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Autore: TakeruTakaishi    06/10/2015    1 recensioni
Sette ragazzi vengono risucchiati a Digiworld dove viene loro affidato l'incarico di evitare il ritorno dei temuti sette Signori Oscuri, che in passato erano riusciti a conquistare il Mondo Digitale, con l'aiuto delle forme reincarnate dei sette Paladini, i Digimon che in passato sigillarono nell'Area Oscura i sette Signori Oscuri e il loro capo.
Questa storia è già stata pubblicata su altri forum (sempre da me, che ne sono l'autore), ma se non volete rovinarvi la sorpresa, non andate a leggere il finale xD
Genere: Avventura, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Episodio 4: Il coraggio di Theo

 

La sera passava lenta e la luna appena sorta di Digiworld illuminava il cielo, celando agli occhi le stelle a lei più vicine con il suo luminoso alone.

“Che pace!” Pensò Aaron mentre Theo tornò con la legna per il fuoco.

“Cosa fai?” Chiese sorridendo.

“Niente… stavo solo guardando il cielo…” Aaron si interruppe, poi guardò il suo Patamon addormentato lì di fianco e lo coprì con la sua mano. “Non fa molto caldo…” concluse.

“E’ per questo che ho raccolto questi legni!” sorrise l’altro. Dracomon si avvicinò ad Aaron e gli porse una serie di legnetti minuscoli. Aaron gli sorrise apprezzando il gesto del piccolo Digidrago. Aaron mise la legna vicino a Patamon e invitò Theo e Dracomon a sedersi. Theo si sedette vicino ad Aaron e Dracomon prese il posto vicino a Patamon. Con una fiammata, il draghetto accese il fuoco.

 

Qualche ora prima…

“Non capisco… qui c’è un bivio!” Sabry si girò per vedere le facce dei suoi compagni. Nessuno sembrava interessato al problema. Perfino Ryudamon, che continuava a vantarsi delle sue gesta precedenti, sembrò darle retta.

“Andiamo a destra!” Suggerì Sonia appena terminata la lattina di cola che, sempre gentilmente, le era stata offerta da un Betamon che aveva avuto la “fortuna” di incontrarla per strada.

Buttò quindi per terra la lattina di cola e prese Palmon.

“Riesci a farmi elevare con e tue liane?”

La poveretta, che il giorno prima aveva dovuto alzare la ragazza per farle prendere una monetina sull’armadio della camera di Gwappamon, tremò al solo pensiero di dover di nuovo affrontare tale impresa e si girò lentamente terrorizzata verso la despota che le stava accanto!

“Mi piacerebbe, ma ultimamente soffro di art…”

“Bugiarda! Ammettilo! Pensi che peso tanto!!”

“Ma che stai dicendo…??” Palmon si interruppe, ma poi trovo il coraggio e… “Sì, pesi troppo per me” Sonia trattenne le lacrime di coccodrillo e guardò Aaron:
“Cosa ti aspetti che faccia??” Chiese lui.

“Il tuo Digimon sa volare!!”

In quel momento si sentì come strozzare: Patamon, che poveretto aveva dovuto portare una cesta che, per lui, pesava un po’ troppo, saettò verso Aaron e si infilò sotto la sua maglietta.

“Ti prego, non voglio…”

“Paaaaataaaamooon!!” ridacchiò la ragazza con aria da santa, ma, fortunatamente per il piccolo Digimon, Fanbeemon parlò:

“Dobbiamo andare a sinistra!!”

Sonia si voltò di scatto: “E tu come lo sai?”

“Lo so perché dall’alto ho visto che a sinistra, poco distante da qui, c’è un villaggio!”

Giuly guardò soddisfatta il suo Digimon e lo abbracciò. Poi Fanbeemon e Ryudamon digievolsero per arrivare prima al villaggio: Waspmon portò in volo quattro ragazzi e gli altri tre in groppa a Ginryumon.

Durante il percorso accadde però qualcosa di strano: un terribile vento nero sconvolse i prescelti. Sonia, Sabry, Giuly e Dave, che volavano su Waspmon, vennero fatti cadere quando questa regredì Fanbeemon. Aaron, Theo e Alex, vennero invece letteralmente spazzati via dalla tempesta.

 

Spostiamo le nostre attenzioni adesso in un posto lontano. Infestato dalle ombre danzanti degli alberi scheletrici e dagli Aurumon. Il posto non è un gran che, soprattutto per chi volesse passarvi una notte. Su di una rupe, un vecchio maniero immerso nell’oscurità.

