo.

« Avrei dovuto aspettarmelo. Era troppo bello per essere...! »

In quello stesso istante, un fulmine squarció il cielo in due con la sua luce abbagliante, facendo sussultare Lydia col suo rombo. La finestra si spalancó ferocemente, sbattendo le ante contro il muro. All'interno della stanza penetrò un forte vento gelido, e la giovane non credette ai suoi occhi quando le pareti ed i mobili della camera cominciarono a venire risucchiate chissà per mezzo di quale forza, un po' come accade coi buchi neri. Rimaneva a fissare quanto stava accadendo con gli occhi sbarrati, stupefatta, senza parole. Nel giro di pochi istanti, la sua stanza era scomparsa, lasciando spazio ad una tetra sala più ampia, adornata di mattoni come le vecchie torri medievali. Della sua stanza era rimasta unicamente la tovaglia azzurrina in fantasia ragnatela del tavolino, che volando magicamente raggiunse Lyds, avvolgendola come fosse un vestito. Alcune travi si stanziarono sul soffitto, mentre alle sue spalle cominciava ad estendersi una lunga rampa di scale, che conduceva ad una strana porticina. Uno stormo di pipistrelli squittenti attraversó la sala dall'alto, e senza apparente motivo il vestito di Lydia si coloró di un rosso spento. Lei pareva essersi improvvisamente dimenticata come si facesse ad emettere suoni servendosi delle corde vocali. Si pizzicó perfino il braccio, per aiutarsi a credere che quanto stava accadendo fosse reale e non l'ennesimo sogno frutto della sua mente perversa. Aveva funzionato davvero...? Aveva funzionato davvero! Trattenne a stento un grido di gioia, perdendosi ad ammirare le meravigliose vesti in cui si trovava avvolta. I suoi occhi erano come fanali, per quanto brillavano di luce propria. Il suo cuore non cessava di battere forte come un tamburo, tanta era l'emozione che stava provando. Si guardò freneticamente intorno ancora una volta, quasi volesse stamparsi bene in testa l'immagine di ciò che si stava presentando dinnanzi ai suoi occhi. Oh, perché non aveva portato la macchina fotografica! Si ammonì mentalmente, quando il suo sguardo si posò su quella porticina. Ora comprendeva come doveva essersi sentita Alice prima di penetrare nel paese delle meraviglie. Ma proprio quando stava per muovere un passo verso la scalinata, seguendo la vocina che scalpitava nella sua testa, un'agghiacciante risata ruppe quel piatto silenzio. Acuta, decisa, isterica e spaventosa, intrisa di follia. Una risata del genere non l'aveva mai udita nemmeno nel migliore dei film horror che aveva visto (e lei ne aveva visti tanti...). I fulmini tornarono a rombare più forti di prima all'esterno, illuminando ad intermittenza il salone. Lydia fece un passo indietro, cercando d'individuare ad orecchie ben tese da dove fosse arrivato quel riso raggelante. Non provava timore, bensì tanta voglia di posare i suoi occhi su di lui. E fu lui stesso ad accontentarla, poiché ancora ridendo comparve a mezz'aria in una nuvola di fumo, avvolto dalla nebbia, illuminato dalle incessanti luci della tempesta. Fluttuava sopra la sua testa e ancora rideva, rideva a squarciagola, soddisfatto e impaziente. Un elegante quanto bizzarro abito a strisce bianche e nere, che contornava una rosea camicia sopra la quale era posizionata una cravatta scura. Pelle cadaverica, bianca come il latte, un po' sudicia in alcuni punti. Capelli stopposi e intrisi di forfora, mediamente lunghi, di un biondo pallido e spento. Le dita contornate ciascuna per un tratto di rosso, i denti storti e verdastri che parevano un nido di scarafaggi, occhi gialli come fanali circondati da violacee occhiaie profonde. E un caratteristico, orribile, maleodorante odore di marcio e defunto.

« IT'S SHOOOOWTIMEEEE! »

Proferì esultante, con quella voce decisa, graffiante, profonda. Lo sguardo di Lydia si attaccò a quella figura come fosse attirata da una calamita. Le sue labbra rosse come il sangue spalancate per lo stupore. Non riuscuva a credere ai suoi scurissimi occhi. Tutto ció era impossibile!

