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Autore: Duncneyforever    05/10/2015    4 recensioni
Estate, 1942.
Il mondo, da quasi tre anni, è precipitato nel terrore a causa dell'ennesima guerra, la più sanguinosa di cui l’uomo si sia mai reso partecipe.
Una ragazzina fuori dal comune, annoiata dalla vita di tutti i giorni e viziata dagli agi che l'era contemporanea le può offrire, si ritroverà catapultata in quel mondo, circondata da un male assoluto che metterà a dura prova le sue convinzioni.
Abbandonata la speranza, generatrice di nuovi dolori, combatterà per rimanere fedele a ciò in cui crede, sfidando la crudeltà dei suoi aguzzini per servire un ideale ormai estinto di giustizia. Fortunatamente o sfortunatamente non sarà sola e sarà proprio quella compagnia a metterla di fronte ad un nemico ben peggiore... Se stessa.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Guerre mondiali, Novecento/Dittature
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Cosa penso degli ebrei? Per me, è come se mi avessero chiesto che penso dei tedeschi o degli italiani. Non ho una risposta, semplicemente perché non ci trovo nulla di anomalo in loro, sebbene l'antisemitismo sia ancora radicato nella nostra società. L'Olocausto ha provveduto a costruire attorno al popolo ebraico un alone di compianto, spesso finto, che trova sfogo unicamente il ventisette gennaio, affievolendosi fino a scomparire qualora non venissimo più bombardati con le immagini di ammassi di cadaveri denutriti. Adesso, inoltre, c'è anche questa moda del " politicamente corretto ", sotto il quale si nascondono le più infime ipocrisie borghesi. 

Gli occhi di Herr Miller sono freddissimi, così diversi da quelli di Friederick e di Ilde... Vuol mettermi soggezione e forse si aspetta che quelle pozze di catrame, da cui trapela solo superbia, possano indurmi a piegare la testa. 

Questo mai, ma non nego di sentirmi sotto torchio. 

La moglie e il figlio non sanno come venirmi in contro, né come dissuaderlo a lasciarmi perdere. 

Prendo un respiro, poi un altro ed un altro ancora. 

Non ho paura, non devo averne. 

- Sostengo che, nella sostanza, non ci sia differenza tra lei ed un ebreo. Culturalmente parlando sì, ci sono delle diversità, ma dal momento che nessun ebreo ha mai cercato di convertirmi o di soffiarmi il pane dal piatto, non nutro alcuna forma di risentimento nei loro confronti. - Quattordici anni, eh? Ma quando mai... Dev'esserci stato un altro sfasamento a livello temporale o non si spiegherebbe la mia capacità di districarmi in un discorso tanto complesso. Anche loro sono rimasti colpiti. 

Herr Miller, dopo essersi ritirato nel silenzio, mi punta contro il dito, come se volesse darmi fuoco: ha serrato tanto la mascella che quasi ne ho sentito lo scricchiolio. Ilde mi guarda terrorizzata, come a farmi rimangiare ciò che ho detto e Fried... Il sogghigno di pura soddisfazione di Fried è tutto un programma. 

Presto mi sento accarezzare la mano che avevo poggiato sul ginocchio, al di sotto della tovaglia. Questo contatto, inatteso e fugace, mi fa sorridere. 

- Ognuno ha le sue opinioni, padre. - La sua sicurezza riesce a rassicurarmi, ma non per molto.

- Gli ebrei sono il nemico! - È scattato in piedi, battendo con forza un pugno sul tavolo e facendo rovesciare l'intera caraffa. La signora Miller prova a rimediare come meglio può, più preoccupata per noi che per la tovaglia macchiata. 

Io sono quasi caduta dalla sedia, tanto che mi sono dovuta aggrappare alla prima cosa che mi è capitata per sorreggermi... Il braccio del mio vicino. 
Se non fosse stato per lui, mi sarei ritrovata a terra. 

- Soltanto perché ho espresso un parere contrario al suo, non significa che io abbia torto. - Mi ricompongo, manifestando la mia avversione. Reduce di passate esperienze non proprio gradevoli, reputo giusto battermi in difesa di qualcun altro. Ora che ho l'occasione di farlo, non sprecherò questa chance. Non lo farò mai più.

- L'ebreo ha portato disgrazia al mio paese, approfittando della sua debolezza economica per trarne profitto. L'ebreo si è inserito come un parassita all'interno della nostra società, accrescendo la sua ricchezza a spese del popolo tedesco. Gli ebrei sono il male di questo mondo, ragazzina. Meritano di morire tutte quelle bestie, fino all'ultima. - 
Ogni parola viene scandita con odio; non sa quello dice o, più semplicemente, non se ne rende conto. 

Il loro è un punto di vista che non posso comprendere, perché mi è stata insegnata la tolleranza reciproca e non ad odiare un gruppo etnico o sociale sulla base di un'incomprensione. È come parlare ad un muro fatto di convinzioni e pregiudizi... Inutile tentare di smontarlo. 

