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Autore: Rinalamisteriosa    02/10/2015    1 recensioni
Raccolta introspettiva di sei capitoli dedicata a Ryuuya Hyuuga. A seconda del contesto compariranno altri personaggi che riempiranno i suoi frammenti di vita.
Perché è vero che con la costanza, l’impegno, l’energia e la passione si superano certi traguardi, ma ci deve essere qualcuno che crede in te, altrimenti sembrerà un’impresa ardua e impossibile.
1.Infanzia ~ Pieno di graffi || Ryuuya & una bicicletta
2.Adolescenza ~ Fratello maggiore || Ryuuya & i suoi fratelli
3.Maturità ~ Amico e collega || Ryuuya & Ringo
Io rimanevo sempre lo stesso, pur non facendomi superare da nessuno, mentre Ringo cambiava ogni giorno e questa era una dote da ammirare in silenzio.
**Raccolta partecipante alla challenge senza scadenza “100 % prompt to write about them”**
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ryuuya Hyuuga, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Guidati dalla musica'
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Nick: Rinalamisteriosa

Titolo: Con costanza, impegno, energia e passione

Fandom: Uta no Prince-sama

Personaggi: Ryuuya Hyuuga, Un po’ tutti

Eventuale coppia: ///

Prompt usato: 48 - Divano

Introduzione: Certe volte si ritrovava a pensare che questo andare controcorrente di suo fratello, Yamato Hyuuga, li avrebbe portati a scontrarsi anche in quel campo, in futuro, però era un pensiero così remoto che quasi lo ripose in un angolino della sua mente, non gli diede la giusta importanza.

In verità, in quanto fratello maggiore, voleva insegnargli che la loro rivalità non poteva fargli che bene, a patto che entrambi tenessero fuori quei due angeli di Touma e Makoto, che spesso li affiancavano preoccupati che potessero farsi seriamente del male.

Eventuali note: Secondo capitolo della raccolta introspettiva tutta dedicata a Hyuuga-sensei.

Qui è un adolescente. Ho immaginato un momento insieme ai tre fratelli minori, grazie a piccoli spoiler che ho scoperto di recente sulla wikia e quindi ho voluto immaginarli così xD scusate se non sono molto approfonditi, ma di loro si sa ancora meno che di Haruki Mori, quindi questa volta prendete il capitolo com’è, senza troppe pretese =)

Spero che anche questo slice of life vi piaccia, anche se vi avverto, gli aggiornamenti continueranno a esser lenti per avere tutto il tempo di raccogliere decentemente i vari spunti.

Disclaimer: I personaggi citati non mi appartengono e non ho scritto a scopo di lucro.

 

 

 

*

 

 

 

2.

Hyuuga Ryuuya ~ Adolescenza ~ Fratello maggiore

 

 

 

 

Riuscire a riunire i bambini nei pressi del familiare divano color nocciola, mobile usato dall’aria vissuta, era stata un’impresa non da poco.

Non succedeva nemmeno quando c’era qualcosa di interessante da guardare in televisione, figurarsi quando la grande sala da pranzo adibita anche a salotto era avvolta da un silenzio quasi perfetto.

I tre fratellini lo fissavano a modo loro, chi apatico, chi incuriosito, chi allegro, in attesa che spiegasse il motivo di tale iniziativa insolita.

Il sedicenne Ryuuya sedette con studiata lentezza fra Yamato, nove anni, e Makoto, sei anni, il più piccolo della famiglia Hyuuga.

Touma invece preferì occupare il tappeto nuovo e morbido, cambiato una settimana prima e quindi poco polveroso. Normalmente lo avrebbe rimproverato, ma in quel momento decise di lasciar correre.

Da quando aveva acquisito la consapevolezza di essere il maggiore – all’inizio era stato difficile accettare che con la famiglia allargata, da tre a sei membri, la routine quotidiana fosse irrimediabilmente sconvolta – e dunque di detenere molte responsabilità e una certa autorità in merito, si era impegnato molto anche in questo campo, ottenendo risultati altalenanti e divergenti.

Non poteva dire di essere stato sempre perfetto nel suo ruolo, ma almeno ci aveva provato.

E presto avrebbe lasciato quei tre scriccioli per trasferirsi altrove, per pensare unicamente al suo futuro, perciò si sentiva in dovere di informarli personalmente e non attraverso i genitori.

Chiuse gli occhi, sempre blu e più affilati rispetto a quando era un bambino proprio come loro, giusto per essere certo di mantenere un tono fermo e controllato, sicuro mentre si apprestava a riferire brevemente e nel modo più chiaro possibile ciò che sarebbe accaduto di lì a qualche giorno.