Al suo interno Phelesmon faceva ancora roteare pigramente il suo tridente nel calderone, in attesa che le immagini della nera tempesta fossero chiare.

“Grande Phelesmon. Posso chiedervi le vostre intenzioni?” Sussurrò Witchmon, appena tornata dalla sala delle torture.

Phelesmon spostò le pupille degli occhi, sogghignando e rimanendo immobile, verso Witchmon, la quale, davanti a tale gesto, fece un passo indietro, rimanendo tuttavia inchinata.

Parlò il demone con la sua voce acuta e squittente, quasi come fosse il richiamo di un ratto:

“Sì che puoi, Witchmon!”

Spostò poi gli occhi nuovamente al calderone, che cominciava a dare le prime immagini: i prescelti erano stati divisi dalla tempesta.

“Perfetto! I prescelti sono stati separati… così saranno più vulnerabili. Il mio intervento sarà poco necessario finché non saranno uniti!” Sibilò.

“Vi prego lasciate che…” Witchmon fu interrotta dall’apertura del portone della sala del trono:

“Grande Phelesmon! Vi ho portato il Digimon!” Tuonò Boogeymon.

“Ooh! Meno male… temevo che avessi perso la via del ritorno, amico mio!” lo prese in giro Phelesmon ridacchiando.

“All’inizio non voleva collaborare! Ma poi ha deciso di farsi avanti!”

“Bene, bene, Gwappamon! Cosa hai da dirci?”

Al Digimon tremavano le gambe. “Cosa volete da me? Sono solo un povero Digimon…”

“Ma i prescelti si fidano di te…” controbatté Phelesmon con voce rassicurante, quasi stesse chiedendo un favore ad un vecchio amico.

“Non so come posso aiutarvi!”

Witchmon sorrise: “Vi prego lasciate fare a me… spiegherò come si deve a questo Digimon cosa deve fare per noi!”

“Non sarà necessario.” Ringhiò Boogeymon, facendo allontanare Witchmon dal seggio del trono, poi aggiunse: “Padron Phelesmon sa come occuparsene, dico bene?”

“Dici male!” Ribatté Phelesmon: “… non ne ho la minima idea… pensavo che come Digimon fossi un pochino più forte… invece…” si soffermò a guardare il povero Gwappamon, che intanto chiuse gli occhi dalla paura.

“Invece sei del tutto inutile… addio.”

Con un segno di mano diede ordine che Gwappamon venisse portato nelle segrete, e così fu.

Così, mentre Sabry e Sonia furono scagliate altrove e Alex e Dave furono spazzati lontano, Theo ed Aaron, vennero spediti in un bosco nei paraggi.

 

“Dove siamo capitati, che cosa ci è successo?” Domandò Theo ad Aaron.

Patamon prese il volo, ma al suo ritorno non poté essere di molto aiuto:

“Ci sono solo alberi nei paraggi.”

Aaron sbuffò con aria sconsolata: “Non ce ne va mai una giusta.” Concluse.

In effetti, la foresta era così fitta che anche in pieno giorno i ragazzi avrebbero avuto bisogno di una torcia, oggetto che fu loro possibile ricreare grazie al Baby Soffio di Dracomon e a qualche rametto nei dintorni.

Dopo qualche ora di vagare, arrivò la notte e il gelo ricoprì la foresta.

“Forse ci conviene accamparci qui… fa freddo…” suggerì Aaron.

“Sì, hai ragione.” ammise l’altro, mentre con Dracomon si sedette in una piccola radura ricoperta di foglie.

“Forse è meglio che io e Patamon andassimo a cercare del combustibile per le fiamme…”

“No, lascia che ci vada io! Così perlustreremo l’area… non sei d’accordo Dracomon?”

“Ma non ha senso… quello potrei farlo io…” Aaron si interruppe quando vide che ormai, Theo e Dracomon erano a qualche metro da lui.

La sera passava lenta e la luna appena sorta di Digiworld illuminava il cielo, celando agli occhi le stelle a lei più vicine con il suo luminoso alone.

“Che pace!” Pensò Aaron mentre Theo tornò con la legna per il fuoco.

“Cosa fai?” Chiese sorridendo.

“Niente… stavo solo guardando il cielo…” Aaron si interruppe, poi guardò il suo Patamon addormentato lì di fianco e lo coprì con la sua mano.

“Non fa molto caldo…” concluse.

“E’ per questo che ho raccolto questi legni!” sorrise.

