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Autore: Touch the sound    09/10/2015    1 recensioni
Dei lunghi capelli neri su quella pelle così pallida, i suoi occhi erano chiari e belli. Gli occhi azzurri gli erano sempre piaciuti.
[Chris-Ricky]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16 - And without you, I'm hopeless.
Quella sera era scivolata via lentamente. Non era uscito con i suoi amici, non l'aveva fatto anche per non subirsi le urla di sua madre al ritorno, e non aveva cenato fingendo un mal di stomaco. Si era messo sotto le coperte e aveva ascoltato la musica per tutto il tempo. Sentiva davvero un dolore allo stomaco, ma non era lo stesso dolore che aveva finto davanti ai suoi genitori. Quello era un dolore che si estendeva al petto, alla testa. Forse era tensione, forse era paura, non ne aveva assolutamente idea. Quando Angelo era andato a casa sua, quel pomeriggio, e gli aveva raccontato di quello che aveva fatto, era scoppiato in lacrime. Non sapeva se quella reazione fosse derivata dalla vergogna per la bugia che aveva detto, per il fatto che Angelo avesse fatto tanta strada per lui, o per le parole che il ragazzo gli aveva riferito per volere di Chris. Perchè gli chiedeva uno sforzo così grande? Non capiva che per lui era impossibile fare qualunque cosa?
Strinse un cuscino al petto. Nonostante fosse arrabbiato con Chris per quello che gli aveva chiesto e perchè non gli aveva risposto al cellulare, la sua mente non riuscì a frenare il desiderio che aveva di potersi stringere ancora a lui. Tentò di immaginare che quel cuscino fosse il corpo caldo dell'altro ragazzo, ma non c'era nulla di lui in quel letto; nè il suo odore, nè la sua voce o il suo sguardo premuroso, non c'erano le sue braccia a stringerlo e i suoi denti sempre pronti a mordicchiarlo ovunque. Senza di lui era tutto così vuoto, spento, si sentiva debole. La disperazione era tanta che non poteva pensare ad un domani senza di lui. Aveva provato a convincersi che quella per Chris fosse solo una cotta passeggera, ma dentro di sè conosceva la verità e non poteva negarla.
Sorrise amaramente. Gli mancavano troppo quei momenti fra di loro, quando dal nulla si abbracciavano e tutto sembrava più bello.
Trasalì quando sentì una vibrazione forte alle sue spalle. Afferrò velocemente il cellulare e gli occhi gli brillarono quando lesse il suo nome sullo schermo. Rispose subito.
«Chris» disse freneticamente mentre si sedeva in mezzo al letto. Si accorse di aver alzato un pò troppo la voce e decise di moderarsi.
«Ehi» gli rispose la voce soffice e avvolgente dell'altro. 
«Come stai?»
Quella domanda arrivò a Ricky è il cuore gli esplose. Gli importava davvero sapere come stava, altrimenti non gliel'avrebbe chiesto.
«Mi manchi... ti stavo pensando» mormorò Ricky.
«Angelo ti ha-»
«Sì» lo interruppe subito il più giovane.
«E avrei tante cose da dirti a riguardo, ma... adesso ho solo voglia di vederti, Chris»
Sentì il sospiro leggero del ragazzo.
«T-tu... tu non vuoi?» gli chiese allora impaurito.
«Certo che voglio»
«Ma?» chiese Ricky un pò allarmato. La voce di Chris sembrava perplessa, insicura, titubante. Non gli aveva mai parlato così.
«Se hai parlato con Angelo allora sai cosa mi passa per la testa»
Ricky rimase per qualche secondo in silenzio. Non sapeva cosa dirgli.  Quella situazione gli sembrava un ostacolo troppo difficile da superare. Prese un grande respiro cercando di darsi coraggio.
«Quando possiamo vederci?» gli chiese con un tono quasi autoritario. Gli sembrò impossibile che avesse usato quel tono con lui. O che l'avesse usato in generale.
«Ti vengo a prendere ora, possiamo andarcene da qualche parte o stare qui... Jane non c'è»
Ricky perse un battito. Non si aspettava certo che Chris decidesse di correre da lui così presto, e di certo non aveva alcuna idea di come avrebbe fatto ad uscire da quella prigione.