Il ragazzo fece per aprire bocca, ma lo precedette uno sbuffo spazientito alla sua destra.

«Sbrigati o si farà notte!» esclamò annoiato Yamato, stravaccato accanto al bracciolo, mentre Touma se ne stava tranquillamente seduto a gambe incrociate ai piedi del divano, le lunghe ciocche ramate che gli incorniciavano il viso. Il bambino di sette anni e mezzo sarebbe stato una sua copia in miniatura se non fosse per la lunghezza dei suoi capelli, che non gradiva affatto con il taglio corto.

Saltato in braccio a Ryuuya, Makoto rise spensierato, intento a far compiere delle piroette all’aeroplanino azzurro che stringeva tra le piccole dita pallide.

«Yamato-nii, veramente Ryuu-nii stava per parlarci, porta pazienza e lascialo iniziare in pace!» esclamò Touma in sua difesa.

«Fruuu, Fruuu!» Makoto cercò di imitare il suono delle eliche, apparentemente estraniato dalla situazione. Lui indossava un cappellino da softball, come quello dei giocatori della sua squadra preferita, che gli appiattiva i capelli chiarissimi come quelli del secondogenito, quest’ultimo però li aveva più ribelli.

«Grazie. Non ho intenzione di discutere con nessuno di voi, perciò sarò breve, se Makoto-kun smetterà di fare il verso al giocattolo e mi concederà la parola. Signorino pilota, ha capito?» chiese divertito Ryuuya, addolcendo la sua espressione e facendo il solletico al fratellino che sobbalzò tra le sue braccia forti come tenaglie e riprese a ridere, stavolta a causa sua.

«Sì, onii-chan, parla, parla!» lo pregò tra una risata e l’altra agitando i pugni chiusi.

«La verità è che forse questa sarà l’ultima volta che ti tengo stretto, presto andrò in una specie di collegio e non mi vedrete per molto tempo…» mormorò tornando serio di colpo.

«Mh? Vai via?» chiese Makoto sollevando il capo, la vocina perplessa.

«Cosa?! Significa che ti hanno preso? Hai superato quell’esame difficilissimo? Yatta, sei grande!» intuì Touma, gongolando sul posto.

«Il solito fortunato!» borbottò Yamato, non prima di aver sgranato gli occhi, non visto.

«Ma… Io non capisco… Se vai via, non sarà bello. Io mi sentirò tanto triste senza il fratellone!» mormorò il più piccolo, vicino alle lacrime, anche se un attimo prima stava ridendo a crepapelle per il solletico. L’aeroplanino gli cadde a terra con un tonfo attutito dal tappeto.

Touma si sporse per raccoglierlo e balzò in piedi.

«Non fare così, Mako-chan! Invece è una cosa bellissima per Ryuu-nii, dobbiamo dire a mamma e papà di festeggiare come se fosse il suo compleanno! Ci sarà la torta al cioccolato, le tartine alla frutta che adori e faremo tanti giochi tutti insieme, capisci?» lo rassicurò, piazzandosi di fronte e dandogli un buffetto affettuoso sulla guancia.

«Sì! Adoro le feste, giocherà anche l’altro onii-chan con noi!» esultò rincuorato, lasciandosi coccolare. Vero che Touma era il più premuroso tra loro, ma di sicuro Makoto non rinunciava mai alla sua dose giornaliera di attenzioni da parte di tutti.

«Grazie, Touma. Effettivamente andrò alla Saotome Accademy. Comportatevi bene quando mi trasferirò…» disse conciso Ryuuya, annuendo.

«Tutta questa adorazione per te proprio non la comprendo. Ho giusto voglia di sfidarti, mi sono stufato di assistere a questa scenetta smielata!» intervenne imbronciato Yamato, tirandosi su e puntando un dito verso il ragazzo, che sospirò senza voltarsi e guardarlo dritto negli occhi animosi, poiché sapeva che altrimenti avrebbe accettato subito ogni sua proposta.

Loro due non andavano molto d’accordo, ma non si tiravano mai indietro quando si trattava di guanti di sfida quotidiani e il più attaccabrighe della famiglia Hyuuga stava crescendo con la convinzione e la presunzione che soltanto imponendosi con un carattere forte avrebbe ottenuto ciò che voleva. Questo modo di pensare forse non era tanto diverso dalla sua filosofia.

Lo conoscevano bene persino i muri di casa loro.

Quando Ryuuya si metteva in testa di fare una determinata cosa, non era certo tipo da cambiare idea da un giorno all’altro.

