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Autore: la luna nera    09/10/2015    4 recensioni
La giovane Rose Morrison riceve dalla prozia Jacqueline, venuta a mancare alla rispettabile età di 107 anni, una strana eredità che non consiste in denaro o gioielli, ma in qualcosa di ancora più prezioso. Di cosa si tratta nessuno ancora lo sa e starà proprio a Rose arrivare a scoprirlo intraprendendo un cammino costellato di numeri, simboli e significati nascosti. Scoprirà anche il segreto della prozia che l'ha resa quasi una mezza strega agli occhi di molti. Accanto a lei il fidato zio Albert e l'irriverente quanto affascinante James Bradley.
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I tre si guardarono in faccia senza proferire parola, c’era tensione nell’aria perché forse un primo passo verso la soluzione parziale del mistero stava per essere compiuto.
Rose sollevò con titubanza il coperchio, sentiva le presenze dei suoi accompagnatori alle sue spalle ma era lei che doveva compiere quei gesti, una sensazione del tutto particolare glielo suggeriva.
All’interno del cofanetto trovò un oggetto azzurro dalla vaga forma di una chiave, solo che al posto delle consuete dentellature, c’era una spirale piatta. Somigliava tantissimo agli strumenti usati dai fabbri per marchiare a fuoco, l’unica differenza consisteva nelle ridotte dimensioni dell’oggetto stesso. Ebbe l’impressione che quella forma dovesse essere poggiata in un punto ben preciso della villa, forse della stanza in cui si trovavano, e che permettesse loro di accedere ad un qualcosa di oscuro ed arcano da tenere nascosto. Accanto a quella sorta di chiave c’era un foglio arrotolato e tenuto chiuso da un filo azzurro elegantemente annodato. Con le mani tremanti Rose decise di prenderlo ed aprirlo, lo srotolò e vide riprodotta su quel pezzo di carta la camera della prozia: riconosceva perfettamente il luogo in cui erano situati il letto, il comò, l’armadio, le due poltrone, la stufa in ceramica e le finestre. In mezzo a due di esse, stando alla mappa, c’era un passaggio, forse di sicurezza, che però non figurava nella stanza. Si guardarono attorno tentando di dare una logica spiegazione, ammesso che fosse possibile visto ciò che stava accadendo. Quasi senza rendersene conto Rose prese in mano la chiave che era rimasta nel cofanetto: non appena la sfiorò, questa emise una luce azzurrognola che si riprodusse istantaneamente di fronte al punto esatto della parete in cui doveva trovarsi la porta indicata sulla cartina.
Davanti ai loro occhi pieni di stupore quella luminescenza andò a formare un cancello di ferro alto apparentemente poco meno di due metri, con decorazioni del tutto simili a quelle presenti nella famosa busta dell’eredità. E non era certo finita lì: dietro al cancello si materializzò l’esatta riproduzione ingigantita della lapide funeraria con le scritte in caratteri sconosciuti, uguale a quella che si trovava nella busta lasciata in eredità a Rose.
Come atto finale il cancello si aprì da solo, poi tutto si calmò.
 
 
 