«Va bene» rispose di getto, senza pensarci due volte. Mandò al diavolo tutto, non gli importava più di nulla se non di Chris.
 
Avevano progettato un piano in pochi minuti, Chris aveva pronunciato un "funzionerà" abbastanza convinto, mentre lui era spaventato, ma ci sperava lo stesso. Ricky aveva chiamato Angelo, gli aveva detto di richiamarlo sul telefono fisso così che sua madre potesse sentire sicuramente la telefonata, Angelo aveva finto di aver avuto un problema con i compiti e Ricky, sperando che sua madre gli avrebbe dato il permesso, gli aveva detto che in poco tempo sarebbe stato da lui. Avendo risposto al telefono nel salone, Ricky era stato sotto lo guardo vigile di sua madre che era seduta sul divano, davanti alla tv, con un bicchiere di vino rosso in mano. Quando le aveva spiegato la situazione l'aveva vista pensare per qualche secondo, poi aveva detto che avrebbe dovuto chiederlo a suo padre. Fortunatamente l'uomo non si era opposto e lui stesso l'aveva accompagnato a casa di Angelo. 
«Mi raccomando, non fare troppo tardi» gli disse prima che scendesse dall'auto.
«Cercherò di sbrigarmi, a dopo» disse poi chiudendo la portiera e correndo verso la villetta del suo amico. Quando la porta si aprì, Angelo e Ricky salutarono l'uomo in auto guardandolo andare via.
«Mi spieghi cosa diavolo sta succedendo?» chiese Angelo richiudendo la porta d'ingresso e seguendo Ricky nel salone.
«I tuoi dove sono?» gli domandò Ricky in tutta risposta. Era nervoso, Angelo se ne accorse dal modo in cui si muoveva, dal fatto che si stese guardando intorno con circospezione.
«Sono già a letto»
«A quest'ora?» chiese stranito. Erano solo le 20:30. Angelo alzò semplicemente le spalle sviando quel discorso superfluo.
«Devo chiamare Chris» disse Ricky subito dopo. Prese il cellulare dalla tasca dei jeans. Angelo lo guardò accigliandosi.
«E... mi hai coinvolto in tutto questo solo per una chiamata? Ti serve il mio appoggio per digitare il suo numero, per caso?» scherzò sedendosi sul divano. Ricky gli lanciò appena uno sguardo inceneritore.
«Ma no, stupido, lo chiamo così lui capisce che il piano è andato a buon fine e quindi può venire a prendermi» mormorò le ultime parole ritornando con gli occhi sul cellulare, poi se lo attaccò all'orecchio. Quel tremolio di eccitazione che provava lo stava scombussolando. Gli piaceva quella sensazione. Chris rispose subito e gli disse che sarebbe arrivato in cinque minuti.
«Quindi tu mi stai usando?» disse Angelo fingendosi sconvolto.
«Sì» rispose Ricky sedendosi accanto a lui. Il cuore gli batteva a mille. Non era solo colpa della bugia detta ai suoi genitori e della paura che aveva di essere scoperto da sua madre, ma sentiva quell'agitazione nello stomaco perchè presto avrebbe rivisto Chris. Mancavano solo cinque minuti, forse i più lunghi della sua vita. Angelo, per cercare di placare il suo nervosismo, gli chiese di raccontargli com'era cominciata tutta quella storia e sembrò riuscire nel suo intento. Quei cinque minuti li passarono così. Quando Chris arrivò fuori casa di Angelo, Ricky scattò in piedi. 
«È lui» sussurrò a denti stretti.
«Che aspetti? Vai» disse Angelo vedendolo diventare una lastra di marmo all'improvviso.
«Ho paura... che faccio appena lo vedo? Lo abbraccio? Gli devo chiedere come sta? E se mi viene voglia di baciarlo?»
Angelo tentò di ignorare quegli argomenti imbarazzanti.
«Vai e fai qualsiasi cosa ti viene voglia di fare, tanto lui non ti allontanerà di certo»
Ricky sospirò e trattenne il respiro per qualche secondo, come spesso faceva.
«Okay, vado» disse guardando l'amico negli occhi. Gli diede un minimo di speranza.
