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Autore: Owlfiction    04/10/2015    3 recensioni
Elija Balckfur è un giovane uomo perfettamente normale, dal suo punto di vista: lavora nella polizia locale, ha un appartamento in affitto a New York, e adora i videogiochi.
Ah, giusto per mettere le mani avanti, è un lupo mannaro.
Non che vi dobbiate preoccupare, perché se lo incontraste per strada nella sua forma animale probabilmente Elija sarebbe troppo impegnato a cercare di non arrivare in ritardo da qualche parte per pensare a che sapore avete. In effetti, preferisce gli hamburger agli umani.
La sua vita procede in modo abbastanza comune, finché non viene chiamato a svolgere un incarico sotto copertura dal cui esito dipendono le vite di migliaia di persone. L'obiettivo dell'operazione è Jane Mory, un'umana che col mondo magico non ha nulla a che fare, se non per il fatto che è stata stregata da una setta di vampiri per essere la colonna portante di una terribile maledizione. C'è un solo modo per fermare la magia: trasformare Jane.
Il compito di Elija è avvicinarla, e convincerla ad accettare questa soluzione prima che sia troppo tardi, perché l'incantesimo va fermato a qualunque costo.
Ma il licantropo si renderà presto conto di non poter considerare Jane solo come un bersaglio.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 13


-Ho sentito che hai fatto provare la Condivisione a Jane.- mi disse Dikstra, bevendo avidamente dalla cannuccia infilata nel frullato.
Appoggiai sul tavolo della sala ristoro la tazza con il caffè. Giusto per chiarirci, non sono andato in un bar con mia sorella (la vedo già per troppo tempo) ma in quel momento eravamo nel Protettorato, una settimana dopo la prima trasformazione di Jane. La nuova lupa aveva dimostrato di non avere nessun problema di controllo né nessun problema psichico a causa del quale avrebbe usato la sua forma di lupo per trucidare giovani coppiette a Central Park, perciò era tornata a casa propria.
Oddio, il massacro di coppiette a Central Park era davvero una brutta immagine.
-E chi te lo avrebbe detto?- chiesi.
-Un uccellino.- rispose l'altra, rimanendo sul vago.
-Jane l'ha detto a Anne che a sua volta lo ha detto a Philip, non è vero?- supposi.
-E va bene.- ammise lei -Me lo ha detto Phil, contento?
Alzai un sopracciglio.
-Da quanto tempo l'agente Anderson è diventato “Phil” per te?- indagai, avvicinandomi a lei.
Dikstra si mostrò impassibile, ma venne tradita dall'aumento della velocità con cui sorbiva la bevanda nel decimo di secondo seguente alle mie parole.
-Immagino tu sappia che se non mi rassicuri sul suo conto- le feci notare -io sarò costretto a spezzargli qualcosa. Ne va del mio onore.
La giovane scosse la chioma, ostentando indifferenza.
-È carino, a volte persino simpatico.- rivelò lei.
-E ti tratta come una regina.- aggiunsi.
Lei annuì, senza guardarmi negli occhi, e io rimasi a bocca aperta. Sapevo che la sua definizione di Phil come “carino e simpatico” era solo una mezza verità, ma non mi aspettavo che anche la sua conferma al mio commento lo fosse. Lei non usciva con Phil solo perché le stendeva un tappeto rosso sotto i piedi.
-Mi ha colpita per quello- confessò la vampira, poggiando il bicchiere -poi mi sono ritrovata a volerlo vedere ridere.
Prima che le mie fauci potessero spalancarsi fino a terra per la sorpresa, Dikstra si ricompose e congiunse le mani davanti a se.
-Comunque- cambiò argomento la vampira -torniamo all'argomento della tua tenera Condivisione con la dolce Jane, che tu hai salvato durante la sua prima mutazione come un principe su un cavallo bianco.
Scusate tutta la retorica. Mia sorella è fatta così.
-Dunque, sei andato solo in seconda base- chiese la vampira, mimando il gesto di un battitore del baseball -ho sei riuscito a fare direttamente un fuoricampo?
Dikstra mi sorrise in modo eloquente e ammiccò. Io ovviamente non capii.
Le braccia le ricaddero lungo hai fianchi.
-Non mi dire che hai mancato la palla!- esclamò.
Non sapevo cosa intendesse, ma ringraziai la Runa di silenzio tracciata sul tavolino che impediva a tutto l'ufficio di sentire quella scenata.
-Insomma la situazione si è scaldata oppure no?- insistette lei, ormai sul limite dell'esaurimento nervoso.
Compresi le metafore solo in quel momento.
-No, Dikstra!- risposi, scandalizzato -Dai, era una semplice Condivisione... è normale... mi avrebbe azzannato...
Lei mi bloccò con un gesto della mano.
-Aspetta, tu passi sei mattine da solo con una lupa a cui tu hai dato la tua pietra del mago, e da cui sei evidentemente attratto- ricapitolò -fai una Condivisione con lei, in cui oltre al Potere si possono trasmettere ogni sorta di pensieri e di intimità... e non sei riuscito nemmeno a sfiorarla?!
-Come fai a sapere che le ho dato la mia pietra?- domandai, ignorando il resto.
Lei mi lanciò uno sguardo che significava “Andiamo, era ovvio.”.
Incrociai le braccia e diedi uno sguardo all'orologio appeso nella stanza. Fortunatamente i miei dieci minuti di pausa erano quasi finiti, perciò non avrei dovuto sopportare la vampira ancora per molto. Mi alzai dalla sedia e lavai la tazza che avevo usato nel lavandino.
-Ricordami quando mi hai detto che mi sbagliavo riguardo alla tua attrazione per Jane.- richiese Dikstra, corrugando la fronte.
Io misi a posto la tazza.
-Non l'ho detto.- replicai.
Poi mi voltai per tornare al lavoro.


Fu circa un mese dopo che io, Philip e Anne ci ritrovammo a perlustrare con lo sguardo l'interno del Creepy Shiver Bar, un locale gestito da un vampiro abbastanza conosciuto nell'ambiente del Protettorato.
