Film > The Phantom of the Opera
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Autore: __aris__    06/10/2015    3 recensioni
Ophelia Weston non parla da dieci anni, da quando ha assistito alla morte dei genitori. Suo nonno, Lord Edward Weston, ha chiamato i migliori precettori ed i migliori medici che l'Europa di fine 800 è in grado di offrire ricevendo un unico verdetto: il mutismo della nipote è irreversibile. A Parigi sente parlare del Fantasma dell'Opéra e viene a conoscenza delle lezioni di canto impartite a Christine Daaé, così decide di salvare Erik da un imboscata dei gendarmi proponendogli un patto: gli offrirà la possibilità di lasciare la Francia se verrà con lui e proverà a ridare la parola a Ophelia.
-- Questa è un'idea che avevo da tempo e che torna spesso a tormentarmi. L'ennesima possibilità per Erik di rifarsi una vita dopo l'Opéra. spero vi piaccia e che venga recensita.
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erik/The Phantom, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 NOTE DELL’AUTRICE: Grainstar House è ispirata all’Higclere Castle, location della serie Dowtoun Abbey e residenza di campagna dei Conti di Carnavon (se a qualcuno questo nome fa suonare un campanello ma non ricorda il perché vi dico che Lord George Carnavon fu il finanziatore degli scavi per trovare la tomba di Tutankhamon). Volevo che la casa di Lord Weston fosse un ambiente ricercato e lussuoso, capace di non sfigurare rispetto all’Opéra, per questo ho deciso di ispirarmi ad un luogo che è stato progettato dallo stesso architetto di Westminster.
Il brano che Ophelia suona è il primo movimento dell’Appassionata di Beethoven: https://www.youtube.com/watch?v=QAO-TIAXHQk
 




 
Tre settimane dopo, Inghilterra
 
 
Erik scostò la tenda del finestrino della carrozza con gesto annoiato. “Non pensavo che questo Paese fosse davvero così piovoso.” Erano in Inghilterra da una settimana ed il Sole era stata una fugace illusione intravista per una sola mattina. Non che le condizioni atmosferiche lo influenzassero in qualche modo, ma iniziava a trovare quella pioggia silenziosa e costante abbastanza noiosa.
Il nobile seduto di fronte sorrise tra uno sbuffo e l’altro di pipa “Ci si abituerà presto. E poi questo è il Derbyshire, non la Scozia.”
Erik non rispose stentando a credere che esistesse un posto più piovoso dell’Inghilterra. Assieme a Lord Weston aveva lasciato la Francia pochi giorni dopo il loro incontro, appena terminata la maschera di porcellana per nascondere il viso. Si era nascosto in un baule durante l’imbarco a Calé, ma nessun gendarme aveva osato proporre anche il minimo controllo su bagaglio personale del Duca; al sicuro sulla nave era stato lo stesso nobile a liberarlo. Da qualche parte in mezzo alla manica divenne un altro uomo: Erik Destler, ex soldato di Sua Maestà l’Imperatrice Vittoria. Ferito in India. Solo un’altra maschera, una invisibile che aveva zittito i proprietari delle locande dove avevano dormito e della servitù della residenza londinese del Duca.
Grainstar House!” sospirò Lord Weston guardando fuori dal finestrino.
Erik seguì gli occhi azzurri dell’inglese fino ad un imponente castello dalle pareti color ocra. L’edificio era a pianta rettangolare di tre piani, quattro in corrispondenza degli angoli dov’erano state costruite piccole torri quadrate. Al centro del palazzo si erigeva la torre principale: quadrata con quattro piccole guglie sugli angoli; riproponeva in versione più piccola le stesse simmetrie della costruzione principale. La carrozza proseguì seguendo una strada di ghiaia srotolata su un prato ben curato, tra imponenti alberi secolari. Mano a mano che si avvicinavano a Grainstar House, Erik scopriva tutti gli abbellimenti che ornavano le mura: i decori floreali sotto le finestre o le finte colonne a torciglione agli angoli delle torri e che terminavano in piccole guglie, le lavorazioni delle balconate in pietra sul tetto o ancora l’enorme stemma di famiglia in pietra sopra d’ingresso.
Vi piace? Questa terra è della mia famiglia dal regno di Edoardo VI. La casa sorge su un vecchio monastero ed ha tra le due e le trecento stanze. La tenuta è di oltre mille acri offrendo lavoro ad almeno duemila famiglie, senza contare il paese di Estwood che abbiamo appena attraversato.”
Il francese lo guardò bieco: “Cercate di impressionarmi mostrandomi le vostre ricchezze?
