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Autore: _Lyss_    07/10/2015    4 recensioni
Immaginate Ariel, Aladdin, Peter Pan, Mulan e tutti gli altri. Fatto? Bene! Adesso rinchiudeteli tutti in un liceo e fateli diventare adolescenti qualsiasi, credete che questa volta riusciranno a vivere una vita "normale"? Certo non ci saranno i cattivi, ma a complicare le cose ci penseranno i primi amori, le crisi adolescenziali e, perchè no, anche i brufoli! Salvare il mondo, in confronto, sarà stato una passeggiata e chissà se riusciranno tutti ad avere il loro lieto fine anche nel mondo reale. Beh... non vi resta che scoprirlo!
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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12. Parte del tuo mondo
 
Con tutta la concentrazione di cui era dotata, Melody, cercava di seguire la spiegazione di Hiro sull’ultima lezione d’informatica. Di solito studiavano da lui, Tadashi era molto più silenzioso di Ariel e si offriva spesso di dare una mano quando la ragazza era in preda alla difficoltà, ma questa volta il fratellone aveva ben altri progetti con Honey Lemon e Hiro era fuggito da casa col naso arricciato per il disgusto, non era ancora arrivato alla fase in cui i maschietti iniziano ad apprezzare le dolci doti femminili.
“Quindi, tenendo conto della RAM a disposizione …”
*dliiin dlon*
Melody ringraziò il cielo per il salvataggio, non ci stava capendo nulla, Hiro dava troppe cose per scontate!
Aprì la porta e batté le palpebre per lo stupore, era convinta che a suonare fosse stato lo zio, ma il ragazzo che aveva davanti era svariati centimetri più alto e le sorrideva smagliante, le pareva di averlo visto parlare con la sorella di Lilo.
“Ciao, cerco Ariel, è in casa?” disse senza smettere di sorriderle, era carino, ma non il suo tipo, così non perse tempo a chiamare la sorella con un urlo non molto garbato. La rossa sbucò dal corridoio con aria annoiata, la maglietta sporca d’inchiostro e dei pantaloncini consumati.
“Melody quando la smetterai di sbraitare come una pescivendola?” disse con tono scocciato, roteando i grandi occhi azzurri e facendoli posare sulla figura incorniciata dal bianco telaio della porta. Senza pensare sbattè la porta in faccia al poverino senza proferir parola, se non un cazzo! Dettato dall’agitazione. Melody, ancora lì, la guardava perplessa, cercando di capire se la sorella era cosciente di quello che aveva appena fatto.
Il campanello suonò di nuovo e si sentì chiaramente Eric chiedere se andasse tutto bene. Ariel cacciò la sorella con un’occhiata decisamente chiara e, dopo un respiro profondo, riaprì la porta quasi sperando che il ragazzo non ci fosse più. Ovviamente c’era, eccome.
“Scusami, sono scivolata” improvvisò, Tanto peggio di così … “Comunque, se vuoi parlarmi dell’altro giorno, sappi che non c’è problema, è acqua passata” aggiunse frettolosa e impaziente di richiudere definitivamente la porta.
Dopo la giornata al mare, non solo evitava Jim, ma anche tutti i suoi amici ed Eric in particolare, perché, doveva ammetterlo almeno a se stessa, aveva contribuito in maniera non leggera al suo turbamento e dopo l’incidente in piscina l’aveva bollato come zona proibita. Era stato troppo imbarazzante, troppo perché potesse far finta di niente e fingere che la situazione non sarebbe stata diversa se fosse caduta addosso a David Kawena.
“Non sono venuto per l’altro giorno, cioè si, ma non per quello che pensi tu” chiarì “mi fai entrare?” non avendo molta altra scelta, Ariel lo fece accomodare nella sua stanza miracolosamente ordinata – in cucina c’erano Melody e Hiro, che avevano l’esagerato divieto di stare in camera da soli- e gli offrì del succo d’arancia.
“Bene, allora, la causa di ciò che è successo l’altro giorno è che mi ero imbambolato a sentirti cantare, hai una voce stupenda e si dia il caso che un mio amico cerchi un cantante per la sua band”
Ariel rimase col bicchiere sospeso a mezz’aria “Mi stai offrendo un posto in una band?” era incredula.  “In realtà credo che ti spetti un provino, ma non ho dubbi sul risultato” spiegò candidamente Eric “sempre che tu sia interessata”. Ci vollero un paio di secondi prima che Ariel riuscisse ad articolare un semplice si, ma bisogna ammettere che era stato un si! davvero notevole, traboccante di gioia ed entusiasmo, entusiasmo che le sfuggì di mano e la portò a stringere in un abbraccio riconoscente Eric, ma, resasi conto della situazione, si staccò immediatamente col cuore che le martellava nel petto.
“Emm, credo di poterti accompagnare anche adesso, so che ci sono le prove” continuò il ragazzo dopo un momento d’imbarazzo ed uscì dalla stanza per permettere ad Ariel di cambiarsi.
Salirono in auto, una bella Nissan blu che profumava di menta, e si diressero verso casa di Naveen, il cui garage – uno dei tre a dire il vero- era stato trasformato in un’eccellente sala prove.
“Giusto per precisare, in piscina non ho davvero visto nulla” disse Eric un attimo prima di scendere e di andare incontro all’amico, Ariel fu stranamente grata per le sue parole e un certo sollievo le si diffuse nel petto.
 