-Non vedo il bersaglio.- sussurrò Phil.
Io esaminai di nuovo i volti al centro del locale. Niente. Eppure il mio naso mi diceva che era passata di qua.
-Bersaglio avvistato!- ci chiamò Anne -Bersaglio avvistato!
Ci voltammo nella direzione indicata dalla gufa, per vedere i capelli di Jane, la quale ci dava le spalle, seminascosta da un'enorme tigre mannara.
Ci avvicinammo tutti e tre il più silenziosamente possibile, e poi fummo solo io e Phil quelli che le si misero davanti, per salutarla in modo totalmente idiota. La ragazza si accigliò alla nostra patetica posizione, con la mia pelliccia che sfiorava le sue penne.
-Perché mi avete detto di venire qui?- chiese lei.
Io e il gufo ci scambiammo uno sguardo complice. Quanto tempo ci metteva Anne a frugare nella sua borsa?
-Siete sicuri di stare bene?- insistette Jane, corrugando la fronte.
-Resta immobile.- le sussurrò Anne all'orecchio, prima di infilarle sulla testa un ridicolo cappellino di carta colorata a forma di cono e di fissarglielo addosso con un elastico.
-Ma che diavolo...
Non la lasciammo finire.
-Buon quasi compleanno!- esclamammo in coro.
La ragazza ci lanciò uno sguardo stupito, ma un cameriere arrivò portando una torta prima che potesse aprire bocca. Il dolce con panna e fragole (perché la gente non compie gli anni più spesso?) venne posato sotto ai miei occhi desiderosi. Mi trattenni, ma dovetti sforzarmi tanto. Davvero, davvero tanto.
-Ma è il mio compleanno è domani!- protestò Jane.
-Davvero?- esclamò Anne, fingendosi terrorizzata -Abbiamo sbagliato data!
-Abbiamo pensato, visto che tu avrai una festa umana domani- spiegò Phil, subentrando alla sorella -e visto che non sei superstiziosa, di farti una sorpresa con un giorno d'anticipo per essere originali e per lasciarti festeggiare anche con la metà magica della tua vita.
-Ma voi domani siete invitati.- disse ancora lei, arrossendo sotto il suo ridicolo cappellino.
-Ma non avremo l'occasione di fare un sacco di cose stupide, dovendoci comportare da normali esseri umani.- spiegai -Non potremo saltare sul tetto degli edifici, far volare il sale da un capo all'altro della tavola senza passarlo di mano in mano, dirti che il tuo odore naturale stona con quello del tuo shampoo...
-Eppure l'avevo cambiato da dopo la trasformazione.- si lamentò Jane, muovendosi i capelli per annusarli.
Sbiancai sotto il pelo.
-No, intendevo dire non adesso... cioè adesso i tuoi capelli hanno un buon profumo... non che di solito non ce l'abbiano, tu di solito hai un ottimo profumo...
Mi interruppi quando vidi che Jane stava ridendo, e che mi aveva appena preso in giro.
-Passiamo alle cose importanti.- ci esortò Anne, mettendo la sua borsa sul tavolo, di fianco alla torta -Prima torta o regali?
Torta supplicai tra me e me torta torta torta. Dii torta, ti prego.
-Regali.- affermò Jane, lanciandomi un eloquente sguardo di sottecchi.
Io rimasi impalato per un attimo.
-Mi hai appena letto nella mente?- chiesi, avvicinandomi alla lupa per poi socchiudere gli occhi.
Lei scosse le spalle.
-E difficile non ascoltare- commentò -quando qualcuno urla.
Ci lanciammo un lungo sguardo pieno di sfida prima che delle piume bianche e marroni di un ala si frapponessero tra di noi.
-Prima il mio.- ordinò Anne, porgendo alla ragazza qualcosa che non potevo vedere, siccome il suo arto me lo impediva.
Ci vollero altri dieci secondi prima che il separé tra me e Jane venisse calato, e quando ciò accadde vidi che la lupa leggeva imbronciata un bigliettino. Nel momento in cui la giovane sollevò il capo, la carta venne appallottolata dal suo pugno.
-Non è divertente.- commentò secca lei alla femmina di gufo.
L'altra inarcò un sopracciglio e le fece cenno di scartare il regalo. Jane cercò per ben trenta secondi di staccare il primo pezzo di nastro adesivo magico, poi l'unghia del mignolo destro divenne l'artiglio che aveva nella forma ibrida e lei la usò per tagliare la carta. A operazione terminata, l'interno del pacchetto si rivelò essere un film.
Jane saltò al collo di Anne per abbracciarla.
-Oh grazie grazie grazie grazie!- esultò.
Fissai la copertina e riconobbi il titolo. Era un film particolarmente famoso nel mondo magico perché era il primo in cui un mutaforma recitava una parte principale, e per di più trasformato. Lo stesso film era stato proiettato anche nei cinema umani, ma si era fatto credere che il personaggio animale fosse stato ottenuto grazie agli effetti speciali.
-Versione speciale.- le spiegò Anne, sorridendo -Hanno tolto tutte modifiche fatte al computer per far sembrare meno reale il personaggio del mutaforma, con aggiunte le scene tagliate e le interviste agli attori.
Jane le stampò un bacio sulla guancia piumata, poi si risedette per prendere un altro pacchetto.
-E questo di chi è?- domandò.
Philip alzò un'ala, con un'espressione furba.
-Serve nel caso dovessero partire fulmini incontrollati...- suggerì il gufo, mentre la ragazza scartava il pacchetto.
Jane finì di aprire la scatola e si ritrovò in mano un disco di metallo grande quanto il suo palmo, su cui erano state incise diverse Rune.
-È un campo protettivo.- raccontò Phil -Se vuoi fare pratica con la magia, mettilo sul terreno vicino a te e facci scorrere un po di Potere, si attiveranno degli schermi che conterranno eventuali incantesimi che altrimenti ti brucerebbero la televisione.