No. Voglio solo farvi capire perché il mio patrimonio farà gola a molti se passerà ad una ragazza muta.” Disse prima che la carrozza si fermasse e lo sportello fosse aperto dal maggiordomo. Davanti alla porta d’ingresso la servitù era schierata in una fila perfetta per accogliere il padrone di casa, tutti impeccabili nelle loro divise bianche e nere senza l’ombra di una piega. Stavano dritti, come manichini impettiti, in due sotto lo stesso ombrello.  Sulla piccola scalinata che conduceva all’interno, al riparo dalla pioggia, c’era Ofelia: una ragazza con i capelli rosso chiaro lasciati cadere sulle spalle, gli occhi color nocciola e le labbra a cuore racchiusi dalla pelle chiarissima. L’abito verde che indossava, nonostante la semplicità, amalgamava l’ultima moda parigina con i tessuti più raffinati che la Compagnia della Indie commerciava.
Lord Weston scese dalla carrozza tenendo il cappello tra le mani “Buona sera signor Woods.” Disse rivolto al cameriere che teneva l’ombrello.
Buona sera vostra grazia.” Rispose l’altro tenendo aperto un ombrello nero per riparare il duca dalla pioggia.
Il nobile si avvicinò al primo uomo della fila che indossava una livrea diversa dagli altri servitori “Buona sera Coyle. Avete ricevuto le mie istruzioni?
Certamente, my lord. La servitù è stata avvisata e Mis Price ha disposto come avete chiesto.”
Perfetto.” Edward andò a salutare la nipote ed Erik capì che quello era il momento di scendere. Viaggiando con il Duca era sicuro che nessuno avrebbe mostrato il minimo pensiero sul suo aspetto ma le mani gli tremavano sempre quando doveva mostrarsi per la prima volta. Sapeva che anche gli uomini e le donne che lo aspettavano lo avrebbero giudicato, che avrebbero commentato appena nessuno li avrebbe sentiti, che sotto l’apparente perfezione sarebbero stati come tutti gli altri. Erik Dester non cancellava cos’era in realtà, non gli avrebbe mai dato una vita normale. Espirando tutta l’aria in un unico soffio scese dal veicolo cercando di dimostrare più tranquillità di quanta ne possedesse davvero. Il cameriere che gli teneva aperto l’ombrello sgranò leggermente gli occhi ma non fiatò, recuperò semplicemente l’espressione composta che ogni buon domestico dovrebbe avere.
Signori, come vi ho annunciato tramite telegramma, quest’uomo è Erik Detler. Ha servito l’esercito in India ed è stato colpito da una rara forma di febbre tropicale che lo costringe a portare la maschera che vedete. Ma state tranquilli: non c’è pericolo per la salute di nessuno, altrimenti non lo lascerei essere il precettore di lady Ophelia. Venite avanti Mr Destler, lasciate che vi presenti mia nipote.” Disse facendogli segno di avvicinarsi alla soglia. ”Venite anche voi, non mi sembra il caso di fare le presentazioni sotto la pioggia.” Terminò rivolto ai domestici.
Ophelia scomparve all’interno della casa affiancando il nonno ed Erik li seguì precedendo la servitù. Attraversarono un piccolo vestibolo con pilastri di marmo bianco che reggevano finte colonne in marmo rosso e azzurro. Gli stessi marmi policromi componevano il disegno geometrico sul pavimento, intervallati da sezioni gialle, nere o verde scuro. Da ogni parasta partivano diversi archi che, intrecciandosi, formavano il soffitto da cui pendeva un raffinato lampadario. A destra un tavolo di ebano perfettamente lucidato reggeva tre busti, mentre a sinistra si accedeva alla biblioteca. Ogni materiale proveniva da un parti diverse del mondo ma l’insieme era estremamente ricercato, lasciando immaginare quali tesori celasse il resto della casa.
Superate due porte in mogano Erik si trovò in una stanza altissima dominata da un imponente camino bianco finemente lavorato. Un grande lucernario al centro del soffitto illuminava l'ambiente; subito sotto c’erano riproduzioni in gesso di numerosi stemmi nobiliari; del piano nobile, attraverso i matronei costruiti in pietra bianca ed ornati da altri archi tudor, si intravedeva il corridoio delle camere da letto. I muri del primo livello erano rivestiti da un tessuto verde damascato ed ospitavano ritratti di antenati imparruccati. Alla sua sinistra si trovava il caminetto, all’estremità della parete archi tudor in pietra chiara anticipavano le porte della biblioteca. Di fronte a lui un’altra porta da cui poteva intravedere una stanza dalle tappezzerie verde acqua. A sinistra invece tre archi in pietra celavano la grande scala in legno che, fiancheggiando alte finestre piombate, saliva al piano nobile. I mobili alle pareti erano tutti pregiati esempi di ebanisteria cinese, neri decorati con intarsi in madreperla, mentre davanti al camino si trovavano quattro poltrone in velluto dall’aspetto molto comodo. Sotto ai suoi piedi si stendeva un tappeto persiano con disegni minuscoli che occupava quali tutta la stanza. Erik non fece nemmeno in tempo ad osservare tutto che i domestici si erano rimessi in fila alla sua destra e Ophelia aspettava di essere presentata alla sua sinistra.
