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Autore: Airesis    08/10/2015    0 recensioni
Annabeth è un Vampiro, una ragazza riservata che parla poco del suo passato. Sembra aver vissuto una vita solitaria finché non prende con sé Vincent, un Cucciolo appena trasformato da lei medesima e si imbarca in un'intricata ricerca con l'inquietante Beatrix, ultracentenario Vampira dall'età apparente di 16 anni, sorella del migliore amico di Annabeth.
Cosa sta veramente cercando questa scaltra fanciulla? E cosa vuole ottenere la nostra protagonista da questa ambigua collaborazione?
Per scoprirlo non vi resta che leggere, accompagnati dai tentativi grafici del l'autrice di accompagnarvi nel mondo della sua immaginazione.
1 capitolo nuovo ogni domenica
E sulla pagina facebook ( www.facebook.com/vincolidisangueairesis ):
Durante la settimana 1 disegno sull'ultimo capitolo + 1 disegno casuale + 1 disegno a richiesta dai fans
Saltuariamente tavole esplicative per i più curiosi o per chi ha bisogno di fare un po' di chiarezza sul mondo dei vampiri + qualche disegnino speciale per aiutare la trama o solo per divertimento
E ora godetevi il viaggio :)
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- È graziosa.- commentò Beatrix, prendendo un sorso di tè dalla tazzina di porcellana - Anche se lo sarebbe molto di più se non fosse ridotta a uno scheletro.-
- Cercherò di farle mettere su un po' di peso.- rispose Annabeth.
Vincent poggiò un piattino con dei biscotti sul tavolinetto della sala e si andò a sedere sul pouf vicino al divano, mentre Sigmund su una sedia dalla parte opposta continuava ad agitarsi, guardandosi continuamente attorno, terrorizzato all'idea di veder spuntare qualche felino da dietro l'angolo.
- Al momento - riprese la ragazza - Le sto somministrando una dieta liquida per fare riabituare lo stomaco.-
- Non che le zuppe siano l'ideale per ingrassare.- osservò l'altra, un po' scettica.
- Non lo sono infatti.- convenne lei - A meno di non aggiungerci un preparato ipercalorico. E poi le dò il sangue, anche se sarebbe meglio riuscire a portarla a caccia...-
- O almeno portarle un cadavere.-
Annabeth, fece un cenno di approvazione col capo, mentre Vincent guardava le due donne con aria inorridita.
- Smettila di fare quella faccia.- lo rimproverò Beatrix - Come se tu non lo avessi mai fatto.-
- D'accordo...ma non mi sembra comunque il caso di parlarne così come se si trattasse di chiacchiere da salotto.- ribatté lui
Le due donne si guardarono e si scambiarono una risatina.
- Cuccioli.- commentarono contemporaneamente, poi insieme si portarono la tazzina alle labbra.
Il giovane lanciò loro un'occhiata risentita e prese un biscotto.
- Credo che domani il Municipio sia chiuso, ma dopodomani cercherò di farci un salto per registrarla.- riprese la ragazza - Preferirei portare anche lei, ma non credo sarà nelle condizione di farcela, non riesce neanche a stare sveglia per più di tre o quattro ore.-
- Puoi sempre aspettare la visita a casa.- osservò Beatrix - Anche se questo potrebbe dare un buon motivo ad Arthur di farsi vivo.-
- Lo so. Ma per legge devo essere avvisata con ventiquattro ore d'anticipo in caso di visita ufficiale, non credo a tuo fratello dispiacerà passare a trovarmi, vero Sig?-
Sigmund si voltò di scattò verso di lei con fare smarrito.
- Ah, sì, certo...- commentò vago.
- Fratello, respira.- cercò di rasserenarlo la fanciulla - Nessun gatto vuole saltarti addosso e strofinare il suo diabolico muso su di te.-
- Sono più tranquillo quando non li ho attorno.- rispose l'uomo a disagio.
Vincent sorrise divertito: non riusciva a concepire come si potesse avere paura di un gatto, nonostante cercasse di sforzarsi di mettersi nei panni dell'ospite. Ma d'altro canto lui era stato un veterinario, forse era proprio lo schema mentale alla base di quel comportamento ad essergli del tutto estraneo.
