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Autore: Jude16    02/10/2015    3 recensioni
Spoiler alert! Riprende alcune scene del primo episodio della quinta stagione andata in onda in America quindi, se non avete avuto modo di vederla, non leggete.
Dalla storia: Il pugnale al suo fianco, infilato saggiamente dentro una tasca interna del cappotto, pesava come un macigno pieno di paure e responsabilità verso la bionda che la precedeva, mano nella mano ad Uncino: assottigliò nuovamente gli occhi nella loro direzione, quel senso di fastidio nel vederli vicini tornava a farsi largo nel suo cuore nonostante tutta l'energia che impiegava per scacciare quelle sensazioni sbagliate. [...]
“Io ti ho salvato, ora tu salvami e, se non dovesse esserci altra scelta, fai quello che deve essere fatto. Distruggimi.”
Quelle parole riecheggiavano nella sua mente, potenti e disperate. Gli occhi di Emma celavano una supplica che solo lei poteva comprendere: stava affidando la sua vita nelle sue mani, nelle mani di colei che fino a qualche anno fa voleva distruggerla per tenere il suo bambino solo per sé.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La camera era grande ed accogliente, un enorme letto a baldacchino troneggiava al centro della stanza mentre alle pareti erano appesi quadri raffiguranti paesaggi e diverse scene di guerra. A lato, contro il muro, c'era un tavolo di legno massiccio con sopra un lume che emetteva una luce fioca mentre poco distante una porta separava la stanza da letto dal bagno.
Regina ispezionò con cura ogni particolare, storcendo la bocca alla vista del letto matrimoniale che avrebbe dovuto condividere con Emma: non era tanto il fatto che fosse diventata l'Oscuro, piuttosto si sentiva in colpa, sia per il fatto che quell'idiota si era sacrificata per lei, sia perché il suo cuore stava mandando strani segnali alla sua mente. Scosse la testa scacciando quei fastidiosi sussurri e si diresse verso la finestra che affacciava su di un cortile sottostante, dove al centro troneggiava un enorme albero secolare dalle foglie verdissime, illuminate dal tenue bagliore di un sole che stava salutando il mondo.
Si perse per un momento ad osservare quei giochi di luce per poi notare una Emma ancora immobile davanti alla porta del bagno con una smorfia di disappunto sul viso.
-C'è qualche problema Swan?- chiese stralunata.
-Come diavolo faccio a lavarmi in quel coso?- la bionda ignorò il tono acido dell'altra donna, continuando a rimirare quella sottospecie di tazza gigante con un tubo a lato, soppesando l'idea di rimanere puzzolente per tutta la sua permanenza a Camelot.
Regina si avvicinò cauta all'altra ed esaminò l'oggetto criticato constatando che era una semplice vasca da bagno: o meglio, una vasca da bagno in stile epoca medioevale. Represse una risata e guardò di sottecchi lo Sceriffo che aveva uno sguardo sempre più affranto.
-E' una normalissima vasca- parlò con tranquillità, reprimendo un'ennesima risata allo sbuffo in risposta.
-E come diavolo faccio a lavarmi lì dentro?- stava avendo un attacco di isteria.
-Già, tu non sei abituata a certi aggeggi- gesticolò la bruna -beh, ti infili dentro, prendi una spugna e ti lavi- riprese con ovvietà dopo pochi istanti -hai per caso bisogno di una balia?- ghignò per poi raggelare all'immagine che, prepotente, le si era imposta davanti agli occhi: una Emma completamente nuda e bagnata davanti a lei. Deglutì e tornò alla finestra, cercando di scacciare quei pensieri decisamente inadatti.
Emma le lanciò un'occhiataccia per poi sparire all'interno del bagno.
Ne uscì mezz'ora dopo, con i capelli tutti bagnati ed appiccicati al viso scarno e un'espressione, se possibile, più rabbuiata di prima.
-Com'è andata?- la schernì l'altra che intanto si era distesa sul letto, il pugnale al suo fianco.
Ricevette un grugnito in risposta mentre Emma prendeva posto al suo fianco, leggermente tesa.