«Grazie, Angelo»
Il ragazzo gli sorrise e lo accompagnò alla porta. L'auto ferma davanti casa sua era buia, si poteva intravedere appena una figura al suo interno. Ricky guardò ancora una volta Angelo poi si avviò verso la macchina a testa bassa. Appena chiuse la portiera percepì subito il profumo di Chris. Era esattamente come lo ricordava. Lentamente alzò lo sguardo e quando incrociò quello dell'altro ebbe un fremito. Quegli occhi gli erano mancati: il loro colore, la loro profondità, il loro modo di guardare e quell'impressionante capacità che avevano di comunicare ogni tipo di emozione. Chris spostò lo sguardo dal viso del ragazzo e, senza dire nemmeno una parola, ritornò sulla strada di casa. Ricky non potè fare a meno di osservarlo tutto il tempo. Era anche più bello di come lo ricordava, e anche le emozioni che provava nel vederlo sembravano più forti, gli esplodevano nel petto ad ogni respiro.
Arrivati a casa di Jane, scesero entrambi dall'auto e corsero dentro. Le luci in casa erano spente, c'era solo la lampada nel salone che restava sempre accesa, giorno e notte.
«Dov'è andata Jane?» chiese Ricky. Voleva sapere se avrebbero avuto la possibilità di stare soli per un tempo sufficiente a risolvere quella situazione invivibile.
«Da Adrian, saremo soli, tranquillo»
Si guardarono per un pò, fermi nella luce calda e avvolgente. Fu Chris a prendere l'iniziativa, si avvicinò lentamente a lui e gli prese una mano. Con lo sguardo seguiva i suoi movimenti, non si soffermò sul viso di Ricky. Guardò le loro dita che si incrociavano lentamente. Gli sembrò di toccare della seta tanto era liscia e morbida la pelle del ragazzo. Si sincerò di sfiorare quella mano con delicatezza. Ricky invece lo guardò con le labbra tremanti. Aveva atteso quel contatto per così tanto tempo. Fremeva, voleva di più.
«Chris» 
Il ragazzo alzò lo sguardo sul volto pallido e impaziente dell'altro.
«Baciami» soffiarono le sue labbra sottili. Chris non si fece attendere. Quel bacio sapeva di sofferenza, una sofferenza repressa che aveva stretto i loro cuori in una morsa dolorosa. Ma perdendosi in quel caldo e appassionato bacio, tutto il dolore scomparve. L'altra mano di Chris corse verso la guancia arrossata di Ricky e, come sempre, sfiorò i  suoi capelli col le dita e sorrise senza però separare le sue labbra da quelle dell'altro. Ricky si strinse ancora di più al corpo di Chris che lo accolse con piacere. Rimasero per un lungo tempo a stringersi ed accarezzarsi mentre quel bacio tanto desiderato continuava a legarli. Ricky aprì gli occhi solo quando, in cerca d'aria, le loro labbra si distaccarono. Ricky lo lasciò fare quando la mano che teneva incrociata con la sua e quella sulla sua guancia non erano più al loro posto. Chris gli tolse con calma la giacca di pelle e la fece cadere per terra. Potè notare il rossore che giungeva sempre più forte sul viso di Ricky. Lo guardò negli occhi cercando una reazione da parte sua. Ricky tremava e pensò che presto gli sarebbero cedute le ginocchia. Deglutì pesantemente, poi gli avvolse il collo con le braccia e ripresero a baciarsi. Questa volta fu un bacio diverso, meno dolce e desideroso d'amore. Chris  gli afferrò i fianchi tanto da farlo gemere e lui si aggrappò al suo corpo stringendogli la maglietta nei pugni. Subito dopo il bacio divenne molto più appassionato e focoso, Chris lo spinse lungo il corridoio. Più si avvicinavano alla camera da letto e più le loro sagome si confondevano nel buio. Ricky si lasciò trasportare, ogni sua difesa si stava sgretolando fra le mani di Chris. Non si sentiva esattamente a suo agio, non lasciava sempre le persone libere di mettergli le mani addosso, di toccargli il sedere, di bagnargli le labbra con la loro saliva, ma con Chris era tutto diverso. Grazie alle emozioni che provava con lui, il contatto fisico era sempre facilitato. Si sentiva libero di potersi muovere come voleva, sapeva che Chris non l'avrebbe preso in giro. Con lui era tutto più facile. 