“Quindi tu sei la sirena ammaliatrice? Graziosa, mi piace il tuo stile” commentò Naveen porgendo ad Ariel la mano e squadrandola dalla testa ai piedi “Io sono Naveen, il proprietario della baracca” con un gesto svelto della mano indicò la strepitosa villa alle sue spalle. Accompagnò i due nuovi arrivati dal resto della band e si sbrigò con le dovute presentazioni: “Killian alla tastiera, Terk batteria, Kristoff al basso … abbondiamo di K effettivamente, io sono alla chitarra e voce. Ragazzi, lei è Ariel, la nostra possibile salvezza” i tre dissero in coro un poco convinto Ciao Ariel, era la quarta candidata dopo tre proposte di Charlotte, che, dopo un’ottima impressione iniziale, si rivelavano tutte avere difetti madornali. Invitarono quindi la ragazza nella zona palco e si disposero tutti attorno per godersi lo spettacolo.
Il faretto sulla testa le faceva scintillare i capelli, che emanavano un caldo riflesso rosso come se fossero incastonati di rubini, era agitata e il sudore le gocciolava lungo la schiena incollandole alla pelle la canottiera pervinca, avrebbe voluto togliersi la giacca.
Chiuse gli occhi per non sentire la pressione degli sguardi altrui ed iniziò a cantare.
 
What would I give to live where you are?
What would I pay to stay here beside you?
What would I do to see you
Smiling at me?
Where would we walk
Where would we run
If we could stay all day in the sun?
Just you and me
And I could be
Part of your world
 
I don't know when
I don't know how
But I know something's starting right now
Watch and you'll see
Someday I'll be
Part of your world
 