« SAPEVO... LO SAPEVO CHE QUESTO GIORNO SAREBBE GIUNTO! ME LO SENTIVO NELLE OSSA! ALLORA, CHI È LO STOLTO CHE HA OSATO RICHIAMARMI DAL MONDO DEI MORTI?! »

Proferì il fantasma in tono esaltato e fremente, volteggiando più volte su se stesso quasi non riuscisse a stare fermo. Cominciò a guardarsi intorno alla ricerca del colpevole sopra citato. Lydia, dal canto suo, sollevò il braccio tremante, puntandogli un dito contro.

« Tu sei...Tu sei...! »

« I'M THE GHOST WITH THE MOST!! »

Urlò lui a gran voce, sollevando le braccia al cielo. Quei vocaboli rimbombarono per l'intera stanza, sbattendo contro le pareti, quasi vi fosse l'eco. Pareva che ad ogni parola proferita dallo spettro, i fulmini squarciassero il cielo, per illuminare la sua tetra figura e rendere il tutto più raccapricciante e spaventoso. Certo che per essere un morto era... Pieno di vita!

« BEETLEJUICE! »

Proferì Lydia ad alta voce, non riuscendo più a trattenere l'entusiasmo. Sentirsi chiamare per nome sorprese enormemente il fantasma, al punto da renderlo perplesso per qualche istante. Scosse ripetutamente il capo, e dopo essere sparito con uno schiocco di dita, apparve senza preavviso dinnanzi agli occhi della corvina, che sussultò sbigottita.

« Wohwoh, occhio! Devi fare attenzione con quel nome! Se lo pronunci tre volte--! Aspetta un attimo. »

S'interruppe tutto ad un tratto, quasi avesse realizzato improvvisamente di trovarsi dinnanzi a colei che aveva interrotto nuovamente le distanze tra il suo mondo e il suo. Rimase ancora più spiazzato, nel rendersi conto che l'artefice di quanto accaduto fosse una ragazzina. La fissò intensamente, quasi non credesse ai propri occhi. Lo lasciò alquanto perplesso soprattutto il fatto che quella giovane sembrasse quasi l'anello mancante tra il mondo dei vivi e quello dei morti. La pelle così spenta e pallida, la malinconia negli occhi e quel non so ché di macabro e gotico che emanava la sua aura. Tuttavia, il suo dolce sguardo suggeriva purezza, quel viso traspariva innocenza e il calore corporeo che l'avvolgeva era la prova che il suo cuore batteva ancora, pur lasciandolo ancora immerso nel dubbio. Lei lo fissava a sua volta, incessantemente, con quelle iridi scure ed intense. Pareva una bambina in un negozio di caramelle.

« ....Una ragazzina?! »

Proferì ancora incredulo, fluttuando in aria cominciando a girarle intorno ossessivamente.

« A risvegliarmi è stata... Una ragazzina?! »

Si ripeté fra sé e sé, quasi non riuscisse a crederci. Il trasporto e l'entusiasmo con cui pronunciava quelle parole era certamente esagerato, ma esprimeva concretamente quanto fosse sconcertato da ciò che i suoi occhi stavano vedendo. Le arrivò ad un palmo di naso ed inspirò fortemente, avvertendo il profumo naturale della sua pelle. Per Lydia non fu altrettanto piacevole, in quanto Mr. Juice non emanava esattamente un odore buono quanto il suo, e la sua faccia disgustata lo suggeriva. Trattenne il respiro, mentre compostamente allacciava le mani dietro la schiena. Si sentiva come dal dottore, però meno a disagio, stranamente.

« Non credo ai miei occhi! »

Ed uno di essi gli uscì dalle orbite, penetrando nell'orecchio di Lydia ed uscendo dalla parte opposta.

« Sei sicura di essere viva?! Sei reale o sto sognando?! Forse ho mangiato troppi scarafaggi ieri notte.. »

« Scarafaggi...? »

Proferì la ragazza disgustata, esibendo una smorfia. L'occhio dello spettro tornò al suo posto, mentre egli tornava a fluttuare dinnanzi a lei, leggermente più in alto da costringerla a sollevare il capo per osservarlo.

