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Autore: Shainareth    15/02/2009    4 recensioni
[Mai-HiME - anime] «Addio ad una serata romantica...» sospirò Mai sconsolata, mentre Akane le faceva eco con un guaito.
Naso all'aria, tutti e sei se ne stavano a fissare il cielo da dietro ai vetri della sala da tè dentro la quale si erano rifugiati quando aveva iniziato a nevicare in modo insistente, nell'attesa che potesse smettere e che loro potessero infine dividersi per festeggiare San Valentino con la persona amata.

Sequel di Rancore.
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Rancore'
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LOVE HOTEL





«Addio ad una serata romantica...» sospirò Mai sconsolata, mentre Akane le faceva eco con un guaito.
   Naso all'aria, tutti e sei se ne stavano a fissare il cielo da dietro ai vetri della sala da tè dentro la quale si erano rifugiati quando aveva iniziato a nevicare in modo insistente, nell'attesa che potesse smettere e che loro potessero infine dividersi per festeggiare San Valentino con la persona amata. E invece Madre Natura non voleva saperne di accontentarli e, anzi, anche il vento si era alzato e la precipitazione si era fatta persino più violenta.
   «Che strazio, proprio oggi che non avevamo rompiscatole fra i piedi» ebbe da lamentarsi Yuuichi, lo sguardo corrucciato. Lui e la bella Tokiha avevano programmato una serata davanti al grande schermo, ma pensare di raggiungere un cinema con quelle condizioni climatiche, era pura follia.
   «Conviene muoverci di qui, prima di rimanere bloccati» propose Kazuya, mettendosi in piedi. «Tanto più che si è fatto tardi e fra poco il locale chiuderà.»
   «Come faremo se i treni non partono?»
   Seguendo il gruppo verso l'uscita, Mai si volse indietro per regalare un sorriso rassicurante al fratello. «Non c'è pericolo: viaggiano anche con questo tempo.»
   «Tutto sta ad arrivare alla stazione prima che l'ultimo parta» considerò il suo ragazzo, infilando il cappotto. «Forza, vediamo di sbrigarci.»
   Messo piede fuori dalla porta, però, un'ondata di freddo li assalì, facendoli rabbrividire da capo a piedi. Chi poté, si alzò il cappuccio sul capo e/o si tirò la sciarpa fin sotto gli occhi, imbacuccandosi quasi al punto di non vederci più. Kazuya passò un braccio attorno alle spalle di Akane per stringerla a sé, mentre le altre due fanciulle della compagnia si aggrappavano ai rispettivi fidanzati in cerca di calore. In giro non si vedeva quasi nessuno, ed i mezzi di trasporto, automobili, camion e motocicli compresi, erano pressoché scomparsi dalle strade.
   Ad un certo punto furono costretti a fermarsi di nuovo al riparo di una piccola rientranza di un edificio per via del vento che, spietato, non voleva saperne di dare loro tregua, infilandosi nelle ossa.
   «Questo è perché quegli incompetenti delle trasmissioni meteo avevano detto che ci sarebbe stata una romantica nevicata» osservò Kazuya, costretto ad urlare per farsi udire dagli amici.
   «Se continua così, non riusciremo neanche a raggiungere la stazione» cominciò a preoccuparsi seriamente Akane.
   «Credo sia il caso di entrare da qualche parte e aspettare che smetta» suggerì Takumi.
   «E se continua a nevicare tutta la notte?» fu scettico Yuuichi, imitando la mossa del compagno di classe e stringendo Mai a sé.
   «Potremmo trovare riparo in qualche love hotel.»
   «Kazu-kun!» protestò la timida Higurashi, arrossendo esattamente come gli altri a quella proposta.
   «Ragiona: noi abbiamo bisogno di un posto dove stare forse fino a domattina, e quelli sono tra i più economici.»
