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Autore: kway831    03/10/2015    1 recensioni
Decise di avanzare di qualche passo, e si richiuse la porta alle spalle. C'era un gran silenzio, e Teddy allungò piano piano un piedino, tentando di non fare troppo rumore. La bocca gli si spalancò il un gran sorriso. Avrebbe colto papà con le mani nel sacco: altro che troppo piccolo! Lui sì che era un vero esploratore...
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Teddy Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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"Oggi parleremo dei nostri papà. Chi vuole iniziare a descrivere il proprio?" chiese gentilmente la signorina Wincoat. Un vago mormorio si fece largo tra i bambini. "Uhm, vediamo... Mickey?"

Michael Standford, seconda fila, primo banco, si era schiarito platealmente la gola.

"Mio padre si chiama William, ed è il titolare della Stanford Company: una delle società per azioni leader negli States." recitò come da copione con un ghigno scaltro.

Qualcuno rise.

"Oh, sei un bambino fortunato," rispose gentilmente la signorina Wincoat. "Ma pensavo a qualcosa più riguardo al carattere, Mickey."

Il bambino sbuffò. "È generoso e mi fa tanti regali. Mi ha preso la nuova consolle del videogame Pirates of the traffic, per esempio..."

La signorina Wincoat sospirò, scuotendo la testa con un vago sorriso. "Va bene, va bene... Sean?"

Il bambino seduto in ultima fila sembrò sprofondare sotto il banco.

"Il mio papà si chiama Robert." Esitò per un attimo. "Ha trentun anni ed è molto gentile con me e con la mamma, anche se... non mi fa molti regali perchè non ha più un lavoro."

"L'affetto è la cosa più importante, non importano i soldi!" esclamò una voce contrariata.

La signora Wincoat sospirò di nuovo, voltandosi verso sinistra. Terza fila, ultimo banco. Teddy Remus Lupin.

"Teddy, lo sai che devi alzare la mano per parlare." gli fece notare.

"Mi scusi." mormorò il bambino.

"Perchè non ci racconti del tuo papà?"

Il viso di Teddy si illuminò. "Il mio papà è il migliore papà del mondo. È buono, fa ridere la mamma e mi insegna tante cose. Anche lui non ha un lavoro, ma almeno non è sempre via di casa come il papà di Micheal." borbottò lanciando un'occhiata di sufficienza in direzione dell'altro bambino.

"Stai zitto, Lupin!"

"È la verità!"

"Solo perchè tuo papà è povero non significa che lo debbano essere tutti!"

"Attento a quello che dici!"

"Idiota!"

"Stupido!"

"Ora basta." tuonò la signorina Wincoat, e nessuno osò più fiatare. Quando fu tornato il silenzio, la maestra sospirò e si ravviò i capelli biondicci con un gesto stanco della mano. Sembrava molto seria, notò Teddy, sebbene non avesse abbandonato quel suo solito modo di fare gentile ed educato. "Qualcuno sa dirmi perchè stiamo parlando dei papà?"

Una bambina al centro della prima fila alzò timidamente la mano.

"Sally?"

"Perchè il papà di Nicole è stato cattivo con lei e con sua madre."

La signorina Wincoat annuì. "Esatto. Bambini, è successa una cosa molto brutta, e poteva capitare a chiunque. Dovete capire che il padre della vostra compagna è in realtà un... un mostro. I papà vogliono bene ai propri figli, i mostri no. La cosa veramente brutta è che anche un mostro può diventare padre. Quindi, se vostro papà inizia a fare del male a voi o alla vostra mamma dovete dirmelo subito, ok? Così la polizia lo mette in prigione." spiegò con semplicità. "Adesso Nicole è ancora in ospedale, ma quando torna, mi raccomando, non parlatele del suo papà. A nessuno piacerebbe avere un mostro come padre, no?"

I bambini annuirono.

"A nessuno piacerebbe." ripetè a bassa voce Michael Standford, lanciando un'occhiata di traverso a Teddy Lupin.

***

Il bimbo aprì cauto la porta. "Papà?" chiese tra lo speranzoso e l'eccitato.

Adesso sì che finalmente avrebbe scoperto cosa faceva suo padre una volta al mese in quella soffitta polverosa. Magari teneva qualche giocattolo tutto per sè, pensò con una leggera invidia, del quale era geloso, e che funzionava solo con la luna piena. Magari voleva giocarci tutto da solo. Magari riteneva Teddy troppo piccolo per potelo usare insieme a lui!

La soffitta era buia e disordinata, ma di papà neanche l'ombra.

"Papà?" ritentò. Nessuno rispose.

