Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Rei Murai    14/02/2009    0 recensioni
Per quanti anni aveva amato quel paesaggio? per quanti anni l’aveva condiviso con loro? Era strano, per chi lo conosceva, vedere Kiba Inuzuka, seduto in un angolo, tranquillo, a fissare le fronde degli alberi che si muovevano ad ogni sospiro del vento, con in grembo Akamaru accoccolato su di lui.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kiba Inuzuka, Neji Hyuuga, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa fic è arrivata 4 classificata al concorso Only Yaoi indetto da
Deidarasempai
in più a vinto:
Premio della giuria
http://i40.tinypic.com/ic5uzm.jpg

Premio per l’originalità
http://i42.tinypic.com/aky4rc.jpg

Wait

 

 

 

Perché tutti hanno la tendenza ad amare.
È facile suscitare amore ma è impossibile farlo finire, finchè non svanisce per conto suo.

 

L’inuzuka fissava con aria distante il paesaggio di fronte a se.

 

Konoha, di notte, non era nulla di particolare anche se vista dal belvedere.

I ninja si muoveva indisturbati rientrando o partendo dal villaggio, le luci cominciavano lentamente a spegnersi facendo sparire ogni traccia di quel posto nascosto nelle terre del fuoco, solo il pianto lontano di qualche bambino o l’ululare dei cani di villa Inuzuka spezzavano il silenzio surreale che si veniva a creare con il calare delle tenebre portando l’ombra della malinconia con se.

Erano tre anni, ormai, che Kiba ritornava in quel posto, sedendosi sulla ringhiera che dava sul precipizio, con le gambe a penzoloni nel vuoto, scrutando nell’oscurità in cerca della figura famigliare che aveva visto ogni notte all’alba dei suoi quindici anni.

Già.

Erano passati davvero parecchi anni dalla grande guerra che aveva visto il suo villaggio natale preso d’assalto, parecchi anni da quando, fianco a fianco ai suoi amici, aveva protetto il posto in cui era crescito, in cui aveva vissuto e per cui aveva giurato fedeltà prima di entrare all’accademia.

Sua madre era morta cinque anni prima, durante una missione e sua sorella, finito l’addestramento, aveva preso in mano le redini della famiglia dimostrandosi un ottima capoclan al pari di Tsume.

Per quanto gli riguardava, una volta ripresosi dallo shock di aver perso l’unica figura genitoriale rimastagli, si era reso conto di aver perso tutto e di averlo fatto ancora prima di poterlo cominciare.

 

L’odore dei ciliegi si innalzava lento e dolce nell’aria dei primi giorni di maggio,lontano, da qualche parte, il rumore di un ruscello che scorreva veloce lungo il pendio della montagna che costeggiava il villaggio e le risate di qualche bambino impegnato a giocare ai ninja nascondendosi tra le fronde degli alberi.

Per quanti anni aveva amato quel paesaggio?
per quanti anni l’aveva condiviso con loro?
Era strano, per chi lo conosceva, vedere Kiba Inuzuka, seduto in un angolo, tranquillo, a fissare le fronde degli alberi che si muovevano ad ogni sospiro del vento, con in grembo Akamaru accoccolato su di lui.

Quando finiva gli allenamenti, senza nulla da fare, correva via dalle urla della sorella, più lontano possibile dal guaire dei cani, cercando un posto sicuro, un posto dove potersi riposare.

Quasi casualmente era finito lì, sul bel vedere, ritrovandosi a dividere il posto con le persone che, meno probabilmente, mai si sarebbe sognato di incontrare.

Konoha non era affatto piccola, il numero di abitanti decisamente elevato, però erano in poche le persone che si avventuravano fino in cima alla montagna degli Hokage, ancora più su del volto più alto, fino a quello spiazzo non più largo di una piazza e con qualche albero e una recinzione a delimitare lo strapiombo.

Una delle motivazioni per cui la gente comune non ci andava mai era la rapidità e la difficoltà della scalinata che saliva in pendenza lungo il muro di roccia oltrepassando il tetto del palazzo dell’Hokage.