- Aaron!- La voce della signora è ridotta ad un sussurro. Neanche lei nutre una fede cieca nel nazionalsocialismo, o non avrebbe ostentato sdegno. La cosa triste è che questo era e, in questo mondo è ancora, il pensiero di milioni di tedeschi. 

- Ridicolo. - Che boccaccia! Potrebbe benissimo farmi arrestare e ancora parlo! Dovrò abituarmi a tacere, se non vorrò finire sulla forca. Tutto ciò che desidero, è che questo " sogno " abbia fine. 

Eh sogno, magari...

- E tu, figlio! Non dici niente? - Esclama irritato, chiamando in causa il biondino che mi aveva supportata fisicamente, pur evitando di intervenire in modo diretto nel discorso. 

- Sapete benissimo che la penso come lei. - Risponde, serissimo, per poi addolcire lo sguardo nel volgersi verso di me. 

Giusto... Il " lei " non si usa qui. Anche a queste formalità dovrò prestare attenzione. 

- Sei un debole, lo sei sempre stato. - Pronuncia queste parole con una cattiveria mai vista nei confronti di un figlio. Sto soffrendo io al posto suo.

Fried, dopo aver scosso la testa, allibito, risponde:

- siete voi che mi avete obbligato. Conoscete fin troppo bene il mio pensiero a riguardo. Avete preferito uccidermi con le vostre stesse mani, piuttosto che comprendermi e proteggermi, come un qualunque genitore avrebbe fatto. Sono morto per il vostro volere padre, non avete il diritto di chiedermi altro. -

Si è tolto un peso dal cuore, un peso che da troppo tempo si teneva dentro. Sono orgogliosa di lui, perché ha avuto il coraggio di ribellarsi, a discapito di chi vorrebbe farlo zittire. 

Potrà sembrare una sciocchezza ma, per il tedesco, questo è il primo passo verso la libertà. 

- Sei una delusione Friederick. - Sospira, per poi continuare severamente. - Rudy Schneider è il figlio che avrei dovuto avere. - 
Il mio cuore perde un battito a quest'affermazione. Quello del nordico, invece, si ferma per qualche secondo. Tutto ciò che un figlio non vorrebbe mai sentirsi dire dai propri genitori, ciò che più distrugge, gli è stato spiattellato in faccia senza il minimo riguardo. 

E poi, chi è Rudy Schneider? 

- Aaron! Come puoi dire una cosa del genere! - Ilde, che aveva ascoltato tutto, ha perso il suo timbro delicato e, per un attimo, ho creduto che volesse colpirlo. 

È il suo unico figlio, ci credo che non voglia perderlo per colpa di suo marito!

- Basta, per favore... - 

Friederick ha notato il luccichio nei miei occhi e ne sembra molto dispiaciuto; mi sussurra un " andiamo ", prima di tendermi la mano e alzarsi da tavola. Ci allontaniamo, nonostante l'uomo lo stia richiamando a gran voce.
Un nuovo rumore attira la nostra attenzione ma, stavolta, è il rumore di un oggetto scagliato contro la parete. Abbasso il viso verso il pavimento e vedo i cocci del bicchiere a terra, a pochi passi dai nostri piedi. 

Ma è impazzito?! E se lo avesse centrato?! 

Sta delirando! 

Saliamo le scale in fretta, ma faccio in tempo a percepire due parole che mi colpiscono particolarmente: lo perderai. 

Semplice e diretto. Ammiro molto il coraggio di questa donna e percepisco una grande sincerità in queste parole. Purtroppo, non sa che ciò che teme è già accaduto. 

Ci fermiamo davanti alla porta di camera " mia ". Sta per andarsene, ma la domanda che gli pongo lo fa retrocedere. 

- Fried, chi è Rudy? - Io dovevo chiederlo. Dovevo saperlo. 

- Il diavolo. Schneider è un autentico mostro; è il giovane colonnello di Auschwitz-Bikenau, selezionato per la sua crudeltà tra gli assassini più efferati di Germania. - Sprizza veleno da ogni parte nel nominarlo, inasprendosi al punto da vederlo visibile, dalle narici dilatate ai pugni chiusi. - Mio padre lo ha sempre trattato come fosse sangue del suo sangue. Per lui è Schneider il perfetto esempio di ciò che ritiene un " vero "  tedesco. - Conclude, con una nota di tristezza negli occhi cerulei.

- Sono certa che in cento vite non varrà mai neanche la metà di te. - Sorrido per confortarlo, strofinandogli premurosamente il braccio. 

Decidiamo di passare il pomeriggio insieme, parlando del più e del meno, come buoni amici. Fin quando resterò al suo fianco, continuerò ad avere speranza, perché è lui ad animarmi, a spronarmi a credere che, in pochi giorni al massimo, tutto tornerà alla normalità. Così, senza neanche accorgercene ( e con nostra grande sorpresa ), scoccano le sei di pomeriggio. 

- Ti sei ammutolito, tutto bene? - 

- Sì, sì, stavo solo pensando... - Bofonchia, ravvivandosi i capelli biondo miele. - Stasera si terrà una grande festa... Sono stato invitato e... ecco... si presume che mi accompagni ad una bella ragazza. Avresti piacere nel venire con me? - 

 

 

  
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