   «E comodi» convenne il biondo. Guadagnandosi un'occhiata torva dalla sua dolce metà. «Mai, sul serio, non c'è nessun secondo fine» si prese la briga di giustificarsi lui.
   Soddisfatto che qualcuno approvasse la sua idea, Kazuya la mise ai voti. «Alzi la mano chi è d'accordo.» Lui e Yuuichi furono i primi due a dare il via libera, e poco dopo anche Takumi levò il braccio in aria, seppur con qualche remora dovuta alla timidezza. «Pareggio...»
   «Insomma, ragazze, volete farci morire tutti di freddo?» le rimproverò Tate, innervosito.
   Mai e Akane si scambiarono uno sguardo, rivolgendone poi un altro alla loro kohai che, messa alle strette come loro, non poté che alzare le spalle. «E sia» si arresero, quindi.
   «Ottimo.»
   L'unico però ad esprimere un nuovo dubbio, fu il minore del gruppo. «Come facciamo a trovarne uno?»
   «Ho una piccola guida ai love hotel nel portafogli, aspetta» confessò Kazuya, infilando la mano in tasca sotto gli occhi allibiti della sua innamorata.
   «Non posso credere che tu ce l'abbia davvero!»
   «Ce l'hanno tutti i ragazzi, sai?» intervenne Yuuichi a difesa dell'amico, mentre tirava fuori dal portadocumenti un piccolo depliant ripiegato.
   Indignate, le tre ex-HiME si volsero verso Takumi, aspettandosi che anche lui, di lì a poco, ne sventolasse uno sotto al loro naso con espressione trionfale. Il ragazzino però scosse il capo. «Non sapevo neanche che esistessero cose del genere» farfugliò, lieto di tranquillizzare Akira, ma sentendosi comunque imbarazzato perché, rispetto ai suoi senpai, finiva immancabilmente per fare la figura del bambino.
   «Tieni.» Il biondo gli mise la propria guida in mano, facendogli l'occhiolino. «Tanto a casa ne ho un'altra» aggiunse, guadagnandosi così una gomitata da Mai.
   «Non azzardarti a traviare il mio fratellino!»
   «L'hotel più vicino è a due isolati da qui» li informò Kurauchi, interrompendo il diverbio e facendo loro cenno di tornare indietro. «Beh, siamo anche piuttosto fortunati.»

Piccola Cenerentola dei giorni nostri, la fanciulla lavorava instancabilmente per guadagnarsi quel tanto che le sarebbe bastato per realizzare il suo sogno - che, per troppo pudore, l'autrice preferisce tacere ai lettori. Alitò sulle mani gelide, le sfregò insieme, si strinse il nodo del fazzoletto con il quale si era coperta il capo per non sporcarsi la chioma fiammante, e infine tornò ad agguantare il bastone dello spazzolone con cui stava lustrando il pavimento dell'atrio d'entrata dell'edificio, intonando anche una melodica canzoncina con la sua splendida voce. Non erano pochi gli uomini che, varcando la soglia di quel posto, si voltavano a guardarla, attirando però l'ira delle proprie compagne, senza che neanche lei se ne avvedesse. Era fatta così, non si curava dei pensieri altrui e si dava da fare per il bene comune. Anche quando non richiesto. Motivo, quest'ultimo, che mandava in crisi più di una coppia. Chissà perché?
   «Finalmente al caldo» si compiacque Kazuya della propria idea di trovare riparo in quel love hotel. Quasi non finì di dirlo, che l'addetta alle pulizie urtò accidentalmente - così giurò lei subito dopo - il secchio che le serviva per lavare le mattonelle, e subito un'ondata d'acqua si riversò sulle caviglie del giovane.
   «Oh, cielo!» trillò all'istante la ragazza, accorrendo. «Sono mortificata!» E nel dirlo fece una riverenza tale che il grembiule troppo grande per lei mostrò che, in barba agli zero gradi che vi erano fuori, sotto di esso non portava quasi nulla.
