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Autore: Alessia Krum    03/10/2015    1 recensioni
Acquamarina aveva continuato a vedere immagini, immagini brutte e spaventose, che non avrebbe mai voluto vedere. Acqua poteva pensare e vedere quelle figure, ma non stava né dormendo, né era svenuta, non era sveglia e non poteva svegliarsi. Voleva vedere e capire che cosa stava succedendo. Vide un villaggio, un piccolo villaggio sormontato da un castello. Il paesino sembrava tranquillo, ma fuori dalle mura si stava svolgendo una feroce battaglia. Persone con la pelle blu e le pinne combattevano con tutto quello che avevano e una grande speranza contro eserciti interi di mostri viscidi, squamosi e rivestiti da armature pesanti che mandavano bagliori sinistri. La battaglia infuriava. Per ogni mostro abbattuto, morivano almeno due uomini. Poi Acqua vide un uomo, protetto da un cerchio di mostri, che sembravano i più potenti e i più grossi. Quell’uomo aveva un qualcosa di sinistro e malvagio. Indossava un pesante mantello nero e continuava a dare ordini e a lanciare fiamme ovunque.- Avanti, Cavalieri, sopprimete Atlantis e l’oceano intero sarà mio! –
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4
Casa
 
Acquamarina aveva iniziato a vagare per il castello. Ovunque andava scopriva stanze sfarzosamente arredate e decorate, una cosa molto strana per lei, abituata a cose essenziali e semplici. La prima stanza che visitò fu la sala da pranzo. Sul soffitto immagini di dei antichi e animali mitologici si intrecciavano tra loro. Un grande lampadario pendeva con le gocce di cristallo al centro della stanza.
Anche il pavimento e le pareti erano decorate da affreschi, che si interrompevano per dare un affaccio su Atlantis grazie alle grandi finestre simili a quelle che Acquamarina aveva visto nel salone. Il grande tavolo al centro della sala era di legno decorato con intarsi d’oro. Sopra vi era una bellissima tovaglia di lino con pizzi e decorazioni e una grande fruttiera, su cui era appoggiata una grande quantità di frutti sconosciuti e profumati. A fianco della sala da pranzo vi era la cucina. Più avanti, Acquamarina entrò in alcune camere da letto, meno sfarzose della sua, ma comunque molto belle.
Nell’ala opposta, Acquamarina entrò prima in una grande sala da dove si poteva accedere ai sotterranei e poi in una sala con molti scaffali su cui erano appoggiati una grande quantità strumenti musicali diversi.
Al centro del castello, c’era la sala del trono. Il soffitto era altissimo, sempre affrescato con scene mitologiche. Sul pavimento c’era un tappeto rosso che arrivava fino ai tre troni in fondo alla stanza. Su quello più alto, che doveva essere stato di suo padre, Acquamarina vide intrecci di onde e una miriade di incisioni. Sopra allo schienale era scolpita una corona e un nome: re Aquarius.
Sul trono di destra era scolpito il nome di sua madre, Azzurra, mentre su quello di sinistra il suo. Accanto vi era una piccola culla. La ragazza stava ancora osservano, incantata, le piccole lenzuola e il cuscino ricamato d’oro e d’argento, quando sentì una voce alle sue spalle:
- Allora, cugina, come va?  -  Acquamarina riconobbe la voce allegra di Corallina e si sorprese della silenziosità con cui era arrivata. O era lei che era un po’ troppo soprappensiero?
