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Autore: f9v5    08/10/2015    1 recensioni
[Crossover; Full Metal Panic/Black Lagoon] [Linguaggio scurrile "gentilmente" concesso da Revy e anche da altri, astenersi finti moralisti]
Un nuovo incarico per i Fattorini che ogni tanto si scontrano con la legge, un rapimento che nasconde più trame di quante ne mostri all'apparenza.
Una Whispered incolpevole il cui unico peccato e avere concetti tecnologici in testa che lei neanche ha chiesto e un fissato delle armi che si crede sempre in guerra.
Attraverso la frazione rossa che porta al "Domani".
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kaname Chidori, Sousuke Sagara, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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-Kurz, ti dico che è una pessima idea, non lo fare!-

-Ma andiamo, sorellina, dobbiamo pur chiedere informazioni se vogliamo trovare la piccola Kana, no?-

-Non sto dicendo che non sia così, ma detto elegantemente mi sembra stupido lasciare che sia tu a parlare con uno di questi avanzi di galera.-

-Tranquilla, me la caverò alla grande, sarò discreto e professionale!-

Melissa Mao sospirò sconsolata e si sbattè una mano in faccia; niente, se Kurz si intestardiva su qualcosa, non c’era verso di farlo desistere.

Ma sinceramente, quante possibilità c’erano che lui, Kurz Weber, fosse discreto e professionale?!

Mentre osservava il ragazzo avvicinarsi ad un malvivente in un vicolo pensò che non fossero molte.

-Salve amico, un’informazione: qualcuno qui rapisce belle ragazze per soldi?-

-Fanculo.- mormorò la bella donna; discreto e professionale un corno.

L’interpellato rivolse un’occhiataccia a quello straniero che non ricordava di aver mai visto bazzicare lì intorno, stesso dicasi della donna e del tizio mascherato da orso o procione o quel cavolo che era che lo accompagnavano.

-Senti un po’ idiota, se stai cercando un bordello lo puoi trovare sopra al bar Yellow Flag. Ora fuori dalle palle!-

“Che esperti di galateo abbiamo da queste parti.” Pensò sarcasticamente il biondo facendo un rapido dietrofront per evitare complicazioni.

E poi si beccò un pugno in testa da Melissa.

-Dunque è così che fai il professionale?! Ringrazia che ti ha solo mandato a quel paese.- mentre la ragazza eseguiva il suo comico sfogo, Kurz si massaggiava l’enorme bernoccolo apparsogli sul capo.

-Visto che su di te non si può proprio contare, dovrò occuparmene io!-

Un “Fumoffu” serio uscì dalla bocca di Bonta-kun, come a volerle chiedere se fosse sicura di voler fare un tentativo.

-Tranquillo Sousuke, con questa gente ci vuole il giusto linguaggio e soprattutto polso. Vedrai, lo farò cantare come un canarino!- il ghigno malefico che svettava sul volto della bella donna lasciava intendere che fosse entrata in modalità “Addestramento reclute”.

L’omaccione di prima, sentendosi di nuovo fissato, scoccò un’ennesima occhiataccia nei confronti del trio.

-E ora cosa vuoi anche tu, troietta?- mezzo secondo dopo si ritrovò sbattuto al muro e afferrato per la collottola.

-Ora ascoltami bene, merdaccia! Non chiederò cazzate tipo “C’è qualcuno qui che si occupa di affari illeciti?” perché so già la risposta. La mia domanda è semplice: tra tutti voi fottuti figli di buona donna chi è che svolge meglio gli incarichi che gli vengono commissionati? Sarà meglio per te che la risposta mi piaccia, perché potrei staccarti le palle e fartele mangiare.-

Nel vedere quella scena Kurz ebbe un comico fremito lungo la schiena.

-Cavolo, amico, fortuna che non abbiamo dovuto farla con lei la gavetta, avrei potuto finire per farmela addosso a causa degli incubi ogni sera altrimenti.- commentò all’indirizzo dell’amico, che risposte con il solito verso del costume che indossava.

E sembrava che anche il malvivente non fosse riuscito a restare indifferente alle minacce della donna.

Strinse e tentò di fulminarla con lo sguardo, guadagnandoci solo una maggior pressione di lei sul suo collo.