Mr Destler …” disse Lord Weston “Mia nipote Ophelia.
Lei sorrise e fece un leggero inchino; un gesto molto composto eseguito senza trasporto, come se fosse solo l’ultima di una serie infinita di prove. Tuttavia osservandola da vicino, mentre le sollevava la mano per baciarla, Erik ebbe l’impressione che qualcosa non tornasse in quella ragazza dall’apparenza compita che aveva davanti. Una sensazione d’istinto che contrastava apertamente con ciò che vedeva. Appena la porcellana della maschera le sfiorò la pelle Ophelia tremò, anche se impercettibilmente, ma non ritrasse la mano. “Incantato.”
Lord Weston si avvicinò alla fila di servitori “Lasci che le presenti Mr Coyle, il maggiordomo della casa.”
L’uomo che fece un passo avanti aveva capelli scuri tutti pettinati su un unico lato, occhi castani che tendevano verso il basso e guance gonfie; le labbra erano sottili ed i naso schiacciato. “Ben venuto a Grainstar, Mr Destler.” Disse il cameriere facendo un leggero inchino.
Grazie.” Rispose Erik con tono altrettanto formale.
Il nobile fece un paso in avanti per presentare la donna accanto a Mr Coyle  “Mis Price, la governante.” Indossava un rigoroso abito nero con le chiavi del castello appese in vita, i capelli biondi erano raccolti in un acconciatura vaporosa con qualche riccio più corto che cadeva sulle tempie. Anche se erano passati molti anni dalla sua giovinezza, era rimasta una bella donna con grandi occhi azzurri. “Ben venuto a Grainstar.”
Grazie signora.”  Rispose l’altro piegando leggermente il capo.
Vi abbiamo preparato il thè in biblioteca grande.” Annunciò Mr Coyle appena le rimanenti presentazioni furono terminate.
Grainstar House era fornita di ben due biblioteche: quella piccola, chiamata anche biblioteca nord separata dall’altra da colonne ioniche, e quella grande, una lunga stanza rettangolare dove i servitori avevano appena preparato il thè. Un altro tappeto pregiato ricopriva il pavimento dell’intera stanza, quattro grandi finestre con le mantovane rosse si aprivano davanti al camino, il resto delle pareti era occupato da scaffali pieni di libri. Qualcuno chiuse la porta alle loro spalle e solo in quel momento Erik vide il decoro che la circondava: ghirlande floreali scure intagliate su un legno laccato in oro erano sormontate da un frontone aperto al vertice. Gli stessi motivi floreali risalivano e sormontavano le librerie minuziosamente cesellate. Uno del lati corti portava alla biblioteca nord, mentre l’atro era occupato da un'unica libreria sormontata un timpano simile a quello della porta. Incastonato nel legno intagliato, c’erano il camino e, più in alto, il ritratto dell’antenato che, secondo Lord Weston, era morto nella guerra d’indipendenza americana coronato da un altro frontone spezzato che sfiorava il soffitto a cassettoni dorati. Scrittoi, tavolini, sedie e poltrone riempivano lo spazio assieme a piante e lampadari. Davanti al camino si fronteggiavano due divani in pelle rossa con lo schienale alto divisi da un pouf rettangolare lungo quanto la bocca del camino. I soprammobili ed i candelabri arrivavano da Cina, Giappone o qualche altro luogo lontano da Grainstar. Tutto era curato nel minimo dettaglio, anche se secondo Weston si trattava solo una residenza di campagna ammodernata da poco.
Ophelia si sedette su un divano rosso vicino al nonno ed Erik su quello opposto, esattamente al centro.
Limone o latte?” fu la domanda del maggiordomo rimasto a servire.
Limone, con poco zucchero.” Rispose Erik.
Mr Coyle fece un cenno d’assenso e preparò la bevanda in silenzio, osservandoli di sottecchi.
Ophelia estrasse un piccolo taccuino dalla tasca dell’abito, scrisse velocemente qualcosa su un foglio con una matita e lo passò a Lord Weston.