I tre spettatori erano rimasti a bocca aperta, tanta fu la meraviglia mista a timore che li aveva invasi nell’assistere a quel fenomeno impensabile e totalmente spiazzante. Ciò che si presentava davanti ai loro occhi somigliava in maniera impressionante al cancello di ingresso di un camposanto.
“Questa è l’esatta riproduzione della tomba….” Osservò Albert non appena fu nuovamente lucido dopo una paio di muniti al colmo dello stupore.  
La ragazza indietreggiò inorridita, il solo pensieri che sua zia tenesse in camera  la sua lapide funeraria le fece venire il voltastomaco.
“Da dove diavolo salta fuori?” Mormorò James. Se avesse letto in qualche libro ciò che aveva vissuto in prima persona, avrebbe sicuramente ritenuto l’autore un grande genio della fantasia.
Nessuno sembrava poter dare una risposta, poi un’illuminazione attraversò la mente di Albert. “Se la zia teneva in camera questa cosa, mi viene da pensare che fosse a conoscenza del giorno in cui se  ne sarebbe andata.”
I due ragazzi volsero lo sguardo visibilmente sorpreso e disgustato verso l’uomo che proseguì illustrando la sua teoria. “Converrete con me che, se qua sta scritta la data del suo trapasso seppur con quell’alfabeto, lei sapeva. “
“E’ vero…” Ammise James. “Ne abbiamo visto una riproduzione fra le carte dell’eredità. Lei sapeva… sapeva la data della sua morte!”
“Mio Dio….” La ragazza non sapeva se mettersi a piangere.
“Pensate che gliel’abbiano comunicata loro?”
“Tutto è possibile a questo punto.”
Rose era turbata: il solo pensiero che la prozia sapesse quando sarebbe morta l’aveva colpita nel profondo e il fatto che la sua misteriosa eredità potesse riguardare l’argomento “dipartita” le stava causando un crescente mal di stomaco.
James riportò gli occhi su quella lastra di marmo dai caratteri inconsueti. “Riflettendoci su, mi è venuta in mente una cosa: questo alfabeto che loro usano è molto simile alle rune celtiche. Le ho viste qualche giorno fa in un antico libro che stavo consultando.”
“E Ruhna è il nome che sostenevi ti appartenesse dopo il colloquio con Jhea.” Osservò Albert. “L’assonanza dei due termini è impressionante.”
“Credete che in me ci sia qualcosa che mi colleghi a tutto questo?” Tremava al solo pensiero di una risposta affermativa.
“Temo di sì." Sentenziò James. “Dobbiamo fare grandissima attenzione, ogni nostra mossa deve seguire la logica del significato dei numeri e la corretta interpretazione di essi.”
Rose restò in silenzio riflettendo, in mano stringeva forte la chiave (o quello che poteva essere) e sentiva un fortissimo flusso di energia scorrerle dentro. Chiuse gli occhi cercando di concentrarsi e controllare ogni possibile fenomeno, non voleva far preoccupare i suoi accompagnatori.
James invece eliminò la distanza che lo divideva dalla lapide, desiderava studiarne i particolari ed osservarne ogni minimo dettaglio. Si accorse ben presto che esisteva una scanalatura nel punto esatto in cui l’uno e il sette si intersecavano e troneggiava la spirale corrispondente allo zero. Non era particolarmente grande e la forma pareva coincidere perfettamente con l’oggetto tenuto in mano da Rose.
“Forse ho trovato qualcosa di interessante.” Albert si avvicinò, non la ragazza invece perché quella lastra funeraria le metteva ansia. “Guardate qua” disse indicando la spirale “Sono quasi certo che inserendo in questo punto la chiave possa aprirsi qualcosa, forse un passaggio segreto.”
Rose osservò la lapide e di seguito ciò che stringeva in mano. “Scusate, io… io non posso farlo…” Le faceva troppa impressione, tremava come una foglia e porse l’oggetto ai due uomini.
Con un sospiro rassegnato, James lo prese e lo lasciò cadere repentinamente a terra. “Ahia!” Scuoteva forte la mano. “Scotta tantissimo! Ma come diavolo avete fatto a non ustionarvi le dita?!”
“Che cosa dite?” Rose era meravigliata. “Non scotta affatto, credete forse che io finga?”
Incuriosito, anche Albert provò a sfiorarlo. “E’ gelato! E’….un pezzo di ghiaccio!”
Lo stupore comparve sui volti degli altri due: com’era possibile una tale discrepanza? Toccarono di nuovo tutti e tre quella strana chiave, ma le sensazioni percepite non cambiarono: James sentiva caldo, Albert freddo e l’unica che pareva poterla tenere tranquillamente in mano era Rose.
“Alla luce di tutto questo la spiegazione è una sola: sei tu, cara nipote mia, che devi provare ad aprire il possibile passaggio segreto.”
“Cioè io mi devo avvicinare a questa specie di tomba?!” Era disgustata dal solo pensiero di dover sfiorare quel lugubre marmo anche solo con un dito. Guardò in faccia i due uomini, le scocciava ammettere che le loro parole avevano una logica perfetta. Provò a fare un passo verso la lapide ed un fortissimo nodo le legò la bocca dello stomaco. “Io…. Io… non posso farcela…”
“Sì invece.” James poggiò la mano sulla sua spalla tentando di infonderle coraggio. Rose si voltò a guardarlo, nei suoi occhi vedeva tutto quello che una donna potesse mai sognare. Ma come a voler guastare quell’attimo nella testa della ragazza proruppe una voce maschile suadente e sensuale che la invitava a fare quel passo.
“Eccolo di nuovo che mi chiama.” Le uscì un debole filo di voce appena percepibile mentre le sue pupille si dilatarono quel tanto che bastò a James per capire che Ruhna si stava facendo viva in lei. Senza battere ciglio Rose poggiò la chiave nel punto esatto, il contatto perfetto fra le due forme generò una debole luminescenza che in una manciata di secondi si distribuì lungo tutto il contorno della lapide. La ragazza, che mostrava una sicurezza tutta nuova ed una padronanza della situazione, indietreggiò di tre passi invitando i due uomini a fare altrettanto. Aprì le braccia girando i palmi delle mani verso l’alto.
Maphra ah ffrod ar Neo Phaerd.”
“Ecco, lo sapevo!” Sbottò James. “E’ accaduto di nuovo!”
“Fermatevi, potrebbe essere pericoloso!” Albert lo afferrò per un braccio mentre stava per muoversi e tentare di fermare la ragazza.
“Non siete preoccupato per quello che potrebbe accadere?!”
“Certo che lo sono! Proprio per questo non dobbiamo farci cogliere dal panico, dobbiamo tentare di restare lucidi per intervenire in caso di pericolo.”
 “Maphra ah ffrod ar Neo Phaerd. Si apra la via per Neo Phaerd.”
Non appena Rose ebbe pronunciato quelle parole, la luce attorno alla lapide si fece più intensa, diffondendosi su tutta la superficie marmorea. I due uomini distolsero lo sguardo per non restare accecati dal bagliore, non lo fece la ragazza che pareva in grado di gestire perfettamente ogni cosa.
Poi, nel giro di una manciata di secondi, tutto tornò come prima. Albert e James si voltarono e sui loro volti comparve contemporaneamente meraviglia: al posto della lapide si era aperto un passaggio che conduceva verso una lunga scalinata che saliva verso un qualcosa di impensabile per la mente umana.
Era un luogo indefinibile, poteva lontanamente somigliare a certi mondi alieni descritti nei romanzi di fantascienza tanto in voga. Ogni angolo brillava di luce azzurra in ogni sua sfumatura e tonalità, le balaustre che facevano da cornice alla scalinata erano decorate con linee morbide e sinuose, all’esterno di esse c’erano delle cascate d’acqua, tre per l’esattezza, che parevano originarsi da rocce sospese in aria. Ad intervalli regolari vi erano dei bracieri in cui ardeva un fuoco azzurro che aveva lo scopo di illuminare il cammino verso la meta a loro ancora sconosciuta. In lontananza scorgevano un qualcosa simile ad un giardino seguito da un ponte che sembrava non avere fine, presso l’orizzonte poi si stagliava una formazione rocciosa dalle forme perfette ed armoniose. Tutto insomma sembrava far parte di un dipinto il cui autore aveva seguito con una scrupolosità maniacale tutti i canoni della perfezione.
Rose aveva ripreso il controllo di sé, aveva indietreggiato fino a che non fu in grado di stringere entrambe le mani in quelle dei suoi accompagnatori. Anch’essi erano letteralmente impietriti e l’unica cosa che pareva infondere coraggio reciproco era appunto quel piccolo contatto.
 