Il secondo motivo, molto probabilmente, era legato alla zona in cui era posizionata.

La scalinata cominciava in un angolo imprecisato e nascosto del villaggio, posizionato tra le mura di villa Hyuuga e al delimitare della zona del clan Inuzuka.

Considerando che gli Hyuuga non erano molto ospitali e il guaire dei cani spesso non era apprezzabile la gente comunque cercava di evitare il più possibile di addentrarsi da quelle parti lasciando il posto totalmente vuoto.

Di fatti per lui era stato molto più improbabile trovarvi Sasuke Uchiha, seduto su uno dei gradini in pietra, intento a scrutare il paesaggio che non Neji Hyuuga, poco lì distante, con aria indifferente che gli dava le spalle.

Li aveva fissati per qualche istante per poi oltrepassare il primo e fermarsi a qualche metro dal secondo arrampicandosi sulla staccionata e sedendo visi con le gambe a penzoloni ignorandoli.

Ai tempi aveva creduto di aver interrotto una discussione tra i due, per qunto si potesse immaginare un ipotetica conversazione tra i due, ma non aveva mai scoperto se le sue supposizioni fossero esatte.

Qualche mimuto dopo il suo arrivo, Sasuke si era alzato e si era allontanato scendendo gli scalini e lasciandoli da soli.

Mezz’ora dopo anche Neji era andato via.

 

Capitava spesso che, avventurandosi sul bel vedere, gli capitasse di incontrare i due.

Poco dopo il suo arrivo l’Uchiha se ne andava sempre, lasciando lui e lo Hyuuga da soli.

Non parlavano mai, si limitavano a fissare il panorama, persi dietro i propri pensieri, a qualche metro l’uno dall’altro.

Anche quando si soffermava a Villa Hyuuga, per andare a prendere Hinata. Neji si limitava a fissarlo, lo squadrava dalla testa ai piedi, con quello sguardo di ghiaccio , come se soppesasse, ogni volta, il suo valore e quanto fosse all’altezza di stare assieme a sua cugina.

Inizialmente Kiba aveva odiato Neji.

Rispondeva a quello sguardo con uno altrettanto inquisitore, più freddo possibile. Rimaneva a fissarlo fino a che non arrivava Hinata, poi l’altro si allontanava in silenzio.

Lo Hyuuga era quello che maltrattava Hinata,quello che all’esame Chunin aveva cercato di ucciderla.

Non voleva le si avvicinasse e si era autoproclamato suo “guardiano” proprio per proteggerla da lui.

Poi, a lungo andare, aveva capito il suo modo di fare.

Neji era cambiato, il qualche modo. Dopo l’esame, senza un motivo apparente, o comunque a lui conosciuto, aveva smesso di guardare la cugina con quegli occhi pieni di ira e l’aveva presa sotto la propria ala protettiva.

Il cambiamento ovviamente era avvenuto graduatamente, contornato dai piccoli gesti abitudinali che l’avevano reso in qualche modo più dolce.

E, assieme al suo carattere, era anche cambiato il modo che aveva di guardare chi girava attorno a sua cugina.

A lungo andare quello sguardo era diventato quello di uno che soppesava il possibile futuro marito di una persona a cui teneva molto, a cui voleva bene.

La prima volta che lui e Neji si erano rivolti la parola era stato proprio per quello.

A Kiba non era mai interessato sposare Hinata, per lui la compagna di squadra era come una sorella non riusciva a vederla in nessun altro modo, figurarsi come futura moglie.

Aveva voluto mettere in chiaro la cosa perc hè era stanco.

Stanco di essere fissato così dall’altro, stanco di avere i suoi occhi costantemente addosso, stanco di essere soppesato. Neji lo aveva fissato poi aveva annuito dandogli le spalle.

Proprio di discussione non si poteva parlare dato che, l’unico che aveva aperto bocca era lui poi era arrivata  Hinata conglando la situazione.

Il giorno dopo era salito sul bel vedere e si era seduto al solito posto con le gambe a penzoloni nel vuoto.

Neji gli si era affiancato poggiandosi alla ringhiera e fissando il panorama in silenzio con lui.