Anche Dracomon si avvicinò ad Aaron e gli porse una serie di legnetti minuscoli. Aaron gli sorrise apprezzando il gesto del piccolo Digidrago. Aaron mise la legna vicino a Patamon e invitò Theo e Dracomon a sedersi. Theo si sedette vicino ad Aaron e Dracomon prese il posto vicino a Patamon. Con una fiammata, il draghetto accese il fuoco.

“Ho paura.” Affermò il ragazzo dopo che il suo Digimon ebbe dato fuoco ai legnetti.

“Di che cosa?”

“Ho paura di non essere abbastanza forte…”

“Sciocchezze…”

“No, no, è vero… ho davvero paura che la mia presenza qui sia deleteria. Dracomon non può ancora digievolvere in fondo…”

“E’ strano… io non mi sento affatto come te… Patamon non può digievolvere, ma io sono convinto che, grazie a me, un giorno ce la farà!”

“Ma Dracomon non ci prova…”

“Neanche Fanbeemon e Ryudamon ci avevano provato!”

“Sì, ma loro hanno avuto un buon motivo per farlo! Hanno salvato la vita a dei Digimon innocenti…”

“Ascolta…” Aaron prese un tono semplice e amichevole e si girò verso il fuoco: “Io penso che solo chi rimane con le mani in mano e continua a ripetersi di essere inutile lo è davvero.”

“Io sono inutile?”

“No, tu sei solo confuso... il che molte volte è normale! Ma vedrai che anche Dracomon digievolverà. Presto o tardi ce la farà…”

“In questo caso aspetterò!”

“Fai bene!” esultò Aaron.

Patamon e Dracomon si erano addormentati. Aaron coprì Patamon con un pezzo di corteccia spezzato in modo tale da piegarsi e coprirlo interamente.

Theo, che nel frattempo si era addormentato seduto, cadde lentamente fino a quando la sua testa non toccò il terreno. Aaron era l’unico ad essere rimasto sveglio.

“Forse dovrei addormentarmi…” Pensò, ma l’ansia e l’agitazione che potesse accadere qualcosa agli altri non gli fece chiudere occhio.

Fu allora che Patamon si alzò in volo per pochi centimetri: “Arriva!”

“Chi arriva??” Chiese spaventato Aaron.

“Lui!!”

Camminando lentamente, un Digimon completamente rosso si avvicinò ai ragazzi. Aveva due enormi ali viola ed una coda appuntita fuoriusciva dal suo deretano. Emanava un puzzo terribile, come se si fosse appena fatto un bagno nello sterco dei porci.

Gli occhi brillavano di una luce rossa e nella mano destra brandiva un tridente.

“Chi sei?” Urlò Aaron in modo tale da svegliare gli altri due.

“Sono Boogeymon!! Un Digimon molto malvagio…” Disse questo.

Ad Aaron diede l’orribile impressione che Boogeymon lo credesse un bambino dell’asilo dal tono in cui parlava…

“Vi ho portato un regalo!” Disse poi facendo un inchino in perfetto stile clown. “Vieni fuori! Coredramon!!”

A quelle parole, un drago verde alato uscì da dietro una pianta. Theo, lesse i suoi dati nel Digivice:

“Coredramon, Digidrago di livello campione. La sua tecnica: Fiammata Smeraldo!”

Detto ciò Boogeymon augurò buona fortuna ai ragazzi e si dileguò nelle tenebre, scivolando tra gli alberi senza muovere un piede.

“Fiammata Smeraldo!”

Coredramon non lasciò neanche il tempo ai ragazzi di alzarsi che scagliò il suo colpo.

Theo lo schivò e Dracomon con lui.

Aaron afferrò Patamon e fece segno a Theo di scappare verso destra, da dove la tempesta gli aveva trasportati e proseguire il cammino.

Coredramon non perse tempo ad inseguirli, scagliando fiammate da ogni direzione. Alberi su alberi vennero abbattuti da tale furia.

Tanta era la potenza di quel fuoco, che un altro albero cadde a terra e sbarrò la strada ai ragazzi.

Fortunatamente, Theo scorse una rientranza nel terreno e vi si gettò dentro. Aaron, che lo vide per un istante, lo seguì. Anche Coredramon però aveva notato la buca e capì che i ragazzi e i loro Digimon erano finiti lì dentro. Con un salto anche l’enorme drago ci si buttò e sputò un’altra fiammata che invase la grotta.

Aaron e Theo avevano però trovato un’altra rientranza che permise loro di sfuggire al fuoco.
“E’ inutile che scappiate!” Tuonò Coredramon. “Tanto questa grotta è un vicolo ceco e prima o poi dovrete uscire allo scoperto!”

All’udire quelle parole ai ragazzi venne il cuore in gola.

