Episodio 4:
Il
coraggio di Theo
La sera passava lenta e la luna appena sorta di Digiworld illuminava il cielo, celando agli occhi le stelle a lei più vicine con il suo luminoso alone.
“Che pace!” Pensò Aaron mentre Theo tornò con la legna per il fuoco.
“Cosa fai?” Chiese sorridendo.
“Niente… stavo solo guardando il cielo…” Aaron si interruppe, poi guardò il suo Patamon addormentato lì di fianco e lo coprì con la sua mano. “Non fa molto caldo…” concluse.
“E’ per questo che ho raccolto questi legni!” sorrise l’altro. Dracomon si avvicinò ad Aaron e gli porse una serie di legnetti minuscoli. Aaron gli sorrise apprezzando il gesto del piccolo Digidrago. Aaron mise la legna vicino a Patamon e invitò Theo e Dracomon a sedersi. Theo si sedette vicino ad Aaron e Dracomon prese il posto vicino a Patamon. Con una fiammata, il draghetto accese il fuoco.
Qualche ora
prima…
“Non capisco… qui c’è un bivio!” Sabry si girò per vedere le facce dei suoi compagni. Nessuno sembrava interessato al problema. Perfino Ryudamon, che continuava a vantarsi delle sue gesta precedenti, sembrò darle retta.
“Andiamo a destra!” Suggerì Sonia appena terminata la lattina di cola che, sempre gentilmente, le era stata offerta da un Betamon che aveva avuto la “fortuna” di incontrarla per strada.
Buttò quindi per terra la lattina di cola e prese Palmon.
“Riesci a farmi elevare con e tue liane?”
La poveretta, che il giorno prima aveva dovuto alzare la ragazza per farle prendere una monetina sull’armadio della camera di Gwappamon, tremò al solo pensiero di dover di nuovo affrontare tale impresa e si girò lentamente terrorizzata verso la despota che le stava accanto!
“Mi piacerebbe, ma ultimamente soffro di art…”
“Bugiarda! Ammettilo! Pensi che peso tanto!!”
“Ma che stai
dicendo…??” Palmon si interruppe, ma poi trovo
il coraggio e… “Sì, pesi troppo per
me” Sonia trattenne le lacrime di
coccodrillo e guardò Aaron:
“Cosa ti aspetti che faccia??” Chiese lui.
“Il tuo Digimon sa volare!!”
In quel momento si sentì come strozzare: Patamon, che poveretto aveva dovuto portare una cesta che, per lui, pesava un po’ troppo, saettò verso Aaron e si infilò sotto la sua maglietta.
“Ti prego, non voglio…”
“Paaaaataaaamooon!!” ridacchiò la ragazza con aria da santa, ma, fortunatamente per il piccolo Digimon, Fanbeemon parlò:
“Dobbiamo andare a sinistra!!”
Sonia si voltò di scatto: “E tu come lo sai?”
“Lo so perché dall’alto ho visto che a sinistra, poco distante da qui, c’è un villaggio!”
Giuly guardò soddisfatta il suo Digimon e lo abbracciò. Poi Fanbeemon e Ryudamon digievolsero per arrivare prima al villaggio: Waspmon portò in volo quattro ragazzi e gli altri tre in groppa a Ginryumon.
Durante il percorso accadde però qualcosa di strano: un terribile vento nero sconvolse i prescelti. Sonia, Sabry, Giuly e Dave, che volavano su Waspmon, vennero fatti cadere quando questa regredì Fanbeemon. Aaron, Theo e Alex, vennero invece letteralmente spazzati via dalla tempesta.
Spostiamo le nostre attenzioni adesso in un posto lontano. Infestato dalle ombre danzanti degli alberi scheletrici e dagli Aurumon. Il posto non è un gran che, soprattutto per chi volesse passarvi una notte. Su di una rupe, un vecchio maniero immerso nell’oscurità.
Al suo interno Phelesmon faceva ancora roteare pigramente il suo tridente nel calderone, in attesa che le immagini della nera tempesta fossero chiare.
“Grande Phelesmon. Posso chiedervi le vostre intenzioni?” Sussurrò Witchmon, appena tornata dalla sala delle torture.
Phelesmon spostò le pupille degli occhi, sogghignando e rimanendo immobile, verso Witchmon, la quale, davanti a tale gesto, fece un passo indietro, rimanendo tuttavia inchinata.
Parlò il demone con la sua voce acuta e squittente, quasi come fosse il richiamo di un ratto:
“Sì che puoi, Witchmon!”