 

-No, non posso prenderlo, non voglio ferire chi amo-
Silenzio.
-No-
Si era addormentata, aveva chiuso soltanto gli occhi, un attimo. Sentì una mano sfiorarle il fianco cercando il pugnale: si irrigidì all'istante afferrandolo con forza e voltandosi verso una figura alienata e delirante.
-Emma- sussurrò stordita e leggermente scossa.
-Regina io... - non riusciva nemmeno a parlare, la sua voce era scesa di un'ottava mentre le occhiaie accentuavano la scavatura del suo volto.
-Con chi diavolo stavi parlando?- si girò completamente verso di lei, guardandola indietreggiare con timore.
-Io, con nessuno, perché?- si mise sulla difensiva.
Regina decise di passarci sopra, capiva che non era il momento di indagare si quella stranezza, ma si ripromise di approfondire la questione in un altro momento, Emma le sembrava già abbastanza provata ed il suo senso di colpa non faceva che aumentare la stretta.
Le rivolse un'ultima occhiata per poi alzarsi ed infilarsi la lama nel giubbotto, non notando lo sguardo affamato della bionda su di sé, che non perse nemmeno per un secondo lo spostamento dell'oggetto.
-Andiamo, raggiungiamo gli altri- disse duramente, per poi uscire lasciandola da sola.
Percorse a ritroso il corridoio ed entrò nella sala da pranzo, gli altri erano già tutti lì e, vedendola arrivare da sola, si allarmarono.
-Emma dov'è?- chiese subito Uncino guardando dietro la sua spalla.
-Arriva- rispose seccamente Regina, tornando con la mente a pochi attimi prima.
Quando anche l'ex Salvatrice si unì ai presenti, Artù si alzò dalla sedia e, con un gran sorriso sulle labbra iniziò a parlare.
-Per prima cosa, spero vivamente che le stanze siano di vostro gradimento. Poi vi vorrei presentare una persona davvero speciale per me, che mi ha sempre sostenuto ed incoraggiato in tutti questi anni, una donna senza la quale non potrei vivere- gli occhi di Regina saettarono verso Emma, rendendosi conto che quest'ultima la stava guardando prima di essere scoperta e tornare ad ascoltare le parole del re -mia moglie Ginevra- Artù gonfiò il petto e si girò in direzione della porta dalla quale, un secondo dopo, ne uscì una donna bellissima e dai lunghi capelli corvini che le ricadevano morbidi sulle spalle.
La regina scrutò tutti i presenti e sorrise mestamente per poi salutarli con un inchino rispettoso.
-Grazie per essere venuti nel nostro regno- la sua voce era soffice e pacata.
-Che noia- sbuffò Zelena poco distante.
-Zitta o ti taglio la lingua e la do in pasto agli animali della foresta- grugnì Regina in tutta risposta.
-Bene, come vi avevo annunciato finirò il mio discorso iniziato nella foresta perciò, se volete seguirmi- Artù ignorò completamente il piccolo battibecco e si incamminò, mano nella mano con la moglie, verso la porta dalla quale era uscita -Merlino aveva previsto il vostro arrivo, tanti anni fa, ci disse che un gruppo di eroi sarebbe venuto a salvarlo, a salvarci tutti. Una terribile minaccia grava sul nostro regno e solamente con il vostro aiuto potremmo sconfiggerla- si inoltrarono per le stanze, superarono porte e corridoi arrivando nel giardino che Regina aveva potuto osservare dalla sua stanza -però c'è un problema- il re arrestò la sua marcia per girarsi ed osservare i volti attenti dei presenti che lo ascoltavano, il suo sguardo era carico di paura e coraggio.
-Che tipo di problema?- fu Uncino a parlare.