Se prendeva una decisione, la rispettava.

Se si poneva un obiettivo, lo raggiungeva.

L’ostinazione era uno dei precetti fondamentali che ispiravano e indirizzavano la sua vita, che aveva reso i suoi genitori fieri e orgogliosi di lui, perché si impegnava fino allo stremo e al tempo stesso seguiva il suo cuore.

Prima veniva il dovere, poi toccava al piacere.

Prima andava a scuola e si formava un bel bagaglio culturale, poi dedicava il suo tempo a praticare sport e a suonare la tromba.

Fin da piccolo ne aveva provati diversi – calcio, nuoto, pallacanestro, softball e tanti altri – ma sembrava portato soprattutto per quelli più estremi, quelli più difficili, quelli dove serviva un mix di faccia tosta, avventatezza e sprezzo del rischio per arrivare fino in fondo.

Tanto sport gli serviva anche e soprattutto per il suo strumento musicale, per allenarsi a controllare il respiro, a emettere la quantità di fiato necessaria per eseguire decentemente le composizioni musicali legate al suo strumento e a non rimanerne a corto prima di terminare l’esecuzione.

Aveva persino preso parte ad alcune audizioni, dato il suo indiscutibile talento.

Ed era stato grazie a questo suo straordinario impegno, a questo dinamismo costante, a questa versatilità innata che era finito, suo malgrado, intrappolato nella rete intessuta ad arte da un eccentrico individuo, invischiato da una personalità carismatica come Shining Saotome.

Quell’uomo bizzarro con gli occhiali da sole, un sorriso trionfante e un completo bordeaux, con un’insistenza pari alla sua e una risata abbastanza costruita e teatrale che sembrava seguirlo a ogni angolo di strada, anche se non era personalmente presente, l’aveva convinto ad accettare un accordo vantaggioso per entrambi.

Se lui avesse superato il test di ammissione alla sua fantastica accademia per frequentarla fino alla fine delle lezioni, sosteneva, l’avrebbe reso così famoso da essere scritturato per qualunque progetto all’interno di quel mondo intricato e ancora sconosciuto che era quello dello spettacolo.

Certe volte si ritrovava a pensare che questo andare controcorrente di suo fratello, Yamato Hyuuga, li avrebbe portati a scontrarsi anche in quel campo, in futuro, però era un pensiero così remoto che quasi lo ripose in un angolino della sua mente, non gli diede la giusta importanza.

In verità, in quanto fratello maggiore, voleva insegnargli che la loro rivalità non poteva fargli che bene, a patto che entrambi tenessero fuori quei due angeli di Touma e Makoto, che spesso li affiancavano preoccupati che potessero farsi seriamente del male.

Non sarebbero comunque arrivati a quel punto, non l’avrebbe mai permesso.

«Ci risiamo…» parlò infine, fingendosi incuriosito e lasciando Makoto libero di giocare con Touma sopra al tappeto nero. «E in cosa vorresti sfidarmi?».

«Prendiamo i fischietti e cronometriamo quanto tempo riusciamo a usarli senza riprendere fiato. Corro a prenderli!» decise e in un baleno si era già lanciato verso il corridoio.

 

 

Non metterò al corrente i fans e le principesse dell’esito di quello scontro tra fratelli, che indovinino il vincitore se vogliono, ma ammetto che la nostalgia per quei rari momenti tutti insieme, ogni tanto, torna a farsi sentire a tradimento.

Oggi Yamato è un idol, membro degli Heavens, costantemente in cerca di nuovi stimoli e sfide agguerrite da proporre a coloro che designa come suoi rivali.

Touma, sempre premuroso, sempre a domandarmi “come stai?” quando abbiamo l’occasione di sentirci, sta studiando per diventare fisioterapista.

Makoto, ogni volta che ci vediamo, mi abbraccia e mi chiede se per caso gli ho portato un souvenir, perché lui ama viaggiare e non vede l’ora di terminare il liceo, così da poter visitare gli altri continenti e collezionare oggetti caratteristici da ogni parte del mondo.

Questi che ho presentato sono i miei fratellini.

E io, in quanto maggiore, non potrei allontanarmi a lungo da loro nemmeno se volessi.

 

 

 

 

 

 

 

_________

Grazie a Lerenshaw per il commento al primo capitolo (ti risponderò decentemente appena avrò del tempo disponibile *inchino*) e per l’inserimento nelle storie seguite.

Grazie a chiunque abbia letto o a chi vorrà lasciarmi un parere :)

 

Baci,

Rina

 

  
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