   Avendo la sensazione di vivere un déjà vu, Takumi si irrigidì e Akira, avviticchiandosi al suo braccio, iniziò a soffiare peggio di una gatta in difesa dei propri cuccioli.
   «Per colpa mia hai i piedi bagnati, rischi di prenderti un malanno!» cominciò a disperarsi l'altra, slacciandosi il fazzoletto dalla testa per poter asciugare alla bell'e meglio l'orlo dei calzoni di Kazuya. Quel gesto le fece liberare sulle spalle i lunghi capelli rossi, regalando una crisi epilettica alla ninja del gruppo ed inducendo il suo fidanzatino ad alzarsi nuovamente cappuccio e sciarpa sul viso.
   «Forse è meglio trovare un altro albergo» propose questi, sentendo la circolazione dell'arto superiore sinistro fermarsi a causa della stretta in cui lo bloccava l'amata.
   «Perché?» volle sapere Mai, non capendo.
   «Togliti i pantaloni» udirono, e Miss Ottantasette Centimetri si volse di scatto verso la tipa appena incontrata, credendo di aver capito male. E siccome non fu l'unica ad aver avuto questo sospetto, nel gruppo, l'addetta alle pulizie, non trovando collaborazione, si inginocchiò davanti alla preda e levò le mani verso il suo cappotto. «Ti aiuto io, aspetta.»
   Lui si tirò immediatamente indietro e Akane gli si parò davanti, facendogli scudo. «Scusa, sai, ma Kazu-kun è già impegnato» affermò con un tono di voce duro che quasi non le apparteneva.
   La fanciulla dai fulvi crini batté le palpebre, dando l'impressione di cadere dalle nuvole. «Oh, ma non è certo mia intenzione mettermi di mezzo.»
   «Cambiamo albergo?» ripeté Takumi, timoroso di ritrovarsi un braccio in meno prima di aver visto l'alba del giorno nuovo. Quel suo intervento, però, attirò l'attenzione dell'inserviente, la quale subito spostò le fantasmagoriche iridi smeraldo su di lui. Al poveretto parve di non avere mai subito alcuna operazione chirurgica in America, dato che il battito cardiaco quasi gli si fermò in petto.
   «Non ti ho già visto da qualche parte?» Quella domanda ebbe in risposta un ringhio poco cortese, soffocato soltanto dalla mano con la quale il buon Tokiha si era affrettato a chiudere la bocca di Akira. Fu proprio quest'ultima che, finalmente, riportò qualcosa alla mente della bella Cenerentola. «Mi ricordo di voi!» esultò, tutta contenta. «Ci siamo conosciuti più di un anno fa!»
   Il giovane scosse nervosamente il capo, cercando di negare l'evidenza e chiedendosi al contempo come diavolaccio aveva fatto, quella lì, a riconoscerlo nonostante il camuffamento.
   Prima ancora che Okuzaki riuscisse a ribattere con qualcosa circa il luogo ideale in cui quella svergognata dovesse andare a lavorare a quell'ora tarda, Mai riprese parola. Purtroppo. «La conosci, Takumi?»
   «Allora avevo ragione!» batté i palmi Mari - perché di lei si trattava. «Avete bisogno di alcune camere? Lì c'è il distributore.» Indicò cortesemente loro il macchinario presso il quale potevano ritirare le chiavi delle stanze da loro scelte. «Ah, e poi c'è anche questo» riprese la ragazza, sgambettando verso la parete incurante di avere l'orlo posteriore della gonna infilato nelle mutandine, così da poter presentare a tutti l'immancabile ippocampo arancione che spiccava sulla sua biancheria. «È per i palloncini» spiegò, felice.
   Nessuno si prese la briga di spiegarle che quelli non erano palloncini, anche perché due delle ex-HiME erano al momento impegnate nel tentativo di cavare gli occhi agli innamorati, come se fosse stata colpa loro se quella sciagurata dagli occhi verdi si offriva a quel modo alla vista di tutti. Più avveduto, soprattutto per via dell'esperienza già vissuta mesi prima, Takumi fu il solo a tenere lo sguardo basso da che aveva riconosciuto Mari.