-E così hai saputo del fulmine, eh?- chiese Jane.
Il gufo annuì.
-Ehi, in poche lezioni, ha fatto grandi progressi- la sostenni io -ora, infatti, riesce a ricreare quella saetta a comando, anche se in quanto a dirigerla deve ancora lavorare.
La lupa sussurrò tre Parole e una cascata di scintille rosse venne lanciata nella mia direzione. I piccoli frammenti di energia rimbalzarono innocui sulla mia pelliccia, ma io rimasi comunque sorpreso che adesso Jane riuscisse a padroneggiare anche quell'incantesimo.
-Grazie Philip- disse lei, gongolando soddisfatta della mia espressione -mi sarà molto utile.
La femmina di licantropo sollevò l'ultimo regalo, mi lanciò uno sguardo incuriosito a cui io mi sforzai di non rispondere, e poi aprì il biglietto. Lesse in silenzio le poche parole che avevo scritto, e che io ricordavo senza il bisogno di vederle di nuovo.


Anche se non posso farti un regalo bello come quello che mi hai fatto tu, spero apprezzerai almeno l'impegno che ci ho messo per pensarci.
Buon compleanno,
Elija
detto anche il Cuscino


Anne si sporse per spiare il messaggio ma Jane glielo nascose con un movimento rapido. Si infilò il biglietto nella borsa, lontano dagli artigli dell'altra, prima di scartare con cautela il mio regalo. Il pacchetto rivelò una scatola di legno, che, una volta aperta a sua volta, mostrò un bracciale.
Il gioiello era costituito da una sottile catenina dorata, allungabile per poter essere indossata in più di una forma. A un certo punto i sottili fili d'oro si interrompevano per lasciare posto al vertice di una placca triangolare dagli spigoli smussati. Dopo la base del triangolo era stata inserita una piccola pietra bianca, di una resina simile a quella di una pietra del mago, e subito dopo questa c'era la base di una placca identica alla prima, ma disposta specularmente, in modo che i due pezzi formassero una specie di rombo allungato.
Jane sbiancò al vedere il contenuto del pacchetto. Alla fine prese in mano l'oggetto e lo sollevò davanti ai suoi occhi. Avevo paura che non le piacesse. Dikstra mi aveva aiutato a sceglierlo, certo, ma questo non mi dava la certezza di aver azzeccato il regalo giusto per lei.
-Cosa c'è scritto?- chiese la lupa, indicando le Rune sulle placche d'argento.
Anne scrutò il gioiello.
-Che la tua voce giunga alla luna.- tradusse la femmina di gufo -Se non mi sbaglio, è un vecchio motto da lupi.
Annuii per confermare ciò che diceva. Quella frase era stata creata in greco e poi tradotta nel linguaggio delle Parole, fino a venire conosciuta da tutti i lupi.
-La leggenda dice,- raccontai -che fu ciò che disse un filosofo licantropo a un suo discepolo, dopo avergli chiesto di ululare al cielo notturno. Gli disse che se fosse riuscito a farsi ascoltare dagli astri, non avrebbe più avuto difficoltà con le persone nella vita quotidiana.
Mi sentivo lo sguardo di Jane addosso, così le feci incontrare il mio.
-Però lo avvertì- continuai -che corteggiare la luna sarebbe stato molto più bello che farsi ammirare da qualunque persona comune.
Sentii la mente di Jane fare pressione sul legame della pietra, perciò rimossi i blocchi.
Non posso accettarlo, El. Disse lei.
Avvertii la mascella ricadermi di un centimetro.
Non ti piace? Chiesi, prima di fare in tempo a fermarmi. Il pensiero era scivolato via involontariamente, troppo veloce perché lo potessi fermare. Avrei preferito dire qualcos'altro.
No. Protestò l'altra. Ma è troppo. Ti deve essere costato un occhio della testa.
Dikstra ha la carta fedeltà del gioielliere. Replicai. Mi hanno fatto uno sconto enorme. Non rimarrò senza cibo per un regalo di compleanno.
Non dissi che dopo l'operazione di Jane il mio stipendio era lievitato considerevolmente perché avevo ricevuto una promozione.
Ma credo sia troppo bello per essere sprecato come regalo di compleanno. Si difese lei.
Ti piace? Le chiesi di nuovo.
Un senso di calore arrivò dalla pietra.
Lo adoro. Fu la risposta.
Allora non è sprecato.
-Ehi, salve a tutti, ragazzi.
Strinsi il tavolo talmente forte da farmi sbiancare le nocche. Credo che il legno non si ruppe solo perché era stato progettato appositamente per resistere a uno scoppio d'ira simile al mio. Però il fatto che anche Philip ebbe la mia stessa reazione dovette mettere a dura prova il mobile.
-Tom, che ci fai qui?- chiese stupita Jane.
-Mi hai detto tu di venire.- rispose l'altro.
Tutti gli sguardi vennero puntati sulla lupa.
-Ti avevo detto che ci saremmo incontrati tra un'ora e mezza la strada di fianco a questa, perché prima dovevo fare una cosa qui.- lo corresse lei.
Il licantropo in forma ibrida sfoderò uno scintillante sorriso che mi fece venir voglia di ringhiare. Si era vestito elegantemente, a differenza di noi altri, che avevamo tutti optato per un abbigliamento piuttosto casual.
-Ho pensato di fare un salto.- raccontò, con noncuranza -Non sapevo se ti avrei trovato, ma valeva la pena tentare.
La tensione dei muscoli di Phil si stava facendo pericolosamente alta nel vedere il lupo che lo aveva pestato comportarsi in questo modo. Riuscii a incrociare il suo sguardo per un breve istante, e gli feci cenno di no con la testa.
-E comunque il tuo discorso dell'altra volta è stato davvero illuminante, Jane.- continuò il lupo.
Aspetta. C'era stata un'altra volta in cui i due si erano parlati? E quando? Come? Questi dettagli mi sfuggivano, ma non ci pensai molto nei secondi che seguirono.