- Pensi di segnarla a tuo nome?- domandò Beatrix ritornando con naturalezza al discorso precedente - Lo chiedo perché penso sia evidente che non è un Cucciolo, dovrai giustificare la cosa in qualche modo.-
Annabeth annuì con aria seria.
- Ci ho pensato a lungo e credo che la cosa migliore da fare sia dire che è la figlia illegittima di un amico che è venuto a mancare di recente e ha disposto nel testamento che fossi io a prendermene cura.-
- Oh, è una buona risposta, con qualche particolare in più e un tremito di dolore nella voce nessuno avrà il coraggio di obiettare; d'altro canto cose di questo tipo si vedono spesso.-
Il sopracciglio destro di Vincent schizzò verso l'alto.
- Davvero?- chiese perplesso.
Di nuovo le due donne si scambiarono una rapida occhiata che questa volta assunse una sfumatura interrogativa.
- Beh...sì...- rispose la sua maestra come se si trattasse di una cosa piuttosto ovvia.
- Okay, okay, non lo sapevo...- rispose lui scocciato.
Con un gesto lieve Beatrix si passò le dita tra i soffici capelli biondi, spostandoli con eleganza da davanti ai suoi grandi occhi penetranti.
- Il nostro mondo non è così diverso da quello dei Sapiens: capita continuamente che da una relazione clandestina, nata per appagare il puro piacere dei sensi, venga alla luce un figlio indesiderato. Addirittura tra noi è più facile dato che i nostri costumi sono più liberi di quelli dei nostri progenitori. Molti di questi bastardi muoiono ultracentenari senza aver mai saputo di essere in possesso di un corredo genetico migliore, più evoluto, alcuni vengono invece trasformati per caso, una minoranza sono riconosciuti e allevati come Vampiri. Penso che Sigmund stesso si sia lasciato alle spalle qualche figlio illegittimo, non è vero fratellone?-
- Eh? Cosa?- domandò lui trasalendo.
Gli altri tre non riuscirono a trattenere una risatina.
- Credo che dovrei andare a comprare qualcosa per cena.- disse Vincent alzandosi - Penso mi vorrai accompagnare.-
L'uomo colse al volo l'invito alzandosi di scatto dalla sedia.
- Mi sembra un'ottima idea.- rispose, forse con un po' troppo entusiasmo - Voi fate pure con calma.-
Pronto a trovare un modo per estorcere qualche informazione a Sigmund sulla sua possibile progenie, il giovane lasciò la stanza con il suo sollevato accompagnatore, mentre le donne si apprestavano a riportare le porcellane in cucina.
- Sembra che ultimamente il destino voglia farci passare del tempo insieme...da sole...- commentò la fanciulla, lanciando all'altra uno sguardo malizioso.
Lei sospirò con un sorriso.
- Non vorrei sembrarti presuntuosa, ma ultimamente scherzi parecchi su questo tema: sicuro che le tue battute non nascondano qualche desiderio che non osi palesare?-
Beatrix scoppiò a ridere, evidentemente divertita da quell'affermazione.
- Mia cara, se desiderassi portarti a letto, il mio approccio sarebbe indubbiamente più diretto e convincente.- fece un breve pausa - Ad ogni modo mi era parso di capire che ci fosse qualche problema di cui volevi parlarmi riguardo alla ragazzina.-
Con fare pensieroso la ragazza si sedette su uno degli sgabelli della cucina.
- Più di uno in realtà.- rispose, poggiando il gomito sul piano dell'isola - Tanto per cominciare potremmo parlare di questo suo Maestro, come dice lei, Daniel Rosemberg.-
Anche la fanciulla si accomodò davanti alla sua interlocutrice, raccogliendo tuttavia le mani in grembo e assumendo una posizione di rigida eleganza.