Nel preciso istante in cui si ritrovò accanto al letto, Chris gli tolse la maglietta. Si stupì di se stesso per averglielo lasciato fare, subito dopo però subentrò il terrore. In quell'oscurità i loro sguardi riuscivano appena a sfiorarsi, avevano entrambi le labbra infuocate e gli occhi lucidi e pieni di desiderio. Chris gli prese il viso fra le mani e si avvicinò un pò di più.
«Va tutto bene?» gli chiese con un filo di voce. Ricky riuscì solamente ad annuire, poi gli posò un bacio appena accennato sulle labbra. Vi furono pochi secondi di silenzio assoluto. Tennero gli occhi chiusi, i respiri rallentarono. Solo in quel momento Ricky capì che nulla sarebbe andato storto, che di Chris poteva fidarsi, che non c'era motivo di avere paura. Potè sentire il suo cuore battere quando gli poggiò le mani sul petto. Non avrebbe mai voluto smettere di provare quella sensazione, ma scivolò lentamente verso il basso, fino all'orlo della maglietta e gliela tirò via. Il rumore di quel tessuto morbido che sfiorava il pavimento diede a Chris il permesso di riattaccarsi alle labbra dell'altro. Era la prima volta che i loro corpi si toccavano senza alcun indumento a dividerli. Ricky si strinse a Chris il più possibile, voleva sentire il calore della sua pelle e la morbidezza con cui aderiva alla sua. Si fece adagiare sul letto e per un attimo gli sembrò di essersi appena  destato da un sogno fantastico. Non riusciva a vederlo nè a sentirlo su di sè, non fu una sensazione piacevole, ma quando sentì di nuovo il suo peso si rilassò. Le labbra di Chris si posarono sotto l'ombelico di Ricky, da lì lasciarono una scia bagnata di baci roventi. Gli baciò l'addome, il petto e il collo mentre con una mano gli sbottonava i jeans. Ricky cominciava a tremare e non capiva se fosse per l'eccitazione o per la paura. Rilasciò un lungo e trepidante gemito quando quella mano si infilò nei suoi boxer. Non riusciva a stare fermo, si agitava, il suo petto si abbassava e si alzava con impazienza, teneva gli occhi chiusi mentre si mordeva le labbra. Stava permettendo a Chris di toccarlo, di torturargli un lato del collo e di procurargli piacere, e non gli importava più del suo pudore. Era solo in attesa del suo prossimo gesto. Smise di contorcersi quando avvertì la mano di Chris spostarsi dalla sua erezione.  
«P-perchè ti sei fermato?» gli chiese trafelato cercandolo con lo sguardo in quel buio. Sentì una sottilissima risata proprio sotto al suo orecchio, poi subito un bacio sulle labbra appena accennato. Un attimo dopo non sentì il suo peso su di sè, avvertì dei movimenti, ma non capì bene cosa stesse succedendo. Le mani di Chris gli afferrarono i pantaloni e insieme ai boxer li tirò giù lentamente. Ricky si irrigidì, ma si lasciò spogliare completamente. Le sue orecchie percepirono ogni rumore: quello delle scarpe che una alla volta caddero sul pavimento, e quello dei pantaloni che le seguirono subito dopo. Rimase immobile con gli occhi serrati, cercava di mandare via la paura. Benedì chiunque avesse deciso che tutto quello dovesse succedere nell'oscurità di quella stanza.
Chris, sdraiandosi si nuovo su di lui, gli afferrò le ginocchia ai lati e gli divaricò le gambe. Cercò di essere delicato, accompagnò con gentilezza i movimenti un pò impacciati e rigidi di Ricky. Gli fece scivolare una mano sul viso accarezzandolo. Sentiva il disagio che stava provando, non poteva far finta di nulla.
«Ricky... mi devo fermare?»
