Nick:
Rinalamisteriosa
Titolo:
Con costanza, impegno, energia e passione
Fandom:
Uta no Prince-sama
Personaggi:
Ryuuya Hyuuga, Un po’ tutti
Eventuale
coppia:
///
Prompt
usato:
48 - Divano
Introduzione:
Certe volte si ritrovava a pensare che
questo andare controcorrente di suo fratello, Yamato Hyuuga, li avrebbe portati
a scontrarsi anche in quel campo, in futuro, però era un pensiero così remoto
che quasi lo ripose in un angolino della sua mente, non gli diede la giusta
importanza.
In
verità, in quanto fratello maggiore, voleva insegnargli che la loro rivalità non
poteva fargli che bene, a patto che entrambi tenessero fuori quei due angeli di
Touma e Makoto, che spesso li affiancavano preoccupati che potessero farsi
seriamente del male.
Eventuali
note:
Secondo capitolo della raccolta introspettiva tutta dedicata a
Hyuuga-sensei.
Qui
è un adolescente. Ho immaginato un momento insieme ai tre fratelli minori,
grazie a piccoli
spoiler che ho scoperto di recente sulla wikia e quindi ho voluto
immaginarli così xD scusate se non sono molto approfonditi, ma di loro si sa
ancora meno che di Haruki Mori, quindi questa volta prendete il capitolo com’è,
senza troppe pretese =)
Spero
che anche questo slice of life vi
piaccia, anche se vi avverto, gli aggiornamenti continueranno a esser lenti per
avere tutto il tempo di raccogliere decentemente i vari spunti.
Disclaimer:
I personaggi citati non mi appartengono e non ho scritto a scopo di
lucro.
*
2.
Hyuuga
Ryuuya ~ Adolescenza
~ Fratello maggiore
Riuscire
a riunire i bambini nei pressi del familiare divano color nocciola, mobile usato
dall’aria vissuta, era stata un’impresa non da poco.
Non
succedeva nemmeno quando c’era qualcosa di interessante da guardare in
televisione, figurarsi quando la grande sala da pranzo adibita anche a salotto
era avvolta da un silenzio quasi perfetto.
I
tre fratellini lo fissavano a modo loro, chi apatico, chi incuriosito, chi
allegro, in attesa che spiegasse il motivo di tale iniziativa
insolita.
Il
sedicenne Ryuuya sedette con studiata lentezza fra Yamato, nove anni, e Makoto,
sei anni, il più piccolo della famiglia Hyuuga.
Touma
invece preferì occupare il tappeto nuovo e morbido, cambiato una settimana prima
e quindi poco polveroso. Normalmente lo avrebbe rimproverato, ma in quel momento
decise di lasciar correre.
Da
quando aveva acquisito la consapevolezza di essere il maggiore – all’inizio era stato difficile accettare che
con la famiglia allargata, da tre a sei membri, la routine quotidiana fosse
irrimediabilmente sconvolta – e dunque di detenere molte responsabilità e
una certa autorità in merito, si era impegnato molto anche in questo campo,
ottenendo risultati altalenanti e divergenti.
Non
poteva dire di essere stato sempre perfetto nel suo ruolo, ma almeno ci aveva
provato.
E
presto avrebbe lasciato quei tre scriccioli per trasferirsi altrove, per pensare
unicamente al suo futuro, perciò si sentiva in dovere di informarli
personalmente e non attraverso i genitori.
Chiuse
gli occhi, sempre blu e più affilati rispetto a quando era un bambino proprio
come loro, giusto per essere certo di mantenere un tono fermo e controllato,
sicuro mentre si apprestava a riferire brevemente e nel modo più chiaro
possibile ciò che sarebbe accaduto di lì a qualche giorno.
Il
ragazzo fece per aprire bocca, ma lo precedette uno sbuffo spazientito alla sua
destra.
«Sbrigati
o si farà notte!» esclamò annoiato Yamato, stravaccato accanto al bracciolo,
mentre Touma se ne stava tranquillamente seduto a gambe incrociate ai piedi del
divano, le lunghe ciocche ramate che gli incorniciavano il viso. Il bambino di
sette anni e mezzo sarebbe stato una sua copia in miniatura se non fosse per la
lunghezza dei suoi capelli, che non gradiva affatto con il taglio
corto.