Spostò poi gli occhi nuovamente al calderone, che cominciava a dare le prime immagini: i prescelti erano stati divisi dalla tempesta.
“Perfetto! I prescelti sono stati separati… così saranno più vulnerabili. Il mio intervento sarà poco necessario finché non saranno uniti!” Sibilò.
“Vi prego lasciate che…” Witchmon fu interrotta dall’apertura del portone della sala del trono:
“Grande Phelesmon! Vi ho portato il Digimon!” Tuonò Boogeymon.
“Ooh! Meno male… temevo che avessi perso la via del ritorno, amico mio!” lo prese in giro Phelesmon ridacchiando.
“All’inizio non voleva collaborare! Ma poi ha deciso di farsi avanti!”
“Bene, bene, Gwappamon! Cosa hai da dirci?”
Al Digimon tremavano le gambe. “Cosa volete da me? Sono solo un povero Digimon…”
“Ma i prescelti si fidano di te…” controbatté Phelesmon con voce rassicurante, quasi stesse chiedendo un favore ad un vecchio amico.
“Non so come posso aiutarvi!”
Witchmon sorrise: “Vi prego lasciate fare a me… spiegherò come si deve a questo Digimon cosa deve fare per noi!”
“Non sarà necessario.” Ringhiò Boogeymon, facendo allontanare Witchmon dal seggio del trono, poi aggiunse: “Padron Phelesmon sa come occuparsene, dico bene?”
“Dici male!” Ribatté Phelesmon: “… non ne ho la minima idea… pensavo che come Digimon fossi un pochino più forte… invece…” si soffermò a guardare il povero Gwappamon, che intanto chiuse gli occhi dalla paura.
“Invece sei del tutto inutile… addio.”
Con un segno di mano diede ordine che Gwappamon venisse portato nelle segrete, e così fu.
“ Così, mentre Sabry e Sonia
furono scagliate altrove e Alex e
Dave furono spazzati lontano, Theo ed Aaron, vennero spediti in un
bosco nei
paraggi. “Dove siamo capitati, che
cosa ci è successo?” Domandò Theo
ad Aaron. Patamon prese il volo, ma al suo
ritorno non poté essere di
molto aiuto: “Ci sono solo alberi nei
paraggi.” Aaron sbuffò con aria
sconsolata: “Non ce ne va mai una
giusta.” Concluse. In effetti, la foresta era
così fitta che anche in pieno
giorno i ragazzi avrebbero avuto bisogno di una torcia, oggetto che fu
loro
possibile ricreare grazie al Baby Soffio di Dracomon e a qualche
rametto nei
dintorni. Dopo qualche ora di vagare,
arrivò la notte e il gelo
ricoprì la foresta. “Forse ci conviene
accamparci qui… fa freddo…”
suggerì
Aaron. “Sì, hai
ragione.” ammise l’altro, mentre con Dracomon si
sedette in una piccola radura ricoperta di foglie. “Forse è meglio
che io e Patamon andassimo a cercare del
combustibile per le fiamme…” “No, lascia che ci vada io!
Così perlustreremo l’area… non
sei d’accordo Dracomon?” “Ma non ha
senso… quello potrei farlo io…” Aaron
si
interruppe quando vide che ormai, Theo e Dracomon erano a qualche metro
da lui.
La sera passava lenta e la luna
appena sorta di Digiworld
illuminava il cielo, celando agli occhi le stelle a lei più
vicine con il suo
luminoso alone. “Che pace!”
Pensò Aaron mentre Theo tornò con la legna per
il fuoco. “Cosa fai?”
Chiese sorridendo. “Niente… stavo
solo guardando il cielo…” Aaron si
interruppe, poi guardò il suo Patamon addormentato
lì di fianco e lo coprì con
la sua mano. “Non fa molto
caldo…” concluse. “E’ per questo
che ho raccolto questi legni!” sorrise. Anche Dracomon si avvicinò
ad Aaron e gli porse una serie di
legnetti minuscoli. Aaron gli sorrise apprezzando il gesto del piccolo
Digidrago. Aaron mise la legna vicino a Patamon e invitò
Theo e Dracomon a
sedersi. Theo si sedette vicino ad Aaron e Dracomon prese il posto
vicino a
Patamon. Con una fiammata, il draghetto accese il fuoco. “Ho paura.”