Per qualche istante si sentirono solo respiri pesanti, poi un "no" appena sussurrato. Chris sorrise e lo baciò di nuovo. Ricky, nonostante la paura e la tensione, riuscì a godersi davvero quel bacio. Cominciò a provare piacere anche nel toccarlo, la sua pelle era bollente contro le sue mani. Tentò di arrivare ai suoi pantaloni. Non capì se a spingerlo fosse la voglia di fare l'amore con lui, o quella di portare a termine quell'impresa. Gli sbottonò i jeans e con l'aiuto di Chris riuscì a toglierglieli, subito dopo toccò anche ai boxer. Era la prima volta che si trovava completamente nudo davanti ad una persona, ed era la prima volta che aveva una persona nuda davanti ai suoi occhi. All'improvviso sentì come se il primo, ingente passo fosse stato compiuto. Provò sollievo e riuscì a smettere di tremare, almeno finchè Chris non lo afferrò saldamente per i fianchi e lo spinse verso l'altra piazza del letto. Sussultò e gli mancò il fiato.
«Chris» strillò per poi coprirsi la bocca, si sentì andare in fiamme dall'imbarazzo. L'altro rise, poi con più delicatezza gli divaricò ancora un pò le gambe e gli lasciò dei baci nell'interno coscia.
«Scusa» sussurrò.
«Non lo farò più»
Ricky sorrise allungando una mano fra i suoi capelli, li accarezzò mentre Chris non smetteva di baciarlo e mordicchiarlo. Ricky lo ringraziò infinitamente per quello che stava facendo, sapeva che tutto quell'approcciarsi lentamente a lui era solo un modo per metterlo a suo agio. Lasciò che gli aprisse ancora di più le gambe, che lo toccasse ancora, che lo preparasse a tutto ciò che sarebbe successo dopo. Passarono diversi minuti che a Ricky sembrarono lunghe ore di dolce tortura. Si meravigliò quando il dolore provato all'inizio lasciò spazio ad uno strano piacere. Chris continuò ancora e ancora, desiderava che Ricky portasse quel momento nel suo cuore per il resto della sua vita. Un ricordo felice, non solo un atto scomodo e quasi atroce. Decise che bastava quando Ricky, già da un pò, aveva smesso di opporre resistenza, e quando sentì che ormai era completamente rilassato e forse anche pronto. Gli prese una mano e lo aiutò a mettersi seduto. Ricky non capì perchè l'avesse fatto, ma non voleva fargli alcuna domanda, era troppo imbarazzato.
«Vieni qui» mormorò Chris accompagnandolo su di lui. Ricky, nel panico, non capì nemmeno come si fosse ritrovato seduto su di lui, o come Chris si fosse ritrovato con la schiena contro la testiera del letto. Si imbarazzò quando si rese conto che se ne stava lì fermo, con il cuore a mille, senza sapere cosa fare. Le sue pupille si erano abituate a quel buio e poteva percepire i  tratti dell'altro. Cercò lo scintillio dei suoi occhi e rimase a guardarli, poi abbassò lo sguardo.
«C-Chris... i-io non...»
«Quando faremo l'amore, voglio farlo così» disse Chris accarezzandogli una guancia. Ricky si avvicinò ancora un pò al viso dell'altro ragazzo poggiandogli una mano sul petto.  
«Te lo sei ricordato» sussurrò stupito mentre le sue labbra si piegavano in un dolce sorriso.
«Sì... ma se vuoi pos-»
«No» lo interruppe Ricky colpito improvvisamente da una scarica di adrenalina.
«È solo che... io non so come... e-ecco...»
Chris gli prese il viso fra le mani e si avvicinò tanto da far sfiorare il suo naso con quello del ragazzo di fronte a sè.
«Ricky, qualsiasi cosa farai andrà bene... te lo prometto, andrà tutto bene»
«Davvero?» 
La voce di Ricky tremò tradendo la sua tensione. Chris sospirò. Non voleva forzarlo, ma gli era sembrato che tutto quello gli stesse piacendo.
«Di cosa hai paura?»
Ricky rimase in silenzio. Di cosa aveva paura? Di sbagliare? Di rendersi ridicolo? Non ne aveva idea. Sentiva le lacrime bagnargli gli occhi, ma non voleva piangere, avrebbe solo peggiorato quella che già di per sè era una situazione complessa.