   «Anzi!» ebbe una super idea quest'ultima. «Visto che ho quasi finito il turno di lavoro, perché non organizziamo una festicciola tutti insieme?» Neanche aspettò risposta, che subito introdusse degli spicci nel distributore di preservativi.
   «Senti,» ne ebbe abbastanza Akira, rivolgendosi all'ex-coinquilino e riuscendo finalmente ad articolare parole di senso compiuto che non fossero imprecazioni, «le cose sono due: o ce ne andiamo, o prendiamo una camera e ci sigilliamo dentro.» Con aria supplice, il giovane passò la patata bollente alla sorella.
   «Andiamo via» stabilì invece Akane, ancora offesa per quanto la rossa aveva cercato di fare al suo Kazuya. Girò sui tacchi, pronta a trascinarsi dietro l'amato, quando, aprendo Tate la porta, si resero conto che la bufera di neve, qualora fossero usciti di là, con tutta probabilità li avrebbe ammazzati.
   «Io e Akane-chan dormiamo insieme» mise subito le mani avanti Mai, allora, ricevendo subito appoggio dall'amica, con grande scorno dei loro fidanzati.
   «Un momento!» scattò infatti subito la protesta. «Non pretenderete che io e Kazuya passiamo la notte nella stessa stanza di un love hotel?!»
   «Non esiste!»
   «Beh, non esiste neanche che voi dormiate con noi!»
   «Due maschi che dormono nello stesso letto la notte di San Valentino è follia pura!» inistette Yuuichi, additando i più giovani della compagnia. «Persino Okuzaki non ha nulla da ridire sul condividere la camera con Takumi!»
   Questi arrossì lievemente, mentre la moretta al suo fianco mise il broncio. «Solo perché è già successo.»
   Mai urlò, scandalizzata. «Cosa?!»
   Capendo al volo l'equivoco, suo fratello si affrettò ad aggiungere: «Akira-kun si riferisce al fatto che abbiamo già dormito nella stessa stanza, tutto qui.»
   E mentre Miss Ottantasette Centimetri pareva tranquillizzarsi, Tate ripartiva alla carica. «Non dormo in un love hotel senza compagnia femminile» annunciò, incrociando le braccia al petto.
   «Se posso portare questi, vengo con te» si propose allora con un favoloso doppio senso la dimenticata Mari, mostrando di aver già gonfiato ben tre palloncini.
   Con una velocità che è propria solo del giaguaro, Mai agguantò Yuuichi per un orecchio, premette il pulsante di una camera a caso sul distributore, e, recuperata la chiave, risalì le scale che portavano ai piani superiori dell'edificio senza che il biondo potesse aprire bocca.
   «Mai-chan!» non riuscì a richiamarla indietro Akane, spaventata dall'idea di dover dividere il proprio letto con Kazuya. Ma quando l'addetta alle pulizie offrì al giovane la confezione smezzata dei preservativi che aveva acquistato, condendo il tutto con un "Visto che il tuo amico è andato via, ci divertiremo io e te", la dolce Higurashi batté il pugno contro il macchinario per scegliere le stanze, e subito imitò la collega, trascinandosi di sopra il fidanzato.
   Delusa che la compagnia fosse ora ridotta ad un terzo, Mari si rivolse quindi alle sue vecchie conoscenze. «Giochiamo noi tre, allora?»
   Il tempestivo intervento di Takumi, che aveva anche lui agguantato in fretta e furia la propria chiave dall'erogatore e aveva preso Akira per mano, impedì alla ninja di alzare verso la fanciulla il dito medio. «Scusaci, Mari-san, ma siamo molto stanchi e vorremmo andare a dormire.»