“Ben arrivati presso l’ingresso di Neo Phaerd.”
Jhea apparve all’improvviso scendendo gli ultimi sette gradini della scalinata.
La ragazza tremava, aveva una gran paura che potesse ipnotizzarla o risvegliare l’entità chiamata Ruhna come l’altra volta.
“Stai pure tranquilla, mia adorata Rose, non accadrà niente di ciò che temi.”
Deglutì. “Voi… voi….come potete sapere che….”
Sorrise. “So tutto. Riesco a vedere nei tuoi pensieri e leggo le emozioni nel tuo cuore.”
Non rispose.
“Caro Albert, che tu sia il benvenuto.” Salutò l’uomo che stentava a credere ai suoi occhi. “Tu invece non mi piaci.” La voce tagliente che aveva pronunciato le parole rivolte a James turbarono il ragazzo. “Sai bene a cosa mi riferisco.”
Invece lui non comprendeva. L’unica cosa di cui era certo era la volontà ferrea di proteggere Rose a costo della sua stessa vita.
Poi rivolse di nuovo i suoi occhi verdi come l’erba appena spuntata sulla ragazza. “Avvicinati Rose, c’è una persona che devi incontrare.”
Ma lei non si mosse.
Si mosse invece Jhea e comparve finalmente Himmel, bello come un’apparizione, elegante, statuario, insomma perfetto sotto ogni aspetto.
Si presero per mano restando fianco a fianco, poi si allontanarono e fecero spazio ad un terzo essere che stava finendo di scendere gli ultimi gradini.
“Vieni Rose, vieni a salutare Heaven.”
Stupore negli occhi della ragazza.
“Vi siete già incontrati e so con certezza che muori dalla voglia di rivederlo. Sbaglio?”
Le labbra della giovane si piegarono in un timido sorriso quando la figura di questo fantomatico Heaven si fece più nitida e poté riconoscere il bellissimo ragazzo che aveva visto fuori dalla finestra in quella piovosa notte, quello stupendo essere che le aveva fatto battere il cuore all’impazzata come mai nessuno prima.
Si fermò a poca distanza da lei e si inchinò al suo cospetto provocandole all’istante un’incontrollabile tremarella alle gambe, farfalle impazzite in tutto il suo corpo e totale incapacità di ragionamento.
“Heaven…..” Sussurrò il suo nome, ora finalmente lo conosceva.
“Sì, mia stupenda.” Le rispose lui con una voce che avrebbe fatto sciogliere anche il ghiaccio più resistente.
 