« Mi cascano le braccia!!! »

E le sue braccia si staccarono letteralmente dal corpo, cascando a terra. Ciliegina sulla torta, la sua testa si staccò dal corpo e prese a girare vorticosamente in senso orario. Quando tornò a posizionare sul suo capo, niente, Lydia era ancora lì. Certamente quello non era un sogno, ma Beetlejuice non seppe dire se si sentisse più sollevato o spaventato da ciò. Quella ragazza... Era completamente a suo agio. O era dotata di un enorme dose di sangue freddo, o era sul serio morta anche lei. Non solo pareva non essere turbata da quanto avesse visto, ma... Pareva addirittura divertirsi! La corvina infatti non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere sinceramente, mentre il fantasma tentava di riattaccare i suoi pezzi mancanti. Sollevò un sopracciglio, sconcertato. Si era appena levato un occhio, gli erano cascate le braccia e la sua testa si era staccata dal collo e aveva preso a girare! Come poteva ridere?! Prendendola come una sfida, Beetlejuice concentrò tutti i suoi poteri in una volta, e tentò di mettere in atto i trucchi più spaventosi che conoscesse. E lui, in questo, era un grandissimo esperto. Ma nemmeno sommandoli tutti assieme, parve ottenere come risultato il terrore di quella giovane. La quale, dal canto suo, fissava ogni suo singolo movimento con gli occhi che brillavano, quasi ammirata. Tutto ciò non era normale!! Era contro natura!

« Non hai paura di me...? »

Chiese con esitazione, corrugando la fronte. Lei ancora rideva, con quella sua risata innocente e cristallina. Udirla faceva vibrare qualcosa in quell'animo maleodorante e spento, come se tacitamente stesse ricordando allo spettro che nel suo petto possedesse un cuore, anche se non batteva più. Ma lui non era certo il tipo da far caso a certe cose, al contrario. Lydia si asciugò una lacrima, interrompendo la sua risata ilare. Non riusciva a prenderlo sul serio.

« Sei... Così buffo! »

« BUFFO?! »

E gli cadde la mascella a terra, /letteralmente/. La ragazza tentò di frenare la sua voglia di ridacchiare.

« Mi hanno detto che ero spaventoso, irritante, indisponente, mostruoso, orripilante... »

Cominciò a tenere il conto con le dita, e più aggiungeva un aggettivo nuovo, più dita spuntavano sulla sua mano. Sollevò poi le braccia all'aria, esasperato.

« Ma MAI che ero buffo! Ora, sei tu che sei frutto della mia immaginazione o sono io che sto perdendo colpi?! »

E mentre pronunciava quelle parole, si avvicinava sempre di più a Lydia, quasi con fare minaccioso. Era a dir poco shoccato dalle reazioni della ragazza, al punto da cominciare a pensare che quello non potesse essere altri che un sogno. La corvina lo fissò incessantemente, quasi volesse memorizzare ogni piccolo particolare del suo aspetto, più concentrata sull'osservarlo che sull'udire le sue parole. Non resistette alla tentazione di posare una mano sulla sua guancia, creando tra loro il primo contatto fisico. Puntò gli occhi sui suoi, tatuandosi sul viso un'espressione sorpresa.

« Sei freddo... »

Intonò la ragazza quasi sussurrando, carezzando la sua pallida pelle. Per un attimo i lineamenti minacciosi e sconcertati dello spettro si addolcirono per mano di quel gesto innocente. La mano di Lydia era calda, rovente, la prova definitiva del fatto che fosse viva. Beetlejuice non ricordava affatto l'ultima volta che qualcuno l'aveva toccato in maniera tanto impulsiva e docile, senza provare il minimo timore. Ancora avvertì quella strana sensazione, come se qualcosa stesse strisciando, smuovendosi dentro di lui. Tra i due calò un silenzio tombale, e per qualche istante i due non fecero che sostenere lo sguardo altrui a vicenda, mentre il fantasma si lasciava travolgere da quel gesto così puro ed innocente. Ed è quando avvertì la sua stessa guancia pizzicare, cosa insolita per chi non è più in vita, che corrugò nuovamente la fronte portando le braccia al petto, fingendo che non fosse successo niente.

« Certo, sono morto! »

Commentò ironicamente, sottolineando col suo tono di voce sarcastico quanto la cosa fosse ovvia. Lydia posò la testa sul suo petto, facendolo sussultare. Lui, che sussultava?! Quand'era accaduto che la situazione si fosse ribaltata in quel modo? Sarebbe dovuto essere lui a far provare timore a lei, non viceversa! Ed invece ciò che stava provando in quel momento Beetlejuice era proprio paura. La paura dell'ignoto, delle azioni imprevedibili di quella ragazzina curiosa. Non era abituato al contatto fisico... E lei era decisamente troppo vicina.

« Sei morto davvero? »

« Ragazzina, mi hai visto?! Cado letteralmente a pezzi e puzzo di marcio, certo che sono morto! »

Sbuffò, roteando le iridi.