Il licantropo che era ancora in piedi si avvicinò a Philip, che in risposta abbassò leggermente il capo e arruffò le penne in segno di minaccia. L'altro non vi badò e si fermò vicino al gufo, senza mostrare intenzione di alzare gli artigli.
-Il mio comportamento nei tuoi confronti- disse piano, ma con decisione Tom Witchwood -è stato oltraggioso, oltre che infantile, Philip. E di questo ti chiedo perdono. Mi sono infiammato per nulla quando avrei potuto passare sopra tutto con una risata. Volevo dirti... volevo dirti che sono pentito di ciò che ho fatto, sul serio.
Tom tese la zampa.
-Una mia colpa non deve per forza degenerare in una faida.- concluse -Tregua?
Devo dire che fu un eccellente oratore. Se negli studi di Relazioni Umane non ci fossero state anche delle lezioni di psicologia tenute da un eccellente ex-agente dell'unità di Analisi Comportamentale probabilmente non avrei notato il leggero tic dell'orecchio sinistro del lupo, o il fatto che il suo battito cardiaco fosse calmo. Normalmente il battito ha delle variazioni quando qualcuno mente, ma cambia anche quando il soggetto è imbarazzato o emozionato, tutti stati in cui si dovrebbe trovare una persona normale in una situazione come quella.
La calma di Tom era appena troppo forzata perché potesse essere vera. Era stato bravo.
Phil non se la bevve.
-Ci penserò su.- rispose, lasciando la zampa del lupo a penzolare per aria.
Nonostante avessi voluto offrire da bere al gufo per la sua perspicacia, sapevo che Tom aveva vinto punti un'altra volta, soprattutto agli occhi di Jane. Lui era il povero lupo che si rende conto dei suoi errori e tenta di porvi rimedio, Philip un permaloso che vuole far diventare una guerra quella che probabilmente la giovane immaginava fosse stata una coppia di spintoni. Al posto del gufo, avrei stretto quella zampa.
Da quando avevo cominciato a pensare così? Dikstra aveva avuto una pessima influenza su di me.
-Allora io... vi lascio soli per la vostra ora e mezza.- si congedò il lupo mannaro, abbassando la zampa e allontanandosi.
Quando sparì nel locale Jane si rivolse a Philip.
-Perché l'hai fatto?- domandò, esasperata.
-Stava mentendo, Jane.- rispose Phil.
-A me non sembrava.- replicò l'altra.
-Lo sarebbe sembrato anche a te se avesse messo i suoi luridi artigli sulla tua gola e non sulla mia!- si difese Phil, con uno stridio da barbagianni.
-Lo dici come se avesse tentato di ucciderti.- commentò la lupa.
-Forse no, questo non lo avrebbe fatto- convenne il gufo, alzando ancora di più il volume della voce -ma non so fino a che punto si sarebbe spinto se non fosse arrivata Dikstra.
Jane incrociò le braccia.
-Vuoi trasformare la rivalità tra lui ed Elija in...- cominciò lei.
Phil la interruppe emettendo una risata amara, sarcastica.
-E questo che le hai raccontato?- rise, rivolto a me -È una “rivalità” tra due licantropi a dare origine a tutti i nostri problemi?
Mormorai qualche Parola di segretezza, imitato subito da Anne. La nostra magia creò uno scudo tra noi e l'esterno, da cui i suoni giungevano ovattati, talmente tanti erano gli incantesimi di sicurezza usati. Eravamo arrivati a erigere dei veri e propri scudi di aria compressa per bloccare ancora di più le vibrazioni delle nostre voci.
-Non credo che questo...- intervenni, a operazione finita.
-Perché non le fai vedere il ricordo di Dikstra quando mi ha salvato le penne dal nostro amabile lupacchiotto.- propose Philip, ironico -Oppure preferiresti cominciare a raccontare di quando ha tentato di drogarti? Forse se cominciassi a verbalizzare un po' di più la cosa la smetteresti di permettere passivamente che Jane lo frequenti.
-Cosa cazzo ha fatto?!- intervenne Anne, meravigliata.
Ignorai la ragazza e sbattei un pugno sul tavolo.
-Chi frequenta o non frequenta Jane non sono affari in cui tu o io abbiamo voce in capitolo!- sbottai.
La collera di Philip sbollentì, e il gufo si lasciò di nuovo andare sul divanetto. Sembrava triste, svuotato da quello scoppio d'ira.
-Non c'era bisogno che lo dicessi tu.- chiarì Jane.
Mi voltai, una risposta pungente pronta sulla lingua.
-Ma ti ringrazio per averlo fatto.- terminò lei.
Le parole mi morirono in gola. Tolsi la zampa dal tavolino e me la nascosi dietro la schiena.
-È vero quello che dice Phil?- proseguì la lupa, rivolta a me.
Non risposi, ma non separai i miei occhi dai suoi.
-Fammi vedere.- mi esortò lei.
Non mi tese la mano, ne io cercai di stabilire il contatto pelle a pelle che mi sarebbe servito per una normale Condivisione. Aprii piano la porta che separava le nostre due menti, fino a incontrare la rassicurante presenza della ragazza. Poi richiamai piano i ricordi che coinvolgevano Tom: cominciai a mostrarle il suo strano comportamento il giorno che mi avevano assegnato la missione di Jane, poi la rivelazione di Dikstra del drink drogato. Feci seguire la mia richiesta al gufo di tenere d'occhio Tom, e di come Phil avesse fatto diventare uno scherzo che mi avrebbe causato una discreta dose di dolore a uno che aveva somministrato a Tom una grande dose di imbarazzo.
Quando arrivai al ricordo dello stato in cui mia sorella aveva trovato il barbagianni il giorno del loro primo appuntamento, Jane si irrigidì. Lasciai che guardasse il combattimento che era seguito, permettendole di rivedere i pezzi di memoria che voleva riesaminare.