Riaprì lentamente gli occhi, arrossata per la fatica e l’emozione, così, per un momento non notò i visi stupiti dei ragazzi, tutti a bocca aperta e incapaci di fare alcunché se non fissarla. Imbarazzata, e lusingata, fece un piccolo inchino e si allontanò dalla luce del faretto attendendo il palese responso.
“Credo sia stata la cosa più bella che abbia mai sentito” sussurrò Naveen, come a non voler rovinare l’incanto che era rimasto sospeso nell’aria, ma non fece che dare il via alle acclamazioni di tutti gli altri membri della band che chiesero a gran voce la sua entrata nel gruppo “Non hai nemmeno la possibilità di rifiutare, devi essere la nostra cantante … e, quando morirò, vedi di essere alle porte del paradiso ad accogliermi” intervenne Uncino con gli occhi luccicanti. “Come se avessi una chance di andare in paradiso” aggiunse con ironia qualcuno, Terk forse.
“Bene, allora è fatta, domani a scuola ti darò tutte le informazioni che devi sapere. Per oggi la riunione è sciolta perché, signori, devo sistemare i nuovi fiammanti strumenti gentilmente offerti dalla mia carta di credito. Con loro e la nostra nuova sirena stellina – fece il baciamano ad Ariel – conquisteremo il mondo” dopo aver assaporato le acclamazioni entusiaste, cacciò tutti via, trattenendo Eric, che si era guadagnato qualcosa da bere. “Io … dovrei accompagnare Ariel” disse con voce stentata, non proferiva parola da quando la ragazza aveva iniziato a cantare.
“Oh, non ti preoccupare, posso tornare da sola” la rossa ringraziò nuovamente Naveen e, imitando gli altri membri del gruppo, scomparve dalla porta del garage.
“Tutto bene amico?” chiese Naveen preoccupato, Eric aveva ancora lo sguardo allucinato.
“Non lo so”
“E’ per lei? Devo ammettere che è piuttosto carina ed ha una voce che farebbe innamorare gli angeli. Ti ha stregato, eh?” sorrise divertito e diede delle sonore pacche sulle spalle all’amico, ma quest’ultimo non reagì, se non con un commento disperato: “Questo non va affatto bene”
 
