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Autore: Fenice_blu    01/10/2015    3 recensioni
«Allora… che ne dici Bea? Ti andrebbe di uscire con me?»
Ci riflettei un attimo e lo guardai. I capelli un po’ scompigliati, gli occhi verde smeraldo che mi fissavano speranzosi in attesa di una risposta, il sorriso caldo e gentile…
Sorrisi e dissi «sì, mi piacerebbe molto Ale».
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«NON CI CREDOOO!!!»
«Sshhhhh! Abbassa la voce! E già che ci sei datti una calmata! »
«Come faccio a calmarmi! Dai raccontami tutto! Quando te lo ha chiesto? E come? E dove siete andati?» sparò le domande a raffica un’ euforica Jasmine.
Avevo appena iniziato a dirle dell’appuntamento con Alessandro, ma non feci in tempo a completare la frase che lei stava già gridando dalla gioia!
«Se mi fai parlare te lo spiegherei anche!» risposi ridendo.
Così le raccontai tutto: lo spartito, l’aereoplanino di carta, l’uscita… tutto.
«Ma come! Non vi siete nemmeno baciati!!» fece una faccia delusa.
«Non essere ridicola! Era la prima volta che uscivamo da non so quanto tempo e già pretendi un bacio? Non ti pare di correre troppo?»
Lei fece un sorriso malizioso «Sarà stata anche la prima volta, ma secondo me ti avrebbe salutato così, se non fosse stato per tuo fratello!»
«Dici? A me sembra davvero improbabile!» dissi scettica.
 «Secondo me sì, ma ormai è andata… chissà cosa voleva dirti alla fine…»
«Già me lo sono chiesto anch’io… ieri poi non gliel’ho potuto chiedere… è andato a casa degli zii a Campobasso»
«Beh glielo chiederai quando torniamo da scuola… AHII!»
Uno scossone del pullman la fece sbattere la testa sul finestrino.
«Maledetto pullman!» si lamentò la rossa, mentre io scoppiai a ridere. Lei mi guardò con un sorriso furbo
«Ha ha molto divertente! Mi farò io un mucchio di risate quando avrai fame ed io mi terrò tutta la fetta della torta di nonna che ho portato! E’ quella che preferisci: al cioccolato!»
«Sei crudele!!»
«È quello che ti meriti!» disse stizzita.
«Ma dai! Lo sai che scherzo! Non ti sarai mica arrabbiata?» Lei mi guardò di sottecchi, poi fece un gran sorriso «Certo che no! Ma la torta me la tengo comunque! Ho bisogno di energie extra per la lezione di filosofia!»
«Va bene!» Feci una faccia di finta rassegnazione.
«Tu invece tieniti pronta per quando il tuo Romeo ti chiederà di…»
«Dacci un taglio!!!»
 
 
 