Più indietro James stava assistendo alla scena con un’insolita rabbia che pian piano prendeva il posto dello stupore: i suoi sospetti purtroppo erano fondati, Rose doveva veramente incontrare qualcuno. E con quel qualcuno non poteva esserci competizione.
Albert osservava in silenzio, facendo la massima attenzione ad ogni particolare. Si sforzava di ripetere a se stesso che non c’era nulla da temere perché la zia Jacqueline era legata da un profondissimo affetto alla pronipote e non l’avrebbe mai trascinata in una situazione di pericolo nonostante adesso presentasse le sembianze di Jhea. Non riusciva a comprendere chi o cosa fosse: una fata? Una ninfa? Uno spirito?
E Himmel? Era pure lui un defunto oppure apparteneva ad un mondo parallelo e sconosciuto?
E l’altro essere?
Nonostante i mille interrogativi presenti nella sua mente, doveva sforzarsi di restare lucido e vigile poiché Rose era rapita da quel tipo etereo, mentre James pareva una bomba pronta per esplodere.
Solo lui poteva fare qualcosa in caso di emergenza.
 


 
Ciao!
Ed ovviamente i miei più sentiti ringraziamenti a tutti voi che leggete e soprattutto a voi che commentate.
 
Bene, qua molte cose finalmente si svelano: il bel tipo si chiama Heaven e proviene dalla dimensione di Neo Phaerd come Himmel e Jhea. Cos’è e dove si trovi lo scopriremo in seguito così come molte altre cose che per ora restano in sospeso (dite la verità, sono cattiva, vero?)
L’unica certezza è che qualcuno inizia a rosicare sul serio….
 
Vi do appuntamento a venerdì prossimo, voi intanto recensite!
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 
  
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