Perdonate mia nipote.” Disse il nobile ad Erik prendendo il taccuino in mano “Ma questo è l’unico modo in cui riesce a comunicare con gli altri; vi assicuro che non vuole essere scortese.”
Capisco perfettamente.” Rispose il francese osservando ancora la ragazza. “Quindi non emette alcun suono?” Era strano vedere una persona che non parlava dopo tanti anni trascorsi in un luogo rumoroso come l’Opéra dove tutti cantavano, parlavano o suonavano. Non poteva fare a meno di pensare che se Ophelia avesse parlato probabilmente sarebbe vissuta a Londra e non nascosta in una lussuosa gabbia dorata.
Nessuno.
Lord Weston vi ha già spiegato che se io sarò il vostro precettore dipenderà solo da voi?” Ophelia abbassò gli occhi prima ancora che la domanda fu terminata cercando il taccuino nelle mani del nonno. “Basta che annuiate.” Le disse Erik che non voleva perdere altro tempo.
La ragazza alzò il viso e poi annuì timidamente.
E sapete anche che dipende da come suonate?
Ancora un cenno affermativo.
Allora immagino che non vi dispiacerà farmi sentire cosa sapete fare. Adesso.
Ophelia tremò sul modo perentorio con cui l’ultima parola era stata detta ma annuì ancora. Con eleganza si alzò e lisciò velocemente la gonna. Lord Edward si alzò come chiedeva il galateo e prima che potesse seguirli Erik lo fermò con un gesto della mano.
Non ammetto nessuno che non sia strettamente necessario.”
Come preferite.” Disse il nobile ridando il taccuino alla nipote. “Ma a differenza vostra io so già cos’accadrà. Come noi, siete legato a questa casa, solo che ancora non lo sapete.”
Ophelia condusse Erik nella stanza con le pareti verde acqua che aveva intravisto pochi minuti prima. Il soffitto e le porte erano bianchi con stucchi dorati ed un lampadario pieno di gocce di cristallo pendeva dal soffitto. Sulle pareti erano appese vedute di campagna dipinte a olio. Sopra al camino c’era l’unico ritratto: una donna con i suoi figli ed un cagnolino bianco. Di fronte a lui due grandi finestre si affacciavano sul giardino, mentre sulle altre pareti c’erano delle porte ed camino in marmo con venature grigie e blu. Le poltrone ed i divani erano color crema con minuscoli fiorellini ricamati. Delicate porcellane e candelabri d’argento erano appoggiati su secreter o comodini panciuti. L’unico mobile scuro era il pianoforte a coda vicino ad una finestra.
Ophelia si sedette davanti allo strumento e cercò gli occhi di Erik per provare a campire ancora una volta chi si celasse dietro la maschera bianca. Mr Destler non era certo la prima persona che veniva per essere suo precettore ma era il primo che la guardava e le parlava senza commiserazione. Per la prima volta dopo anni a Grainstar era arrivato qualcuno che non la considerava una specie di malata e che l’avrebbe giudicata solo per l’abilità al pianoforte. Un fremito le scese lungo la schiena appena si rese conto che tutto dipendeva davvero da lei: non ci sarebbe stato nessun alibi, nessuna elegante perifrasi se Mr Destler avesse deciso di andarsene.
Quando vi sentite pronta, Lady Ophelia.” Le disse Erik con voce cortese appena intuì l’agitazione della giovane.
Ophelia appoggiò i polpastrelli sui tasti ma ritrasse subito le mani, come se fossero bollenti. Respirò profondamente più volte immaginando di essere sola e di suonare solo per i domestici che si nascondevano ogni volta dietro le porte. Lentamente rimise le mani in posizione ed iniziò. Una dopo l’altra le corde del pianoforte vibrarono ed il castello si riempì della musica di Beethoven.
Le prime note erano leggerissime, anche se grevi, si protendendo verso l’alto con estrema naturalezza come se quell’arpeggio ascendente fosse l’unica via possibile. Ophelia suonò i trilli e ritornò nella parte inferiore della tastiera con tocchi veloci e precisi. Il primo fortissimo lo sorprese come una fucilata in petto: conosceva il primo movimento dell’Appassionata, sapeva che la battuta diciassette andava suonata in quel modo ma non si aspettava che una ragazzina che viveva nel silenzio fosse capace di creare quelle sonorità con il pianoforte. Smise di guardare la postura delle mani e la vide talmente assorta nella musica da sembrare quasi una vittima che veniva trascinata incoscientemente da un tasto all’altro. Uno stato che in pochi oltre lui potevano capire. I polsi, i gomiti e perfino le falangi non erano molto eleganti da osservare ma se suonava con un trasporto così totale cosa importava? Alla fine era stremata, con il respiro quasi convulso e la fronte imperlata di sudore, tanto che Erik si chiedeva se sarebbe arrivata all’ultima nota. Ma arrivò anche quella.  L’unica cosa irritante era il sorriso trionfante che sicuramente piegava le labbra del Duca.