- Una dicitura un po' antica.- osservò - Sono quasi due secoli che non si usa più il titolo di Maestro per chi trasforma un Discendente. Mi sembra che fu nell'agosto del 1834 che venne sostituito con Padrino e Madrina; l'uso del termine Maestro in questo contesto viene considerato addirittura offensivo a seconda delle circostanze, dal momento che implica una distinzione gerarchica dei ruoli.-
- Eppure - commentò l'altra - da quello che mi è parso di capire dalla brevi conversazione che ho avuto con Verity, questo Daniel l'ha sempre trattata con rispetto, anzi probabilmente dava più importanza alla sua vita che alla propria.-
- Questo pone dei problemi di interpretazione.-
- Possibile. Tuttavia Verity ha detto una cosa interessante in merito. Ci ha raccontato che quest'uomo pareva aver vissuto fuori dal mondo per molto tempo: aveva problemi con la tecnologia, con la geografia politica ed eventi storici che per noi sono del tutto banali per lui erano totalmente sconosciuti. Questo potrebbe giustificare l'uso errato dei titoli e spiegare perché questa persona pare non esistere.-
Beatrix annuì senza troppa convinzione.
- Potrebbe, ma ti ricordo che i registri della comunità non sono completi. Se lo ritieni utile posso provare a fare qualche domanda in giro e vedere cosa riesco ad ottenere.-
- Era appunto ciò che stavo per domandarti.- rispose Annabeth - Vorrei cercare di rintracciare quest'uomo il prima possibile.-
La fanciulla assunse una di quelle espressioni particolari, le labbra distese in un mezzo sorriso.
- E lo vuoi rintracciare per la ragazzina o...?- chiese lasciando la frase in sospeso.
La ragazza si massaggiò la fronte col pollice e l'indice.
- Di certo per la ragazzina, ma anche per...qualcos'altro.- sospirò - Non lo so Beatrix, ho come la sensazione che mi stia sfuggendo qualcosa.-
- Lo so. Purtroppo abbiamo solo un paio di pezzi del puzzle e questo ci impedisce di avere una visione di insieme. Ma non temere, so dove cercare qualche indizio in più, sperando che ciò ci porti a qualche risposta e non solo a un'altra serie di domande.-
- Sarebbe comunque un inizio.-
Beatrix si stiracchiò lanciandosi un'occhiata attorno.
Era strano non veder passeggiare branchi di felini per le stanze della casa, sembrava quasi di trovarsi in un altro appartamento.
- C'è un'altra cosa.- riprese Annabeth - Pare che Verity abbia una sorta di blocco psichico di qualche tipo.-
- In che senso?- domandò perplessa.
- Ah, a saperlo. È come se non riuscisse a ricordare o memorizzare il volto di questo Daniel. Non ho mai visto nulla di simile, ma ho pensato che magari tu sì.-
Quel sorriso saccente che aveva caratterizzato gli anni della scuola ricomparve sul bel viso di porcellana della fanciulla. Con un lieve saltello scese dallo sgabello e intrecciò le dita delle mani dietro alla schiena.
- Si tratta di una tecnica selettiva di inibizione talamica estesa.- affermò, non senza una certa supponenza.
- Si tratta di cosa?- domandò Annabeth perplessa.
- Inibizione talamica selettiva estesa.- ripeté l'altra con condiscendenza - Il talamo è una sorta di filtro delle informazione, è in grado di selezionare quelle che sono degne di giungere alla nostra attenzione e quali no. Ad esempio in questo momento lascia passare dalle tue orecchie le nozioni che ti sto fornendo, mentre esclude il rumore del traffico o il ticchettio dell'orologio della sala...-
La ragazza interruppe con un gesto deciso la sua interlocutrice.
- Ho un master in neuro scienze, so come funziona il talamo, è il resto che non ho capito.-
- D'accordo, d'accordo, ci arrivavo.- rispose l'altra seccata - Non si tratta di un lavoro semplice, poiché per attuare efficacemente questo tipo di blocco bisogna inibire le informazioni da ben due vie diverse, vista e udito. Tuttavia in caso di successo il risultato è eccellente: possibile fermare permanentemente il flusso in arrivo da questi organi così che la persona condizionata guardi senza vedere e senta senza ascoltare. In questa maniera sarà in grado di percepire la persona che ha di fronte, ma in un certo senso non vorrà identificarla. La cosa difficile in tutto ciò non è tanto l'iniezione talamica, di per sé piuttosto semplice, ma il fatto che ad esercitarla non sia l'oggetto, ma il soggetto e che sia così selettiva.-
Annabeth si massaggiò la fronte.