Richiusi piano la porta al sentire il mare di sentimenti che ribollivano nell'animo della giovane.
-Jane?- la chiamò Anne.
L'altra le fece cenno di attendere e dopo rimise nella custodia il braccialetto. Fatto questo si alzò e si allontanò a grandi passi, respirando profondamente. Ero sul punto di aprire una breccia tra gli schermi per farla passare, quando l'aura della lupa divenne densa di Potere. Jane oltrepassò la nostra barriera senza rallentare, lasciandosi dietro un buco.
Philip mi sfiorò con un'ala.
-Gliel'hai insegnato tu, vero?- domandò, lanciandomi uno sguardo d'intesa.
Annui, meravigliato dal fatto che la mia allieva si fosse data la pena di ascoltarmi mentre glielo spiegavo, e di esercitarsi da sola per diventarne capace.
-È un trucco che funziona solo con gli scudi deboli.- minimizzò Anne, alzando le spalle.
-E non mi meraviglio che questo lo sia- la rimbeccò il fratello -siccome tu hai contribuito a crearlo.
Anne si voltò verso il barbagianni con un'espressione irata.
-Perché non parli per te brutto...
...verme schifoso! Lurido bastardo bugiardo ed egoista che non sei altro! No, aspetta, i cani meticci sono simpatici e fedeli. Devo trovare un altro appellativo. Perché diavolo...
…mi stai chiamando così, Jane? Sono vicino a te, basta che muovi un paio di passi e puoi parlarmi di persona. Mi dici perché...
...si è comportato così? Immagino che la comune spiegazione che sia caduto dal passeggino da piccolo non sia sufficiente. Deve essere caduto molte volte, battendo sempre la testa per diventare questo genere di narcisista.
Dovevo ammetterlo davanti a me stessa: all'inizio mi era sembrato simpatico. Quando mi aveva avvicinata avevo creduto che l'unico problema tra lui ed Elija fosse davvero un'eccessiva esuberanza di Tom, ma a parte questo mi sembrava un tipo a posto. Lo avrei potuto anche considerare affascinante, se non fossi già stata...
Jane chiuse la comunicazione all'improvviso. Venni rispedito nel mondo concreto con un calcio, ma solo per essere trascinato di nuovo nei suoi pensieri il secondo dopo. La supplicai di smetterla, perché mi stava facendo venire il mal di testa.
Vidi Tom all'altro capo del locale. Era seduto al bancone e aveva un bicchiere di qualcosa in mano. Si doveva per forza essere accorto di me, ma si girò solo quando mi sedetti di fianco a lui.
-Ehi, raggio di sole.- mi salutò, con un sorriso galante.
Le precedenti volte che lo avevo visto quel suo modo di rivolgersi a me mi era perfino piaciuto. Invece, ora che avevo guardato nei pensieri di Elija, ora che sentivo il licantropo che mi aveva trasformata vicino a me, odiai quel sorriso.
El, concentrati e dimmi se mente.
-È vero che hai cercato di drogare Elija un anno fa?- chiesi, andando subito al sodo.
Non sapevo cosa avesse in testa Jane, e la cosa mi preoccupava.
È semplice, El: lui risponde alla mia domanda, tu mi dici se sta mentendo o no. Non sapevo che a Relazioni Umane ti insegnassero come diventare una macchina della verità, però tanto vale sfruttare il tuo addestramento in questa situazione.
Cominciai a capire: Jane era nella mia testa, perciò io non potevo mentire a lei, ma leggendo i miei pensieri la giovane poteva anche sapere se Tom stava dicendo la verità o meno. Witchwood non avrebbe mai risposto a questa domanda se gliela avessi posta io, ma alla lupa avrebbe detto qualcosa.
E io avrei saputo se i sospetti di Elija e di Dikstra erano fondati, e se Tom era davvero un essere tanto spregevole. In realtà, avendo la matematica certezza di come aveva aggredito Philip, quel lupo mannaro rimaneva un essere spregevole comunque, ma se non avesse tentato di drogare il licantropo che io...
Una pedata mentale mi cacciò fuori dalla sua testa di nuovo, poco prima che un lazo telepatico mi attirasse di nuovo al suo interno. Ok, in quel momento avevo davvero mal di testa.
-Di cosa stai parlando?- domandò Tom.
Dovevo concentrarmi sul suo battito cardiaco, sul suo odore, sul ritmo del suo respiro, e sul suo piccolo tic all'orecchio sinistro. Gli appoggiai la mano sul braccio tranquillamente, fingendo che non lo stessi facendo per sentire la tensione dei suoi muscoli.
Mi sembrava di essere Dikstra.
-Elija mi ha detto che una volta hai cercato di mettergli della strozzalupo nel bicchiere.- spiegai -Ti prego dimmi che non è vero.
Tom sospirò e si passò la zampa che non era sotto la mia mano sulla fronte, come se fosse stanco.
-Ascolta, non so quello che ti abbiano detto.- sussurrò lui -Ma Elija e i suoi amici hanno preso molto sul serio qualche parola detta avventatamente da ambo le parti.
Oh, dillo e basta. Pensammo insieme io e Jane.
-No- rispose -non ho mai tentato di drogare Elija.
Sorrisi involontariamente. Ero stupita, ferita e furiosa, ma anche serena. Aveva mentito, ora lo sapevo.
-Vaffanculo.- lo salutai, prima di voltarmi e andarmene.
Come avevo fatto a non accorgermi che era uno stronzo? Uno stronzo colossale? Drogare Elija? E per cosa? Per fare uno scatto di carriera e venirmi a mordere al nostro secondo incontro?
Pensare che Dikstra mi aveva avvertita sul suo conto mi faceva arrabbiare ancora di più. L'avevo trovata in camera mia due giorni dopo essermi trasferita di nuovo da casa di Anne, la settimana successiva alla mia trasformazione, mentre esaminava i vestiti nel mio armadio.