- Bene, stavo solo guardando…  -
- Ah, comunque posso chiamarti Acqua, vero? E’ così che ti chiama Max quando ci parla di te…ogni giorno quando torna a casa ci racconta per filo e per segno quello che fate insieme! – poi Corallina si coprì la bocca con le mani, come per dire che aveva parlato troppo – Ops, forse ho esagerato. Scusami. –
- Figurati! E comunque certo che puoi chiamarmi Acqua, siamo cugine, no? A proposito di casa, da quanto tempo sono qui?  -
- Circa tre ore, perché?  -
- Non so quando posso tornare a casa, e soprattutto, non so come andare a casa.  –
- Beh, io questo non lo so, ma di solito, quando Max ritorna qui, sulla Terra è il tramonto, ma da noi è appena l’alba…  -
- Quindi adesso dovrebbe essere notte… sai dove si trova Max? –
- No, veramente no, però io ti devo fare vedere una cosa, seguimi!  -E Corallina spiccò un salto, si alzò da terra e cominciò a nuotare. Acquamarina la imitò, ma ormai la cugina la aveva distanziata ed era rimasta molto indietro. Per darsi una spinta maggiore, Acquamarina nuotò anche con le braccia, come quando si immergeva nelle acque del lago insieme a Max. Ci andavano spesso d’estate e, poiché Max era più grande di lei e Lyliana si fidava molto, andavano soli e rimanevano in acqua per moltissime ore, fino a quando sentivano che ormai non ce la facevano più ed erano costretti ad uscire.
Acqua riuscì a raggiungere Corallina e le chiese dove stessero andando.
- Aspetta e vedrai!  -  le rispose la cugina, e ricominciò a nuotare ancora più forte di prima, distanziando nuovamente la principessa.
E così, quella che sembrava una passeggiata per raggiungere un posto misterioso, si trasformò in una gara.
Corallina svoltò in un corridoio pieno di quadri e poi cominciò a salire rampe interminabili di scale, al cui termine vi era un grande portone che sembrava molto antico con delle strane incisioni. Corallina si fermò improvvisamente e Acqua, presa alla sprovvista, andò a sbattere contro al portone. Massaggiandosi la testa, si alzò in piedi e vide Corallina che si stava esibendo in una specie di danza e agitava le braccia in alto urlando: - Ho vinto, ho vinto, ho vinto! Evvai!  -
Poi all’improvviso si fermò e indicando il portone disse: -  Questa è la biblioteca. So che ti piacciono i libri e quindi… -
Il viso di Acquamarina si illuminò e finalmente si decise ad aprire il portone.
- Aspetta, non è così semplice! Vedi quella specie di spirale? Devi farle fare tre giri in senso orario e poi spingere verso sinistra il dragone d’acqua  che si trova sotto e bussare due volte. Ricordatelo!  - Corallina fece l’occhiolino alla cugina e la guardò mentre cercava i simboli che le aveva detto ed eseguiva i movimenti. Dopo poco il portone si aprì e dietro di esso un anziano signore le salutò con un gesto del capo e disse: 
- Benvenute. La biblioteca è al vostro servizio.  – Mentre il vecchio si allontanava, Acquamarina si chiese come facesse anche solo a stare in piedi: era magrissimo, con i capelli e la barba bianchi e lunghi fino ai piedi e una tunica verdina decisamente troppo grande. Nelle lunghe maniche nascondeva le mani, i piedi non si vedevano nemmeno. Il volto era rugoso, la bocca sottilissima e gli occhi…beh, Acquamarina gli occhi non li aveva nemmeno visti. 
Inoltrandosi in mezzo agli scaffali con il naso per aria, la ragazza ammirava i milioni di libri che vi erano in quel luogo: la maggior parte erano antichissimi, rilegati con copertine di pelle e coi titoli scritti con l’inchiostro dorato.
- Allora, ti piace?  - chiese Corallina
- E me lo chiedi anche! Certo che mi piace! Ma chi era…  -
- Quel vecchio decrepito? Non ha un nome, lo chiamano il Saggio e saggio lo è molto…però molte volte secca un po’… ‘non è prudente fare questo’,‘ non è prudente fare quello’. Che noia! E per fortuna che Max non è qui, altrimenti anche lui mi farebbe una ramanzina! Dice che non devo parlare così del Saggio, ma è la verità!!  -
- Per fortuna che  Max non è qui, eh? - Il ragazzo spuntò da dietro uno scaffale e fissò con aria divertita Corallina, che nel frattempo era arrossita e poi era diventata bianca come un lenzuolo. La ragazza riuscì solo a balbettare: - M-Max! Che…che ci fai qui? -
- Niente, sono solo venuto a prendere un libro.  -  disse lui mostrando il grosso volume che teneva in mano.