« Allora perché ho sentito i battiti del tuo cuore? »

« . . . »

Meccanicamente, si portò una mano al petto per verificare la veridicità di quelle parole. Lo sentì rialzarsi sotto il suo palmo, e l'espressione che fece fu impagabile. Sorpresa, sconcertata, incredula, e a tratti furente! Lydia ridacchiò fra se ancora una volta.

« ...Dammi un secondo. »

Con uno scatto, le diede le spalle prontamente. Si infilò una mano nella giacca, estraendo il proprio organo fondamentale, fissandolo con cattiveria. Quest'ultimo, stranamente dotato di occhi e bocca. abbassò lo sguardo impaurito.

« Che diamine stai facendo?! Tu non dovresti battere! Io sono MORTO! Deceduto, defunto, estinto, trapassato, spirato, passato a miglior vita! Quindi stai lì e marcisci! »

Lo ammonì a voce bassa e minacciosa, tentando di non farsi sentire dalla corvina.

« M-ma quella... Quella ragazzina..! »

Provò a giustificarsi invano il cuore, tentando di spiegare al suo stesso padrone che l'animo di Lydia ed i suoi dolci gesti, volente o nolente, lo stavano colpendo talmente nel profondo da fargli tornare perfino a palpitare il cuore! Ma lo spettro digrignò i denti marci, ringhiandogli contro.

« Quella ragazzina cosa?! Tu sei il cuore, non il cervello! Ora smettila di agitarti e torna a non-funzionare! »

E lo rimise al proprio posto, intenzionato a non sentire più alcun tipo di discorso inutile. Ma quando tornò a voltarsi verso Lydia... Era scomparsa in una nuvola di fumo. Di lei era rimasta unicamente la sagoma. Furbamente, difatti, la giovane aveva pensato bene di approfittare di quell'istante di distrazione per recarsi sulla rampa di scale. E quando Beetlejuice se ne rese conto, si portò le mani ad incresparsi tra i capelli stopposi.

« FERMATI! Hai idea di cosa succede se tu...! »

Lo spettro si sigillò la bocca da se, scuotendo la testa. Per un attimo aveva fatto parlare la sua coscienza, dimenticandosi per quale motivo si trovassero in quella situazione. Lui meglio di chiunque sapeva che Lydia non poteva entrare nel mondo dei morti. Ma.. Perché dirglielo? Sarebbe stato divertente creare il caos più totale in città. Un sorrisetto diabolico si accese sul viso del fantasma. Poteva usare quella situazione a suo vantaggio, per rompere la monotonia in cui il suo spirito era avvolto da decenni ormai. E i soliti scherzi non lo divertivano più, aveva bisogno di qualcosa all'altezza del nome "the ghost with the most"! E quella ragazzina capitava a fagiolo, nonostante avesse programmato altri piani per quel giorno. Era da quando aveva perso la testa sul patibolo, che meditava vendetta nei confronti dei viventi. Se le avesse lasciato oltrepassare quella porta, approfittando dell'occasione per intrufolarsi nel mondo degli umani avrebbe potuto portare a termine la sua rivincita. Puntò lo sguardo verso la porta che avrebbe condotto a casa di Lydia. Aveva aspettato quel giorno per così tanto tempo, e allora... Perché in quel momento esitava? Si carezzò il braccio, addolcendo l'espressione sul suo viso. Non era... Convinto di ciò che stava per fare come credeva di essere. Passò gli occhi alle sue spalle, scoprendo Lydia in procinto di attraversare la porta. Era come se sentisse dentro di se che c'era qualcos'altro da fare, prima di questo. E purtroppo per lui quando non era pienamente convinto di ciò che stava per fare, quando esitava, quando non agiva d'impulso, allora anche i suoi scherzi ne risentivano. Roteò gli occhi sbuffando, e maledisse la propria mente.

« Che c'è?! »

Si animò quest'ultima, aprendosi come se avesse una cerniera.

« Io non c'entro niente! »

« Aaaah, dannazione. »

Rassegnato e succube di se stesso e di quel lato tenero che ancora possedeva, Beetlejuice fluttuò in direzione della corvina, raggiungendola. Attraversarono la porta insieme, senza che la ragazza se ne rendesse conto. E non si accorse della sua presenza nemmeno una volta finiti dall'altra parte, poiché rimase totalmente ammaliata dallo spettacolo che si protrasse dinnanzi ai suoi occhi. Quel posto era completamente assurdo, ogni cosa presente era sottosopra e fuori posto, come fosse una grande caricatura del mondo che lei conosceva bene. Una specie di parodia, più macabra e tetra. Lydia congiunse le mani, stupefatta. Nemmeno nelle sue fantasie più sfrenate avrebbe avuto l'occasione di visitare un posto del genere.