Saltato
in braccio a Ryuuya, Makoto rise spensierato, intento a far compiere delle
piroette all’aeroplanino azzurro che stringeva tra le piccole dita
pallide.
«Yamato-nii,
veramente Ryuu-nii stava per parlarci, porta pazienza e lascialo iniziare in
pace!» esclamò Touma in sua difesa.
«Fruuu, Fruuu!» Makoto cercò di imitare il suono
delle eliche, apparentemente estraniato dalla situazione. Lui indossava un
cappellino da softball, come quello dei giocatori della sua squadra preferita,
che gli appiattiva i capelli chiarissimi come quelli del secondogenito,
quest’ultimo però li aveva più ribelli.
«Grazie.
Non ho intenzione di discutere con nessuno di voi, perciò sarò breve, se
Makoto-kun smetterà di fare il verso al giocattolo e mi concederà la parola.
Signorino pilota, ha capito?» chiese divertito Ryuuya, addolcendo la sua
espressione e facendo il solletico al fratellino che sobbalzò tra le sue braccia
forti come tenaglie e riprese a ridere, stavolta a causa
sua.
«Sì,
onii-chan, parla, parla!» lo pregò
tra una risata e l’altra agitando i pugni chiusi.
«La
verità è che forse questa sarà l’ultima volta che ti tengo stretto, presto andrò
in una specie di collegio e non mi vedrete per molto tempo…» mormorò tornando
serio di colpo.
«Mh?
Vai via?» chiese Makoto sollevando il capo, la vocina
perplessa.
«Cosa?!
Significa che ti hanno preso? Hai superato quell’esame difficilissimo? Yatta, sei grande!» intuì Touma,
gongolando sul posto.
«Il
solito fortunato!» borbottò Yamato, non prima di aver sgranato gli occhi, non
visto.
«Ma…
Io non capisco… Se vai via, non sarà bello. Io mi sentirò tanto triste senza il
fratellone!» mormorò il più piccolo, vicino alle lacrime, anche se un attimo
prima stava ridendo a crepapelle per il solletico. L’aeroplanino gli cadde a
terra con un tonfo attutito dal tappeto.
Touma
si sporse per raccoglierlo e balzò in piedi.
«Non
fare così, Mako-chan! Invece è una cosa bellissima per Ryuu-nii, dobbiamo dire a
mamma e papà di festeggiare come se fosse il suo compleanno! Ci sarà la torta al
cioccolato, le tartine alla frutta che adori e faremo tanti giochi tutti
insieme, capisci?» lo rassicurò, piazzandosi di fronte e dandogli un buffetto
affettuoso sulla guancia.
«Sì!
Adoro le feste, giocherà anche l’altro onii-chan con noi!» esultò rincuorato,
lasciandosi coccolare. Vero che Touma era il più premuroso tra loro, ma di
sicuro Makoto non rinunciava mai alla sua dose giornaliera di attenzioni da
parte di tutti.
«Grazie,
Touma. Effettivamente andrò alla Saotome Accademy. Comportatevi bene quando mi
trasferirò…» disse conciso Ryuuya, annuendo.
«Tutta
questa adorazione per te proprio non la comprendo. Ho giusto voglia di sfidarti,
mi sono stufato di assistere a questa scenetta smielata!» intervenne imbronciato
Yamato, tirandosi su e puntando un dito verso il ragazzo, che sospirò senza
voltarsi e guardarlo dritto negli occhi animosi, poiché sapeva che altrimenti
avrebbe accettato subito ogni sua proposta.
Loro
due non andavano molto d’accordo, ma non si tiravano mai indietro quando si
trattava di guanti di sfida quotidiani e il più attaccabrighe della famiglia
Hyuuga stava crescendo con la convinzione e la presunzione che soltanto
imponendosi con un carattere forte avrebbe ottenuto ciò che voleva. Questo modo
di pensare forse non era tanto diverso dalla sua
filosofia.
Lo
conoscevano bene persino i muri di casa loro.
Quando
Ryuuya si metteva in testa di fare una determinata cosa, non era certo tipo da
cambiare idea da un giorno all’altro.
Se
prendeva una decisione, la rispettava.
Se
si poneva un obiettivo, lo raggiungeva.
L’ostinazione
era uno dei precetti fondamentali che ispiravano e indirizzavano la sua vita,
che aveva reso i suoi genitori fieri e orgogliosi di lui, perché si impegnava
fino allo stremo e al tempo stesso seguiva il suo cuore.