-Vedete, molto tempo fa in questo regno, viveva una potente strega di nome Magò. Era terribile e spietata, si divertiva a distruggere ogni cosa incontrasse sul suo cammino, commise parecchi omicidi e non risparmiò nemmeno i bambini. Camelot era diventata una landa deserta e tetra e la strega ne aveva fatto la sua dimora: i pochi sopravvissuti erano stati schiavizzati, ridotti alla fame e costretti a lavorare nelle segrete, privati di tutti i diritti umanamente riconosciuti. Un giorno si presentò Merlino che si batté contro di lei a favore del popolo: la battaglia fu lunga e cruenta, i colpi di magia erano assestati e potenti, i due maghi erano allo stremo delle forze, tutti e due potenti e tutti e due quasi in fin di vita, ma nonostante questo Merlino, in un ultimo gesto eroico riuscì a sconfiggere Magò e salvare gli abitanti del regno.-
Artù si concesse una pausa, tornando indietro con la memoria
-A quell'epoca io ero solo un ragazzo, uno dei pochi sopravvissuti alle ingiurie della strega, seguii lo scontro da dietro una carrucola malandata ammirando il potente mago che ci stava proteggendo. Volevo diventare a tutti i costi il suo allievo. Dopo essersi ripreso accettò e mi insegnò ciò che sapeva, non la magia, non ne sono in grado, ma sul mondo e sulle persone: mi disse che un giorno sarei diventato re di Camelot perché solamente io potevo estrarre la spada dalla roccia, Excalibur, penso che voi la conosciate, poiché solo chi fosse stato in grado di impugnarla avrebbe governato e guidato il popolo attraverso un terribile momento-
-Aspetta, ma in tutto questo noi cosa centriamo?- domandò Regina, sempre più confusa.
-Stavo proprio arrivando al punto, ammetto di averla presa un po' larga- si grattò la testa leggermente imbarazzato -dunque, come dicevo, questo terribile momento è adesso. Sì, adesso, perché Merlino è intrappolato proprio qui, alle mie spalle- con la mano indicò il possente albero dietro di lui -e senza di lui non saremmo in grado di sconfiggere la strega che è risorta dalle sue ceneri. Però questa volta ci servirà la mia spada che, ahimè, ha un problema- estrasse la lama dalla fodera per mostrarla agli altri: l'ultima parte non c'era, spezzata. Regina impallidì, come gli altri, nel constatare i disegni presenti nell'arma lucente, ghirigori neri molto simili a quelli incisi sul pugnale che racchiudevano il nome di Emma Swan.
-E, di grazia, come dovremmo fare? Per tirarlo fuori intendo- domandò Uncino spazientito da tante chiacchiere e ripresosi dal leggero shock, voleva solamente liberare il mago per poter aiutare la sua amata.
-Solo uno di vuoi può farlo in realtà. Ci è stato detto che fra di voi c'è la Salvatrice, solo lei è in grado di liberarlo- tra i presenti calò un'aria di tensione che si poteva tagliare con un coltello, Regina deglutì a vuoto guardando di sottecchi Emma, che aveva gli occhi fuori dalle orbite -dunque, chi è di voi?- domandò Artù facendo vagare lo sguardo tra i presenti, aspettando pazientemente una risposta.
Con la coda dell'occhio vide Emma farsi avanti, come era d'abitudine ma, prima che potesse parlare, strinse forte la mano sull'impugnatura del pugnale e comandò il silenzio alla bionda che la osservava stupita.
-Sono io- fece un passo avanti, deglutendo per l'ennesima volta, sotto gli occhi confusi dei suoi compagni -sono io la Salvatrice- Artù le si avvicinò ed insieme alla moglie le sorrisero felici e con rinnovata speranza.
-Camelot sarà finalmente al sicuro Salvatrice, grazie al tuo aiuto riusciremo finalmente a vivere in pace- la ringraziarono i coniugi.
Regina stiracchiò un sorriso.
Dovevano formulare un piano oppure tutto sarebbe andato perso.

 

 

 

Ciao! Ecco qui il secondo capitolo, che dire, non ho ricevuto recensioni in quello precedente ma non mi faccio scoraggiare, ci tengo a questa storia e, anche se verrà letta in silenzio, apprezzo lo stesso! Certo, un parere è sempre ben accetto per migliorarsi ma, ehi, sono comunque contenta cosi. Grazie mille in anticipo e, alla prossima.
Un bacio.

  
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