- Aspetta, aspetta. Quindi quello che stai dicendo è che ci vuole uno psichico esperto per bloccare le informazioni relative solo a una determinata persona.-
- Esatto. E anche per porre l'inibizione su chi osserva. Di solito sono gli psichici che "distraggono" gli altri da osservare se stessi.-
- Forse l'inibizione è su di lei perché questo misterioso Daniel non è uno psichico.- osservò l'altra pensosa.
- Molto probabile.-
- Conosci qualcuno in grado di fare una cosa del genere?-
- Come dicevo è un'operazione molto complessa, perché bisogna comunque mantenere aperta una vi di riconoscimento, quella olfattiva, così che il soggetto condizionato possa avere una relazione naturale con l'oggetto inibito. Oltre a me conosco una sola persona attualmente in vita in grado di farlo.-
- E pensi che potremmo parlarci?-
- Difficile al momento: vive in Italia e dubito fortemente che prenderebbe mai un aereo per farci un favore.-
Annabeth sospirò: a questo punto gli interrogativi sul viaggio di Beatrix aumentavano esponenzialmente, tuttavia decise che quella chiacchierata serale aveva già sollevato abbastanza domande senza andare ad indagare gli spostamenti della sua strana alleata.
- Puoi toglierlo?- chiese.
- Certamente, ma se mi stai chiedendo se posso farlo ora, direi che lo sconsiglio. La ragazzina è molto debole, non vorrei provocare dei danni.-
- E se rimuovi in blocco c'è la possibilità di recuperare l'immagine di quell'uomo?-
- Per quello temo di no. L'inibizione è estesa, il che significa che è coinvolto anche il cingolo, quindi...-
- Niente memoria a breve termine convertita in memoria a lungo termine. Ho una laurea in medicina, ricordi?-
- Mi limitavo a specificare.- puntualizzò lei, lanciandole un sorriso furbetto - Ad ogni modo vedrò di mettermi in contatto con le mie amicizie nella Resistenza e vedrò di raccogliere il maggior numero di informazioni possibili. Speriamo di giungere a qualche utile conclusione.-
La ragazza annuì senza troppa convinzione, aveva l'impressione per ogni interrogativo a cui avessero trovato risposta, sarebbero comparse decine di nuove domande ancora senza soluzione. Cominciava a chiedersi se quella strana indagine avesse un senso e una conclusione almeno per Beatrix, la quale pareva avere in mano molti più elementi di lei e sembrava trovarsi piuttosto a suo agio in quell'ingarbugliata matassa di complotti, bugie e misteri.
Il telefono della fanciulla trillò all'improvviso facendole sobbalzare: lei lo prese dalla tasca della gonna e scorse il dito sullo schermo.
- È Sigmund.- commentò - Ovviamente ha scordato il portafoglio a casa.-

Vincent aprì il portone di casa e annunciò a gran voce il suo ritorno.
Un paio di gatti coraggiosi si avventurarono fino all'ingresso per strusciare le loro testoline pelose contro le sue gambe contenti che fosse tornato e speranzosi di ricevere la cena con un po' di anticipo.
Annabeth invece non rispose al suo saluto.
Il giovane fece il suo ingresso nella cucina deserta e posò un paio di borse di plastica sul piano da lavoro guardandosi attorno con fare circospetto. Era sicuro che la sua maestra fosse in casa; dal momento che Beatrix aveva dovuto raggiungere lui è Sigmund al ristorante tailandese, la ragazza non aveva potuto allontanarsi l'appartamento per non lasciare da sola la piccola Verity.
Lentamente si spostò in sala indeciso se chiamarla ancora o limitarsi a cercare qualche indizio senza attirare troppo l'attenzione.
Fu allora che notò la porta finestra che dava sul terrazzo era stata lasciata socchiusa e con disinvoltura attraverso la stanza e uscì sul balcone alla ricerca della sua Maestra.