-La Lagoon Company! Sono una banda di mercenari che lavora su commissione, svolgono lavori di ogni genere. Non sono affiliati a nessuna delle mafie che comandano qui, accettano incarichi dal miglio offerente.-

-Questo non mi interessa. Dimmi dove posso trovarli! Subito!- Melissa fece ulteriore pressione sul collo dell’uomo, un monito che non accettava prese in giro.

-Non lo… so di preciso. È la verità! Potreste… potreste chiedere allo Yellow Flag… passano un sacco di tempo lì… quando non lavorano.-

E dopo avergli estorto le informazioni su dove fosse il bar e che aspetto avesse il capo della banda così da riconoscerlo, Melissa mollò la presa sul collo del malvivente che prese a boccheggiare.

-Molto bene.-

La ragazza fece per tornare dai suoi colleghi…

-MUORI, MALEDETTA PUTTANA!-

… non prima di sferrare un calcio laterale al criminale che, offeso per l’affronto arrecatogli, aveva estratto un coltello per colpirla alle spalle, disarmandolo.

Proseguì poi con un potente calciò all’inguine (Kurz emise un verso di dolore al vedere la scena) e infine lo stese con un montante sul mento.

-Voi di Roanapur sarete anche i criminali più pericolosi del mondo, ma come tutti gli altri siete scontati nelle vostre reazioni.- biascicò annoiata.

A quel punto potè “disattivare la modalità Addestramento” e tornare dai colleghi con un lieve sorriso.

-Bene, ragazzi. Abbiamo una pista adesso!-

Kurz e Sousuke si fissarono un attimo negli occhi per poi seguirla una volta incamminatasi.

-Ricordami di non farle mai perdere la pazienza.- disse il biondo al ragazzo/pupazzo che lo affiancava.

-Fumo Fumoffu!- replicò Bonta-kun.

-Come sarebbe “Lo hai già fatto tante volte”?... Ok, è vero. Ehy, sorellina, prima quel tizio ha detto che sopra il bar in cui stiamo andando c’è un bordello, non è che potremo passare a farci un…-

-Non giocare con la mia pazienza Kurz!- lo zittì subito la collega, con calma e soddisfazione nella voce.

 

 

 

Kaname dovette trattenere per l’ennesima volta il respiro per alcuni secondi, quando la puzza d’alcool si fece nuovamente troppo forte in prossimità del suo naso.

Era veramente nauseabonda.

Quella specie di bar, che, se aveva letto giusto l’insegna, prendeva il nome di Yellow Flag, era il punto d’incontro dei peggior tra i peggiori.

Già il ritrovarsi nella città dove regnava l’illegalità era un disastro, il fatto che poi i suoi sequestratori l’avessero portata con loro in quello che era di fatto un accozzaglia di alcool, fumo e criminali della peggior specie non la faceva stare sicura per niente.

Ricordava anche che certi avventori del locali, chiaramente ubriachi fradici, avevano mosso certi apprezzamenti non esattamente educati su di lei quando gli era passata affianco.

In una situazione normale non avrebbe esitato un attimo ad estrarre l’harisen per calarlo con forza sulla testa del malcapitato, ma il cervello le portò subito alla mente i precedenti suggerimenti di Rock, portandola subito a decidere che in quel genere di situazione non poteva permettersi le sue reazioni solite, a meno che non volesse andare incontro ad una fine orrenda.

Il giapponese, in quel momento seduto alla sua destra, lanciò un timido ragguaglio alla sua collega Revy, seduta alla sua sinistra (il loro capo, Dutch, aveva espresso il chiaro ordine che lei venisse coperta da entrambi i lati), affinché non esagerasse con il liquore.

In quel momento la banda dei mercenari e lei occupavano il bancone principale, seduti su degli scomodi sgabelli, ai quali Kaname non potè non lanciare un silenzioso “accidenti”.

Revy poggiò sul banco il suo terzo bicchiere di scotch, vuotato tutto d’un fiato, rivolgendo un’occhiata scettica al collega.

