Sospiro poggiando la testa contro
il vetro della tua finestra.
Guardo la vita scorrere fuori di
qui.
No, tu non sai che effetto fa
vederti steso qui, in un letto d’ospedale, pallido, privo di forze, con quella
maledetta flebo attaccata.
È tardi ma non dormo.
Qui nel reparto c’è un silenzio
spettrale, spezzato solo dai passi delle infermiere.
Fumerei volentieri una sigaretta,
ma non fumo, quello sei tu.
Dio Chester vedi a che livelli mi
fai arrivare?
I medici hanno detto che è solo
una brutta gastroenterite, ma lo sai no?
Quando si tratta di te, perdo il
controllo e la mia calma e il mio sangue freddo vanno a farsi benedire o vanno
a puttane giusto per usare il tuo lessico.
Non sai che darei per essere io
al tuo posto.
Sono stufo di vederti sempre
cosi, ogni volta ti diverti a farmi spaventare.
Perché vedere la persona che ami
ridotta cosi fa male e non immagini quanto.
“Mike” mi chiami con quella voce
che a stento esce, sospiro, di solito spacchi con quella voce.
“Ehi” sussurro anch’io e non so perché.
Mi sorridi e vorrei solo
abbracciarti per proteggerti da tutto, vorrei farti da scudo.
“Sto meglio non fare quella
faccia che sembri più vecchio”
Alzo un sopracciglio scettico.
“TU mi farai morire prima del mio
tempo”
Ma sono sollevato.
È meno pallido e scherza.
Guarisci presto amore mio, veglio
io su di te.