Affermò il ragazzo dopo che il suo Digimon ebbe
dato fuoco ai legnetti. “Di che cosa?” “Ho paura di non essere
abbastanza forte…” “Sciocchezze…” “No, no, è
vero… ho davvero paura che la mia presenza qui
sia deleteria. Dracomon non può ancora digievolvere in
fondo…” “E’
strano… io non mi sento affatto come te… Patamon
non può
digievolvere, ma io sono convinto che, grazie a me, un giorno ce la
farà!” “Ma Dracomon non ci
prova…” “Neanche Fanbeemon e
Ryudamon ci avevano provato!” “Sì, ma loro
hanno avuto un buon motivo per farlo! Hanno
salvato la vita a dei Digimon innocenti…” “Ascolta…”
Aaron prese un tono semplice e amichevole e si
girò verso il fuoco: “Io penso che solo chi rimane
con le mani in mano e
continua a ripetersi di essere inutile lo è
davvero.” “Io sono inutile?” “No, tu sei solo confuso...
il che molte volte è normale! Ma
vedrai che anche Dracomon digievolverà. Presto o tardi ce la
farà…” “In questo caso
aspetterò!” “Fai bene!”
esultò Aaron. Patamon e Dracomon si erano
addormentati. Aaron coprì
Patamon con un pezzo di corteccia spezzato in modo tale da piegarsi e
coprirlo
interamente. Theo, che nel frattempo si era
addormentato seduto, cadde
lentamente fino a quando la sua testa non toccò il terreno.
Aaron era l’unico
ad essere rimasto sveglio. “Forse dovrei
addormentarmi…” Pensò, ma
l’ansia e
l’agitazione che potesse accadere qualcosa agli altri non gli
fece chiudere
occhio. Fu allora che Patamon si
alzò in volo per pochi centimetri:
“Arriva!”
“Chi arriva??”
Chiese spaventato Aaron. “Lui!!” Camminando lentamente, un Digimon
completamente rosso si
avvicinò ai ragazzi. Aveva due enormi ali viola ed una coda
appuntita
fuoriusciva dal suo deretano. Emanava un puzzo terribile, come se si
fosse
appena fatto un bagno nello sterco dei porci. Gli occhi brillavano di una luce
rossa e nella mano destra
brandiva un tridente. “Chi sei?”
Urlò Aaron in modo tale da svegliare gli altri
due. “Sono Boogeymon!! Un
Digimon molto malvagio…” Disse questo. Ad Aaron diede l’orribile
impressione che Boogeymon lo
credesse un bambino dell’asilo dal tono in cui
parlava… “Vi ho portato un
regalo!” Disse poi facendo un inchino in
perfetto stile clown. “Vieni fuori! Coredramon!!” A quelle parole, un drago verde alato
uscì da dietro una
pianta. Theo, lesse i suoi dati nel Digivice: “Coredramon, Digidrago di
livello campione. La sua tecnica:
Fiammata Smeraldo!” Detto ciò Boogeymon
augurò buona fortuna ai ragazzi e si
dileguò nelle tenebre, scivolando tra gli alberi senza
muovere un piede. “Fiammata
Smeraldo!” Coredramon non lasciò
neanche il tempo ai ragazzi di alzarsi
che scagliò il suo colpo. Theo lo schivò e Dracomon
con lui. Aaron afferrò Patamon e
fece segno a Theo di scappare verso
destra, da dove la tempesta gli aveva trasportati e proseguire il
cammino. Coredramon non perse tempo ad
inseguirli, scagliando
fiammate da ogni direzione. Alberi su alberi vennero abbattuti da tale
furia. Tanta era la potenza di quel fuoco,
che un altro albero
cadde a terra e sbarrò la strada ai ragazzi. Fortunatamente, Theo scorse una
rientranza nel terreno e vi
si gettò dentro. Aaron, che lo vide per un istante, lo
seguì. Anche Coredramon
però aveva notato la buca e capì che i ragazzi e
i loro Digimon erano finiti lì
dentro. Con un salto anche l’enorme drago ci si
buttò e sputò un’altra fiammata
che invase la grotta. Aaron e Theo avevano però
trovato un’altra rientranza che
permise loro di sfuggire al fuoco. All’udire quelle parole ai
ragazzi venne il cuore in gola. “Non potete risalire senza
ali! Fareste bene quindi a venire
allo scoperto e subire la mia collera adesso, piuttosto che ritrovarvi
in un
rogo a sorpresa… la preparazione è
importante!” E con queste parole il nemico
scoppiò a ridere. “Che cosa vuoi?