« Benvenuta a Neitherworld! Dove i morti passeggiano per strada e le cose strambe sono la normalità!  »

Intonò lo spettro in modo solenne, posando senza preavviso una mano sulla spalla di Lydia. Anche stavolta, la reazione della ragazza lo lasciò di sasso. Più che Neitherworld, era lei a trovare assurda.

« E' bellissimo... »

Commentò in modo melenso la ragazza, che si sentiva sempre di più come Alice in Wonderland. Beetlejuice le si stanziò dinnanzi, contrapponendosi tra lei ed il panorama.

« Ragazzina! »

Esclamò, shoccato. Lei storse il labbro in segno di disapprovazione.

« Lydia! Mi chiamo Lydia! Lydia Joice Deetz! »

« Come ti pare, Lydia Joice Deetz. Sei sicura di aver tutte le rotelle apposto?! »

Si aprì il capo, quasi stesse sgusciando una scatoletta di tonno, e da esso zampillarono fuori ingranaggi e congegni dalle svariate forme. Lydia scoppiò in una grossa risata.

« Oh, Beetlejuice... Io non potrei mai avere paura di te! »

« Cosa?! Perché mai! Io sono il migliore, ricordi?! The ghost with the most!! »

Sbottò offeso, posandole entrambe le mani sulle spalle e scuotendola con poca grazia. Ma la corvina avvolse le dita attorno alle sue braccia.

« Perché io amo le cose tetre e spaventose! »

Esclamò entusiasta, sollevando le braccia al cielo. Come da copione, lo spettro rimase spiazzato da quelle parole per l'ennesima volta. Quella ragazza aveva la capacità di risvegliare una parte di lui che credeva assopita, morta e sepolta insieme al suo corpo. Non sapeva se fosse la scelta giusta, ma... Decise temporaneamente di assecondare quella sensazione di benessere che non provava da tempo. Subito dopo esibì un sorrisetto furbo, mostrando i suoi denti marci.

« ...Quindi ami me! »

Commentò soddisfatto, sdraiandosi in aria e fissandosi le dita. Lydia ridacchiò fra se per quell'affermazione.

« Avrei dovuto portare la macchina fotografica... »

« Eh, è raro vedere modelli del genere.. »

Lo spettro si leccò la mano, passandosela tra i capelli e creando una bizzarra acconciatura alla Elvis Presley. La risata della giovane si fece più intensa, per poi svanire tutto ad un tratto.

« Senti... Avrei un po' di domande da farti. »

Beetlejuice sollevò un sopracciglio, perplesso. Davvero a quella ragazza incuriosivano cose del genere? O forse l'unica cosa che gli pareva strana era che qualcuno potesse essere interessato a lui? E pensare che avrebbe dovuto tenerla lontana, per ovvie ragioni. Eppure... C'era tutto il tempo per pensare al dovere. Abbozzò un sorrisetto, riposizionando i piedi per terra, e avvolse le spalle di Lydia col suo braccio.

« Tutto quello che vuoi, babes. Tanto Naitherworld è grande e ci vuole un po' per girarla tutta. »

-

« Perché non posso dire il tuo nome tre volte? »

« Dipende dal momento. Se lo fai ora, torni nel tuo mondo. Se lo farai quando sarai di nuovi lì, io compariró. Se reciti anche la filastrocca, entri a Neitherworld. »

Lydia si appuntó le sue parole sul taccuino, mentre lo spettro la fissava con n sopracciglio sollevato. Da dove lo aveva tirato fuori quel taccuino? Si era portata quello e non la macchina fotografica?
....
Ehi, è un cartone animato! Che vi aspettavate?

« Perché dici di essere "the ghost with the most"? »

Beetlejuice allargò le labbra in un fetido sorriso, portandosi le braccia dietro la nuca. Una domanda del genere meritava una degna risposta, eppure per quanto potesse pavoneggiarsi non sapeva realmente cosa fosse questo "qualcosa in più" che affermava di avere. In cuor suo, sperava un giorno di riuscire a trovarlo davvero. Ma in attesa di ciò poteva sempre fare un po' di scena, no?

« Perché è sempre stato così! Oh insomma, guardami! Ci sono nato-! Anzi.. Ci sono morto! »

E si portò teatralmente un fiore -sbucato da chissà dove- al petto, cadendo moggiamente ai piedi di Lydia. La ragazza scoppiò a ridere nuovamente, divertita. Come potevano venirgli certe idee? Era a dir poco geniale!