Mi aveva detto che sapeva che mi sentivo con Tom Witchwood, e all'inizio avevo pensato che volesse spararmi, siccome in quel momento indossava una tuta nera sicuramente ripiena di ogni genere di gadget da agente speciale. Ma lei non aveva fatto niente che non fosse stato sedersi sul letto e cominciare a parlarmi in tono affabile, come se fossimo state amiche da molto tempo. La prima cosa che mi aveva detto era che Tom non era il licantropo che poteva sembrarmi. Aveva risposto in modo vago alle mie domande, ma il ritratto del lupo mannaro che ne era uscito mi aveva fatto accapponare la pelle.
-Credi che Tom sia il classico uomo che sa apprezzare una bella donna, non è vero?- aveva sussurrato, con un tono strano, come se mi stesse rivelando un segreto -Ma non è così: lui non ama le donne, non le desidera nemmeno. Per lui, sono solo un modo di sentirsi superiore, un trofeo da guardare appeso sul camino. Non vuole conquistarle, lui vuole dominarle, e una volta che ha preso la loro mente per lui perdono ogni interesse.
Era a quel punto che avevo cominciato ad avere paura.
-Non sto parlando di sesso, no, quello è solo uno svago, sto parlando di farti amare da qualcuno, di diventare il fine ultimo di qualcuno. Questo lo fa sentire superiore, a questo gli servono le donne.- aveva continuato -Il rifiuto lo manda in bestia, lo costringe a inseguire la preda da cui invece doveva essere inseguito. Così comincia a desiderare e a odiare lo stesso trofeo, una situazione penosa.
-Mi stai proibendo di parlare con un uomo?- avevo chiesto, al limite della sopportazione.
Dikstra aveva sfoderato il suo sorriso furbo.
-Ovviamente no.- aveva risposto -Anzi, se le cose fossero diverse non sarei nemmeno venuta qui a parlarti. Se tu fossi stata un'altra donna non avresti corso nessun pericolo, nemmeno se Tom ti avesse conquistata. Saresti stata male per un paio di settimane, ma piano piano ti saresti ripresa, dopo che avesse rotto con te. In effetti, devo ammettere (ma questo non ripeterlo a nessuno) che ho fatto lo stesso con diversi ragazzi, al liceo.
Era allora che si era avvicinata, e si era portata il braccio dietro la schiena.
-Ma tu non sei come le altre donne.- aveva constatato -Sono solo due le persone che hanno rifiutato quel lupo, che io sappia...
La vampira aveva sollevato il braccio per mostrare il luccichio di una lama.
-...ed entrambe sono in questa stanza.- aveva concluso -Ed entrambe lo hanno rifiutato a causa della stessa persona.
Il pugnale che Elija mi aveva dato quando si era trasformato per la prima volta davanti a me era caduto sul mio letto, brillando alla luce della lampada. Quando avevo rialzato lo sguardo, Dikstra era sparita.
Non ci potevo credere: mia sorella era entrata in casa di Jane praticamente per minacciarla e lei non mi aveva detto niente. Non appena la avessi rivista Dikstra mi avrebbe sentito. Non poteva permettersi di minacciare i miei amici senza che io ne sapessi niente!
Stavo per chiedere a El di uscire ancora dalla mia testa, quando sentii la pressione di una mano sulla spalla, paurosamente vicina alla mia gola.
-Sei in contatto con lui, non è così?- sussurrò la voce di Tom, a un millimetro dal mio orecchio.
Mi voltai di scatto sgusciando via dalla sua presa, mentre la mia parte lupina mi urlava di correre, di fuggire. Mi girai per incontrare i suoi occhi, che emanavano una grande sicurezza, occhi che mi fecero correre un brivido lungo la colonna vertebrale. I suoi artigli avevano sfiorato per un momento la corda della pietra di Elija, che ora mi ricadeva sul petto.
Nell'istante in cui lui sfoderò un sorriso affascinante, io feci un passo indietro.
Mi alzai dal divanetto, pronto ad andare da Jane. L'espressione di Tom non mi era piaciuta, ma non credevo avrebbe fatto nulla di stupido in un locale pubblico, sotto gli occhi di tutti. O mi sbagliavo?
-Bella collana.- commentò il licantropo, stendendo un artiglio -Me la fai vedere?
Indietreggiai di un altro passo e venni fermata da un tavolino attorno a cui non si era seduto nessuno. Inclinai il busto all'indietro nel tentativo di sfuggire alla sua presa che si stava allungando sempre di più. Non potevo fare niente. Non riuscivo nemmeno a proteggere una stupida pietra.
Dikstra aveva ragione.
-El- chiese Philip -che succede?
Abbandonai i due gufi e mi diressi a grandi passi verso l'angolo del locale dove si trovavano i due licantropi. Sbattei contro un agente e dovetti rallentare per non travolgerne un altro, cosa che ero certo mi avrebbe solo fatto perdere altro tempo.
Perché non ero forte come Dikstra? O brava come Dikstra, o sveglia quanto Dikstra? Lei non si sarebbe fatta mettere all'angolo da Tom, non gli avrebbe permesso di minacciare la pietra di Elija. Dikstra non gli avrebbe permesso di minacciare lei stessa.
Da quando avevo visto i due fratelli Blackfur seduti con la schiena su un cassonetto ribaltato, con Elija che donava il sangue alla vampira, questa era diventata il mio termine di paragone. Dikstra lasciava il segno dove andava. Potevi amarla o odiarla, ma non rimanerle indifferente. Per me era una rivale, lo era stata da quando l'avevo vista abbracciata ad El, e lei lo aveva capito subito.
Tom indossava la divisa del Protettorato, e sulla sua cintola spiccava il pugnale di servizio.
Smisi di pensare e agii. Gli portai una mano sulla vita, poi ci fu solo il balenio della lama, il mio ringhio di battaglia, e l'uggiolio di dolore di Tom.
Il licantropo fece un balzo indietro, stringendosi la mano ferita, da cui sentivo provenire l'odore ferroso del sangue. Il liquido rosso rimasto sulla lama sfrigolava, reagendo con l'argento da cui era composta quella parte del pugnale.
