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Autore: LoveStoriesInMyHead    30/09/2015    3 recensioni
Due storie. Due coppie. Estremamente diverse ma legate dall'amicizia:
Erika era sempre stata una ragazza esuberante, spensierata e amichevole. La sua vita non poteva andare meglio: era contentissima di varcare la soglia della London High School, ma non sapeva che la sua felicità si sarebbe presto trasformata in qualcos'altro.
Conobbe Jason, un ragazzo a dir poco spaventoso e inquietante. Odiato da tutti e tenuto alla larga per il suo passato altrettanto oscuro.
Erika sarà l'unica in grado di avvicinarlo, capirlo, amarlo. Tenterà in tutti i modi di scoprire cosa si cela dietro quel misterioso ragazzo.
***
Samantha è la migliore amica di Erika. Hanno sempre condiviso tutto ed adesso si ritrovano a frequentare anche lo stesso liceo. Sam, come le piace farsi chiamare, è uno spirito libero e non ama molto stare alle regole. I suoi rapporti amorosi ne sono la prova. È innamorata perdutamente di Luke, un ragazzo che già frequenta l'università e che possiede una moto di tutto rispetto. Appartengono a due mondi separati, ma, proprio per questo, si completano. Intrighi, litigate, alcol e tante altre cose entreranno a fare parte della vita di Sam. Che esito avrà tutto ciò?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Jason's pov

La mattina seguente mi svegliai con Erika tra le braccia. I suoi capelli color del grano mi solleticavano il naso. La sua schiena era poggiata al mio petto. La sua mano stringeva la mia, come se non volesse lasciarmi andare. Stava attraversando un periodo difficile e la mia presenza non l’aveva di certo aiutata. Nonostante tutto, mi era rimasta vicina ed io non potevo fare altro che esserle molto grato per questo. Respirai lentamente e la sentii sbadigliare. Si mosse leggermente e si voltò a guardarmi. Ero già sveglio da una mezz'ora e la mia vista era ormai nitida e potei osservarla in tutta la sua semplice bellezza. “Buongiorno” sussurrò con la voce impastata dal sonno. Ricambiai il saluto e le sorrisi dolcemente.
***
Erano trascorsi cinque giorni da quella sera e la mia convivenza con Erika non era mai stata così piacevole. Dopo la scuola finalmente andammo a fare la spesa al supermarket in fondo alla strada e cominciammo a mangiare qualcosa di decente. Adam si era tolto di mezzo, aveva ormai capito che non c’era niente da fare: Erika era mia e lo sarebbe rimasta per molto tempo. Era una ragazza speciale e avrei fatto di tutto pur di non perderla.
Una mattina, mentre scendevamo le scale per andare a scuola, la signora Betty ci fermò proprio davanti l’ingresso. Ci disse che aveva chiamato gli operai per rimediare al danno causato qualche settimana fa e che avrebbe anticipato lei i soldi per i lavori. Erika protestò immediatamente, essendo una somma notevole, ma l’alternativa sarebbe stata chiamare i suoi genitori e l’idea di raccontargli tutta quella strana faccenda non l’allettava tanto. “La ripagherò fino all'ultimo spicciolo” le disse Erika stringendole le mani. Lei le sorrise e la congedò.
Il giorno dopo, Erika mi costrinse a chiarire con Coraline. Non era assolutamente nei miei piani, ma volevo farla felice e in quel momento mi sembrava la cosa giusta da fare. Decidemmo di incontrarci nella pasticceria della signora Sophia, perché, secondo lei, era un posto silenzioso e abbastanza tranquillo per poter parlare, ma la verità era che non voleva perdere l’occasione di gustare un’altra delle sue prelibatezze. Coraline arrivò con cinque minuti circa di ritardo. Respirava pesantemente ed una gocciolina di sudore le scivolava lungo la tempia. Si sedette accanto ad Erika tenendo lo sguardo basso. Si sfregava le mani ed abbozzò ad un saluto veloce. Era curioso come le cose cambiarono grazie ad Erika. Ripensando a qualche mese fa, non avrei mai immaginato di riuscire a spegnere la rabbia che montava in me ormai da troppo tempo. Erika fu l’acqua che spense il mio fuoco, il vento che allontanò le nubi nel mio cielo. In poco tempo era diventata una parte fondamentale della mia vita.