« Ok, tocca a me. »

« Non pensavo volessi chiedermi qualcosa! »

« È a puro scopo personale! Allora, pupa, non c'è proprio niente che ti fa paura? »

La ragazza abbozzò un sorrisetto, mentre lo spettro le avvolgeva le spalle con il suo braccio. Era proprio diventato il suo chiodo fisso, e la cosa la divertiva ampiamente. Era grazie a questo che era riuscita ad attirare la sua attenzione! I due si scambiarono uno sguardo d'intesa per qualche secondo, poi Lydia diresse gli occhi verso l'alto, facendosi pensierosa.

« Mmmh...Quando mia madre mi ridecora la stanza. »

E fece una smorfia disgustata, fingendo di procacciarsi il vomito. Beetlejuice, che si aspettava una risposta seria da parte sua, scoppiò a ridere fragorosamente, colto completamente di sorpresa.

« Sai Lyds, non sei così male come il resto dei viventi! »

Ammise lui, fluttuandole accanto, sdraiato nell'aria. La ragazza gli dedicò un sorriso compiaciuto.

« Lusingata. Esistono sempre le eccezioni! »

Dopi qualche risatina sommessa, tra i due calò nuovamente il silenzio. Lydia ne approfittò per guardarsi intorno, godendosi la meraviglia che quella città offriva ai suoi occhi. Oh, perché non era nata mostro? In un posto del genere avrebbe potuto essere se stessa sempre. Si sarebbe sentita a suo agio, come in quell'istante che stava trascorrendo in compagnia dello spirito. Lei non sapeva, se fosse grazie a lui o all'ambiente in cui erano immersi che si sentiva così bene. Ma non poteva fare a meno di chiedersi come, quando tutto ciò sarebbe giunto al termine, avrebbe potuto farne a meno. Tutti quei pensieri le suggerirono improvvisamente la domanda successiva da fare, e per qualche istante la voce di Beetlejuice che le illustrava i vari edifici e le strade apparve al suo orecchio ovattata.

« ...E tu? »

Esordì dal nulla.

« Io cosa? »

Rispose lui, non capendo a cosa si riferisse.

« Tu hai paura di qualcosa, BeeJ? »

« ...Sono allergico all'acqua. »

« ...Si sente. »

Commentò lei, tappandosi il naso. Il fantasma incrociò le braccia al petto, orgoglioso della sua virile fragranza.

« Che c'è?! Io odio i bagni! »

« Comunque, hai frainteso. Intendevo qualcosa di cui hai proprio timore. Che ti fa tremare le ginocchia e bloccare tutti i muscoli. »

Un brivido freddo gli attraversò la schiena proprio al termine di quei vocaboli. Era insolito, che lo stesso spettro che si divertiva a tormentare continuamente tutti potesse avere paura di qualcosa. Ed un po' se ne vergognava, ma nella sua mente cominciò a materializzarsi la tremenda immagine del famelico verme delle sabbie. Cosa che lo fece tremare per qualche istante. Quella era la sua unica, grande paura. Ma le cose stavano davvero cosí? Era realmente la sola cosa per cui provava timore? Posò lo sguardo su Lydia, avvertendo un insolito calore nell'osservare i suoi dolci lineamenti. Ma non aveva detto, o meglio, minacciato il proprio cuore di smetterla di battere? La vicinanza con quella ragazzina gli faceva un effetto strano. Era certo di non essersi mai sentito così in tutta la sua vita e dopo. Stare in compagnia di Lydia era... Piacevole. Lui non le incuteva timore, non le faceva ribrezzo nonostante il suo aspetto ed il suo macabro odore. Lei lo... Apprezzava per come era, giusto? Altrimenti non avrebbe riso in maniera tanto sincera! E farla ridere.. Faceva stare bene anche lui.
Cosa stava accadendo? Cos'era quell'insolito benessere in cui era avvolto? Le cose non stavano procedendo certamente come lui le aveva programmate per tanti anni. Cominciò ad entrare nel panico. E se dopo quel giorno non avrebbe più avuto occasione di provare quelle sensazioni appaganti? E se non l'avesse più vista? Questi pensieri lo resero nervoso. Aveva paura di ciò che stava provando, perché era ignoto, sconosciuto. E tutti, vivi e non, hanno paura di ciò che non conoscono. Forse era il caso di dare un taglio netto a quella situazione, prima che facesse troppo male. Prima che fosse troppo tardi.