Dal silenzio generale che si era creato intorno a noi uscì una donna con la divisa da Protettore. Al suo collo, una pietra da mago identica a quella di Elija scintillava. I suoi occhi marroni chiaro, freddi e decisi, scattarono tra noi due mentre avanzava minacciosa. Dietro ai suoi capelli biondi riuscì a vedere un uomo, accomunato con la Protettrice dalla pietra da mago al collo.
Consapevole di ciò che avevo fatto, lasciai cadere il pugnale a terra e sollevai le mani dietro la nuca.
La donna mi lanciò uno sguardo stupito, poi afferrò il polso del licantropo e glielo girò dietro la schiena.
-Non si prendono le pietre da mago alle ragazze.- sussurrò al lupo -Che ne dici di non opporre resistenza mentre andiamo fuori a fare una chiacchierata?
La zampa libera di Tom scattò in direzione della donna, ma fu afferrata per il polso dalla mano libera della Protettrice. Mentre i capelli della donna si muovevano di conseguenza vidi il riflesso dorato che mandavano ai raggi del sole, e vidi il lupo dentro di lei scoprire le zanne.
-Tipico.- commentò la femmina di licantropo, prima di ribaltare Tom sul pavimento per ammanettarlo.


-Come sta Jane?- chiesi concitato a Anne, mentre beveva un cocktail.
Mi domandai come la femmina di gufo potesse bere dalla cannuccia con il becco, ma la risposta al mio quesito avrebbe dovuto attendere.
-Bene, ma la paura stava facendo avviare la mutazione, perciò è dovuta correre in bagno.- mi spiegò lei.
-Comunque ora si sente bene?- insistetti.
-Tranquillo.- mi rassicurò -Da medico magico... beh, da quasi medico magico, ti assicuro che supererà lo shock tra pochi minuti, e allora starà di nuovo alla grande.
Trassi un sospiro di sollievo. Quando avevo visto la ragazza correre via mi ero preoccupato.
-Vedere Tom sbattuto in galera non è uno spettacolo da tutti i giorni, eh?- commentò il gufo -E ancora non riesco a credere che voleva prendere la tua pietra, e che Jane gli abbia mollato un fendente con un pugnale. Immagino tu ti senta piuttosto lusingato.
Corrugai la fronte. Non capivo proprio di cosa avrei dovuto sentirmi lusingato, insomma, non le avevo insegnato io a usare il pugnale o qualcosa del genere.
-Andiamo, Elija- mi incitò lei -ha accoltellato Tom per proteggere te. Non ti fa sentire nemmeno un po' felice?
Scossi il capo e mi sedetti anch'io al bancone, appoggiandomi ad esso con gli avambracci.
-Avrei preferito che non avesse dovuto farlo.- risposi.
-Se tu avessi insistito di più perché Jane non si vedesse con Tom, forse non sarebbe successo.- mi rinfacciò lei, con calma, come se mi stesse dicendo che domani avrebbe piovuto.
-Non è mio diritto farlo.- replicai.
Anne alzò le spalle.
-Se ci tenessi davvero a lei lo riterresti un tuo dovere, non un diritto.- insinuò, prendendo un altro sorso.
-Tenere a una persona e possederla sono due concetti molto diversi, Anne.- le feci presente, con una voce tesa.
-Già.- concordò lei -Ma forse un po' meno di menefreghismo da parte tua avrebbe potuto risparmiare a Jane qualche serio pericolo, visto ciò che sarebbe potuto succedere poco fa.
La misura era colma. Anne non aveva il diritto di parlarmi così, né di parlarmi così a proposito di Jane, che era più che legittimata a passare il suo tempo con chi volesse. Credevo che tenerla fuori dal mio conflitto con Tom non le avrebbe fatto avere problemi, ma ordinarle semplicemente di non vedere il licantropo sarebbe stato sbagliato.
-Pensi che lei per me sia un gioco, non è così?- domandai.
Il gufo aprì il becco per parlare, ma io andai avanti senza lasciargliene la possibilità.
-Allora sappi che non è vero. Non ho detto a Jane di non uscire con Tom anche se mi faceva arrabbiare ogni sguardo languido che lui le lanciava non perché non le voglio bene, ma perché lei non è mia. È una persona, Anne, una bellissima persona.- sbottai, deciso -Io ci tengo a lei, Anne, nonostante la stia corteggiando in modo dozzinale e scontato, nonostante io non sia il lupo più bello di New York, io sono innamorato di lei.
Anne roteò gli occhi ed aprì il becco, con l'aria di voler lanciare un altro commento sarcastico. Io però non la lasciai neanche cominciare.
-Non cominciare a comportarti come se non l'avessi già capito da tempo.- la avvertii -E sai un'altra cosa? Puoi accusarmi di ogni crimine possibile, ma preferirei mangiare strozzalupo piuttosto che mettere Jane in pericolo. Avevo paura che non mi credesse se le avessi raccontato tutto di Tom, e forse la mia morale è sbagliata, ma mi importa eccome che lei stia bene. Non ho mai agito per menefreghismo nei suoi confronti.
Anne mi lanciò uno sguardo compiaciuto e mi fece cenno di girarmi con l'ala. Non capii subito, ma eseguii quello che mi veniva detto. Dietro di me, a cinque metri di distanza, Jane nella sua forma ibrida mi fissava con gli occhi sbarrati.
Sentii una mano gelida afferrarmi lo stomaco e mi voltai di nuovo verso il volto soddisfatto di Anne. Quella gufa aveva fatto apposta.
Jane si allontanò rapidamente, con un'espressione spaventata. Nell'istante in cui mosse il primo passo per allontanarsi da me sapevo che l'avrei inseguita, che non volevo fare altro che seguirla. Ma prima mi sarei concesso un piccolo ritardo.
Afferrai il bicchiere quasi pieno di Anne e lo annusai.
-Ah, gin tonic.- commentai, poi lo misi sopra la testa della femmina di gufo e glielo rovesciai addosso.