“Grazie per essere arrivate ragazze”
La signora Leah accolse col solito garbo Bianca ed Ella, ma l’agitazione era evidente. Nonostante l’età, mostrava ancora tutta la sua bellezza fine ed elegante che aveva trasmesso ad Aurora, ma era di carattere più debole, tanto da ritrovarsi spesso in difficoltà con la figlia tanto esuberante quanto desiderosa di avere controllo su tutto e tutti. Così, quando aveva telefonato agitata per la sua piccolina, affermando che qualcosa non andava, le due amiche avevano fatto il prima possibile per andarle in aiuto. Effettivamente non sentivano Aurora dal giorno precedente e non potevano evitare di provare una vaga preoccupazione.
“E’ tornata a notte fonda e dorme ancora, temo si sia ubriacata. Ne sapete niente?” spiegò la donna mentre avanzavano per il corridoio lastricato in marmo, il rumore dei tacchi riecheggiava fastidioso e interruppe il riposino della gattina di casa, Minù, che si allontanò indignata.
Fu Biancaneve ad aprire la porta e fu la prima ad essere investita da una zaffata di alcool. La stanza era totalmente al buio, non si distingueva nemmeno il letto dove doveva essere crollata la proprietaria, in tutta fretta le ragazze aprirono le finestre in cerca di luce e aria fresca.
Aurora era effettivamente a letto, in uno stato a dir poco pietoso, con il trucco sbavato e una scarpa ancora indosso. Bianca la scosse dal sonno e ordinò con voce ferma un caffè amaro alla signora Leah, che guardava addolorata la figlia, Cenerentola, invece, aveva già riempito un secchio d’acqua gelida e lo versò, senza troppe cerimonie, addosso all’amica.
“Svegliati bella addormentata, hai bisogno di una doccia”
Sorpresa dall’acqua, Aurora si alzò di botto, ma non fu una bella idea dato che assunse un colorito peggiore di quello che già aveva.
“La mia testa …” lamentò con bocca impastata.
“Vai sotto la doccia” ribadì Ella “Puzzi come una botte ammuffita” questa volta, però, fu ascoltata e, barcollante e confusa, Aurora si diresse in bagno. Nel frattempo le ragazze riordinarono la camera e ringraziarono la signora Peels per il caffè, provando a consolarla sullo stato della figlia.
“Cosa cazzo ti è successo?” chiese Biancaneve quando l’amica sembrò tornare in se.
“Non lo so”
“Non lo sai? Torni a casa ubriaca fradicia e non sai perché?” la bruna rischiava un attacco di nervi, non sopportava i comportamenti idioti, ma sapeva che dietro quella sbronza doveva esserci qualcosa, Aurora era sempre stata troppo maniaca del controllo per lasciarsi andare, ma non riusciva ad immaginare niente che non riguardasse il suo ego smisurato.
“Mi vuoi rispondere o devo tirare ad indovinare?”
“Bianca …” intervenne Ella per calmarla, fu come se non avesse aperto bocca.
“Vediamo, eri così concentrata sulla tua magnificenza dal non badare a quanta roba mandavi giù”
“Biancaneve”
“Dio! Quando la smetterai di pensare solo a te stessa? Ci sono delle persone accanto a te, persone che si preoccupano, che hanno dei sentimenti!” sbottò con violenza.
“BIANCANEVE BASTA!” il tono autoritario di Cenerentola la sorprese e solo in quel momento si accorse che Aurora era in lacrime, anzi, singhiozzava incapace di prendere respiro e le ci volle un bel po’ per riprendersi quel che bastava per parlare con voce roca.
“Non ero distratta dalla mia magnificenza, cercavo di distrarmi da … qualcos’altro, ma temo di non esserci riuscita”
“Cos’è successo tesoro?” chiese Cenerentola con modi ben più dolci dell’amica, che adesso sembrava molto dispiaciuta per il suo fare sgarbato e accarezzava con dolcezza i lunghi capelli biondi di Aurora.
“Filippo mi ha lasciata” quella frase cancellò ogni accusa rimasta nelle menti delle amiche, che rimasero interdette dalla gravità della cosa. Sapevano che le cose tra i due non andavano in maniera ottimale ultimamente, Filippo si era spesso lamentato con James e Daniel del comportamento della fidanzata, ma nessuno avrebbe mai messo in dubbio la solidità del suo amore. Filippo rappresentava tutto quello che c’era di buono in Aurora, l’unico capace di contenere le sue crisi da prima donna e aveva sempre preferito passare per un idiota piuttosto che scatenare dei litigi. Cos’era cambiato?
“E’ venuto qua e con tutta la serenità del mondo mi ha piantata, come se la cosa non lo sfiorasse minimamente. Ho pianto, ho urlato …”
“L’hai minacciato” ipotizzò Biancaneve
“Si, anche, ma ero disperata! Sono disperata. Se lui non è più parte del mio mondo, cosa mai potrò combinare di decente?” ricominciò a piangere, consapevole più che mai di tutti i suoi errori, consapevole di essere stata una stronza e di aver passato troppe volte il segno.
“Ragazze dovete riportarmelo”
 