«Ascoltami, Ricky, non devi fare nulla se non lo desideri davvero, ma sappi che io sono qui, sono qui e voglio solo te, voglio che tu possa sentirti libero di fare tutto con me... anche questo» gli disse Chris baciandolo subito dopo. Ricky lo lasciò fare, ricambiò il bacio pensando intensamente alle parole che aveva appena sentito. Non poteva lasciarsi sfuggire una persona come Chris.
Quel bacio si prolungò per un tempo infinito e Ricky trovò il coraggio di muoversi, di spostare finalmente le mani dal suo petto. Chris fece attenzione ad ogni suo movimento, lo aiutò, lo assecondò, non gli mise alcuna fretta, tentò di calmarlo ogniqualvolta avvertiva il suo corpo opporre resistenza. Ricky strinse le braccia intorno al collo di Chris, lo abbracciò forte e conservò dentro di sè tutte le sensazioni spiacevoli che lo stavano colpendo senza preavviso. Però sapeva che non poteva nasconderlo del tutto, che Chris si era accorto della difficoltà che stava affrontando. Strinse i denti e si lasciò andare. Non aveva idea di quanto sarebbe durato quel tormento, ma si costrinse a resistere, a combattere quelle frequenti fitte di dolore, ad ascoltare i sospiri dell'altro aspettando pazientemente che anche i suoi si tramutassero in gemiti di puro piacere.
Ricky strinse forte Chris e sorrise socchiudendo gli occhi. Non poteva credere che fosse finito tutto così in fretta. All'improvviso gli sembrò che quel dolore che aveva provato fosse stato solo un rito di passaggio, una sfida contro il suo stesso corpo per riuscire a raggiungere la beatitudine che provava in quel momento. Si era concesso completamente ad un'altra persona, gli aveva dato anima e corpo. Gli parve incredibile, ma il suo unico pensiero era che, nonostante la paura, il dolore, il disagio e l'inesperienza, non fosse andata poi così male. Provava una gioia mai sentita prima ed era contento di aver fatto quell'importante passo con Chris.  
«Come stai?» gli chiese Chris lasciandogli un baciò sulla fronte.
«Bene» sussurrò Ricky con la testa sulla sua spalla. Chris sentì un pizzico di esitazione nella sua voce.
«C'è qualcosa che non va?»
Ricky sospirò. Spesso non gli piaceva la perspicacia dell'altro, non poteva tenergli nascosto nulla, neanche la più banale delle cose.
«N-no, è solo che... durerà sempre così poco?» gli chiese. Si vergognava di fargli quella domanda, ma la vergogna che provava in quel momento non era minimamente paragonabile a quella che aveva provato quando non era riuscito a gestire il suo orgasmo. 
Chris rise e si beccò uno schiaffo su una spalla.
«Non ridere»
Chris tornò subito serio. 
«Andrà sempre meglio, durerà di più, ti farà meno male... te lo prometto»
Ricky pensò un pò a quelle parole, poi si rilassò di nuovo.
«Non voglio tornare a casa, voglio restare qui con te» disse con un filo di voce appena percettibile. Si rannicchiò fra le braccia di Chris e rimase ad ascoltare il respiro lento e regolare dell'altro. Poteva sentire il suo cuore battere, sarebbe rimasto lì per sempre.
«Ti amo, Ricky»
Il ragazzo spalancò gli occhi. Non poteva credere alle sue orecchie. Aveva sempre saputo che entrambi provavano gli stessi sentimenti, ma era la prima volta che qualcuno gli diceva quelle parole. Lo stupore prese il sopravvento e per un pò non seppe cosa dire. Non sapeva bene come comportarsi, si sentì un pò in imbarazzo per non aver avuto subito una reazione, e in colpa per non avergli risposto all'istante. Doveva assolutamente cogliere l'occasione per confessargli anche i suoi sentimenti. Col cuore pronto a balzargli fuori dal petto, prese fiato e si preparò a rispondergli.
«Anche io, Chris... ti amo anch'io» 
Chris lo strinse forte rilasciando un sospiro di sollievo. Rimasero fermi, in quella posizione, in quel buio, su quel letto, immobili come statue, potevano percepire solo i loro respiri. Fu Chris, dopo qualche minuto, a decidere che era arrivato il momento di riaccompagnarlo.
«Non voglio» si lamentò Ricky facendo sorridere Chris che, intanto, si era alzato in cerca dei suoi vestiti. Quando trovò i suoi boxer se li mise subito.