Sgusciai via prima che la giovane con i vestiti macchiati potesse emettere un suono.


Oltrepassai la porta sul retro per entrare in un vicolo stretto. C'era un vago odore di spazzatura, sovrastato da quello della lupa che era uscita da quella porta venti secondi prima di me. La stessa lupa in quel momento stava camminando avanti e indietro poco distante dall'uscita del bar.
Era impossibile che non mi avesse visto, perciò non mi schiarii la voce per annunciare la mia presenza prima di parlare.
-Jane- la chiamai -mi dispiace. Tu non avresti dovuto sentirlo.
Lei fece ancora una decina di passi prima di rispondermi.
-Non volevi dire quello che hai detto?- chiese, tutto d'un fiato e guardandosi le zampe posteriori.
Mi concessi ben cinque secondi per pensare a cosa dire, e per prendere il coraggio di dirlo.
-No.- risposi -Ma avrei preferito che tu lo sentissi in un modo diverso.
-Perché?- fece una domanda retorica -Avrebbe forse cambiato qualcosa?
Una martellata mi colpì il petto. Il mio cuore accelerò e la mano gelida sul mio stomaco si strinse ancora di più mentre mi sembrava che anche i miei polmoni stessero venendo riempiti di ghiaccio.
-No- ammisi, a malincuore -immagino di no.
Jane sollevò lo sguardo un istante prima che io abbassassi il mio, costringendomi a mantenere il contatto visivo.
-Ascoltami, El...- cominciò lei, ma si interruppe per muovere il capo verso il cassonetto dei rifiuti.
A quanto pare, non ci eravamo guardati poi per molto.
-...Elija lo studente di Sociologia- continuò, prendendo un respiro profondo -poteva anche essere un amico, ma poi tu sei diventato Elija il licantropo, e poi Elija il consulente di Relazioni Umane e Protettore e...
Jane perse le parole, poi lottò contro quelle che non riusciva a pronunciare.
-E non può andare avanti così!- sbottò.
-Mi sento come una rana bollita.- insistette, stringendosi le braccia intorno al petto -Se fossi stata gettata nell'acqua bollente subito, sarei saltata via, e invece non mi sono accorta dell'aumento di temperatura. Tu... mi sei scivolato sotto la pelle senza che me ne rendessi conto.
Mi avvicinai a lei. Capivo. Le avevo portato troppi sconvolgimenti nella vita perché potesse pensare a me nello stesso modo in cui io facevo con lei. Le avevo mentito per ben due volte per non farmi allontanare. Non mi sarei opposto se avesse voluto restituirmi la mia pietra, ne aveva il diritto.
-Immagino sia il momento in cui tu mi dovresti dare il pugno che volevi tirarmi da un po'.- la incoraggiai, alzando le spalle.
-Già.- concordò lei.
Al suo movimento improvviso strizzai gli occhi e mi preparai al dolore. Immediatamente dopo sentii qualcosa di caldo posarsi sulla mia guancia e la bocca di Jane toccare la mia.
Balzai indietro per la sorpresa. Il bacio era stato casto ed era durato meno di un secondo, ma i cuori di entrambi andavano a mille e l'aria odorava di adrenalina ed endorfine. La fissai con gli occhi sbarrati per un eterno attimo, mentre lei si mordeva il labbro inferiore con i lunghi canini.
-Io...- commentò, imbarazzata.
Jane gesticolò verso l'uscita del vicolo alle sue spalle e mormorò qualcosa sul fatto che se ne dovesse andare. La Dikstra della mia immaginazione mi lanciò uno sguardo dubbioso, appoggiandosi a una sedia immaginaria.
Non avrai mica intenzione di lasciarla allontanare, vero? Chiese.
Jane si girò e mosse il primo passo. Contemporaneamente la vampira immaginaria si erse in tutta la sua altezza, afferrò la sedia su cui era seduta un attimo prima e me la ruppe sulla testa urlando: “INSEGUILA, IDIOTA!!!”.
Ritenni opportuno seguire il suo consiglio.
Le sfiorai la mano con la mia e lei si voltò senza bisogno di altro. Le accarezzai lo zigomo coperto dalla pelliccia con l'altra zampa, col cuore che stava per fuggirmi dalla gola. Attesi, ma lei non fece nulla che non fosse premersi leggermente contro il mio palmo. Fu allora che le passai la mano dietro la nuca, la cinsi intorno al petto con l'altra e la baciai.
Per quelli di voi che se lo chiedono, sì, un licantropo in forma antropomorfa può effettivamente baciare, perché abbiamo tutti i muscoli facciali necessari (ricordatevi che parliamo correttamente, seppur con una pronuncia un tantino accentuata sulle “r”).
Ah, e comunque questa non sarà la storia più avvincente e romantica di tutti i tempi, non sarà declamata da nessun cantore, né venderà migliaia di copie su Amazon, ma sapete una cosa? Questa è solo la mia storia, quella di un licantropo del ventunesimo secolo. Che vi aspettavate?
Il giorno del nostro primo bacio ci vollero venti minuti perché Anne e Philip ci ritrovassero nel vicolo, mentre Jane mi mordicchiava il collo e io la lasciavo fare, senza sentire alcuna minaccia. Potevo abbracciarla e lasciarle passare il muso sotto il mio mento senza temere le sue zanne. Potevo persino chiudere gli occhi per baciarla, per giocare con la pelliccia delle sue guance o della sua nuca.
Certo, finché non arrivarono gli Anderson a fare i guastafeste, in particolare Anne, che mi guardava con uno sguardo del genere “non ringraziarmi, sono solo Cupido”.
Per tirare le somme, non ho combattuto battaglie epiche, né salvato il mondo, anche se ho contribuito a preservare una buona fetta delle persone che lo abitano, né ho vinto trofei ambiti. Jane mi ha semplicemente donato sé stessa.
E sapete un'altra cosa?
Per me è perfetto così.

 
Fine
   
 
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