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Autore: Vally98    07/10/2015    1 recensioni
Ci troviamo a Beacon Hills, piccola cittadina dove succedono strane cose.
Ci sono molte persone, che si chiedono cosa stia accadendo, ma non ricevono mai delle risposte. Ci sono delle persone che sanno cosa sta accadendo e vorrebbero aiutare, ma non possono. E infine ci sono persone che stanno aiutando a sistemare le cose, ma vorrebbero fuggire.
Sidney si trova catapultata in questa nuova realtà e deve fare fronte a mille cambiamenti. E presto la sua ordinaria vita da liceale, verrà sconvolta da qualcosa - o qualcuno - che la coinvolgerà in qualcosa di davvero speciale.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In quel momento sento la porta d'ingresso, ormai una tavola di legno sottile e ammuffita, che si spalanca, sbattendo.
. Io scatto in piedi sull'attenti, mentre Peter sembra pienamente cosciente di quello che sta succedendo. Fa solo una smorfia scocciata.
Sento rumore di passi pesanti, nella stanza accanto, e cautamente attraverso la cucina per dare un'occhiata.
Appena sento la voce di Stiles e la risposta di Allison inizio a correre verso l'entrata.
Mi getto tra le braccia di Stiles, che mi abbraccia estremamente forte, e mi affonda una mano nei capelli.
- Stai bene? - mi chiede.
Io mi limito ad annuire, con la guancia poggiata al suo petto, inebriandomi del suo profumo, che si mischia con l'odore della resina.
Solo quando Stiles mi guarda in faccia, preoccupato, mi ricordo di essere sporca di terra e sangue, e quando lui mi passa delicatamente un pollice sulle guance, capisco che il segno delle lacrime che le hanno incise è ancora visibile.
Finalmente degno gli altri di uno sguardo.
Isaac e Derek stanno reggendo Scott, che ha l'aria sofferente e una gamba totalmente incrostata di sangue, che sembra ancora uscire da una ferita enorme.
Distolgo lo sguardo.
Derek non sembra aver riportato grandi ferite. Isaac e Liam hanno qualche graffio.
Allison ha il braccio ricoperto di un liquido denso e trasparente che sembra essere la bava di un Actegr e ne sembra piuttosto schifata.
Stiles sta bene. Probabilmente lui e Allison sono arrivati da poco.
- Portiamolo di sopra - dice Derek, riferendosi a Scott, indicando la scalinata che quasi cade a pezzi.
Fa per muovere un passo, quando il suo sguardo cade su qualcosa e si blocca.
Capisco subito cos'ha visto. CHI ha visto.
- Bentornato a casa nipotino - dice Peter con la solita arroganza.
Derek gli lancia un'occhiata di ghiaccio.
- Che bel colorito, Scott.
- Peter - lo ammonisce Allison - non è il momento.
Quello fa spallucce.
- L'ho pensato anche io quando siete entrati - ribatte. Poi il suo sguardo cade su di me - stavamo facendo qualcosa di importante. Che voi avete interrotto.
Tutti si girano a guardarmi, con aria di rimprovero, sguardi perplessi e fronti corrucciate.
Io rimango impassibile e non lascio trapelare alcuna emozione. Nel profondo, però sono davvero turbata per l'offerta di Peter e per quello che la nostra conversazione ha risvegliato in me.
- Beh, vi lascio ai vostri feriti di guerra, io qui ho finito - poi mi guarda dritto negli occhi - per ora.
Con un sorriso beffardo sparisce in cucina. Sento un vetro che si rompe e poi un fruscio all'esterno.
Se n'è andato, probabilmente con le sembianze di un lupo mannaro.
Derek e Isaac si avviano su per le scale, trascinando con ben poca fatica il pesante corpo di Scott.
- Cosa intendeva dire? - mi chiede Stiles, e Allison e Liam mi guardano con la stessa aria perplessa ma interessata.
Faccio un gesto come per dire "non ora". E seguo gli altri su per le scale.