Decise di avanzare di qualche passo, e si richiuse la porta alle spalle. C'era un gran silenzio, e Teddy allungò piano piano un piedino, tentando di non fare troppo rumore. La bocca gli si spalancò il un gran sorriso. Avrebbe colto papà con le mani nel sacco: altro che troppo piccolo! Lui sì che era un vero esploratore...

Sentì la mamma richiamarlo dal piano di sotto, ma la ignorò. Di solito a quell'ora lo cercava solo per motivi sciocchi, come il bagno, o perchè era tardi e bisognava andare a dormire. Ma quello era un momento troppo importante, e anche la mamma poteva aspettare.

Poi, all'improvviso, qualcosa attirò la sua attenzione.

Due piccole biglie luminose brillavano a mezz'aria, nel buio della stanzetta. Per un secondo scomparvero, per poi riapparire chiare e belle come prima.

No, non erano biglie.

Teddy trasalì, e per poco non cacciò un urlo per lo spavento. Indietreggiò istintivamente, arrivando a schiacciarsi contro la porta della soffitta. Per un momento il suo cuore di bimbo aveva smesso di battere, e la paura gli si era dilagata con prepotenza nel petto fino ad afferrargli la gola in una morsa.

Non appena si era mosso, i due occhi che brillavano nell'oscurità erano scattati in avanti, qualcosa di terribilmente simile ad un ringhio aveva spezzato il silenzio e Teddy era stato schiacciato a terra. Il peso dell'animale -no, del mostro!- che gli premeva sul petto gli impediva di respirare.

"P-papà!" boccheggiò questa volta, sentendo che le lacrime iniziavano ad offuscargli la vista. Dov'era suo padre? Il mostro aveva mangiato anche lui?

I grossi artigli della besta gli pungevano il petto, e sentiva il suo respiro fremere a pochi centimetri dal suo viso. Due lunghe zanne luccicarono nel buio, e poi...

Sebbene Teddy avesse avuto gli occhi spalancati dal terrore, sulle prime non vide le potenti scintille verdi che avevano illuminato all'improvviso la stanza. Il sangue che gli pulsava nei timpani non gli aveva permesso di udire la voce della mamma che urlava una parola strana, nè tantomeno il guaito straziato che aveva emesso il lupo.

Qualcuno lo aveva tirato su per un braccio, dal dietro, e lui si era messo barcollante e tremante in piedi. Il lupo - ora lo vedeva bene - continuava a guaire, ringhiare, e contorcersi per terra con bocca serrata, le orecchie aderenti al collo peloso e le zanne ben in mostra.

Qualcuno lo aveva scosso bruscamente per una spalla, e Teddy si era voltato con aria del tutto assente. Perchè la mamma, mentre teneva a bada la bestia, gli stava gridando contro? E perchè sembrava spaventata? Non riusciva a sentirla. Tutto si era fatto confuso.

Allora sua madre lo afferrò di nuovo per un braccio e lo spinse fuori. Davanti a Teddy, si apriva la voragine delle scale. Si aggrappò per non perdere l'equilibrio e allungò un piedino tremante sul primo gradino. Si sentiva le gambe stranamente molli, e neanche si accorse che la mamma l'aveva preso in braccio. L'aveva abbracciato forte mentre scendeva velocemente le scale, attraversava la cucina e lo faceva sedere delicatamente sulla poltrona del salotto.

"Dov'è papà?" chiese Teddy in un sussurro agitato, mentre la mamma gli sfilava la casacca del pigiamino, scoprendogli il petto graffiato dai poderosi artigli del mostro.

"Teddy..." iniziò sua madre. La mamma non piangeva mai, non l'aveva mai vista piangere, lei non poteva piangere!

"Papà è in soffitta." rispose infine con un lieve sorriso, tirando su col naso.

Papà è buono, Teddy. Papà è normale.

"Bugiarda!" gridò il piccolo. "Sei una bugiarda! Quello non è il mio papà!"

"Teddy..."

"No! Il mio papà è normale, e mi vuole bene, e..."

I papà vogliono bene ai propri figli, Teddy. I mostri no.

"Teddy, maledizione, tuo padre è un lupo mannaro!"

La mamma aveva gridato forte, e il bambino iniziò a sentire di nuovo le lacrime pungergli gli occhi.

La cosa veramente brutta è che anche i mostri possono diventare padri.

"Quello non è mio papà." disse Teddy con la voce che tremava. In tutta la sua vita da bambino, non aveva mai rivolto un tono tanto spaventato a sua madre. La voce gli si spezzò in gola. "M-mi voleva far male, mamma."

A nessuno piacerebbe avere un mostro come padre, no?
   
 
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