Prima
veniva il dovere, poi toccava al piacere.
Prima
andava a scuola e si formava un bel bagaglio culturale, poi dedicava il suo
tempo a praticare sport e a suonare la tromba.
Fin
da piccolo ne aveva provati diversi – calcio, nuoto, pallacanestro, softball e
tanti altri – ma sembrava portato soprattutto per quelli più estremi, quelli
più difficili, quelli dove serviva un mix di faccia tosta, avventatezza e
sprezzo del rischio per arrivare fino in fondo.
Tanto
sport gli serviva anche e soprattutto per il suo strumento musicale, per
allenarsi a controllare il respiro, a emettere la quantità di fiato necessaria
per eseguire decentemente le composizioni musicali legate al suo strumento e a
non rimanerne a corto prima di terminare l’esecuzione.
Aveva
persino preso parte ad alcune audizioni, dato il suo indiscutibile
talento.
Ed
era stato grazie a questo suo straordinario impegno, a questo dinamismo
costante, a questa versatilità innata che era finito, suo malgrado, intrappolato
nella rete intessuta ad arte da un eccentrico individuo, invischiato da una
personalità carismatica come Shining Saotome.
Quell’uomo
bizzarro con gli occhiali da sole, un sorriso trionfante e un completo bordeaux,
con un’insistenza pari alla sua e una risata abbastanza costruita e teatrale che
sembrava seguirlo a ogni angolo di strada, anche se non era personalmente
presente, l’aveva convinto ad accettare un accordo vantaggioso per
entrambi.
Se
lui avesse superato il test di ammissione alla sua fantastica accademia per
frequentarla fino alla fine delle lezioni, sosteneva, l’avrebbe reso così famoso
da essere scritturato per qualunque progetto all’interno di quel mondo intricato
e ancora sconosciuto che era quello dello spettacolo.
Certe
volte si ritrovava a pensare che questo andare controcorrente di suo fratello,
Yamato Hyuuga, li avrebbe portati a scontrarsi anche in quel campo, in futuro,
però era un pensiero così remoto che quasi lo ripose in un angolino della sua
mente, non gli diede la giusta importanza.
In
verità, in quanto fratello maggiore, voleva insegnargli che la loro rivalità non
poteva fargli che bene, a patto che entrambi tenessero fuori quei due angeli di
Touma e Makoto, che spesso li affiancavano preoccupati che potessero farsi
seriamente del male.
Non
sarebbero comunque arrivati a quel punto, non l’avrebbe mai
permesso.
«Ci
risiamo…» parlò infine, fingendosi incuriosito e lasciando Makoto libero di
giocare con Touma sopra al tappeto nero. «E in cosa vorresti
sfidarmi?».
«Prendiamo
i fischietti e cronometriamo quanto tempo riusciamo a usarli senza riprendere
fiato. Corro a prenderli!» decise e in un baleno si era già lanciato verso il
corridoio.
Non
metterò al corrente i fans e le principesse dell’esito di quello scontro tra fratelli, che
indovinino il vincitore se vogliono, ma ammetto che la nostalgia per quei rari
momenti tutti insieme, ogni tanto, torna a farsi sentire a
tradimento.
Oggi
Yamato è un idol, membro degli Heavens, costantemente in cerca di nuovi stimoli
e sfide agguerrite da proporre a coloro che designa come suoi
rivali.
Touma,
sempre premuroso, sempre a domandarmi “come stai?” quando abbiamo l’occasione di
sentirci, sta studiando per diventare fisioterapista.
Makoto,
ogni volta che ci vediamo, mi abbraccia e mi chiede se per caso gli ho portato
un souvenir, perché lui ama viaggiare e non vede l’ora di terminare il liceo,
così da poter visitare gli altri continenti e collezionare oggetti
caratteristici da ogni parte del mondo.
Questi
che ho presentato sono i miei fratellini.
E
io, in quanto maggiore, non potrei allontanarmi a lungo da loro nemmeno se
volessi.
_________
Grazie
a Lerenshaw per il commento al primo
capitolo (ti risponderò decentemente
appena avrò del tempo disponibile *inchino*) e per l’inserimento nelle
storie seguite.
Grazie
a chiunque abbia letto o a chi vorrà lasciarmi un parere
:)
Baci,
Rina