«Dove sono i miei vestiti?» chiese Ricky sbuffando e mettendosi a sedere.
«Aspetta, accendo la luce» 
Ricky esclamò un secco "no". Non voleva che Chris lo vedesse nudo.
«Ma dai, Ricky, non hai nulla di cui vergognarti» disse Chris con una risatina che Ricky non seppe bene come interpretare, sembrava una di quelle che lasciano dietro di sè una scia di malizia.
«Cosa vorresti dire?»
«Quello che ho detto» rispose. Ricky potè subito vedere il suo sorriso sfacciato perchè una luce calda illuminò la stanza. Spostò velocemente lo sguardo dal viso di Chris al suo basso ventre, con un gesto repentino afferrò le lenzuola e si coprì completamente. 
«Mh, non sei stato abbastanza veloce, l'ho visto» lo prese in giro Chris. Ricky arrossì coprendosi il viso con le mani. Chris si avvicinò a lui e gliele prese fra le sue, spostandole.
«Sei così bello quando ti imbarazzi» gli disse lasciandogli un bacio sulle labbra. L'altro alzò gli occhi al cielo.
«Smettila di prendermi in giro e dammi le mie mutande»
Chris gli passò i suoi vestiti e cercò di non guardarlo troppo, ma gli sembrava impossibile staccargli gli occhi di dosso. Ricky dal canto suo aveva lo stesso problema, lo osservava con la coda dell'occhio e stava attento a non farsi scoprire. 
Quando si ritrovarono entrambi pronti per uscire, Ricky si incamminò nel corridoio e Chris lo seguì subito dopo. Il più giovane recuperò anche la sua giacca e la indossò.
«È mezzanotte passata» esclamò Chris stupito mentre guardava l'orario sul suo cellulare. Erano chiusi in quella casa da circa quattro ore, eppure ad entrambi sembravano essere volate. Ricky sorrise pensando che quelle ore erano state sicuramente le più belle della sua vita. Aveva provato mille emozioni e si era abbandonato completamente nelle mani del ragazzo che aveva davanti. Voleva solo rivivere quelle sensazioni, non desiderava altro.
Prima di uscire di casa, si scambiarono un forte abbraccio e qualche bacio. Ricky catturò il suo profumo e il sapore delle sue labbra, voleva mantenerne vivo il ricordo nella sua mente, almeno fino al loro prossimo incontro. Mentre erano intenti a sciogliere l'abbraccio, si sentì un forte bussare. Chris si accigliò, era strano che a quell'ora succedesse qualcosa di simile. Si avviò verso la porta e appena l'aprì una ragazzina gli si fiondò addosso abbracciandolo, piangeva e sembrava sconvolta. Successe tutto molto velocemente, ma Chris ricambiò quell'abbraccio all'istante. Non impiegò nemmeno pochi istanti a capire che si trattava di Betsy, sua sorella. Ricky rimase immobile a fissarli. Notò lo stupore e la preoccupazione sul viso di Chris e non potè fare a meno di preoccuparsi altrettanto. La ragazza continuava a singhiozzare fra le braccia del fratello e dopo pochi secondi cominciò a chiedergli disperatamente aiuto. Chris chiuse la porta e le prese il viso fra le mani. Aveva gli occhi iniettati di sangue e il volto bagnato e arrossato, il respiro corto, sembrava stremata.
«Cos'è successo?» gli chiese tentando di mantenere la calma. Non aveva mai visto sua sorella piangere tanto, aveva un bruttissimo presentimento.
La ragazza continuò solo a piangere e singhiozzare pesantemente. Chris, allora, l'abbracciò di nuovo e le sussurrò ogni genere di parole che potessero aiutarla a calmarsi. Spostò per qualche secondo lo sguardo incrociando quello di Ricky. Nessuno dei due si aspettava che quella serata sarebbe finita così, e Chris non aveva di certo immaginato che avrebbe rivisto sua sorella in un'occasione simile. 




HO POSTATO! Sembra impossibile, vero? HAHAHA Terrò le dita incrociate sperando che il capitolo vi piaccia e che mi lasciate un commentinoinoinoino :3
Alla prossima, baci a tutti! 

 
  
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