Perché ce l’hai con noi?” La voce di Aaron fece eco nella
grotta e Coredramon si voltò
di scatto, senza capire da dove provenisse. “Io… ma non
voglio farvi del male…” “Questa era proprio
bella!” pensò Theo. “Ma per chi ci
prende?” Pensò Aaron, mentre teneva Theo
dietro di sé, in modo tale da fare lui scudo col suo corpo. Patamon si era rintanato nella
maglietta di Aaron e Dracomon
era riuscito a trovare un piccolo buco sul soffitto. Ma nonostante la
sicura
posizione, Dracomon non poteva pensare ad altro che al suo partner,
tremolante
dietro la schiena di Aaron stesso. “Venite fuori! Voglio
chiedervi scusa per il mio
comportamento!!” ribatté il drago. “Smettila di dare la caccia
a quei ragazzi, idiota!” “Padron
Boogeymon?” ipotizzò il Digimon. “Sì! Esci subito
dalla grotta, idiota! Non hai capito che
sono usciti??” Il Digimon prese il volo e
risalì la buca. Aaron aveva sempre saputo imitare le
voci alla perfezione,
cosa che qualche volta anche a scuola gli era stata utile. Una volta, per esempio, la
professoressa di italiano delle
scuole medie si era ricordata accidentalmente dei soldi che il ragazzo
le
doveva. Aveva ella infatti prestato ad Aaron qualche spicciolo per le
macchinette. Il ragazzo, che mai era stato modesto, si era tenuto il
numero di
cellulare della poveretta da quando l’insegnante glielo aveva
dato in gita
scolastica. Mettendo lo “sconosciuto”, Aaron Saturn
aveva chiamato la prof.
fingendosi il marito, che l’aveva accompagnata a scuola quel
giorno in cui
pioveva a dirotto. “Pronto, cara…
lo sai? Ci hanno rubato il cane!” a queste
parole la professoressa Annarolgi corse a gambe levate fuori da scuola.
In
dieci minuti aveva già percorso il tragitto fino alla
metropolitana e in
mezz’ora era arrivata a casa. Immaginate voi la sorpresa di lei
quando ha scoperto il
marito a letto con un’altra. La professoressa di lettere
Annarolgi, o come era
comunemente nota, Anna-rogna, era da sempre una grande collezionista di
scarpe.
Beh, dopo quel giorno dovette ricominciare la collezione da capo. Il
marito e
l’amante erano finiti sulla strada con tanti di quei tacchi
nelle loro parti
intime che quando furono trovati dall’autoambulanza, la
povera prof. dovette
fuggire e cambiare nome per non finire in gattabuia. Da quel giorno di
lei non
si seppe più niente. Aaron prese l’amico e lo
tenne vicino a sé, dandogli, con l’aiuto
dei Digimon, una spinta verso l’alto e facendolo uscire dalla
grotta. Poi,
grazie a Patamon e Dracomon, uscì anche lui e subito dopo i
Digimon in volo. “Meno male! Pensavo che
saremmo morti!” ansimò Theo. “Non devi dire neanche per
scherzo queste cose!” Lo
rimproverò Aaron. Coredramon udì le risate e
ritornò sui propri passi. In poco
tempo li raggiunse e i ragazzi ripresero la fuga, dalla parte opposta a
quella
dove era caduto l’albero. “Ma così
torneremo indietro!” “Non importa! La mia vita
vale di più!” gridò Aaron
all’altro, mentre lo strattonava. “Fiammata
Smeraldo!” Il colpo prese un albero che prese
fuoco. Aaron e Theo lo
schivarono mentre cadeva. Patamon e Dracomon si girarono: “Bomba
d’Aria!” “Baby Soffio!!” I
colpi non toccarono minimamente il
Digimon, ma la Bomba d’Aria riuscì per lo meno a
creare uno scudo contro la
fiammata. I ragazzi ripresero a correre, ma
Aaron inciampò in una
radice. “Non preoccuparti, io mi
rialzo! Tu devi correre e salvarti!” “Sì, lo so, ma
non posso permettere a quel mostro di farti
del male!” Coredramon li aveva raggiunti. “Adesso morirete!” “Bomba d’Aria!
Bomba d’Aria!” Patamon non poté niente
per
attaccare la difesa di Coredramon, che gli diede una zampata che
bastò a fargli
perdere i sensi. “Patamon!!!!”
Gridò il partner che faticava a rialzarsi. “Aaron, sta’
giù!” Gli gridò l’altro che
notò una seconda
fiammata che lo stava per raggiungere. Ma Aaron non fece in tempo a
spostarsi. Ma non successe niente. Dracomon si
era messo tra Aaron e le
fiamme. Esse non gli facevano male, anzi, riusciva a domarle. “Vai Dracomon!!”