Era sicuro che l’Uchiha si fosse voltato verso di loro poco prima di scendere i gradini.

 

È buffo come certa gente possa sopravvivere alle  grandi guerre e poi morire nelle piccole missioni, sua madre ne era l’esempio lampante.

I Ninja lottano per il loro paese,per i loro ideali combattono guerre, eseguono missioni, danno la propria vita per il bene degli altri per poi ottere solo un nome sulla lapide e, se gli va bene, sulla roccia degli eroi di guerra, sembra così ingiusto.

Il sole cominciava a tramontare lentamente dietro i monti, l’aria diventava più fresca.

I lineamenti delle rocce sembravano colorati nelle varie tonalità dell’arancio e del rosa , le fronde degli alberi si portavano dietro quel buon profumo che gli piaceva tanto.

Dondolando le gambe nel vuoto gli sembrava quasi di poter volare, un volo che probabilmente non avrebbe mai fatto se non con la spinta giusta.

 

Sasuke era tornato a Konoha più o meno in quel periodo dopo la guerra contro Danzo e i suoi tirapiedi.

Aveva frequentato per un po’ Naruto, nulla di serio però, la guerra e il tradimento avvenuto anni prima avevano cambiato entrambi e il loro rapporto più di quando lo stesso Uzumaki aveva pensato . forse, se la loro storia si fosse svolta in un modo differente, il loro fidanzamento sarebbe durato qualche anno in più.

Dopo la rottura con il biondo aveva notato che, l’Uchiha, aveva ripreso a frequentare Neji come, se non più, che nel periodo dell’accademia e la cosa non gli era piaciuta.

La prima volta che aveva rischiato di perdere Neji era stato proprio durante la missione per recuperare l’Uchiha.

Aveva creduto, sperato, che l’accanimento di Neji, ben celato sotto la solita aria impassibile, fosse stato solo per un dovere verso il villaggio, per la missione, ,ma sapeva anche che era inutile autoilludersi.

L’aveva capito solo quando erano rientrati a Konoha e aveva visto lo Hyuuga steso in quel letto d’ospedale.

Neji amava Sasuke.

Un amore diverso da tutti i tipi di amori che aveva visto, un amore forte, rafforzato anche dai passati simili dei due ragazzi.

Aveva avuto paura che Sasuke glielo portasse via, che Neji decidesse di seguirlo.

Se così fosse successo avrebbe maledetto in eterno il nome del moro e la sua sete di vendetta ma, fortunatamente, al villaggio c’era ancora qualcosa che Neji reputava più importante di Sasuke e del suo amore per lui. Qualcosa che, per lo Hyuuga, era  più importante di qualsiasi altra cosa al mondo,Hinata.

Gli ci era voluto un po’ per accettare la situazione.

Kiba non aveva mai conosciuto l’amore e non aveva mai creduto che gli sarebbe capitato di inciamparci prima o poi.

Nei primi tempi assieme al team 8 aveva creduto di amare la piccola Hyuuga.

Ne era stato così certo che aveva cominciato a provare invidia verso Naruto e il fatto che Hinata lo ammirasse così tanto poi, quando si era reso contro che Neji credeva fosse innamorato di lei si era affrettato a smentire il tutto.

Troppo di fretta e con convinzione per essere una cosa normale.

No, Kiba non era mai stato innamorato di Hinata , ma il suo primo amore era stato comunque uno Hyuuga, Neji.

Il problema era il fatto che quel suddetto Hyuuga fosse già impegnato con qualcun altro.

Il cuore era proprio ingiusto, lo pensava tutt’ora.

Finiva sempre con l’innamorarsi della persona sbagliata nel momento sbagliato e ovviamente non si dichiarava mai.

Non l’aveva fatto quando Sasuke aveva lasciato il villaggio, Neji era distrutto per la perdita e poi, a lungo andare, aveva perso il coraggio per dirglielo.

Non glielo aveva detto nemmeno quando Sasuke era tornato, per cercare in qualche modo di attirare il moro verso di se e non lasciarlo nuovamente nelle mani del minore degli Uchiha.