« Oh, guarda che ore si sono fatte! Benebenebene, é stato bello finché è durato, ma forse è il caso che tu torni a casa! »

Le avvolse le spalle con le dita, cominciando a spingerla verso la direzione opposta rispetto a dove stavano andando. Lydia rimase piuttosto spiazzata da quel comportamento strano. Un minuto prima era in attesa della sua risposta, ed un minuto dopo... Stava per tornare nel suo noioso e piatto mondo, incitata dallo spettro! Aveva forse detto... Qualcosa di sbagliato?

« Che ti prende adesso? »

Lo spettro arrestò la camminata, tenendo le mani sulle sue spalle, il capo chino e il volto scuro, dovuto all'espressione cupa che vi troneggiava.

« Vai a casa, Lydia. »

Proferì poi in tono fermo e serio, quasi volesse impartirle un ordine. La ragazza si girò con uno scatto, indisposta, con la precisa intenzione di protestare. Non aveva nessuna intenzione di tornare alla sua vita così di punto in bianco e senza spiegazioni di alcun genere. Ciò che Lydia non capiva in quell'istante, erano le motivazioni che stavano spingendo il fantasma ad agire in quel modo. Oltre a temere di affezionarsi a lei, si era ricordato una cosa di vitale -ironico per un morto- importanza: Lydia era viva, e un vivente non aveva il permesso di stare a Neitherworld. Se gli abitanti l'avessero scoperto...Non osava immaginare a quali conseguenza sarebbe potuta andare incontro. E aveva notato che li sguardi dei passanti spesso si posavano su di loro, quasi con circospezione. La gente aveva preso a parlottare, e nonostante l'aspetto macabro della giovane i sospetti stavano cominciando a venire a galla. Se lei avesse rischiato la pelle a causa sua, non se lo sarebbe perdonato per il resto della non-vita. Ecco perché era necessario che Lydia tornasse a casa presto: prima accadeva, prima sarebbe stata fuori pericolo. Inconsciamente, lui già teneva a quella ragazza dai capelli corvini.

« Ma Beetlejuice, io...! »

« TI HO DETTO DI TORNARTENE DA DOVE SEI VENUTA! »

Sbottò irritato, facendo stridere i denti storti e serrando fortemente i pugni. Le sopracciglia corrucciate, la fronte corrugata e quell'espressione furente sul viso. Perché si ostinava a non voler capire?! Lo stava facendo per il bene di entrambi! Il volto della giovane assunse un'espressione neutra, spiazzata, indecifrabile. E vederla stare così per mano sua lo faceva sentire ancora peggio. Ah, dannazione a lei! Non ce la faceva ad osservare il suo viso per molto senza sentirsi in colpa, quindi schioccò le dita sparendo in una nuvola di fumo. La povera Lydia non ebbe nemmeno il tempo di realizzare cosa effettivamente fosse accaduto, che lo spettro era già scomparso. Si trovò immersa in uno stato di confusione più totale. Cosa era successo esattamente? Perché, per quale ragione? Più se lo chiedeva, più non trovava una risposta ai suoi quesiti. Sapeva soltanto che nel momento in cui le aveva urlato contro, non lo aveva riconosciuto. Non si conoscevano da tanto, e certamente lei non poteva affermare con certezza di sapere come fosse fatto. Ma quel gesto aveva distrutto completamente l'immagine che la ragazza si era costruita su di lui. Non sapeva perché, ma si sentiva... Profondamente ferita. Era come se anche la sua ultima possibilità di migliorare quella futile esistenza fosse andata perduta. Come se fosse stata ingannata, illusa e addirittura tradita. Ma, difficile a dirsi, era dotata di un carattere forte. E seppur le lacrime avessero già cominciato ad annebbiarle la vista, ciò non le avrebbe impedito di prendere in mano la situazione.

« BENE, BENISSIMO! »

Urlò in sua risposta, sbattendo un piede per terra. Se n'era andato dopo averle urlato contro... Più ci pensava, più qualcosa dentro di lei bruciava. Ardeva come il fuoco, ed era fastidiosamente irritante. Era questo quello che voleva? Che levasse le tende? Bene, lo avrebbe accontentato subito! E poi fu il suo primo impulso, quello di scappare via. Lontano, tra le mura domestiche in cui, per lo meno, poteva sentirsi al sicuro da tutto e tutti. Perfino in quel mondo erano riuscita a ferirla, cosa c'era in lei di così sbagliato? Quei pensieri invadevano incessantemente la sua testa, tormentandola, mentre le sue gambe correvano senza nemmeno sapere dove fossero dirette. Nel giro di poco tempo, non riconobbe più le vie nella quale si era addentrata. Si era... Persa. e non vedeva dove stava andando per colpa delle lacrime che non volevano saperne di smettere di scendere. E proprio mentre tentava di ricordarsi quale strada avessero preso per arrivare in città così da percorrerla al contrario, inciampò su un sasso che -era sicura- prima non c'era, e cadde rovinosamente a terra, distesa sul terreno. Si morse il labbro inferiore, dolorante. Quel giorno non gliene andava una giusta. Pareva essere tutto palesemente costruito ed escogitato per rovinarle la vita.