- Bene, io ora vado…vi lascio in pace!  -  Corallina se la svignò lasciando Max e Acqua con un palmo di naso. Non si aspettavano, soprattutto Acqua, che la ragazza riuscisse a riprendersi così in fretta.
- Questa biblioteca è fantastica, non avevo mai visto tanti libri! Neanche in quella sottospecie di sgabuzzino che i miei “padroni” chiamano biblioteca.–
- Comunque il libro misterioso che ero venuto a cercare è questo. Prendilo, credo che ti possa interessare.  –  Acqua prese con cura il volume che le porgeva Max. Non avrebbe mai voluto che si rovinasse! Lesse piena di curiosità il titolo.
- “Storia di Atlantis  e dei suoi sovrani”. Oh, mamma, Max! Che bello!! Grazie! - Acqua abbracciò Max contentissima. Ormai si era già dimenticata di tutte le domande che doveva fargli.
- E di cosa? E poi, mica ti posso dire tutto io, eh?  -
- No, tutto no, però una cosa almeno me la puoi dire? Per favore!  -
- Sarebbe?  -
- Come faccio a tornare a casa?  -
- Sei già a casa.  –
- No, dico a casa sulla Terra.  –
- Ah. Tua madre mi aveva detto che dovevi toccare la pietra sul tuo bracciale. Da qui è semplicissimo, ma dalla Terra non so se è uguale…perché ritornerai, vero?  -
- Certo! Ma secondo te sono così stupida da lasciarvi in un pasticcio simile?!  -
- Mah, non lo so, fammi pensare…  -
- A parte gli scherzi, una volta che sarò qui, dovrò andare a scuola, vero? Dove va Corallina...  -
- Non era una sola la domanda che mi dovevi fare? –
- Dai! Rispondi. –
- Non lo so, non credo che sia molto sicuro farti allontanare… -
- Ma se ci va Corallina, non posso andarci anch’io?-
- Direi di sì, ma prima devi parlare con tua zia. Però, se lei accetta, prometti che andrai solo quando ti sarai adattata. Qui non è uno scherzo e bisogna fare molta attenzione. –
- Ok. –
- Seguimi. – Max si incamminò in mezzo agli scaffali e condusse Acquamarina davanti a una grande finestra senza vetri che dava su una terrazza. Da lì si poteva vedere tutta la città.
- Ma scusa, non c’è la porta, come facciamo ad uscire?  -  chiese Acqua.Per tutta risposta, Max spiccò un salto e attraversò la finestra, nuotando come Acquamarina e Corallina poco prima. La ragazza si mise la mano sulla fronte come per dire: “Che sbadata!”. Poi raggiunse Max sul terrazzo.
- Vedi, là si trova la porta sud, da dove siamo entrati noi. Lì c’è il mercato delle spezie. Più a est c’è il tempio e poi la bottega del fabbro. Al centro c’è la piazza e poi nella parte ovest ci sono solo case. Dalla porta ovest si arriva alla cascata dei principi e al fiume delle fate, da quella ad est alla grotta di ghiaccio, ma là non ci andare, ci sono fila di Cavalieri ovunque. –
Acqua contemplò per qualche istante lo splendido paesaggio che poteva vedere dall’alto.
- A est ci sono solo case, eh? Tu abiti lì, vero? –
- Sì, ma ormai sto più qui che a casa. –
- Ecco perché non ho mai visto casa tua! Sulla Terra, intendo. - 
- Vieni, ti porto da Olimpia. –
   
 
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