“Arti marziali?! Sarebbe questa la tua soluzione?” Mulan guardava a bocca aperta Shang, che, come se nulla fosse, faceva volteggiare una grossa asta dall’aria poco amichevole.
“Migliorano la forza, l’equilibrio e la concentrazione, ovvero tutto ciò di cui tu sei sprovvista, sono più efficaci di ogni altra cosa” spiegò pratico il ragazzo.
“Ma non posso farlo!”
“Perché?”
“Sono una ragazza e le ragazze non combattono, altrimenti si sbecca lo malto”
“Viva la parità tra sessi” sospirò Shang, posò il gun e si piazzò davanti alla sua allieva “Sei una ragazza ed imparerai a combattere come un uomo, non hai altra scelta. Ora, colpiscimi”
Mulan arrivava appena alla spalla di Shang ed era grossa meno della metà, ma provò l’irrazionale paura di fargli del male, quindi non provò nemmeno ad usare tutta la sua forza e il risultato fu un pugnetto ridicolo, che lasciò perplesso il ragazzo “Ti prego impegnati, non starò qua tutto il giorno” sbuffò. Questa volpa Mulan si impegnò, a tal punto da farsi male nell’urto con i pettorali d’acciaio, ma non ebbe nemmeno il tempo di rifletterci che fu presa per il polso e scaraventata con malagrazia a terra.
“Ma sei impazzito?!” urlò dolorante, temette di essersi slogata qualcosa.
“Terapia d’urto. Colpiscimi di nuovo”
Irritata dalla mossa imprevista, si alzò e colpì ancora e ancora Shang, finendo ancora e ancora a terra, sempre incitata a riprovare. Alla fine iniziò a tempestarlo di pugni con entrambe le mani, con tanto di urlo da battaglia, e continuò senza interruzione fino a rimanere senza fiato.
“Bene, direi che abbiamo raggiunto la giusta grinta, ricordati di questa energia quando combatti, ma non perdere mai la concentrazione o sarai più vulnerabile” e con una mossa repentina del piede la rimandò al tappeto.
“Non ti ho fatto nemmeno un po’ male?” chiese delusa Mulan, era esausta, si sentiva esausta e non era certo contenta che quello fosse stato solo il riscaldamento, ma il resto della lezione fu più tranquilla, Shang le insegnò le posizioni base e la sbatté a terra solo altre volte per puro scopo dimostrativo.
“Sei andata meglio di quanto mi aspettassi” tentò in un goffo complimento, ma la ragazza sorrise appena, ogni millimetro del corpo le implorava pietà.
“Credi davvero che io abbia qualche possibilità?” chiese Mulan prima di uscire dalla palestra. “Credo che tu abbia molte possibilità” la risposta era seria, si capiva dallo sguardo di lui.
I due si salutarono per strada e, mentre tornavano a casa, erano già un po’ diversi.
 
Era stato Jack a organizzare tutto, aveva scelto un buon ristorante, aveva parlato gentilmente con entrambe le sorelle e, adesso, stringeva la mano di Elsa da sotto la tovaglia. Era spaventata, non era mai stata brava in queste situazioni, inoltre era ancora ferita dalla lontananza di Anna, che faceva di tutto per passare meno tempo possibile in casa.
“Non può essere sempre compresa e compatita, deve imparare a chiedere scusa” aveva spiegato la rossa a Jack durante l’incontro di due giorni prima e il ragazzo aveva dovuto ammettere di essere d’accordo, Elsa non aveva un carattere facile, ma facendo leva sul suo buon cuore aveva convinto Anna a dare una chance alla sorella.
Così eccolo, in mezzo ad una disputa familiare della sua ex ragazza, che gli si era arpionata alla mano come se stesse per precipitare in un burrone. “Non smetterò mai di ringraziarti” commentò con voce tremante d’ansia “A volte mi domando perché ti abbia lasciato, o perché tu sia ancora qui”
“Pessimo partner, ottimo amico” scherzò Jack con un sorriso incoraggiante, proprio mentre Anna e Hans entravano nella sala mano nella mano, la gonna di lei frusciava tra i tavoli mentre lo sguardo era fisso su Elsa.
“Sera” salutò tranquillo Hans prima di sedersi, subito seguito dalla fidanzata.
Per un po’ furono i ragazzi a portare avanti la discussione, Jack fu eternamente grato ad Hans per il supporto, ma le sorelle si limitavano a commenti veloci e vaghi. Arrivati al secondo, erano tutti piuttosto stufi della situazione: “Non che la cena non sia ottima, ma mi aspettavo altro dalla serata, delle scuse ad esempio” la buttò lì Anna, con tono sorprendentemente tranquillo. Jack sentì Elsa irrigidirsi al suo fianco e avrebbe voluto potersi esprimere al suo posto, ma sapeva che il suo compito era finito, poteva soltanto lasciare da sole le ragazze.
 “Hans, prendiamo una boccata d’aria? Ti offrirei una sigaretta, ma non fumo”
“Oh, tranquillo nemmeno io”
I due si alzarono e uscirono dal locale, l’aria iniziava ad essere più pungente la sera, ma, se questo fece sfregare le mani ad Hans, la cosa sembrò del tutto indifferente a Jack, che non si curò nemmeno di abbassare le maniche del maglione che aveva tirato su.
“Sei molto carino a fare quel che fai, ma mi chiedo se tu abbia uno scopo” accennò Hans guardando l’altro dall’alto in basso, nonostante fosse più piccolo di diversi anni, lo superava abbondantemente di una testa.
“Mi piace vedere la gente felice, specie la gente a cui tengo e conosco Anna ed Elsa da troppo tempo per non provare per entrambe un sincero affetto” l’altro sembrò colpito dalla sincera dichiarazione, non si poteva dubitare di ciò, e iniziò a provare una certa ammirazione per quel giovane uomo dai capelli candidi.
“Comunque tu e Anna siete molto carini insieme, state molto meglio di me ed Elsa, mi dispiace che tu sia stato mal giudicato”
“Grazie, però mi sembra strano che la vostra storia sia finita male, colpa del suo caratteraccio?” s’incuriosì Hans, ormai totalmente a suo agio con Jack, il quale sembrava dispensare allegria e serenità come Babbo Natale faceva con i regali.
“Più che altro ci mancava quel tocco in più, quel qualcosa che fa diventare il semplice affetto amore. Capisci che intendo? Nonostante volessi innamorarmi perdutamente di Elsa non ci riuscivo, non potevo … che ironia”
“Sembra che la vita a volte si diverta a giocare con i nostri sentimenti”
“Beh, ma almeno tu sei stato fortunato”
“Già”.
 