« Stai bene, signorina? »

Le chiese una voce a lei per niente familiare, che le risuonó nelle orecchie ovattata e confusa. Lydia sollevó il capo, scorgendo il viso di un piccolo mostriciattolo verde occhialuto che non le staccava gli occhi di dosso. Sforzó un sorriso, per far intendete che stesse bene, ma quando fece leva sulla gamba sinistra per sollevarsi, avvertì un dolore lacerante. Si sedette sull'asfalto, prendendosi l'arto tra le mani: le calze nere si erano strappate, e da quell'abrasione dovuta all'impatto contro il terreno... Stava fuoriuscendo del sangue. Un verso esclamativo e sconcertato si levò all'unisono, da coloro che avevano assistito alla scena.

« Guardate, sta sanguinando! »

Gridò uno di loro, additando Lydia. La folla emise all'unisono un verso shoccato e sorpreso.

« Una mortale... Nel nostro mondo! »

Nel giro di poco tempo, una folla inferocita cominciò a stringersi intorno alla povera infortunata. Gli sguardi minacciosi dei mostri creavano disagio nella povera Lydia, facendola sentire ancor più pressata contro il terreno. Per la prima volta in vita sua, cominciò a sentire il timore scorrerle nelle vene. Vero, puro, autentico timore. E la cosa più bizzarra, era che questa paura che stava nascendo dentro di lei, era stata generata da qualcosa che amava, che le stava a cuore, che sentiva parte di lei. Inghiottì nervosamente la propria saliva, fissando quelle facce una per una. Cosa avevano intenzione di farle?

« Ha infranto le regole che intercorrono tra il nostro mondo e quello dei viventi da secoli! Le creature non-morte non possono entrare a Neitherworld! »

« Deve essere giustiziata! »

« NO! »

Cos'era, quella sensazione strana? Quell'adrenalina così forte a scorrerle per tutto il corpo, risvegliando una parte di lei che credeva assopita. Forse era... Istinto di sopravvivenza? Credeva, francamente, di averlo perso da quando si era lasciata andare e aveva cominciato a vedere tutto grigio, cupo, senza uscita. Ma se c'era una cosa che in quel momento era certa, era che Lydia non avesse alcuna intenzione di terminare la propria vita in quel modo. C'erano ancora mille cose da fare, da vedere... Da provare! Forse, entrare in quel mondo le aveva fatto riacquistare il suo ottimismo andato perduto. Forse... Era stato anche merito di Beetlejuice, se ciò era stato possibile. Ma se fosse morta in quel momento, per mano loro, come avrebbe potuto riscattarsi e dare una svolta alla sua vita, ora che aveva trovato la voglia e le forze per migliorarla? Tentò di mettersi in piedi il più in fretta possibile, così da poter sfuggire alle loro grinfie e tornare a casa come lo spettro le aveva suggerito di fare. Ma quando tentò l'impresa... Venne prontamente afferrata da cinque giocatori della squadra di rugby -deceduti precocemente all'età di diciotto anni in seguito ad un incidente aereo, pace all'anima loro- manco fosse un avversario da marcare. La sua gamba dolorante fece il resto, e Lydia si trovò costretta ad arrendersi. Più provava a dimenarsi, più si accorgeva quanto ciò che stava facendo fosse solo un inutile spreco di energie.

« Lasciatemi andare! Non avevo intenzioni cattive! »

Un omuncolo verdognolo, una specie di rospo melmoso con una ventiquattr'ore sottobraccio, si fece largo tra la folla di curiosi puntando il suo sguardo minaccioso e soddisfatto verso la ragazza.

« Risparmia le giustificazioni e scuse per la giuria. Portatela in tribunale! »

E il corteo si spostò a mo di processione in una direzione a Lydia ignota, mentre ancora era tenuta ben salda da quei cinque spettri forzuti.

"Che ne sarà di me..."

Pensò tra sé scoraggiata, sollevando gli occhi al cielo. A volte, bisogna prestare attenzione a ciò che si desidera.

  
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