   Con la sola compagnia di tre palloncini, la bellissima inserviente del Pretty Kitty Love-Love Hotel fu lasciata indietro anche dall'ultima coppietta di studenti.

La notte passò più o meno tranquilla. Benché a Yuuichi servirono due ceffoni per capire che doveva dormire sul divanetto accanto alla porta. Benché Kazuya non chiuse occhio per via di Akane che, in un eccesso di romanticismo, gli permise di rimanere abbracciato a lei per tutto il tempo. Benché, infine, Takumi e Akira si assopirono con la convinzione che chi avesse arredato la loro camera dovesse essere un tipo decisamente strano, visto che aveva posizionato lo specchio sul soffitto e non accostato ad una delle pareti.
   Quando infine la mattina dopo, passata ormai la tempesta di neve e sparita Mari dalla circolazione, i sei ragazzi si ritrovarono di nuovo tutti insieme al pian terreno per saldare il conto, a Higurashi venne un improvviso timore.
   «E se, uscendo da qui, incontrassimo qualcuno che conosciamo?»
   Tate rise. «Suvvia, chi vuoi che esca alle sei del mattino per spiare le coppiette che escono dagli alberghi ad ore?»
   «Sakomizu-sensei!» esclamò Mai, allibita, vedendo l'uomo scendere le scale.
   Quello, che non si aspettava minimamente di trovare lì alcuni dei suoi alunni, provò a fare marcia indietro, nella speranza che alla fanciulla rimanesse il dubbio di avere sbagliato persona, ma colui che lo seguiva lo spintonò di nuovo giù con fare nervoso. «Piantala di perdere tempo!» si sentì gridare. «Usciamo di qui prima che ci veda qualcuno, forza!»
   E quando anche Ishigami-sensei fu ben visibile ai giovani, questi ultimi rimasero inizialmente senza parole; poi, quando i due professori, dopo essere sbiancati, avvamparono per la vergogna di un eventuale equivoco sulla loro presenza in quel posto, gli altri cominciarono a mordersi le labbra per evitare di scoppiare a ridere con fare sguaiato.
   «V-Voi!» gridò Wataru, imbarazzato da morire. «Che ci fate voi qui?!»
   Takumi fu l'unico a recuperare una certa lucidità per rispondere: «È per via della neve di ieri.»
   «Balle!» lo accusò invece l'altro, sperando che con la minaccia di una punizione esemplare il fatto di essere stato sorpreso in un love hotel con un collega potesse passare in secondo piano. «È un'indecenza che degli studentelli della vostra età frequentino questi locali!»
   «È un'indecenza ancora peggiore che a frequentarli siano due uomini soli» non riuscì a non ribattere Sakomizu, decidendo di prenderla filosoficamente e dimostrando una volta di più il perché egli fosse uno degli insegnanti più amanti del Fuuka. «Beh, conoscendoli, è chiaro che hanno pensato anche loro di rifugiarsi qui per il nostro stesso motivo. Dopotutto, anche tu ieri sera hai chiamato tua moglie per avvertirla che non saresti riuscito a tornare a casa per via del maltempo» prese allora a salvare le apparenze di tutti con un'alzata di spalle. «O devo cominciare a credere che ti sei inventato quella scusa per dormire con me? Se così fosse, sarebbe davvero preoccupante.»
   E le risate che i sei giovani avevano represso fino a quel momento, riempirono di colpo l'atrio dell'albergo.

 













Parto col dire che è una storia senza senso, me ne rendo conto. Ma la neve a San Valentino mi ha ispirato 'sta cosa che non può neanche chiamarsi fanfiction. Spero comunque di avervi fatto almeno sorridere un pochino in questa fredda domenica di febbraio. ^^
Infine, approfitto di quest'angolino per ringraziare quanti hanno letto e apprezzato la mia long su Natsuki (Bivio).
Shainareth





  
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