Annabeth se ne stava accanto alla porta, seduta per terra con la schiena contro al muro e le braccia distese, poggiate mollemente sulle ginocchia. Pareva assorta in pensieri distanti, le labbra contratte in un'espressione di ansiosa malinconia e i profondi occhi blu catturati da immagini lontane che scorrevano veloci nella sua mente. Vincent senti una morsa alla stomaco nell'incappare nella tenera bellezza di quel dolce volto incorniciato da una cascata di capelli di un rosso irreale, come un intreccio di fiori purpurei.
Ehi, tutto bene?- le chiese, sfiorandole appena la spalla con la punta delle dita.
Lei sollevò lo sguardo e lo fissò per qualche lunghissimo secondo.
- Ti va di sederti?- domandò.
- Certo.-
Il giovane prese posto accanto a lei, incrociò le gambe e si mise comodo.
- Che succede?-
- Penso di essere una persona terribile.- rispose lei non senza una vena di tristezza.
- Perché?- chiese lui perplesso.
- Perché non vorrei che fosse qui.- disse la ragazza - Verity intendo. Ti ho trasformato ed era quello che volevo, un solo Cucciolo di cui occuparmi, una vita semplice con qualche complicazione marginale. Ma Verity è una grossa complicazione...non vorrei averla qui.-
- Eppure l'hai invitata a rimanere.- osservò Vincent.
- Che potevo fare? Aveva bisogno di un posto in cui stare, qualcuno che si prendesse cura di lei. La cosa migliore era che stesse qui. Tra l'altro siete quasi coetanei, quindi ho ritenuto che si sarebbe trovata bene con te. Era la cosa migliore da fare.-
Lui sorrise, anche se non del tutto convinto da quella grossolana comparazione delle loro età.
- Direi che è piuttosto difficile definirti una persona orribile: hai messo le esigenze di una sconosciuta prima dei tuoi bisogni quindi semmai sei una persona meravigliosa.-
Anna gli rivolse uno sguardo pieno di gratitudine.
- Sei gentile, ma io non mi sento così.- rispose, passandosi le dita tra i capelli - È che tutto questo è così complicato, con Cuccioli e Discendenti e...non lo so...a volte vorrei non essermi mai messa in questa situazione.-
- Ah, grazie.-
La ragazza scoppiò a ridere.
- No, non hai capito.- si corresse - Non parlavo del fatto di averti trasformato, ma della collaborazione con Beatrix. Ogni giorno salta fuori qualcosa di nuovo, domande, domande, domande...e non appena troviamo una risposta, ecco una decina di nuovi interrogativi nascosti subito dietro...è snervante...-
Il giovane si passò la lingua fra le labbra elaborando le informazioni appena ricevuto.
- Mi sfugge il collegamento con Verity e quello che stavamo dicendo prima.-
Anna annuì divertita.
- Anche a me...ma in modo diverso.- si voltò a guardarlo - Io non credo nelle coincidenze, Vince.  Verity è arrivata qui perché il suo Maestro voleva che arrivasse qui...ricordami che ti devo fare una lezione di nomenclatura...comunque come dicevo non credo nelle coincidenze e penso che in un qualche modo sia tutto collegato a quello che sta succedendo nella Comunità...ma come? E perché? E Beatrix lo sa o anche lei ne è all'oscuro...temo di essere confusa...-
- Beh...questo è un bello sfogo.- commentò Vincent - E non per fare il sentimentale, ma è la prima volta che mi parli in modo così accorato di queste cose. Vorrei solo esserti più d'aiuto.-
La ragazza scosse lentamente la testa, poi con delicatezza la poggiò sulla spalla di lui.
- Non importa. - rispose, tracciando nell'aria un gesto vago con la mano - Mi basta averti qui, disposto ad ascoltare.-
Rimasero a lungo sul terrazzo ad osservare le poche stelle abbastanza luminose da vincere il bagliore che la città proiettava nella notte. Non c'era nulla dire, era sufficiente un piccolo ritaglio di spazio da condividere nel silenzio delle tenebre.
   
 
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