Erano più o meno le 5 quando un aeroplanino si schiantò sull’armadio. Lo presi e ci lessi sopra un “Affacciati”. Andai alla finestra dove c’era il mio vicino ad aspettarmi con i gomiti appoggiati al davanzale.
«Ho una proposta da farti!»
Sorrisi «E sentiamo, di che si tratta?»
«Vuoi venire con me dall’orefice? Vado a prendere un braccialetto di mia madre che si era rotto. Lo so è piuttosto noioso ma almeno cambiamo aria ti pare? E poi mi stufa andare da solo»
Ci riflettei un attimo e poi acconsentii «Ma sì. Perché no? Almeno mi allontano un attimo da questi schifo di compiti»
«Perfetto! Allora andiamo!» sorrise contento.
Poco dopo ci ritrovammo sulla strada a parlare del più e del meno, come due vecchi amici. Per strada non c’era un anima, alla fine arrivammo in oreficeria. Il vecchio proprietario, il signor Carmine, era dietro la cassa che leggeva un giornale mentre una donna curiosava tra le vetrine. Quando ci vide, il signore ci rivolse un sorriso gentile «Salve ragazzi! Cosa posso fare per voi?»
«Buonasera signore! Sono qui per il bracciale di mia madre. Lo ha mandato qui a riparare la settimana scorsa» spiegò Alessandro.
«Ah certo! Lo tengo sul retro. Vado a prenderlo!» e si avviò. Tornò poco dopo con una scatolina «Ecco qua! Come nuova! »
Alessandro prese il pacchetto e ringraziò «Grazie.. quanto le devo?»
«TUTTI A TERRA!!»
Improvvisamente irruppero due uomini coperti da dei passamontagna, uno con un borsone, mentre l’altro con una pistola puntata contro di noi. Sia io che Alessandro ci immobilizzamo all’istante, la donna per poco non svenne e il vecchio, dietro il bancone, rimase sbalordito.
«Avanti vecchio dacci tutto quello che hai in cassa!»
«S-sì… ma cerchiamo di mantenere la calma ragazzi..»
«Saremo calmi quando ci farai prendere ciò che vogliamo! E lascia passare il mio amico.. Muoviti!» ringhiò quello con la pistola.
Il signor Carmine si spostò intanto quello con la pistola si rivolse a noi «Voi due! Non fate i furboni e buttate a terra i cellulari! E anche tu!» disse rivolto alla donna sotto shock.
Sia io che Alessandro posammo a terra i rispettivi cellulari e così anche la donna, mentre il complice prendeva tutto quello che c’era nella cassa. Cercavo di sembrare calma, ma in realtà ero spaventata a morte: se non fosse stato per la cassa toracica il mio cuore sarebbe saltato fuori dal corpo già da un pezzo. Per di più le mie mani tremavano nonostante cercassi di fermarle, un ansia opprimente mi stringeva come in una morsa d’acciaio… sentivo che mi sarebbe venuto un attacco di cuore. A quel punto Alessandro, sembrò avvertire la mia paura, e mi strinse una mano. Era calda e aveva una stretta forte, era un modo per rassicurami, per dirmi che sarebbe andato tutto bene… un gesto semplice che riuscì a tranquillizzarmi un po’.
Intanto i due iniziarono a fare razzia anche dei gioielli del negozio. Quello disarmato disse «Hey che cos’hai lì?» Aveva notato la scatolina che aveva nell’altra mano Alessandro. «Daccela subito!»
All’improvviso mi salì una gran rabbia contro quei tizi: chi si credevano di essere?! Aggredire in quel modo il negozio di un anziano che non poteva nemmeno difendersi! Erano dei gran vigliacchi!
Bloccai Alessandro prima che glielo potesse dare «Questo non vi appartiene! Anzi niente di tutto quello che c’è qui! Adesso andatevene e lasciateci in pace!»
Non avevo idea da dove mi venisse quella rabbia ma di sicuro non era la cosa più furba o intelligente da dire.
«Mocciosa cerca di stare al tuo posto, o ti daremo una bella lezione!»
«Siete solo dei vigliacchi!»
Allora lui si avvicinò minaccioso ma Alessandro si mise in mezzo «Non provare ad avvicinarti » Parlò col tono più duro che gli avessi mai sentito, guardando minaccioso l’uomo.
«Lascia perdere! Sono solo ragazzini!» face il complice mentre arraffava un mucchio di collane.
Improvvisamente sentimmo delle sirene in lontananza, i ladri si bloccarono e si scambiarono uno sguardo
«Chi… diavolo… LI HA CHIAMATI! » urlò il tipo armato.
«Potrebbero essere stati i vicini…» suggerì il signor Carmine.
«Maledizione! Filiamocela!!» fece l’altro, chiudendo la refurtiva nel borsone.
Corsero fuori di fretta e furia, senza più badare a noi. Li sentimmo salire in macchina e schizzare via alla velocità della luce.
Né io, né Alessandro, né gli altri ci muovemmo, troppo scioccati per fare qualcosa, finchè il vecchio orefice non parlò «Ragazzi non preoccupatevi… andate a casa»
Non ce lo lasciammo dire due volte, così Alessandro mi trascinò fuori dal negozio.
Subito dopo aver fatto qualche metro, iniziammo a correre verso casa, con in testa solo il pensiero di allontanarci da lì. Proseguimmo così per metà strada, finchè non ci fermammo su una panchina, con il fiato grosso.
«Ehi Bea.. Stai bene?» mi chiese Ale.
«Credo di sì… tu?»
«Sì, sto bene...senti mi.. mi dispiace… se non ti avessi chiesto di venire..» sembrava davvero dispiaciuto di avermi coinvolto.
«Ale ma che dici? Non è stata colpa tua! Anzi ti devo ringraziare! Prima mi hai difeso contro quel ladro… È stato un gesto molto coraggioso» dissi.
Mi guardò stupito con i suoi occhi verdi «Non credo proprio.. tu sì che sei stata coraggiosa! Hai avuto davvero fegato a parlare in quel modo a  quel tizio!» disse con un sorriso stampato in faccia.
Io invece sorrisi imbarazzata «Non penso proprio… è stata solo la foga del momento… ah e grazie anche.. per.. sai la mano… ero davvero..» mentre parlavo sentivo la faccia andare a fuoco.
A quel punto Alessandro fece una cosa che mi spiazzò: mi abbracciò. Per un attimo rimasi rigida, sorpresa da quel contatto, ma poi ricambiai. Era dolce e spontaneo, come se non fosse stata la prima volta, ma qualcosa di familiare. Restammo così per un arco di tempo che sembrò quasi infinito.
Quando ci sciogliemmo dall’abbraccio, ci guardammo negli occhi, e non so come, avevo la sensazione che fosse cambiato qualcosa tra noi.
«È meglio andare» disse lui.
«Certo… andiamo»
Ci avviammo verso casa, fianco a fianco, e nonostante la nostra disavventura, mi sentivo più sicura di quanto non fossi mai stata.



Angolo Fenice blu :)
Salve a tutti! :)
Chiedo scusa per il ritardo madornale, ma per questioni di tempo non sono riuscita ad aggiornare! Spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto, e se volete lasciare un commento ne sarei felice, anche per una critica. :)
Allora grazie a quelli che leggono e recensiscono!
A presto! ^^
   
 
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