Dopo il primo bicchiere d’acqua, che la mia ragazza fece portare per Coraline, finalmente trovò il coraggio di guardarmi e di scusarsi. Con mia sorpresa accettai le scuse e le sorrisi, cercando di farle capire che non provavo più odio nei suoi confronti. Quando ci salutammo, mi ringraziò per averle dedicato il nostro tempo, dopodiché si allontanò verso la porta, facendo risuonare le campanelle sopra di essa. Sophia, con una penna tra i capelli raccolti in modo trasandato, passava il mocio sul pavimento. Un attimo dopo era sul bancone a lucidare il marmo bianco che rifletteva le luci del soffitto, poi spariva dietro una porticina, per poi tornare a vedere se avevamo bisogno di altro. Quel pomeriggio il negozio era deserto, c’eravamo solo noi e così decidemmo di restare un altro po’ per far compagnia alla proprietaria. Ad un tratto Erika si alzò e andò verso il bancone, chiamò Sophia e si propose per aiutarla.
“Dove è finita la commessa dell’altra volta?” chiese passando una pezza sulla lastra di vetro. “Si è licenziata qualche giorno fa. Partiva per il college e non poteva continuare a lavorare qui” rispose l’altra mentre si accasciava su una sedia. “Mi sono fatta vecchia” ironizzò. Erika rise ed io con lei. Fu in quel momento che vidi gli occhi di Erika illuminarsi. “Potrei lavorare io qui. Adoro questo posto e sarebbe un sogno poterci stare più tempo.”
Sophia sorrise e si tirò in piedi, camminò verso di lei e l’abbracciò. Erika, leggermente sorpresa, ricambiò l’abbraccio e le stampò un bacio sulla guancia. “Credo sia una buona idea.”

Prima di andare, le consegnò un grembiulino da indossare per il giorno successivo e ci salutò affettuosamente. Uscimmo dal negozio e le luci si spensero, lasciando la signora Sophia in penombra. Camminammo mano nella mano, le punte delle sue dita erano lievemente fredde e le sentivo scaldarsi sotto il mio tocco. “Sono contenta che tu abbia chiarito con Coraline” disse. “Io sono contento che tu abbia trovato un lavoro per ripagare il casino che hai combinato” risposi scoppiando a ridere verso la fine. A ripensarci non potei fare a meno di sorridere, solo Erika sarebbe stata capace di combinare certi guai. In quel preciso istante, iniziai a domandarmi quando avevo cominciato a provare un sentimento così forte nei confronti di Erika. Quando avevo cominciato a pensarla in ogni singolo secondo del giorno e della notte? Quando avevo cominciato a sorridere alla sua sola vista?
In inglese il termine ‘innamorarsi’ viene tradotto con ‘fall in love’, e se provassimo a tradurlo alla lettera sarebbe cadere in amore. Ecco, gli inglesi avevano capito tutto sull'amore. Io ero semplicemente caduto, precipitato in una dimensione parallela rispetto a quella in cui avevo vissuto per una buona parte della mia esistenza. Una dimensione dove non regnava solo la rabbia e la solitudine, un posto dove per una volta nella mia vita, mi sentivo di appartenere. Era sempre stato il mio obbiettivo principale trovarlo, non sentirmi più fuori posto, inadatto e poco voluto. Con Erika era cambiato il mio modo di percepire le cose, di vederle e riuscii persino ad apprezzare tutto ciò che prima non notavo minimamente.  Era cambiato il mio mondo, il mio modo di essere. Erika mi aveva sconvolto la vita e riuscì a portare con sé anche il suo sorriso, che sconvolse un cuore arrugginito.

Mi voltai a guardarla mentre queste parole riempivano la mia testa. I suoi capelli fluttuavano lievemente per via del vento gelido, gli occhi ridotti a due fessure. Stava arrivando l’inverno e con esso anche la neve. Adoravo la neve e non potei fare a meno di immaginare Erika tra il candore dei primi fiocchi, magari a passeggiare per le vie di Londra alla ricerca di qualche regalo da fare, oppure a costruire un pupazzo di neve al parco. I bambini si sarebbero avvicinati sentendo il melodioso suono della risata di Erika e ci avrebbero aiutati. Davo per scontato che ci sarebbe stata nel mio futuro, che mi sarebbe stata vicina per sempre. Poteva sembrare prematuro pensare al futuro così presto, ma io non riuscivo a non farlo. L’amavo e la cosa che più desideravo era continuare a farlo per il resto della mia vita.

Quando tornammo a casa, decidemmo di andare subito a dormire. Non era stata una giornata troppo impegnativa, ma sentivamo comunque una stanchezza che ci portò dritti in camera. Mangiucchiammo un paio di biscotti al cioccolato per poi andare a letto. Quella sera Erika mi fece una proposta che mi sorprese. “Possiamo dormire nello stesso letto, se vuoi” erano queste le parole che pronunciò quando entrai in camera. Le aveva dette così dolcemente e con una tale ingenuità che non riuscii a dirle di no. Certo, avevamo già dormito insieme una volta, ma adesso era diverso, sapevo ciò che provava per me e aveva capito che ormai mi ero lasciato andare, completamente preso da lei. Ci sdraiammo sul fianco e ci coprimmo con la coperta. L’abbracciai e affondai la testa nei suoi capelli morbidi e profumati, riempiendomi i polmoni della sua essenza. In quel momento non desideravo fare altro, mi bastava toccare la sua pelle per sentirmi pieno, felice, sereno. Non avevo bisogno di nessun altro. Avevo tutto ciò che amavo tra le mie braccia e non avrei lasciato che nessuno mi rubasse ciò che mi è era sempre appartenuto. E con questi pensieri mi addormentai, così come mi ero svegliato la mattina che segnò il mio nuovo inizio.
   
 
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