All’interno della sala, Anna ed Elsa, si erano fissate in silenzio per un po’ prima di far fuoriuscire una valanga di parole e qualche lacrima dovuta alle forti emozioni. Dall’esterno qualcuno avrebbe colto soltanto qualche “Scusami. Ti voglio bene. Sorelle. Basta”, ma tra loro si creò una magia che fece dire tutto quello che era stato tenuto nascosto per una vita.
“Voglio smetterla di autoescludermi, voglio stare al tuo fianco, essere una brava sorella maggiore e fare parte del tuo mondo” concluse Elsa con gli occhi lucidi, non aveva mai parlato così apertamente a nessuno cosa che, si rese conto, essere stata una sciocchezza soprattutto nei confronti della sorella, che aveva accettato ogni sua scusa e spiegazione e adesso le stringeva le mani con infinito affetto.
“Non avrei nemmeno dovuto giudicare Hans così frettolosamente, si è dimostrato un buon compagno e sono felice che ci sia stato quando io mancavo di compiere il mio dovere”
“C’è tempo per rimediare a tutto” sorrise contenta Anna “l’importante è aver capito i propri errori, anch’io avrei dovuto essere meno dura”.
Il tutto si concluse con un emozionante abbraccio e con il proseguimento della cena in maniera molto più piacevole.
“All’amore, in tutte le sue forme, e alla sincerità” brindò Jack
“Alla sincerità” fecero coro le sorelle.
 Hans sembrava distratto.
 


A.A.
Salve bella gente! 
*cri cri cri*
Sono io, Lyss!
*si vede un cespuglio secco rotolare*
Ok, ok la verità è che sono imperdonabile per tutto questo ritardo, ma spero di ricevere un minimo di comprensione se aggiungo che ho iniziato il quinto e che frequento pure scuola guida. Perdonatemi. Non posso nemmeno dire che una cosa del genere non si ripeterà più, anzi! Temo che la cadenza settimanale sia morta da tempo, ma voi mi volete ancora bene???
Andando al capitolo ... spero vi sia piaciuto!!! (lasciate una recensione per opinioni e consigli), è stato scritto in un arco temporale moooolto lungo e diverse parti erano pronte da tempo, spero non si noti troppo. Io vi ringrazio con tutto il cuore per aver sopportato me e l'attesa.
Un bacio,
Lyss
  
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