Esultò il suo prescelto: è il tuo momento! Il Digimon si rivoltò a
Coredramon e cambiò forma. Crebbe a
dismisura e il suo corpo divenne di un blu intenso. Ma la sua
forma… la sua
forma era la stessa… la stessa di Coredramon!! Theo puntò il Digivice sul
Coredramon blu: “Coredramon, Digidrago di
livello campione. Si differenza
dal Coredramon di prima perché è di tipo
Antivirus e la sua tecnica è la
Fiammata Zaffiro” Poi sorrise: “Così
anche tu sei digievoluto, Dracomon!” Aaron guardò Patamon e lo
raccolse. Il suo Digimon riaprì
gli occhi ed Aaron gli spiegò che Dracomon era digievoluto
in Coredramon. “Fiammata
Smeraldo!” Gridò il Coredramon verde, ma il suo
attacco venne contrastato dalla fiammata blu emessa dal Coredramon di
Theo, che
respinse il colpo, facendo cadere Coredramon verde in dietro, che
provò a darsi
alla fuga. Ma l’altro lo
sorpassò e gli sbarrò la strada: “Eddai, voglio solo
chiedere scusa!” Il Coredramon blu prese in giro il
Coredramon Verde citando
le parole da lui usate in precedenza. Poi sparò una violenta
fiammata verde che
invase il nemico, il quale si gettò a terra in preda al
fuoco. Aaron si alzò e
ordinò a Patamon di alimentare il fuoco con
le sue Bombe d’Aria. Il Digimon obbedì e
sparò almeno una decina di bombe al
nemico che in pochi secondi si ridusse in semplici dati volatili. “Ce l’abbiamo
fatta!” Sorrise Theo mentre si avvicinò a
Coredramon. “Sì, puoi dirlo
forte!” Confermò Coredramon. “Siete stati
grandi!” Esultò Aaron, mentre Patamon gli
volò
sull’avambraccio. I ragazzi ripresero quindi il cammino
e, grazie all’aiuto di
Coredramon scavalcarono l’albero che intralciava il cammino. Intanto… Boogeymon tornò
rapidamente al castello con lo scopo di
leccare i piedi del capo osannandolo per della splendida idea di
separare i
ragazzi che aveva avuto Phelesmon stesso. Ma quando aprì la
porta del trono,
Phelesmon era tutt’altro che felice. “Vieni avanti,
Boogeymon…” Il nemico cambiò subito
espressione. “Cosa è
successo, padrone?” “Niente, caro mio! Hai
trasformato la mia idea fantastica…
in un completo fallimento!!” “Padrone, cosa
intendete?” “Sei proprio un tonto! Il
Digimon dei prescelti è
digievoluto e ha sconfitto il tuo mandato! Sarai punito per
questo.” Phelesmon sollevò il
tridente, ma una voce lo fermò. Una
voce profonda, cupa, che fece rabbrividire i due Digimon in un istante. Phelesmon raggiunse il calderone. Due
occhi erano
intravedibili nella poltiglia marrone in esso, e il colore scuro di
essa
impediva anche di distinguere quello delle pupille. “Voi sapete?”
Domandò Boogeymon al suo padrone. “Sì…
il momento sta arrivando.” Disse l’altro con la sua
voce squillante. “Non dobbiamo perdere
tempo.” Sussurrò. In un luogo
lontano… Giuly si era accorta di essere
rimasta sola nel peggiore dei
posti che potesse capitare. Un cimitero… Imboccò uno stretto
sentiero costeggiato da alcune bare
impolverate. L’unico rumore che udiva era quello dei suoi
passi, provocato dallo
scricchiolare dei legnetti che continuava a calpestare. Fu in quel momento che raggiunse un
bianco mausoleo. Era
torreggiante e alto abbastanza perché la notte lo oscurasse.
La Luna non
illuminava la volta celeste e la luce delle stelle non era visibile nel
nero
cielo. Un gufo emise il suo gelido verso: Giuly vi puntò
contro il suo DS: “Aurumon, Digimon volatile
di livello Armor. La sua tecnica:
Cecchino Notturno.” Giuly era sola. Sola in un cimitero.
Il freddo della notte
la costrinse a sedersi su una bara, ma anche la bara era gelida. “Maledizione!
Perché proprio io dovevo rimanere sola?” FINE CAPITOLO 4
“E’ inutile che scappiate!”
Tuonò Coredramon. “Tanto questa grotta
è un vicolo
ceco e prima o poi dovrete uscire allo scoperto!”