Ophelia si staccò lentamente dal pianoforte, cercando di riprendere il controllo di sé. Erik le porse il fazzoletto da taschino e lei lo guardò smarrita per un istante. “Un giorno vivrete come suonate e sarà molto …” Avrebbe detto eccitante ma trovava incompatibile quella parola con la piovosa campagna inglese “ … molto interessante.” Ophelia parve non capire cosa intendesse. “Chi vi ha insegnato a suonare?
L’inglese riprese il taccuino dalla tasca e scrisse la risposta a matita: Mr Coyle
Il maggiordomo?
Lei annuì e l’altro posò il quadernetto sul leggio del pianoforte. “Vostro nonno è convinto che un giorno parlerete ancora ma devo chiedervi se anche voi lo credete.
Le ciglia di Ophelia si affollarono di lacrime. Ho provato talmente tante volte a parlare.  Scrisse con espressione sconfitta. Ma …  la mano iniziò a tremare e non riuscì a scrivere altro.
Ma non riuscite più a trovare la voce.” L’anticipò Erik e lei annuì. “Ed il pianoforte sostituisce la voce che avete perso.”
Ophelia annuì ancora chiedendosi come facesse un uomo che conosceva solo da mezz’ora a capirla così tanto. Era per come suonava oppure aveva davanti una sorta di sciamano?
Sarò il vostro precettore. Ogni mattina studierete musica, pianoforte e canto. I pomeriggi francese, italiano, tedesco, scienze e matematica. Anche arabo se vorrete.
La rossa rimase sbigottita Canto?
Cantare non è parlare, per ora sappiate questo.”
 
 
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Mr Coyle era conosciuto da tutti per la precisione con cui svolgeva i suoi compiti e perché, qualsiasi cosa accadesse, riusciva sempre a non perdere la calma. Tuttavia in quel momento doveva ammettere di essere abbastanza preoccupato: anche se Lord Weston aveva acconsentito subito, lui non era affatto sicuro che lasciare lady Ophelia con Mr Desler fosse una buona idea.
Mi sembrate nervoso, Coyle.” Lord Weston poteva vedere l'espressione accigliata del maggiordomo anche se gli dava le spalle.
Siete sicuro di voler affidare l’educazione di vostra nipote a Mr Destler? Capisco che abbiate combattuto in India assieme ma …”
Non credo che Erik Destler abbia mai ispirato molta fiducia nel prossimo, ma questo non vuol dire che Ophelia sia in pericolo.” Rispose sorseggiando il thè.
Perdonate ancora, my lord, ma i suoi modi non mi sono sembrati affatto opportuni.”
Weston sorrise di sottecchi “Non preoccupatevi Coyle: anche quelli cambieranno presto.”
Il maggiordomo annuì e rimase in silenzio fino a quando la porta non si riaprì.
“Lasciateci soli Coyle.” Ordinò Sir Edward aspettando che Erik e Ophelia
Si signore.” Il maggiordomo si inchinò ancora ed uscì.
Cos’avete deciso?” la voce del nobile era trionfante.
Sarò il precettore di vostra nipote.” Annunciò Erik guardando Ophelia: tutto ciò che aveva visto pochi minuti prima era tornato sepolto sotto un’apparenza composta.
L’altro sorrise “Credo di aver finito il tabacco della mia pipa, ti dispiacerebbe andare a prenderne un po’?” domandò alla nipote. Appena Ophelia si alzò anche i due uomini la imitarono ed appena uscì si risiedettero ai rispettivi posti. “Dunque vi siete convinto che non meriti di finire in manicomio?
Morirebbe lì dentro.” Annuì.
Ed il mio casato … tutto questo …” Disse guardandosi attorno “morirà con lei.”
Credete davvero che i vostri possedimenti valgano quanto lei?
Per voi Grainstar è solo un insieme di pietre, di oggetti costosi, una distesa di terre che qualcuno coltiva al posto mio. Io vedo ciò che i miei antenati hanno costruito in generazioni, qualcosa che mi scorre nelle vene e che devo trasmettere ai miei discendenti. Qualcosa da proteggere. Come Ophelia.”
Erik lo osservò a lungo, in silenzio. “Vostra nipote ha la Musica nelle vene, non una magione.”
   
 
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