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Autore: _The Little Dreamer_    09/10/2015    1 recensioni
In realtà c'erano tutti gli elementi per considerarla come una normale giornata londinese, eppure non lo era, perché Sherlock si sentiva davvero strano.
Qualcosa, o meglio qualcuno, mancava.
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Dopo alcuni minuti prese a digitare qualcosa, senza fermarsi neanche una volta.
“Baker Street.
Come at once.
If convenient.
I'm not kidding this time, John.”
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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(No) ordinary rainy day.





 
Le strade erano più vuote del solito, o comunque la gente si confondeva sotto i propri ombrelli colorati e dalle fantasie improbabili: si trattava di una tipica giornata londinese.
Normalmente Sherlock si sarebbe precipitato davanti alla finestra, aprendola velocemente, quasi giocando a indovinare dove il vento voleva portare ogni passante, deducendo anche il motivo per cui si trovava proprio lì.
Ricorda che tutti lo guardavano un po’ più a lungo del normale, quando se ne usciva con il solito interrogatorio – a quel tempo meno dettagliato – su qualsiasi compagno di classe avesse davanti ai suoi occhi. E sente ancora la soddisfazione nel sorprendere un estraneo, disarmato davanti alla precisa lettura del proprio essere e della sua vita; cose che nessuno poteva sapere, tranne lui.
Eppure quell’ordinario giorno di pioggia rendeva particolarmente infelice il consulente detective dell’abitazione 221 B di Baker Street, il più famoso nonché unico nel suo lavoro, come la persona d’altronde.
Insomma, in quel preciso momento aveva posato sulla spalla il suo violino e osservava la finestra, con l’unica differenza che il suo sguardo era assente, simile a quando aveva al braccio i suoi tre adorati cerotti alla nicotina. E no, non ne aveva neanche uno quel pomeriggio.
Il famoso e nominato Sherlock Holmes stava provando emozioni vere e stranamente non aveva nessuno scopo in mente, perché erano già due giorni che non aveva tra le mani un caso e ancora non aveva sentito la tentazione di ribellarsi con il muro.
Sherlock era in grado di frammentare ogni suono alla portata del suo finissimo udito e quello che sentiva era... niente. Sì, c’era davvero silenzio in quella stanza, ma non ne era particolarmente entusiasta quella volta.
Scrutava fuori dalla finestra, mentre produceva melodie malinconiche e a tratti stridule.
Forse era un po’ come si sentiva lui, ma anche no, vista la sua impassibilità in volto.
Cercava di darsi una spiegazione e non ci riusciva, o forse era difficile da ammettere.
Sicuramente non era come quello che aveva provato con Irene: attrazione mentale e un’incredibile connessione, amplificata dal fatto che la donna lo stuzzicasse con quei messaggi alquanto sconvenienti e molto discutibili. Sicuramente, la suoneria ne era un esempio.
L’unica donna, quella creatura misteriosa che era in grado di nascondere se stessa.
Entrambi erano talmente simili da sorprendersi in egual modo.
Eppure Sherlock non aveva mai capito che con una persona non è una sfida all’ultimo duello.
Ciò che sentiva era all’altezza dello stomaco o forse più vicino al cuore, ma poteva scommettere che non si trattava di principio d’infarto, perché lo aveva studiato nel minimo dettaglio sui tanti corpi che analizzava.
All’improvviso posò il violino a un lato della stanza e fece più volte il giro dell’appartamento.
Indossava la sua solita vestaglia sopra il suo classico completo nero, come se fosse pronto per qualsiasi notizia, quindi avrebbe subito slacciato la veste, preso il suo lungo cappotto e sarebbe uscito.
Si ritrovò la sua pistola sotto gli occhi così, colpito da uno scatto di probabile rabbia, puntò dritto al muro e premette sul grilletto, creando un altro dei tanti buchi.
“Uno, due, tre... ” dei passi da sotto si facevano più riconoscibili.
“Quattro, cinque, sei... ” la porta si spalancò all’improvviso.
“Sherlock! Che cosa sta succedendo?” disse la signora Hudson, come sempre indifesa di fronte alla lunatica pazzia dell’uomo.
“Sono ann-” a un certo punto s’interruppe, guardando da una parte all’altra della stanza.
“Sono arrabbiato? O forse sono... triste?” pensò, ma suonava così maledettamente strano alle orecchie del consulente detective dal carattere abbastanza cinico e freddo, che solitamente si tratteneva dal provare qualsiasi tipo di emozione.
Dal nulla fece un salto nel passato, quando nacquero quei primi tre fori nel muro della sua piccola abitazione. Era così strano come John rimanesse quasi sorpreso dalla persona che era Sherlock, ma stranamente non era mai scappato via da lui, come se quella in realtà fosse la normalità.
“Oh, niente signora Hudson” rispose alla fine, solo per rimanere di nuovo solo, perché la donna se ne andò di sotto.
Sherlock prese, allora, il suo cellulare e scelse l’opzione “nuovo messaggio”; non fece più nulla, solo camminò per tutta la stanza, agitando il telefono tra le mani e analizzando attentamente con gli occhi tutta la stanza.
Dopo alcuni minuti prese a digitare qualcosa, senza fermarsi neanche una volta.
“Baker Street.
Come at once.
If convenient.
I'm not kidding this time, John.”
Fissò attentamente il messaggio più di una volta, poi chiuse gli occhi e li riaprì solo quando li alzò al soffitto, quasi dandosi dello schiocco. Lui stava con Mary, adesso.
Non aveva di certo tempo da perdere con lui.
In un secondo cancellò il messaggio e annullò tutto quanto – forse persino dalla sua mente – per ritornare davanti alla finestra e guardare ogni singola persona passare dalla strada, coperta parzialmente da quei buffi ombrelli dalle fantasie ridicole e improbabili.
Si girò solamente per rimettersi sulla spalla il violino, quando stava già comparendo il sole e un arcobaleno appena accennato era in alto nel cielo, adesso azzurro più che mai.
Eppure dentro di sé vigeva la tempesta e il vento spazzava ogni sua emozione, ancora una volta.

 

Spazio Autrice.
... Ciao?
Okay, ricominciamo. Ciao!
Questa è la mia primissima robetta da quattro soldi fanfiction che scrivo in questa sezione, e sono davvero emozionata.
Ho da poco scoperto Sherlock BBC e boh... l'ho amato dal primo secondo? E' possibile? Già uwu.
Bene. Se vi ha tenuto compagnia in un pomeriggio noioso, o vi è soltanto piaciuta, potreste lasciarmi un vostro parere?

E quindi ho finito. 
A presto! 

 
  
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