-Rock, la prima volta che sei venuto qui con noi ci siamo scolati tante di quelle bottiglie che abbiamo perso il conto e sono rimasta sobria e ora mi viene a dire dopo solo tre bicchierini di non esagerare?! Non prendermi per il culo.-

-Non dubito della tua resistenza agli alcolici, ma abbiamo pur sempre un incarico da ultimare tra alcune ore.-

-Certo, siamo nella città dove tutti badano all’apparenza.- dichiarò sarcastica.

Kaname non potè non stringere i denti al sentirsi chiamata in causa, dopo tutto era pur sempre lei il “pacco” da consegnare.

-E a quel punto…- disse con voce flebile, quel tanto che bastava affinché Rock la sentisse -… che ne sarà di me?-

Un sospiro da parte dell’uomo.

-Te lo direi se lo sapessi, ma colui che ci ha ingaggiati non ci ha fornito dettagli su cosa intende farsene di te. Insomma, ci ha spiegato che sei una Whispered, dandoci una vaga spiegazione su cosa significhi di preciso, ma non è sceso nei dettagli, almeno non abbastanza da far intendere le sue intenzioni.-

La ragazza assottigliò gli occhi e passò i successivi minuti a pensare e pensare.

Insomma, che il suo rapimento fosse dovuto al fatto che era una Whispered era stata l’unica certezza che aveva avuto fin dall’inizio, si sarebbe sorpresa del contrario, quello che le premeva capire era se colui che aveva di fatto organizzato tutto fosse o meno un membro dell’Amalgam.

Le pareva, in effetti, ovvio: quello degli Whispered era un segreto di importanza nazionale che i governi di tutto il mondo cercavano di tenere oscuro alla gente comune e la Mithril era stata creata anche con lo scopo di proteggerli.

Un lieve sorriso le sorse spontaneo al pensiero di Sagara, dentro di lei non aveva ancora abbandonato la speranza, lo conosceva troppo bene per pensare che non la stesse ancora cercando, non era certo il tipo che si arrendeva una volta che si era prefissato un obbiettivo.

Fu a quel punto che le sorse un dubbio e il suo cervello cominciò ad elaborare una lunga catena di pensieri che alla fine la portarono ad elaborare un’ipotesi.

E a quel punto tanto valeva provare a verificarla.

-Rock… vorrei parlare col suo capo. Lei sa parlare l’inglese molto meglio di me, potrebbe farmi da mediatore?-

Solo il tempo di ricevere un’occhiata incuriosita da parte dell’uomo che le porte del locale si aprirono di scatto, mostrando in controluce una figura umanoide la cui forma ricordava una specie di orso.

Tanto bastò perché Kaname assottigliasse gli occhi in una comica espressione delusa.

-Sul serio?- mormorò sarcasticamente prima di gettarsi a terra.

 

 

 

-Beh, si direbbe proprio che quel tizio non ci abbia rifilato un bidone. Questo qua davanti è davvero lo Yellow Flag!- esclamò Kurz soddisfatto.

-Ma d’altronde non dovrei sorprendermi. I metodi di persuasione della sorellina non falliscono mai!- aggiunse poi, lanciando un’occhiatina languida delle sue verso la donna, che ancora si chiedeva se fosse il caso di mollargli un pugno in testa o un calcio nei gioielli di famiglia, optando infine di tenersi ogni tortura per dopo.

-Bene, adesso direi che è il caso di entrare. Se la fortuna è dalla nostra, lì dentro ci sarà Chidori.-

La teoria elaborata dal trio di amici era semplice e al contempo ovvia: chiunque vi fosse dietro il rapimento della ragazza voleva esser certo che l’operazione riuscisse e ovviamente quando si vuole che qualcosa sia fatto bene ci si affida ai più esperti del settore. E in base a quanto avevano scoperto a Roanapur non c’era gruppo mercenario migliore della Lagoon Company, era quindi molto probabile che, chiunque volesse i segreti celati nella mente di Kaname, si fosse rivolto a loro.

Se il ragionamento filava, trovati quelli della Lagoon avrebbero trovato anche la giovane Whispered.

Per ogni evenienza prepararono in anticipo le armi.

In un’altra situazione sarebbe stato alquanto comico, a detta di Kurz, vendere un orsacchiotto gigante di peluche imbracciare uno shotgun, ma la determinazione di Sagara, che sembrava veramente trasparire dallo sguardo del suo dolce AS, non lasciava spazio ad alcuna comicità.