“Non potete risalire senza ali! Fareste bene quindi a venire allo scoperto e subire la mia collera adesso, piuttosto che ritrovarvi in un rogo a sorpresa… la preparazione è importante!” E con queste parole il nemico scoppiò a ridere.

“Che cosa vuoi? Perché ce l’hai con noi?”

La voce di Aaron fece eco nella grotta e Coredramon si voltò di scatto, senza capire da dove provenisse.

“Io… ma non voglio farvi del male…”

“Questa era proprio bella!” pensò Theo.

“Ma per chi ci prende?” Pensò Aaron, mentre teneva Theo dietro di sé, in modo tale da fare lui scudo col suo corpo.

Patamon si era rintanato nella maglietta di Aaron e Dracomon era riuscito a trovare un piccolo buco sul soffitto. Ma nonostante la sicura posizione, Dracomon non poteva pensare ad altro che al suo partner, tremolante dietro la schiena di Aaron stesso.

“Venite fuori! Voglio chiedervi scusa per il mio comportamento!!” ribatté il drago.

“Smettila di dare la caccia a quei ragazzi, idiota!”

“Padron Boogeymon?” ipotizzò il Digimon.

“Sì! Esci subito dalla grotta, idiota! Non hai capito che sono usciti??”

Il Digimon prese il volo e risalì la buca.

Aaron aveva sempre saputo imitare le voci alla perfezione, cosa che qualche volta anche a scuola gli era stata utile.

Una volta, per esempio, la professoressa di italiano delle scuole medie si era ricordata accidentalmente dei soldi che il ragazzo le doveva. Aveva ella infatti prestato ad Aaron qualche spicciolo per le macchinette. Il ragazzo, che mai era stato modesto, si era tenuto il numero di cellulare della poveretta da quando l’insegnante glielo aveva dato in gita scolastica. Mettendo lo “sconosciuto”, Aaron Saturn aveva chiamato la prof. fingendosi il marito, che l’aveva accompagnata a scuola quel giorno in cui pioveva a dirotto.

“Pronto, cara… lo sai? Ci hanno rubato il cane!” a queste parole la professoressa Annarolgi corse a gambe levate fuori da scuola. In dieci minuti aveva già percorso il tragitto fino alla metropolitana e in mezz’ora era arrivata a casa.

Immaginate voi la sorpresa di lei quando ha scoperto il marito a letto con un’altra. La professoressa di lettere Annarolgi, o come era comunemente nota, Anna-rogna, era da sempre una grande collezionista di scarpe. Beh, dopo quel giorno dovette ricominciare la collezione da capo. Il marito e l’amante erano finiti sulla strada con tanti di quei tacchi nelle loro parti intime che quando furono trovati dall’autoambulanza, la povera prof. dovette fuggire e cambiare nome per non finire in gattabuia. Da quel giorno di lei non si seppe più niente.

 

Aaron prese l’amico e lo tenne vicino a sé, dandogli, con l’aiuto dei Digimon, una spinta verso l’alto e facendolo uscire dalla grotta. Poi, grazie a Patamon e Dracomon, uscì anche lui e subito dopo i Digimon in volo.

“Meno male! Pensavo che saremmo morti!” ansimò Theo.

“Non devi dire neanche per scherzo queste cose!” Lo rimproverò Aaron.

Coredramon udì le risate e ritornò sui propri passi. In poco tempo li raggiunse e i ragazzi ripresero la fuga, dalla parte opposta a quella dove era caduto l’albero.

“Ma così torneremo indietro!”

“Non importa! La mia vita vale di più!” gridò Aaron all’altro, mentre lo strattonava.

“Fiammata Smeraldo!”

Il colpo prese un albero che prese fuoco. Aaron e Theo lo schivarono mentre cadeva. Patamon e Dracomon si girarono:

“Bomba d’Aria!”

“Baby Soffio!!” I colpi non toccarono minimamente il Digimon, ma la Bomba d’Aria riuscì per lo meno a creare uno scudo contro la fiammata.

I ragazzi ripresero a correre, ma Aaron inciampò in una radice.

“Non preoccuparti, io mi rialzo! Tu devi correre e salvarti!”

“Sì, lo so, ma non posso permettere a quel mostro di farti del male!”

Coredramon li aveva raggiunti.

“Adesso morirete!”

“Bomba d’Aria! Bomba d’Aria!” Patamon non poté niente per attaccare la difesa di Coredramon, che gli diede una zampata che bastò a fargli perdere i sensi.

“Patamon!!!!” Gridò il partner che faticava a rialzarsi.