Si era lasciato scappare tante piccole occasioni costringendosi a portare quel segreto per anni, trascinandolo come se fosse un fagotto pesante a cui era stato legato a  forza poi, ovviamente, quando aveva trovato il coraggio di farlo, di dichiararsi all’altro, era arrivata la notizia.

Una missione piccola, poco pericolosa.

Il team di Gai era stato mandato a Suna per recapitare un messaggio urgente al Kazekage, durante il tragitto erano stati attaccati e feriti gravemente.

Lee e TenTen erano tornati, Neji no.

 

Non si recava mai alla tomba dell’altro perché in quella tomba non c’era nulla.

Dopo giorni di ricerca l’avevano decretato morto, i famigliari avevano voluto fare un funerale e seppellire la bara in mancanza d’altro, a scopo simbolico.

Hinata era caduta in uno stato depressivo, Tenten aveva smesso di parlare.

Non gli piaceva l’idea che, la mancanza dell’altro, aveva devastato così il villaggio e le persone a lui care.

Non voleva crederci.

Era andato dall’Hokage, aveva fatto casino in modo da poter avere una minima possibilità di unirsi alle ricerche, di accertarsi con i suoi occhi che Neji era morto sul serio ma gli era stato negato.

Durante il ritorno aveva visto Sasuke seduto su una panchina, i gomiti poggiati sulle gambe e il viso sopra i palmi.

Non piangeva.

Non mostrava alcuna reazione alla notizia, rimaneva lì, fermo, in silenzio, fissando il vuoto.

Non poteva capire come si sentisse veramente Sasuke.
Prima ancora di perdere Neji, l’Uchiha aveva perso tutto: I genitori, gli zii, i parenti, poi il fratello maggiore e ora la persona che amava.

Gli si era avvicinato, conscio che l’altro si era accorto di lui e l’aveva abbracciato.

Già, Kiba non poteva capire cosa significasse perdere tutto, però conosceva anche lui il dolore nel perdere la persona amata, era un dolore che, in quel momento, stava dividendo con lo stesso Sasuke che, anche se con reticenza, aveva ricambiato l’abbraccio poggiandogli la mano destra sul fianco.

Non aveva mai capito come ma, quella sera, erano finiti a letto assieme e da li era cominciata la loro “relazione”.

Stavano assieme per compensare la mancanza dello Hyuuga, per sostenenrsi a vicenda anche se nessuno dei due cercava di darlo a vedere all’altro.

Visti da fuori sembavano la classica coppietta ma nessuno vedeva la cosa di buon occhio.

Tutti giudicavano l’Uchiha per essersi messo con Kiba subito dopo la morte di Neji ma a lui non interessava.

Poi una mattina aveva perso anche Sasuke.

 

Il sole ormai era totalmente calato dietro le montagne.

Con attenzione aveva rimesso i piedi all’interno della staccionata ed era atterrato sul balconcino dando le spalle al panorama.

Sasuke aveva lasciato nuovamente il villaggio, questa volta con un regolare permesso dell’Hokage e non si era più fatto vedere.

L’avevano lasciato solo.

Li aveva amati entrambi, a modo suo, ed era rimasto da solo.

Ogni tanto,sotto maggio, tornava in quel posto, il loro posto, dove il profumo dei ciliegi in fiore aleggiava nell’aria e, se si concentrava, poteva sentire la presenza delle due persone che aveva amato nella sua vita senza ricavarne nulla, era deprimente ma non poteva farne a meno.

Era certo che ci sarebbe tornato fino alla vecchiaia e che, un giorno, ci avrebbe trovato lì anche Sasuke e avrebbero scherzato sui tiri mancini della vita e su quanto facesse schifo.

 

In tanto si limitava ad aspettarli entrambi consapevole che, prima o poi li avrebbe rivisti su quel bel vedere, sotto la luce del primo sole primaverile, attorniato dal profumo dei fiori di ciliegio e non sarebbe tornato mai più.


Se volete leggere altre mie fic potete trovarmi all'indirizzo:

http://shiryfic.iobloggo.com/#
Passate.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Rei Murai