-Fumo. Fumoffu!- esclamò, dopo aver caricato le munizioni.

Melissa imbracciò le proprie mitragliette e spese i successivi cinque minuti a consolare Kurz deluso per il fatto che non gli avrebbero lasciato usare il suo fucile di precisione (dicevano di conservarlo in caso avessero dovuto colpire obbiettivi dalla lunga distanza)ma solo un “semplice” fucile d’assalto.

Bonta-kun si avvicinò di soppiatto ad una finestra, giusto per controllare che chi stavano cercando fosse effettivamente dentro il locale.

Dopo aver esaminato ogni angolo del posto notò infine, seduti al bancone, cinque individui; uno di essi era una ragazza girata di spalle dai lunghi capelli blu e, soprattutto, l’uniforme femminile del liceo Jindai. L’avrebbe riconosciuta fra mille, che indossasse quell’uniforme o meno.

E considerando che, tra i quattro in mezzo ai quali si trovava, vi erano i due tizi che, lo ricordava perfettamente, erano venuti a Tokyo quella sera per rapire Chidori e l’omaccione di colore che gli era stato descritto come il leader della Lagoon, a quel punto non vi era più alcun dubbio di sorta.

-Fumoffu!-

Senza neanche aspettare i suoi compagni, Bonta-kun sferrò un pugno alle porte del locale ed entrò.

Non badò neanche per un istante agli sguardi stupiti degli avventori del posto, notò solo il barista sbattersi una mano in faccia e mormorare qualcosa che, a giudicare dal labiale, suonava come un      -No, un’altra volta.- e Chidori che, accortasi tempestivamente di lui, si abbassò per non restare coinvolta nel fuoco incrociato che stava per scatenarsi.

Puntò subito l’arma verso i membri della Lagoon… e fece fuoco.

 

 

 

Revy odiava pensare.

I pensieri erano per i deboli, roba da falsi perbenisti che volevano darsi una giustificazione, una scusa per dire che ci sarebbe sempre stato qualcuno peggiore di loro e che le loro azioni avevano uno scopo nobile.

E poi riportavano a galla i ricordi.

E sapeva che, se ci si fosse soffermata troppo a lungo, avrebbe anche potuto finire per annegare in quel grumo limaccioso e putrido che i suoi andavano a formare.

A Roanapur cose del genere ti portavano alla morte e lei non intendeva incontrare quella bastarda tanto presto.

Revy aveva sempre preferito seguire il suo istinto; più spericolato del pensiero? Certo. Più imprevedibile? Sì. Più appagante? Ovviamente.

Era perché aveva ubbidito più al suo istinto che al suo cervello che era ancora viva, che faceva ancora parte di quel marcio mondo che tanto disprezzava.

E se i ricordi tentavano di riemergere, lei li rigettava nel grumo, nel profondo del suo animo, a marcire.

Era solo grazie all’istinto se si riusciva a vivere.

Ed ebbe un motivo in più per non rimpiangere la sua scelta quando capì, dopo aver sentito il rumore della porta aprirsi, qual’era la cosa migliore da fare.

-Giù la testa o ci rimettiamo il culo!-

E dopo essersi buttata dietro il bancone e aver sentito il rumore dei proiettili scontrarsi contro il rinforzo che Bao aveva preventivamente fatto applicare anni addietro, ringraziò mentalmente il suo istinto per l’ennesima volta.

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autore:

Ed eccoci arrivati alla fine del sesto capitolo e, come potete intuire, nel prossimo ci sarà decisamente un bel po’ d’azione fra sparatorie e inseguimenti. E, come avviene in ogni saga di Black Lagoon che si rispetti, il bar di quel povero disgraziato di Bao resta coinvolto in una sparatoria; ci scommetto quello che volete che, da quando vive a Roanapur, li rimpiange eccome i tempi della Guerra del Vietnam.

Scherzi a parte, ci stiamo avvicinando di un ulteriore tassello all’incontro decisivo con Rowan Cliff, l’uomo che ha commissionato il rapimento di Kaname, i cui intenti sono ancora avvolti nel mistero, ma tranquilli, saprete quali sono le sue motivazioni, molto presto.

Detto questo, alla prossima gente.

 

  
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