- Cos'è successo? - chiedo appena entrata in una stanza che sembrava essere messa meglio delle altre.
C'era un vecchio letto, con un copriletto azzurro, ricoperto da almeno due dita di polvere; un vecchio tavolo di legno, un po' malconcio e una finestra, con un paio di tendine color vaniglia mangiate dalle tarme.
Scott era steso su un logoro tappeto, che al tocco aveva liberato una nuvola di polvere, che ora aleggiava nell'aria, rendendola quasi irrespirabile.
- Abbiamo provato a rallentarli - spiega Isaac - ma erano davvero aggressivi e... tanti, tantissimi.
- Che cos'erano? - chiede Allison comparendo sulla porta.
- Actegr - rispondo io prontamente. Nessuno mi chiede come faccio a saperlo: è facilmente immaginabile.
- Tu stai bene? - mi chiede Liam.
- Sì. Per un momento ho pensato che mi avrebbero divorata. Mi hanno raggiunti in una decina.
Mi chiedo se qualcuno mi parlerà della barriera.
Nessuno lo fa.
- Come hai trovato la casa? - mi chiede Scott. La sua ferita si sta rimarginando in fretta.
Non ho intenzione di parlare dello sconosciuto incappucciato. Non saprei dire perché, semplicemente preferisco tenermelo per me. Almeno per ora.
- Sono stata fortunata - rispondo - dopo un po' che correvo me la sono trovata davanti. Mi è andata bene.
Derek, Scott e Isaac mi guardano un po' diffidenti, come se sapessero che sto mentendo. Per un attimo ho proprio l'impressione che sia così.
Ancora nessuno parla della barriera. Mi viene da chiedermi se loro sanno che è stata eretta.
Ad un certo punto mi viene in mente di guardare l'ora: sono già le 17!
- Oh oh - sussurro - ragazzi devo andare.
Do un bacio a Stiles, mentre arretro verso le scale.
- A stasera! Ci vediamo alle otto davanti al Rules - dico - mi raccomando, puntuali.
Poi il mio sguardo incrocia quello di Derek.
- Sentiti libero di venire anche tu - gli dico.
Lui si limita a mantenere il contatto visivo, e per un attimo mi sembra quasi felice che abbia esteso l'invito anche a lui.
- Non penso di esserci.
Già. Dovevo immaginarmelo.

Stiles mi segue giù per le scale.
- Dove hai intenzione di andare? - mi chiede.
- Mh a casa?
- E pensi di andarci a piedi?
Perché non c'ho pensato? Il bosco è parecchio lontano da casa mia, possibile che davvero non mi fossi posta il problema?
Gli stampo un bacio sulla guancia.
- Grazie al cielo ci sei tu.
Mi afferra la mano e insieme lasciamo la casa.
Attraversiamo il bosco e sembra che Stiles conosca bene la strada per uscirne.
- Venite spesso da queste parti? - gli chiedo.
- Diciamo che in un modo o nell'altro capitiamo spesso qui.
Mentre camminiamo guardo tra le cime degli alberi, i rami e i tronchi, come se mi aspettassi di veder comparire il ragazzo incappucciato da un momento all'altro.
- Cosa cerchi? - mi chiede Stiles.
A volte ho paura che abbia il potere di leggere nel pensiero.
- Volevo assicurarmi che non ci fossero altri Actegr - mento. È la prima volta che lo faccio con lui.
Lui annuisce.
- Cosa ti ha detto Peter? - chiede preoccupato - lo sai che di lui non ti devi fidare, vero?
- Lo so. E lo sa anche lui a quanto pare - rispondo.
Devo parlargli di mia madre, devo riuscirci.
- Mi ha fatto delle domande - dico.
Lui capisce che sto per affrontare un argomento delicato.
- Non sentirti obbligata a...
- No - lo fermo - voglio parlartene.
Abbiamo raggiunto la sua auto. Saliamo, ma prima di mettere in moto mi osserva.
Forse ha capito che il mio discorso ha bisogno di una particolare attenzione. Io però gli faccio segno di partire e lui, dopo un attimo di esitazione, ingrana la marcia.
- Mi ha fatto delle domande su mia madre. Anche se non capisco cosa centri lei con Peter.
- E cosa gli hai detto?
- Quello che sapevo - dico - cioè che lei se n'è andata quando avevo sei anni, per girare il mondo con la sua compagnia teatrale. Non so altro.
Lui rimane in silenzio per un attimo. Poi sussurra un "mi dispiace".
- Non capisco perché lo volesse sapere - dico.
- In effetti è strano. Non so rispondermi nemmeno io.
- C'è di buono che ho scoperto anche io qualcosa.
- Su Peter!? - Stiles sembra quasi sorpreso.
- Non è andato da Yipada per far saltare il nostro piano. C'è qualcosa che li accomuna.
- Riguarda il fatto che entrambi sono tornati dal mondo dei morti, vero?
- Qualcuno ha reso possibile il loro ritorno. E quel qualcuno li tiene sono controllo e anzi, penso che li comandi, in un certo senso. E probabilmente nessuno dei due è contento di ciò.
- Chi è questo "qualcuno"?
- Non lo sanno nemmeno loro.
Mi rivolge uno sguardo allibito.
- La faccenda si fa interessante - dice - ho qualcosa su cui scervellarmi tutta la notte.
Sorrido e già me lo immagino a trascorrere una notte insonne a scrivere e unire gli strani fili rossi che ha in camera, per collegare ogni evento e ogni persona coinvolti in questa storia.
È lui quello che trova i collegamenti.
- Ah - dico, mentre ferma la macchina sotto casa mia - e poi mi ha chiesto di aiutarlo a trovare mia madre.
- Perché lo avrebbe fatto?
- Non ne ho idea.
Rimaniamo ad osservarci a lungo.
- Cosa pensi? - gli chiedo ad un certo punto.
- A questo punto penso che non ci resta che scoprire chi è tua madre e perché Peter è tanto interessato a lei.

   
 
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