“Aaron, sta’ giù!” Gli gridò l’altro che notò una seconda fiammata che lo stava per raggiungere.

Ma Aaron non fece in tempo a spostarsi.

Ma non successe niente. Dracomon si era messo tra Aaron e le fiamme. Esse non gli facevano male, anzi, riusciva a domarle.

“Vai Dracomon!!” Esultò il suo prescelto: è il tuo momento!

Il Digimon si rivoltò a Coredramon e cambiò forma. Crebbe a dismisura e il suo corpo divenne di un blu intenso. Ma la sua forma… la sua forma era la stessa… la stessa di Coredramon!!

Theo puntò il Digivice sul Coredramon blu:

“Coredramon, Digidrago di livello campione. Si differenza dal Coredramon di prima perché è di tipo Antivirus e la sua tecnica è la Fiammata Zaffiro” Poi sorrise: “Così anche tu sei digievoluto, Dracomon!”

Aaron guardò Patamon e lo raccolse. Il suo Digimon riaprì gli occhi ed Aaron gli spiegò che Dracomon era digievoluto in Coredramon.

“Fiammata Smeraldo!” Gridò il Coredramon verde, ma il suo attacco venne contrastato dalla fiammata blu emessa dal Coredramon di Theo, che respinse il colpo, facendo cadere Coredramon verde in dietro, che provò a darsi alla fuga.

Ma l’altro lo sorpassò e gli sbarrò la strada:

“Eddai, voglio solo chiedere scusa!”

Il Coredramon blu prese in giro il Coredramon Verde citando le parole da lui usate in precedenza. Poi sparò una violenta fiammata verde che invase il nemico, il quale si gettò a terra in preda al fuoco.

Aaron si alzò e ordinò a Patamon di alimentare il fuoco con le sue Bombe d’Aria. Il Digimon obbedì e sparò almeno una decina di bombe al nemico che in pochi secondi si ridusse in semplici dati volatili.

“Ce l’abbiamo fatta!” Sorrise Theo mentre si avvicinò a Coredramon.

“Sì, puoi dirlo forte!” Confermò Coredramon.

“Siete stati grandi!” Esultò Aaron, mentre Patamon gli volò sull’avambraccio.

I ragazzi ripresero quindi il cammino e, grazie all’aiuto di Coredramon scavalcarono l’albero che intralciava il cammino.

 

Intanto…

Boogeymon tornò rapidamente al castello con lo scopo di leccare i piedi del capo osannandolo per della splendida idea di separare i ragazzi che aveva avuto Phelesmon stesso. Ma quando aprì la porta del trono, Phelesmon era tutt’altro che felice.

“Vieni avanti, Boogeymon…” Il nemico cambiò subito espressione.

“Cosa è successo, padrone?”

“Niente, caro mio! Hai trasformato la mia idea fantastica… in un completo fallimento!!”

“Padrone, cosa intendete?”

“Sei proprio un tonto! Il Digimon dei prescelti è digievoluto e ha sconfitto il tuo mandato! Sarai punito per questo.”

Phelesmon sollevò il tridente, ma una voce lo fermò. Una voce profonda, cupa, che fece rabbrividire i due Digimon in un istante.

Phelesmon raggiunse il calderone. Due occhi erano intravedibili nella poltiglia marrone in esso, e il colore scuro di essa impediva anche di distinguere quello delle pupille.

“Voi sapete?” Domandò Boogeymon al suo padrone.

“Sì… il momento sta arrivando.” Disse l’altro con la sua voce squillante.

“Non dobbiamo perdere tempo.” Sussurrò.

 

In un luogo lontano…

Giuly si era accorta di essere rimasta sola nel peggiore dei posti che potesse capitare. Un cimitero…

Imboccò uno stretto sentiero costeggiato da alcune bare impolverate. L’unico rumore che udiva era quello dei suoi passi, provocato dallo scricchiolare dei legnetti che continuava a calpestare.

Fu in quel momento che raggiunse un bianco mausoleo. Era torreggiante e alto abbastanza perché la notte lo oscurasse. La Luna non illuminava la volta celeste e la luce delle stelle non era visibile nel nero cielo. Un gufo emise il suo gelido verso: Giuly vi puntò contro il suo DS:

“Aurumon, Digimon volatile di livello Armor. La sua tecnica: Cecchino Notturno.”

Giuly era sola. Sola in un cimitero. Il freddo della notte la costrinse a sedersi su una bara, ma anche la bara era gelida.

“Maledizione! Perché proprio io dovevo rimanere sola?”

 

FINE CAPITOLO 4

 

  
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